Recensioni per
I Fiori del Male
di RedLolly

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
13/10/16, ore 15:25

Trovo che la fame, se si parla del rapporto tra Sebastian e Ciel, sia una cosa fondamentale e da tenere sempre in conto. La fame per l’anima, la fame per il corpo candido ormai sporco e decaduto, verginità deflorata, come tu hai ben detto, la fame del potere che cerca di ottenere sul suo padrone anche in quei piccoli gesti quali servire un buon piatto che eppure saprà verrà buttato. E trovo che tu sia riuscita eccome a rimarcarlo, a descriverlo nelle sue sfumature, a far percepire questa fame bruciante, continua, un bisogno proprio senza via di scampo, facendo venire al lettore la fame di leggere, di andare avanti sbranando le parole, vorace, a immergere le mani nella tua storia come Sebastian vorrebbe fare nel corpicino di Ciel. Desiderio, fame di un estasi, e al contempo il meraviglioso disgusto, quell’atmosfera decadente che tanto caratterizza la tua scrittura e il rapporto tra i due.
“la fame mi renderà fin troppo crudele col mio signorino”. Quanto sei riuscita a esprimere in questa frase.
La semplice crudeltà della tortura, la prima volta che lo dice, la fame di sangue, il desiderio del piacere che lo sopraffarà quando affonderà le unghie nelle sue carni tenere e lo dividerà in brani, solo per vederlo mangiare dalle mosche peggio delle povere famiglie operaie schifate dal conto, appartenenti a un mondo così lontano a lui che nemmeno lo tocca l’idea di gettare così tanto cibo-è ormai salvo dai tempi della prigionia e della fame- nella sua opulenza guadagnata col sangue.
Una crudeltà che lo farà godere dell’antitesi e sovrapposizione tra la figura del suo pretenzioso padroncino e l’ammasso di carne e sangue da cui tirerà fuori il suo pasto prelibato, un misto tra piacere e dolore che è sempre presente nel loro rapporto e che raggiungerà l’apoteosi nella fine.
Eppure andando avanti la crudeltà peggiora, più sottile e più dolce.
Ciel non ha paura di Sebastian, gode nell’avere la sua pedina nel palmo delle mani, in suo potere, pronta a muoversi a un suo solo ordine per il contratto. Ha bisogno del possesso, di tutto, dell’assoluta devozione del suo servitore, da arrivare a minacciare punizioni per idee assurde che solo mostrano la sua fragilità nella perdita del controllo. È geloso perché nel suo volere il massimo, come per il cibo, come per le stanze riccamente decorate, pretende Sebastian sempre per sé, solo per sé, ad accarezzarlo e massaggiarlo come una bambola di porcellana per far passare gli effetti collaterali della sua troppa ingordigia, della sua fame di dolci, tipica di un bambino quale ancora è. Ciel ha bisogno di sentirsi al sicuro proprio attraverso colui che ha già in mano la sua vita, ha bisogno di sentirsi coperto dall’oscurità perché è l’unica certezza che ha.
Ma questa fame di Sebastian lo porterà all’indigestione, esattamente come per i dolci, e ad una fine ancora più dolorosa.
E Sebastian lo capisce, ed è crudele nel donare a Ciel esattamente ciò che vuole, un ingrediente in più nella preparazione del pasto, da aggiungere alle sofferenze provocate da quegli aguzzini che quasi si trova a ringraziare per il trattamento che hanno donato al suo padroncino, eppure raccontandogli nello stesso momento la crudeltà che gli riserverà per saziarsi.
Perché entrambi sono invasi dalla fame, per qualcosa di superiore al semplice cibo terrestre, che eppure descrivi così bene, così appetitoso eppure disgustoso ai loro palati, che anziché saziare esalta le loro vere fami. Per Sebastian di un anima tanto ricca quanto sofferta, di una vita intera raccolta nei palmi della mani e da gustarsi dopo un attesa tanto dolorosa. Per Ciel di potere, di vendetta, di un qualcosa che riempia il vuoto della sua vita che non ha intenzione di cambiare,il suo umore color seppia che nemmeno la primavera è in grado di modificare, e che lo porta a vomitare disgustato per poi cercare rassicurazione proprio nella bocca del lupo, capace di trasportare i cuccioli con tutta la delicatezza possibile come di tranciare di netto il collo in preda alla fame, capace di spaccargli il cranio con i denti come capace di dargli un leggero bacio sulla tenera nuca.
“sogni d’oro piccolino…amore di mamma e papà…”
E non potrà altro che essere più crudele la fine, che al dolore fisico così intenso da raggiungere l’acme del piacere aggiunge il calore di uno sguardo uguale al padre e l’incandescenza della fame di un demone.
Come al solito, non posso che ringraziarti per questo tuo capitolo meraviglioso.

