Ciao Visbs, eccomi di nuovo qui, con quel pizzico di nostalgia, a rileggere forse per la trentesima volta questa fic che, non riesco a farmene una ragione, rimarrà incompleta. E' un peccato che qualcosa di così ben scritto ed alternativo rimanga incompiuto. Ho letto le tue motivazione, tuttavia, non sapere come sarebbe andata a finire è triste... io continuo a sperare anche rileggendo le tue risposte alle recensioni. Non so se sei ancora attiva qui e se leggerai questa recensione, spero proprio di sì. Hai dato davvero tanto con questa fic e SPERO che qualcosa possa cambiare e spingerti a riprenderla per togliere tutti i dubbi dalla mia testa (che a volte funziona un po' come gli pare), cercando di dare mille sensi diversi ed alla fine arrivare alla conclusione che nessuno di essi è quello corretto. Un abbraccio |
Ciao Visbs88... Ti scrivo solo per dire complimenti per la tua storia è molto particolare e scritta bene l ho letta diverso tempo fa ma mi è rimasta impressa nonostante io non sia molto affine con hunger game..In un mare- oceano di storie di carattere romantico in cui si ripetono sempre gli stessi intrecci più o meno scontati ma cmq molto fun service che per carità fanno sempre bene, la tua opera da una ventata di novità, patos, tragedia, brividi, bollini rossi che ci piacciono tanto... 😁Insomma per dire.. una cosa così bella vale la pena di aspettare.. Ed è un peccato lasciarla andare.. C'è ancora bisogno di questa storia secondo me.. . Perciò buon lavoro se la stai finendo.. Ti stimo. |
Ciao Visbs ^-^ |
Vorrei poter usare il jolly della vacanza per giustificare il ritardo con cui arriva questa recensione, ma la verità è che ho deciso di prendermi qualche giorno per rielaborare i pensieri. Il fatto è che mi sono innamorata una seconda volta di questa storia, non so neanche come spiegarlo. La maestosità di certi passaggi, l’universalità delle riflessioni, a partire da quelle bellissime sulla morte... davvero, non c’è una singola parola fuori posto, qualsiasi riga ha il suo peso, risuona di una grandiosità che la rende memorabile, unica, e allo stesso tempo – cosa difficilissima – riesci a non essere ampollosa (e mi rendo conto che, forse, e dico forse, questo è un mio problema xD), perché quello che racconti è così visceralmente umano, onesto in modo disarmante. C’è più verità qui che in molti altri libri rinomati che ho letto, ecco, meglio di così non lo so dire, perdonami. Passiamo avanti. Io ho un debole per Naraku, penso che ormai si sia capito. Un po’ perché il suo essere eternamente frainteso non può non fartelo stare a cuore, un po’ per quella serietà brusca, improvvisa, che ti spiazza ogni volta. È sempre una scoperta vedere il mondo attraverso i suoi occhi; la dicotomia del suo animo, in bilico tra pazzia e quella consapevolezza assoluta, profonda di cui sono capaci soltanto i "folli", è ciò che rende i suoi capitoli quel mix letale di orrore e meraviglia che tanto amo. Sesshomaru lo abbiamo sempre considerato l’emblema della razionalità, ma, diciamolo, la sua intelligenza emotiva è pari a zero (però lo vogliamo bene così com’è xD); Naraku invece ha una visione estremamente tagliente, acuta. Persino nei suoi momenti peggiori – anzi, soprattutto in quelli – riesce ad estrarre le verità segrete, quelle più sottili, amare, dall’ipocrisia del mondo che lo circonda, ipocrisia di cui si macchia anche Sesshomaru, che troppo spesso si volta appositamente dall’altra parte e si finge cieco; lo dice lui stesso: “aveva sempre ritenuto estremamente stupido crogiolarsi nell’analisi dei sentimenti propri o altrui”. Naraku, al contrario, si immerge in se stesso, proprio come si immerge in quel lago, e l’assoluta onestà nei confronti dei propri sentimenti, se da un lato lo autodistrugge, dall’altro lo ripaga con una capacità d’analisi altrimenti irraggiungibile. E questa è una lezione di vita: la razionalità, senza consapevolezza di sé, è nulla, è la strada verso l’abisso. Forse mai come in questo capitolo Naraku è stato così in contatto con se stesso; è come se la situazione di crescente pericolo intorno a lui gli abbia affinato la vista, mentre lima inesorabilmente la razionalità di Sesshomaru che, prima o poi, verrà travolto da tutte le emozioni che ha a lungo represso, respinto o scacciato via. “Lo ucciderò. Se morissi, lo perderei. Solo così sarà mio un po’ più a lungo” e poi: “So che la sua caviglia destra è un po’ fragile. So che non gli piace sentirsi parlare di papà. So che è mio. So che sguardo ha quando odia. Quando trionfa. E quando ha paura”. Lo puoi quasi percepire, il suo ripercorrere ogni momento, ogni ricordo con lui. Naraku li ripete a se stesso, come tante volte ha fatto, non ad Abi, per imprimerli ancora di più nella sua mente traditrice, che fa scivolare via troppe cose importanti. Per qualche motivo mi ha ricordato Arya Stark che sussurra i nomi dell'odio prima di addormentarsi, come se solo così potesse accedere al sonno. Allo stesso modo, solo ricordando Naraku può vivere. Non per se stesso, ma per Sesshomaru. Per ricordarlo. Penso che, pur nella sua malata perversione, sia la più bella dichiarazione d’amore che Naraku possa fare, e ammetto di essermi un po’ commossa. Ho immaginato di essere una cittadina di Capitol e guardare tutto dalla tv e mi è venuta la pelle d'oca. Pure un estraneo si accorgerebbe dell’amore che Naraku prova per lui. Per non parlare di Trudy, chissà cosa starà pensando. Sto letteralmente impazzendo, non vedo l’ora che si incontrino, so già che sarà degno di un poema epico. E niente, questo è tutto (credo?) mi sembra di aver sputato fuori un’accozzaglia di parole a caso, forse questi giorni di riflessione non sono serviti a molto dopotutto xD |
