Non ricordo tutti i dettagli del Lost Canvas, ma non credo che Sasha fosse tanto consapevole di essere Athena, prima che Sisipho andò a prenderla. Vivi la tua vita, semplice, fatta di rinunce, quando, ad un tratto, vieni condotta in un luogo, dove sarai riverita e rispettata come una dea - nel vero senso della parola - e dovrai imbracciare le armi e guidare un esercito. Non si parla mai di smarrimento, di dubbio, di "un momento! Parliamone!", quindi mi piace questo tuo racconto che ci mostra una Sasha in balia dei dubbi, umana negli atteggiamenti - quel piede che sbatte a terra, gesto tipico della stizza infantile. I bambini sono curiosi; non conoscono il mondo, e ambiscono a scoprirlo. Guai se non lo fossero, guai se li imbrigliassimo. Sasha in una delle sue peregrinazioni infantili scopre il passato. Mi è piaciuto moltissimo il connubio tra arte e natura. L'arte, la civiltà, pur con tutta la sua bellezza, sembra quasi un'intrusa al cospetto della natura, un qualcosa che sussiste finché l'uomo esiste, scomparso l'uomo, la natura si riprende ciò che è suo; ma i resti rimarranno per molto molto tempo a testimoniare il passato. In questa storia sollevi un dubbio interessante per bocca di Aspros. Siamo abituati a considerare il "ritorno" di Athena una conseguenza della Guerra Sacra, e se invece fosse il contrario, se fosse proprio la venuta di Athena sulla Terra ad alterare gli equilibri. Non ci avevo mai pensato e devo dire che come idea ci sta tutta. Il dialogo mi è piaciuto molto. E' ardito, ma ben scritto. Ogni battuta fa scattare un grappolo di riferimenti incrociati. Una storia che ho letto con immenso piacere, sia per l'argomento trattato, sia per lo stile scorrevole con il quale è stata scritta. |
Finalmente riesco a recensire! Ho notato questa storia quando era stata appena pubblicata. |