Recensore Junior
19/09/16, ore 20:21

Finalmente posso leggere, e recensire, questi tuoi nuovi capitoli, dopo settimane senza wifi.
Il modo in cui hai continuato, anche in questo capitolo, il tema delle apparenze, mescolandolo a un tema come la religiosità, che tanto si basa sulle apparenze, è semplicemente meraviglioso. Il prete, pur cercando di mantenere la sua modestia di semplice servitore di Dio, crede di capire tutto, di poter ben giudicare Ciel sentendosi Dio in terra, senza nemmeno capire che quel Dio è in realtà morto, che la bontà infinita, che la misericordia, che l'aiuto che dovrebbe dare non esistono più, se mai sono anche solo esistiti in qualcuno che onnipotente ha lasciato che a un bambino di soli 9 anni accadessero cose orribili, disgustose, sporcandolo di peccati ben più amari di un un dolce vezzo quanto un lucidalabbra rosso, unico tocco di colore in un abito nero come l'anima di chi lo porta. Il nero, inteso in una chiesa come rappresentanza di un forte rigore e devozione a Dio, nella sua falsa apparenza assume invece il perfetto significato di un anima che adora (quanto è bella questa parola, sostituita alla più attesa ma più banale "ama") un maggiordomo nero corvino, mescolando la santità delle apparenze alla totale blasfemia della realtà.
Un semplice servitore totalmente devoto al suo padrone, eppure un demone dentro una chiesa, a guardare, divertendosi, eccome divertendosi, un bimbo penitente che urla parole di perdono a Dio quando in realtà tutto ciò a cui pensa è il SUO diavolo, quello che battezzerà a lui in una cerimonia sicuramente più vera solo poco più tardi, con dell’acqua santa, semplice acqua (che nulla può fare al loro legame), donatagli dal prete che ora gli tiene la testa, ancorandolo al terreno.
Quante volte potrei leggere quelle parole, e vedere la purezza di Ciel, ancora viva solo grazie a un demone che la tinge di nero, sottrarsi disgustata al tocco del vecchio prete, che gode nell’ascoltare Ciel pregare con voce cristallina chinato davanti a lui, che solo rovina le apparenze angeliche del bambino con i lividi formati dal contatto gelido tra il pavimento e le sconce ginocchia ossute. Sostiene che queste porteranno gli altri a pensieri impuri verso lui. Come se già non li avessero provati, quando ancora veramente Ciel era ciò che ora può solo fingere, quando ancora le ginocchia scoperte erano solo simbolo di infanzia e purezza e non abitudine di un corpo troppo piccolo per il peso su di lui riposto. Erano forse state quelle a provocare il suo stupro? Quasi rido a vedere come questo sia ancora così vicino alla realtà di oggi. Non era forse stato un dio perverso quanto quel prete, che pretende la sofferenza nell’espiazione dei peccati senza neanche capire che è stata proprio quella a portarlo a peccare, a portarlo a immergersi in un mare nero senza ricevere alcun aiuto?
L’unica sola cosa santa, nella sua blasfemia, è il contratto. Ciò grazie a cui si potrà vendicare in futuro verso una santità che solo giudica senza capire, beandosi nel vedere chi lo accusava di avvicinarsi troppo alle tentazioni chinarsi proprio davanti a lui, in un riflesso al contrario della scena nella cappela privata, e pregare e implorare ciò che tanto pensano di poter scacciare. Un contratto che è un legame impossibile da spezzare, né con futili preghiere né con falsi paramenti, quali la corona che fa da punto chiave in questa disquisizione su santità e blasfemia, apparenze e realtà, passando dalla pura e falsa infanzia di Ciel al blasfemo, ma vero, presente, usata tanto per pregare Dio in passato quanto ora per abbindolare il servitore dell’Altissimo e testare la sua vera divinità. Un contratto dove padrone e servo, preda e predatore, sono sullo stesso piano, dove i prezzi sono già stati fissati.
E finisci con quella scena stupenda, ben più vera e peccaminosa dei malamente intuiti pensieri sconci verso Elisabeth, dove, bagnati da acqua santa e saliva, indicativi dei due mondi che si fondono nel loro rapporto, Sebastian ricorda a Ciel la vera fine.
Come al solito, ti sei superata, e ho dovuto leggere il capitolo varie volte per cercare di esprimere al meglio la bellezza delle tue parole, che come al solito si insidiano nell’animo del lettore lasciandolo senza fiato.
Veramente grazie di regalarci queste tue storie meravigliose.

Recensore Veterano
07/09/16, ore 21:33

Eccomi, sperando che il sito non faccia scherzi almeno per quello che viene postato da ora in poi (preciso che a me non sono ancora ricomparse ben 4 recensioni, sono tristissima u.u).

Questo capitolo ha il punto di vista di Sebastian e questo provoca un po' un distacco rispetto a quelli dove c'era invece il punto di vista di entrambi. In quelli si sentiva maggiormente il senso di sfida che c'era tra i due, mentre qui siamo assorbiti in tutto e per tutto dai pensieri del nostro diavolo di maggiordomo.
Prima di iniziare a parlare di Sebastian ti voglio innanzitutto fare i complimenti per la descrizione che hai fatto della sala e dei servizi usati: come sempre questa attenzione dei particolari fa capire quanto studio ci sia dietro e come non siano cose scritte così per caso. In particolare non ho potuto fare a meno di ricollegare il tutto a quelle foto del "capanno da caccia" dei Savoia che mi avevi mandato a luglio.
Queste descrizioni si ricollegano al nostro Sebastian che, per quanto demone, ha un'attenzione davvero maniacale per il suo lavoro di copertura. Dimostra una raffinatezza fuori dal comune e fa strano pensare per un demone che ha come unico fine quello di mantenere il patto fino a quando potrà divorare l'anima del suo padroncino. Mi ha ricordato molto la puntata di The book of Circus in cui riporta Ciel a casa malato e rimane sorpreso dai consigli Agni sul vero significato di prendersi cura del proprio padrone. E' come se Sebastian abbia preso estremamente sul serio il suo ruolo di maggiordomo e pare paradossale dato quello che prova nei confronti di Ciel, ossia fame.

