Recensioni per
Nove pillole di Sherlock
di wrjms
Ciao :-) |
Quando oggi sono entrata su efp dopo settimane, ho subito notato l'aggiornamento di questa storia. Ero felicissima. Ma poi mi è crollato tutto quanto, quando ho visto che sarebbe stato l'ultimo capitolo. No. Proprio no. Ora come faccio io? Questa raccolta mi è piaciuta in un modo che non puoi capire... non puoi lasciarmi così... XD |
Api: è il pezzo che mi è piaciuto di più di questa tornata di"pillole". L'ho trovato originale come contenuto e coinvolgente dal punto di vista emotivo, soprattutto nei momenti in cui Sh lascia la sua abituale maschera di freddezza e di scostante antipatia per accogliere John nel suo mondo, in cui le api hanno un posto importante in quanto lo aiutavano, inconsapevolmente, a colmare il vuoto che lui si era creato attorno anche da piccolo. John non può far a meno di Sh anche perché motiva quella che era una triste vita da reduce con attimi indimenticabili e quasi magici. |
"Sigarette": subito mi è venuta in mente la scena spassosa de THOB in cui Sh, tormentato dalla "guerra" che John gli ha dichiarato a proposito delle sigarette , aspira quasi violentemente il fumo che il ragazzo del caso misterioso emette. Qui c'è lo stesso clima di strampalata complicità tra Holmes e Watson,una dolce guerra che movimenta il clima, già di per sè vivace, al 221b. Quadretto piacevolissimo, con quell'azzeccata definizione finale che è un piccolo capolavoro:"...Il piccolo stronzetto manipolativo...". "Stupidi": in questa pezzo si sorride di meno, anzi, per niente, c’è un’atmosfera triste, tesa, incupita ancora di più dall’ora tarda. “…scura di capelli e con la pelle diafana, puntellata qua e la da qualche neo….”: non so se dico una sciocchezza ma, il ritratto di quella povera bambina, mi è sembrato proprio quello di Sh da piccolo, con i suoi problemi e le sue sofferenze. Domina completamente la scena la sua figura carismatica a cui basta pronunciare una sola parola (“…Stupido…”) per tracciare il confine tra sé e gli altri. Ma non “tutti” gli altri, perché lì c’è anche John che rappresenta per lui la sicurezza e la vittoria sulla solitudine. Efficace anche quell’ultimo svolazzo di cappotto. “Cappotto”: certo che Sh sarebbe meno Sh senza il suo cappotto, quasi il mantello di un supereroe, quasi una naturale estensione della sua mente superiore. Questo è il pezzo che mi ha coinvolto di più perché ritrovo tutto il vissuto del pre-Reichenbach, la desolazione di John su quel marciapiede insanguinato, insomma le emozioni delle tre Serie precedenti a questa, ancora racchiusa in un Setlock ormai ultimato ma più spiazzante che mai per le immagini inquietanti che ne sono trapelate. C’è una rassicurante atmosfera di “casa”, di affetti che sembrano aver trovato la via per esprimersi finalmente liberi da malintesi e paure. Brava. |
Ciao! |
Aspettavo molto l'aggiornamento di questa raccolta e leggerlo è stato davvero un grande piacere, soprattutto perché non delude le aspettative. Ho letto le note finali e posso capire che tu abbia delle preferenze, credimi ti capisco bene, ma da lettore posso dirti che invece quella che mi è piaciuta di più è proprio "Sigarette". L'ho trovata molto coraggiosa, da certi punti di vista e piuttosto particolare soprattutto per quanto riguarda Sherlock e l'indole a manipolare. La maniera in cui caratterizzi Sherlock è particolarmente curata, soprattutto nel modo in cui si esprime o come lasci trasparire la velocità di pensiero e di associazione logica. In questo caso mi è piaciuto come hai trattato la dipendenza di Sherlock dalle sigarette e come, per ottenerle, arrivi a manipolare John. Trovo innanzitutto la cosa molto IC, perché ce lo vedo Sherlock ad arrivare a certi livelli per avere quel che vuole, ma ancora più interessante è la ragione per cui Sherlock si spinge tanto in là. Voglio dire, con John fuori per qualche giorno cosa gli avrebbe impedito di uscire di casa e andarsele a compare? Ho adorato il fatto che Sherlock manipoli John, perché c'è secondo me un doppio intento. Il primo è di scoprire uno dei nascondigli di John, l'altro è che ho avuto l'impressione che Sherlock voglia capire se John arriverebbe a cedere per lui. E infatti lo fa. |
Siamo completamente avvolti dal clima accogliente e pervaso da un po’ di pazzia, in questo caso da intendere come libertà di esprimere ciò che fa parte di noi, che si respira al 221b, nei momento “giusti”, cioè quando è abitato da “quei” due, “Ballo” a parte. Vero clima da “elefante nella stanza”, trionfo del “non detto” e di un grande sentimento che non riesce a trovare una via d’uscita per farsi, finalmente, riconoscere. Filo conduttore tra i tre momenti narrativi è il carattere decisamente IC con cui raffiguri Sh e John: del primo evidenzi il tumulto interiore tenuto prigioniero dall’incapacità di aprirsi agli altri (“…tenendo i propri occhi chiusi…sfugge allo sguardo di John…”), del secondo la spontaneità e l’immediatezza della sua umanità (“…batte furiosamente sulla tastiera…continuando a parlare…”). Bell’inizio, brava. |
Tre flash una più bella dell'altra, che raccontano tre momenti della vita di Holmes e Watson e che mi hanno molto colpita per delicatezza e cura dei piccoli dettagli. La prima cosa che mi è saltata all'occhio, e che ho amato, sono i riferimenti musicali. Nella prima con un bellissimo valzer di Chopin (che mai mi stancherò di ascoltare) e che fa da sottofondo a una scena dolcissima. John che impara a ballare per il proprio matrimonio e con Sherlock che insiste perché non sfiguri di fronte a tutti, è un qualcosa di amabile sempre e comunque e soprattutto quando viene ben scritto. Nasconde una dolcezza di fondo, che non si può non notare e che Sherlock nasconde perfettamente sotto il solito gelo e la solita incostanza. Scelta interessante, quella musicale, insolita per un valzer da ballare. L'opera 64 n. 2 ha variazioni sul tema e movimenti veloci che lo rendono, insomma, tostino da ballare... Ma personalmente ho apprezzato la scelta musicale, perché io adoro la musica classica e in Sherlock ce la metterei ovunque. E la leggerei ovunque, cosa che non accade praticamente mai. |