La scena del pranzo è molto d'effetto: sotto un certo punto di vista fa ricordare quella del ricco che spreca il cibo mentre ai piedi della sua mensa ci sono i poveri che piangono la fame. Ciel non conosce questa sensazione: non ha mai patito l'assenza di nutrimento... per lui mangiare è una noiosa quotidianità e non gli importa di quanto sia costosa o ricercata la pietanza: in questo si dimostra un bambino capriccioso della sua classe sociale. Paradossalmente in questo non è molto diverso da altri suoi coetanei. Di certo con lui non si può certo usare il classico ricatto psicologico "mangia che nel mondo ci sono tanti bambini che muoiono di fame".
Di fame ne ha tantissima Sebastian: è bellissima l'immagine di tutto quello che lui prova mentre esternamente rimane impassibile, anzi non manca di fare il solito sarcasmo col il suo padroncino. E' in qualche modo irritato ma anche deliziato dal modo in cui Ciel spreca il suo cibo: come se fosse solo un ulteriore goccia di condimento che renderà più gradevole il suo pasto finale.

La seconda scena ci porta in un'altra situazione: il ragazzino fragile che si è sentito male per l'indigestione di torta. Avevamo parlato di come Ciel, intimamente, cercasse attenzioni genitoriali da parte dell'unico adulto che costituisce il suo punto di riferimento.
Sai, un un capitolo del mio AU su FMA Kain da piccolo aveva un po' di problemi a relazionarsi col padre dopo che a scuola veniva trattato male: ti copio e incollo la parte perché ci ho trovato molte analogie
“Papà, mi parli?”
“E di cosa?”
“Di quello che vuoi… voglio sentire la tua voce. E’ brutto quando non mi parli per tante ore.”
Davanti a quella richiesta Andrew si sciolse del tutto.
Kain aveva sempre la capacità di spiazzarlo, di farlo sentire il migliore e al contempo il peggior genitore del mondo. Sentire il proprio figlio che ha bisogno di un simile contatto fisico e uditivo era indice che, ovviamente, era importantissimo nella scala di rapporti che Kain si era costruito col tempo. Ma allo stesso tempo, a fare da contraltare a questa meravigliosa prova d’amore, c’era il suo non aver capito ancora il modo migliore di approcciarsi a lui in determinate occasioni… che poi erano quelle in cui c’era maggior bisogno di lui. Era come se fossero destinati a chiarirsi sempre con diverse ore di differita.

Mi piace molto l'idea del bisogno di contatto non solo fisico ma anche uditivo: molto spesso la voce del genitore è qualcosa di estremamente rassicurante per un bambino. Ciel in questo non è stato diverso da Kain, sebbene in una situazione completamente diversa: in uno stato vulnerabile come può essere la malattia, ha cercato i conforti che gli arrivano direttamente dal passato... il tocco di qualcuno, una voce che gli parla: quelle cose che ti danno in qualche modo la certezza che va tutto bene. Alla fine anche se Sebastian gli parla di come lo divorerebbe, Ciel assimila tutto come se fosse solo una favola, una parola dolce per aiutare se stesso. Perché in fondo, a ben pensarci, fino alla distruzione dei Phantomive, Ciel ha avuto un'infanzia felice di unico figlio amato da entrambi i genitori: quei gesti d'amore e d'affetto non gli sono estranei, sebbene ormai nei confronti del mondo non abbia che disprezzo. E' una parte di lui che a volte tende a riaffiorare fuori, con sommo divertimento di Sebastian che, diciamolo, sarà pure compiaciuto di poter adempiere anche in questo modo al suo dovere di "diavolo di maggiordomo"

E niente, anche questa volta è uscito un bel papiro.
Come sempre ti rinnovo i miei complimenti, mi piace come descrivi questi due personaggi, trovando sempre nuove sfaccettature: in particolare mi piace molto quando ci presenti queste sfumature di Ciel che spiazzano perché fanno vedere il ragazzino che è in lui... la prova dell'acqua santa del capitolo precedente, la ricerca d'attenzioni in questo... sono cose che in qualche modo stridono e combaciano con il ragazzino crudele, spietato ed estremamente viziato e disinteressato al mondo che domina per la maggior parte del capitolo.

Attendo con ansia il prossimo! :)

un saluto! :D

Recensore Junior
30/08/16, ore 09:46

[e tutto amo di te, fiera implacabile e crudele / perfino questa freddezza che ti fa più bella!]

Ho deciso di recensire i capitoli del tuo racconto sfruttando alcuni frammenti delle poesie di Beaudelaire che hai citato e che mi hanno colpita. In particolare, in questo primo spezzone di racconto, la conclusione di questa poesia ben si addice a quanto vai narrando.
Ma prima vorrei soffermarmi sul contesto che, come mi aspettavo, hai delineato fin nei più piccoli particolari. Questo è un tratto di te che amo perché riesci a far immergere il lettore non solo nel contesto “fisico” in cui si situa l’azione, ma anche quello “morale”, “sociale”. Le scarpine strette per rendere il piede più piccolo; una moda assurda, ma a cui Ciel si attiene perché la Londra dei nobili si basa sull’aspetto esteriore. Un aspetto che, però, viene curato solo dall’alta nobiltà, mentre la Londra dei borghi si ricopre di sporcizia, di odori nauseanti, di lerciume. Potremmo quasi leggere un significato: una Londra che mostra la sua vera natura solo in mezzo al fango e che viene ricoperta di fard e rossetto e bei vestiti a mano a mano che ci si addentra verso gli agi.
Passiamo ora alla citazione che ho deciso di riportare ad inizio recensione. Ho analizzato quanto hai scritto per trovare il passaggio esatto che si allacciasse alla poesia: i pensieri di Sebastian. Questo diavolo di maggiordomo ammira la freddezza di Ciel che lo rende più appetibile. Pregusta già il momento in cui affonderà i denti nella sua carne raffinata. Una volta avrebbe divorato quelle anime lerce, ma ora apprezza cibi di più alto pregio, come il signorino.
Ed ecco la preda: la piccola Nancy. Una bambolina rotta che mette tanta tristezza e che Sebastian non fa fatica ad attirare. Come dice lui, le donne sono prede più facili perché basta un gesto garbato, un bel completo ad insinuare in loro il dubbio che non si tratti di un uomo pericoloso. E’ un giudizio feroce, eppure così vero. Le donne si lasciano ingannare troppo facilmente, non c’è verità che scotti di più.

[Ti porteresti a letto l’universo intero! / O donna impura! La noia ti rende crudele.]

Ed ecco, infine, la triste verità. Nancy ha rubato un prezioso pendente dal collo di Elizabeth. Un gesto dettato dalla disperazione, dalla fame, ma che non conosce pietà agli occhi di Ciel che, implacabile, minaccia di uccidere anche un povero e indifeso neonato. Di indescrivibile bellezza la scena in cui Sebastian si lascia avvolgere il dito dalle mani paffute del bambino. Terribile eppure carica di dolcezza.
Ciel non conosce pietà per le puttane e per i ladri. Sono feccia e come tali vanno trattati. E feroce arriva anche la risata di Ciel che si abbandona ad una risata isterica che “gela il sangue nelle vene”. Sì… ho potuto sentire quella risata incontrollata e ho avuto i brividi.

[ Ho cercato nell’amore un sonno d’oblio; / ma per me l’amore è solo un materasso d’aghi / fatto per procurare da bere a crudeli puttane. ]
E riprende il viaggio in carrozza, attraversando una “Londra fumosa”. I pensieri di Ciel si concentrano su quei maledetti scarpini che gli soffocano i piedi. Una piacevole tortura per essere alla passo con i gusti estetici della Londra vittoriana. Eppure è tormentato ma non si abbasserà mai a confessare il suo dolore al maggiordomo. C’è qui una sorta di parallelismo tra questa sofferenza obbligata dalla moda e la sofferenza della giovane prostituta. Un confronto impari dove da un lato abbiamo un ragazzino viziato ed egoista, che non si farebbe alcuno scrupolo ad ordinare a Sebastian di massacrare un bambino, e che soffre per degli scarpini troppo stretti; dall’altro una ragazzina che ha scelto il lavoro più ingrato e umiliante pur di sopravvivere e che soffre. Soffre la fame, il freddo, il dolore di essere solo un oggetto nelle mani di uomini ubriachi. Soffre per quella vita che le ha tolto tutto, lasciandole solo quel bambino, forse l’unica parte pura che le è rimasta.

E la conclusione arriva come un pugno allo stomaco e quella risata riecheggia ancora nell’angusto spazio della carrozza. E gela, eccome se gela, il sangue nelle vene.

Ti faccio i miei più sinceri complimenti perché adoro il tuo stile narrativo, la ricchezza di dettagli che non appesantiscono la lettura, per i significati nascosti e che lasciano largo spazio all’interpretazione. Mi dispiace di averci messo tanto, ma come ti ho già detto, prima di recensire un tuo capitolo me lo devo gustare almeno una decina di volte.

Un abbraccio e spero di leggere molto presto il quarto capitolo.

Recensore Veterano
22/08/16, ore 16:09

Eccomi qua a commentare :D

Allora, ero veramente curiosa di sapere cosa avresti tirato fuori in questo caso dato che avevamo avuto qualche confronto via whattsap, anche perché la tematica religiosa non è mai semplice da affrontare. Soprattutto se stiamo parlando di un confronto così estremo come quello tra demone e acquasanta, è proprio il caso di dirlo xD

Come mi avevi anticipato avevi fatto delle ricerche e avevi notato che la chiesa anglicana è molto diversa dalla nostra e direi che la figura dell'arcivescovo incarna bene questa differenza. Al posto dello sfarzo con cui in genere vengono rappresentate le alte gerarchie ecclesiastiche qui l'attenzione si focalizza sulla devozione e sui dettami di umiltà che quest'uomo ha fatto propri. L'hai descritto come un personaggio altresì conscio della sua posizione e del suo potere, tanto da potersi "permettere" di giudicare una persona altolocata ed importante come Ciel e di rimproverarlo in maniera così aperta circa quei peccati "veniali" come le apparenze.
L'ho trovata una scelta appropriata anche perché se c'è una cosa che abbiamo imparato su Ciel è che è molto suscettibile e tende sempre ad irritarsi quando qualcuno lo giudica, figuriamoci una persona come l'arcivescovo.

Proprio su Ciel è stato molto interessante soffermarti a fargli pensare ciò che prova lui di Dio. Dietro l'apparenza devota in realtà c'è l'anima di una persona che ha completamente rinnegato il creatore, donandosi letteralmente al demonio. Ma tutto sommato è giustificabilissima come scelta: effettivamente Dio è stato del tutto assente ai suoi lamenti, alle sue suppliche quando veniva torturato e io trovo abbastanza ipocrita il discorso del martirio e della promessa di una vita eterna. In quel momento Ciel si voleva salvare e si è sentito tradito da un'entità divina che gli avevano insegnato potere tutto e dunque anche salvarlo. Forse Ciel manco più crede in Dio, limitandosi a considerarlo solo come un'entità con cui prendersela quando vuole "giustificare" il suo patto con Sebastian, chissà. Forse è un residuo della sua educazione religiosa che creda ancora che l'acqua santa abbia qualche potere, chissà.

Sebastian invece qui è quasi un razionalista, come se l'unica realtà esistente sia quella demoniaca, relegando il Signore a qualcun'altro che ormai non esiste più. Quasi si bea delle preghiere dell'atto di dolore, così sentite eppure allo stesso tempo così false... gli piace tantissimo sapere che in realtà Ciel appartiene a lui e che il potere che l'arcivescovo crede di avere sul conte in realtà non esiste.

Credo che padrone e demone provino dei sentimenti molto forti nei confronti dell'arcivescovo che rappresenta un potere che in realtà non ha nessuna rilevanza per entrambi, anzi da Ciel viene profondamente odiato, rafforzando così il suo legame con il lato oscuro.
Sebastian ha il vantaggio di essere reale, tangibile, vero... se ben ci pensiamo a volte capita da bambini di fare "delle prove" per vedere se Dio esiste (che so, desiderare qualcosa e vedere se la otteniamo tramite preghierina o cose simili). L'ultima scena, con la boccetta di acqua santa, mi ha ricordato proprio degli episodi simili. E' come se Ciel si spogliasse della sua personalità eretica per tornare ad essere un bambino ingenuo che si chiede se questa volta la sua prova "teologica" funzionerà. E questa volta ha non solo la controprova pratica, ma anche la voce di Sebastian a rammentargli che la strada da lui scelta è ormai quella sola e non si può scappare via.
Soprattutto Ciel può contare sul fatto che Sebastian sarà con lui "onesto". Quando gli mangerà l'anima verrà avvisato, verrà marchiato: non verrà abbandonato come invece è successo per Dio.

Tutto questo per dire che anche questo capitolo mi è piaciuto tantissimo.
L'ho trovo sensibilmente diverso dagli altri due: mentre negli altri c'era quasi una contrapposizione/sfida tra Ciel e Sebastian, qui invece si coglie in maniera tangibile il loro "legame" di fronte a un "nemico comune". Come se in questo caso Ciel si affidasse maggiormente al demone.

Ottimo lavoro come sempre :)

Ps: ho ripreso a guardare l'anime :D

Nuovo recensore
20/08/16, ore 18:07

Salve, 
ho fatto nuovamente capolino in questa magnifica storia. 
Prima di iniziare la recensione vera e proprio vorrei citarle il periodo che maggiormente ha destato in me riflessioni: " La verità è spesso ben diversa da come comunemente la si suppone…" . L'ho dovuta rileggere due volte ed alla fine devo dire di averla trovata assai profonda come constatazione, perché tale è. È ben vero che la verità spesso non è veritiera (condonami il gioco di parole), offuscata come la luna in certe notti invernali da quel velo di nebbia, ogni tanto la luna stessa si ribella e balugina a volte a destra, altre a sinistra. Ma chi ha l'intelletto sano può mirare oltre "il velame de li versi strani" e coglierne la vera essenza probabilmente e soprattutto abilmente travestita da menzogna. 
Perdonami questa digressione, tornando alla storia in quanto tale le faccio nuovamente i più sentiti complimenti; per ambo i capitoli successivi al primo ho notato l'attenzione e la cura che lei pone in ogni accostamento. Ripeto che trovare storie scritte con una cura e correttezza tale sono ben poche; nel suo piccolo ha creato una luce, la sua storia è come una mosca bianca. 
Con rinnovati complimenti,
Sebastian_Michaelis 

N.B. Ho apprezzato vivamente la sua risposta alla mia prima e modesta recensione. Ancor di più mi è vicino il racconto sul suo passato scolastico di liceo classico che ahimè avrei voluto fare. Mi incuriosisce sapere in cosa sia andata a laurearsi (se non è chiedere troppo). Nel mentre la saluto, qui seduto tra libri di poeti e tomi psichiatrici... 

 
(Recensione modificata il 20/08/2016 - 06:10 pm)

Recensore Veterano
20/08/16, ore 16:10

Eccomi qua, finalmente ce la posso fare a recensire, anche per evitare un accumulo che non sarebbe per niente gradito in questo periodo pluri movimentato.

Come ti ho già detto via cellulare nel momento in cui l'hai postata, mi è piaciuta tantissimo anche questa, sebbene di un pelino resti la prima la mia preferita, ma per puro gusto personale.
Se nella prima storia mi aveva colpito l'aspetto decisamente decadente della scena, sebbene ambientata nella residenza nobiliare di Ciel, qui non posso fare a meno di complimentarmi con te per la resa che hai dato di quella Londra invisibile, quella dei quartieri poveri dove vive il vero e sporco motore della città. In qualche modo sei riuscita a ricordarmi le descrizioni che fa Hugo nei Miserabili: un mondo a se stante, ben lontano dai giardini e dai bei palazzi... sporco, maleodorante, malato, certo, ma non per questo privo di una vitalità rumorosa e allo stesso tempo silenziosa.
Eccellente ed impietosa poi la caratterizzazione di Nancy: una delle tante sfortunate che vive in quel posto, una goccia in mezzo ad un oceano di storie uguali eppure diverse. Mi è piaciuta molto la descrizione fisica di questa ragazza già vecchia, già sciatta per la fame, con lo sguardo spento, priva ormai di qualsiasi forma di pudicizia nei confronti del suo corpo che è disposta a vendere anche lì sul momento (proprio qualche giorno fa, dal cellulare, rileggevo il capitolo di Riza su quando il padre le tatua la schiena e a tutta la vergogna che prova nel denudarsi la vita... che grande differenza!). Ho trovato altresì interessanti le considerazioni di Sebastian sulle donne: su quanto si lascino adescare facilmente, attirate dall'idea della gentilezza, della bella persona... in fondo nei casi come Nancy tutto quello che si vuole è venir "salvate" per almeno qualche ora, no?
E, tornando a Nancy (sì, verrà fuori una recensione pasticciata, chiedo venia u.u), nonostante sia già avvelenata da quella che è la sua condizione, tanto che sulla sua persona non si fa problemi, trovo molto d'impatto come l'istinto materno si svegli all'improvviso come vede minacciato il suo bimbo (bellissima l'immagina della manina che afferra il dito di Sebastian con il sorriso inquietante di lui).

Veniamo a Ciel.
Ti dirò, mi piace tantissimo la caratterizzazione che finora gli hai dato (parlo di questi due capitoli finora scritti). Parti sempre da qualcosa di umano, come può essere un autoerotismo adolescenziale o un dolore ai piedi provocato da scarpe strette per attenersi alla moda del momento, per poi far comparire all'improvviso il suo lato più gelido e spietato forse molto più inquietante rispetto allo stesso Sebastian e alla sua natura demoniaca. Sebastian è sempre educato, sorridente, si fa in qualche modo beffe di Ciel... l'altro invece non può fare a meno di avere determinati scatti, che siano risate o moti d'ira, quasi che i confronti diretti con il suo sottoposto lo mettano sempre in un piano d'insicurezza. In fondo sa che per Sebastian è solo una strana e "giocosa" attesa fino alla fine del contratto, però ha sempre la paura di venire preso in giro anche ora che è lui, in teoria, a tenere le redini del gioco.

Insomma, bellissimo pezzo anche questo, carissima! non posso che complimentarmi con te per le due descrizioni e caratterizzazioni.
Spero a breve, magari già in questi giorni, di riprendere la visione dell'anime e di andare avanti :*

A prestissimo :)

Recensore Junior
17/08/16, ore 11:45

Ed eccomi qui! Finalmente ho trovato il tempo per lasciarti una delle mie lunghiiiiiissime recensioni (Sì ci sto prendendo gusto in questo periodo). Innanzitutto, sono contenta di rivederti attiva su EFP. Il tuo stile mi era mancato e in un certo senso sono contenta di averti ritrovato anche qui, oltre che nella vita.
E ovviamente non potevi fare un rientro col botto perché questa collana che si appiglia alle poesie di Beaudelaire non poteva che essere esplosiva. Sì, non esagero... perché anche se al liceo ho sofferto come un cane a farmi entrare in testa Beaudelaire, i suoi testi e le sue poesie fanno sempre la loro sporca figura. E tu, cara ragazza e compagna di avventure scolastiche e non, gli rendi pienamente giustizia. Secondo me non c'è manga più azzeccato di Kuroshitsuji per usare questo espediente perché è di una raffinatezza, di un'eleganza unica che si mescola con il contesto e la trama lugubre e oscura. Esattamente come i Fiori del Male. Ho i brividi solo al pensiero. Si vede che la scelta non è stata casuale e soprattutto si vede che Beaudelaire non è stato strumentalizzato. Questa è classe, signori, e molte pseudo autrici hanno molto da imparare.
Chiudo la parentesi e passo al commento di questo primo capitolo.
Sebbene io non sia mai stata una lettrice appassionata di questo manga, ho sempre trovato molto interessante il clima tormentato di Kuroshitsuji. Penso che sia uno dei pochi manga che affronta tematiche delicate e che non ha paura di mostrare la vera natura umana: quella sporca, malata e ipocrita.
Il tema qui è l'odore e la poesia "Il Profumo" non poteva essere più che azzeccata come azzeccata è la scelta di creare questa ambivalenza tra il profumo selvatico descritto nella poesia e quello dello sperma che imbratta le mani e le lenzuola. Non so se sia stato voluto, ma a me ha lasciato questa sensazione.
Il rapporto tra Ciel e Sebastian è controverso e mi piace che tu ti sia limitata a sporadici accenni sulla natura di questo rapporto, lasciando trapelare, però, una certa tensione sessuale tra i due. Esattamente come nel manga. Penso che tra i due non possa esserci nient'altro che questo: un gioco ambiguo e pericoloso, di natura indefinita che non mira al proprio rapporto sessuale. Come non ci può essere amore, perché nessuno dei due è capace di amare se non per costrizione o per cieca obbedienza. Mi piace la tensione che crei, lo stile delicato nelle descrizioni e le immagini che rimandano sempre ad un significato preciso. La candela che si scioglie annuncia il disastro compiuto da Ciel.

La seconda parte, seppur breve, ci regala uno spaccato su pensieri di Sebastian. Condannato a servirlo finché il patto sarò integro, il maggiordomo lava via lo sporco dal suo corpo, ma non dalla sua anima. Ciel è un'anima nera, macchiata del peccato ed è una leccornia che il diavolo ambisce a pregustare. Sebastian attende paziente, nascosto nelle ombre, come il poeta condannato da Dio a dipingere le tenebre, aspettando la sua bella, nera ma luminosa. Perché Ciel è un'anima oscura, e l'oscurità diventa luce abbagliate agli occhi del demonio.

Bon, spero di non averti annoiata con questa recensione e spero di non aver detto scemenze. Ma i tuoi testi li ho sempre trovati molto interessanti da interpretare e se poi mi accosti le poesie di Beaudelaire, beh, la mia mente spazia in lungo e in largo.
A breve recensirò anche il secondo capitolo e sai che sto aspettando il terzo, vero? VERO?
Un bacio grande e alla prossima

Nuovo recensore
05/08/16, ore 22:42

Buonasera,
mi permetto di lasciare un commento su questo capitolo.
L'ho letto con calma, lasciandomi inebriare dalla forza che solo la letteratura possiede e non me ne sono pentito. Sono un profondo, dicendo modernamente, fan, di Baudelaire, accompagnato da studi privati delle sue opere; "i fiori del male"... Molto interessante, primo “fiori” porta alla bellezza che solo l’arte sa realizzare; l’altra il “male” parla del degrado, nella corruzione del mondo contemporaneo solo l’arte è in grado di produrre bellezza. Ma questo lei sicuramente lo sa già. Posso dire con un sorriso che tra molte storie e racconti letti riguardanti questo argomento, il suo mi ha colpito in modo particolare. La scrittura e la profondità del racconto sono eccellenti.   Spesso mi immergo in storie da trame anche interessanti per naufragare in un mare di errori e incapacità di scrittura, fortunatamente questo non è il caso, tuttaltro. La stolida figura di Sebastian e l'istrionico Ciel sono protagonisti in un paesaggio che non solo incornicia ma si unisce ai personaggi stessi. Il loro rapporto è descritto veramente bene.
Con apprezzamento,
cordiali saluti 
Sebastian_Michaelis

Recensore Junior
01/08/16, ore 17:13

Questa storia mi ha gelato il sangue nelle vene, se vogliamo usare le tue meravigliose parole. Letta nel profondo della notte, per di più, questo splendore di sensualità e putridume, mi ha lasciato scioccata, col respiro mozzo e le pupille dilatate, persa nelle parole e negli innumerevoli significati di esse.
è cruda, senza speranza, rappresentando appieno il conte in tutto il suo cinismo, in quelle risate che mi hanno rimandato al "book of circus", dove non esiste perdono e il più forte schiaccia il più debole. Non esistono valori. Un collier da 20 sterline vale due vite innocenti, a lui disgustose quanto il quartiere dove abitano, il putridume che eppure manda avanti Londra, lo sporco e il sangue nascosti sotto la bellezza e lo sfarzo, come le vesciche scoppiate e le dita sanguinanti dei dolci piedi costretti in stivaletti "à la mode". Indossa calzature che gli vanno strette, che gli fanno male, ma che porta con l'orgoglio di chi sopra il dolore ci passa sopra, di chi dopo aver raggiunto il punto più basso dell'essere umano si è rialzato con l'aiuto di un diavolo e ora si erge sopra tutti, comprese le puttane probabilmente meno turpi nell'animo, in un mondo dove solo le apparenze sono importanti.
Appare un uomo pio e retto, il dannato, davanti all'arcivescovo e agli altri religiosi.
Appare un bravo fidanzato che pensa solo a recuperare un gioiello della futura moglie, Ciel, mentre tiene sul filo del rasoio la vita di un neonato, e tale rimarrà finché ella non saprà niente, povera perfetta moglie che si nasconde nelle cose carine pur di non guardare oltre le apparenze, cercando di non farsi domande su un mondo che sa non piacergli.
è pari ad un dio, Sebastian, nei suoi sorrisi come scolpiti nella pietra, un gentiluomo ben vestito, mentre con parole suadenti intrappola la sua preda, facendomi sembrare la povera Nancy una Beast sbiadita, che nemmeno prova a ribellarsi alle due perfette figure appartenenti a un mondo troppo lontano a lei.
è come intenerito, il diavolo, mentre tende la mano verso una creatura che potrebbe strappare in due a un solo ordine del padroncino.
Sono tutte solo apparenze, perché, riprendendo le parole di Ciel, "se ci si fissa con una "bugia", questa prima o poi diventerà una "verità"". Non esiste una vera essenza delle cose, un valore universale. E si torna al collier, di rubini rossi come la fontana di sangue che sgorga dal naso e dalle labbra, spettacolo che eguaglia e paga il gioiello rubato, che eppure ha lo stesso valore di una topaia dove vive una prostituta, come a simbolizzare l'inutilità di tutto, l'inesistenza di un qualsivoglia "altro" al di fuori della vendetta, unico fine di una vita falsa come la bellezza di quegli stivaletti in vernice, preservati all'esterno, nell'apparenza, dal sangue impuro, ma che eppure circondano un corpo martoriato.
E in tutto questo sei riuscita a far vedere la bellezza, la sensualità della decadenza del mondo, nei gesti delle mani prima di Ciel, che si tendono al sangue sgorgante, e poi di Sebastian, che scorrono sui fini stivali, lo spettacolo del dolore che diventa piacere, della bellezza che diventa marciume, osservato da una luna piena che rappresenta appieno il mutamento e la falsità delle apparenze.
Il collier, gli stivali, la fontana di sangue, la luna fino al momento del banchetto dell'anima, sono simboli dell'ambivalenza, del'ambiguità, che alla fine è la parola chiave per descrivere il rapporto tra Sebastian e Ciel.
Ho veramente amato questo capitolo. Grazie mille di scrivere così.

Recensore Junior
21/07/16, ore 16:45

Grazie di aver scritto una storia così.
È semplicemente meravigliosa, riesci a esprimere alla perfezioni il rapporto tra ciel e sebastian, che come te trovo estremamente affascinante e complesso. Non sei andata nell'OOC o caduta in un romanticismo che non rappresenterebbe minimamente questa coppia di personaggi, hai mantenuto alto il livello di erotismo per tutta la one shot senza che nulla risultasse forzato, traspare da ogni parola il desiderio dei personaggi di vincere la partita, di dimostrare il proprio comando sull'altro. Amo il modo in cui hai reso la tensione tra i due, il modo in cui ciel tenta di fingere mentre sebastian gli mette in mostra tutta la verità, fino ad arrivare a buttare giù tutte le barriere e usare questo a suo favore. Per non parlare delle poesie, che è la prima volta che leggo, nonostante conosca la raccolta, ma che stanno alla perfezione nel contesto.
Veramente grazie

Recensore Veterano
20/07/16, ore 16:24

Ti devo fare i miei più sinceri complimenti, credo che sia uno dei pezzi più belli che abbia mai letto scritti da te. Superano persino quelli di Asylum che erano tra i primi della mia classifica dei tuoi componimenti.

Come ti ho detto sono appena all'inizio di Black Butler e dunque ho ancora molto da scoprire sul rapporto tra Ciel e Sebastian che, comunque, già da questi primi episodi, appare molto più complesso di quello che sembra. E' un anime molto particolare, con un'ambientazione vittoriana che mi piace un sacco e che riesce a mescolare in maniera incredibilmente perfetta la comicità con temi molto più profondi e scene molto cruente.

Ovviamente i due protagonisti sono quelli che attirano di più. Per quanto il loro contratto sia ben definito è come se tra loro si giocasse una strana partita tira e molla tesa a sondare gli abissi della natura di ciascuno dei due. Sebastian è profondamente affascinato dalla figura del suo padroncino, una personalità così forte da aver stretto con lui un patto simile e da conviverci ogni giorno della sua giovane vita. A ben pensarci avere come maggiordomo, servitore quello che sarà il proprio boia è indice di una strana forma di apatia nei confronti della morte, più che di temerarietà.

Considerando tutto questo ben si prestano alla poesia decadente e a tutta l'ambientazione che sei riuscita a creare partendo da quelle due bellissime estrapolazioni de I fiori del male.
La prima parte, relativa al profumo, ci mostra un Ciel un poco più adulto di come lo conosciamo nel manga, in preda a quella che è anche una normale funzione maschile alla sua età. Però vuoi per educazione, vuoi per il suo temperamento che non tollera questo lasciarsi andare, è un qualcosa che gli fa estrema rabbia e vergogna.
E' bellissima la descrizione iniziale del risveglio, è pregna di una strana mollezza che viene proprio da attribuire a qualche giovane nobile.
Poi arriva Sebastian e tutto si complica: si capisce fino a che punto sia presente il demone nella vita di Ciel, di come si sia creata una strana spietata quotidianità, quasi una gabbia dorata, dove simili episodi non sono ammessi. Questo perché il demone è pronto a prendersi gioco di Ciel, in quello strano tira e molla dove a volte gli piace ricordare che, alla fine, sarà lui il più forte, colui che avrà il premio... deride la debolezza umana e allo stesso tempo ne è affascinato specie se si tratta di Ciel, la cui anima rappresenta un abisso di oscurità con cui non vede l'ora di nutrirsi.
E ancora i ruoli cambiano, con Ciel che si riprende tramite quello schiaffo, quel richiamo all'ordine con cui ricorda che è ancora lui il padrone, che il contratto è ancora valido. Che quell'odore, quella debolezza che Sebastian ha visto non cambia minimamente il fatto che per ora sono servo e padrone. Anzi c'è un acido compiacimento nel sapere che il demone ha in qualche modo assaporato qualcosa che al momento è irraggiungibile.

E da qui si passa a quell'ultima parte, quella del bagno.
Ciel è immobile, si lascia manovrare come un burattino mentre viene lavato. E' come se facesse assaporare al maggiordomo quel corpo di cui ancora non può nutrirsi.
E Sebastian effettivamente freme davanti a Ciel così inerme tra le sue mani. Ne può esaminare ogni singola parte del corpo, immaginando come sarebbe se lo uccidesse, sporcando l'acqua di rosso. Freme anche davanti a quei turbamenti adolescenziali che ormai colgono il suo padrone, rendendolo in qualche modo più appetibile del previsto.
E attende, ancora e ancora, limitandosi a strofinare.

Wow... decisamente wow! C'è tantissimo in questa prima composizione, credimi. Una profondità di questi due personaggi invidiabile, una sensazione di "decadentismo" se così posso usare il termine, che si coglie sin dalla prima descrizione della cera sul candelabro.

Probabilmente fossi più avanti con la visione dell'anime coglierei molto di più, ma per ora mi devo accontentare ^^
Complimenti vivissimi, cara.
Anche se quello che più mi importa è che tu stia trovando una valvola di sfogo nella scrittura.
un abbraccio forte

laylath