Yuppi yie !! Non vedevo l'ora di leggere questo capitolo così come non vedo l'ora del continuo! In più ti dirò, mi sta venendo un po' di paura per il nostro piccolo sesshomaru.... |
Non sai da quanto aspettavo questo capitolo ♡ |
Ciao Visbs ^-^ |
Che capitolo! Sono successe così tante cose nell’arco di così poco tempo da lasciarmi frastornata, come Sesshomaru di fronte alla prospettiva di versare altro sangue subito dopo aver ucciso Jakotsu e Suikotsu. I tempi immobili della Torre non mi sono mai sembrati così lontani, e scommetto neanche a lui. Fino a questo momento lo abbiamo visto affrontare i giochi come se stesse facendo una scampagnata – passami il paragone –, come se lui si trovasse su un piano più alto, una divinità indifferente e intoccabile, e fossero gli altri, quella massa di stolti inferiori, a gettarsi sulla sua spada, costringendolo a combattere. È stato comodo e conveniente, quasi necessario, per lui, attribuire il deragliare del suo percorso ideale di vincitore a Rin. La verità è che Sesshomaru non ha mai mostrato, fino a questo capitolo, un briciolo di furia, di quella folle e spietata disperazione che induce alla lotta, la quale contraddistingue tutti gli altri "cacciatori"; ma su questo tornerò più avanti. "Aveva passato la prima giornata dei Giochi a camminare insieme a una bambina. Quella mattina, era arrivata dagli sponsor solo una pagnotta di pane. Capitol voleva sangue, e suo padre non poteva placare da solo quella sete: dipendeva da lui. E doveva agire in fretta", questo periodo riassume perfettamente il suo stato d'animo: la sete di sangue gli viene proiettata addosso dall'esterno, l'ansia che lo spinge ad agire è motivata dalla paura angosciante di perdere credito agli occhi del pubblico, e quindi di se stesso. Del resto se c'è una cosa che Sesshomaru non riesce a sopportare, e questo ormai lo abbiamo capito, è che il suo orgoglio venga scalfito, così come l'immagine che ha di se stesso e di ciò che vorrebbe essere. La sua costruzione elaborata e infiorettata di valori, credenze, ideali mai come in questo momento mostra tutta la sua incoerenza, la debolezza insita di ogni formulazione puramente teorica. La sua fallacia viene smascherata abilmente da Inuyasha, il cui discorso accorato risulta ancora più vero, incontestabile e pungente perché proferito da qualcuno di integro, non guastato dalla follia, qualcuno su cui Sesshomaru non può elevare l'arma che lo fa sentire davvero superiore – il raziocinio – a schiacciare la sua tesi. Anche perché la facoltà di ragionare va a intermittenza, lo abbandona e lo recupera, viene sottomessa dalla forza dei due poli magnetici ai quali Sesshomaru è irresistibilmente attratto: l'orgoglio e i sentimenti più nobili, che cozzano l'uno contro l'altro; e se da un lato il primo gli impedisce di utilizzare sporchi trucchetti per salvarsi la vita, dall'altro questi ultimi gli procurano una frustata che deve avere bruciato ancor più sottopelle. È evidente come queste due forze, combinate insieme – come aveva già predetto Naraku – gli mozzeranno le gambe e segneranno la sua sconfitta; che essa sia contrassegnata dalla morte o si limiti al piano morale poco importa. Altre frustate a tradimento arrivano da Rin, che si oppone a lui, così come Inuyasha, ma anche dalle sue prime vittime. Ognuno ha qualcosa da dirgli, ognuno ha smania di giudicarlo. Sei un mostro; no, non lo sei, sei migliore di così. Sei un codardo; sei una bestia. Vuoi solo le attenzioni di papà, ma scappi. Tutto è il contrario di tutto. Tutto è verità e tutto è bugia. Sesshomaru si sente soffocare da tutte queste sentenze che gravano su di lui. Ma deve preoccuparsi anche dell’opinione di altre persone più importanti: suo padre, Trudy, la massa indefinita e imprevedibile del pubblico e degli sponsor che aleggia su di lui come un fantasma tormentoso. Mi torna in mente un pezzo di un altro capitolo che trovo estremamente calzante: "Ne aveva fino al midollo [...] di parole di persone che si ritenevano brillanti, che pensavano di sapere qualcosa di lui, di poterlo leggere e sbeffeggiare, quando era più che mai evidente, nel momento in cui tentavano, che la loro ignoranza e la loro stupidità non avevano confini"; Sesshomaru arde dal desiderio di dimostrare agli altri e a se stesso chi è veramente, il suo valore. Vittima acuta della sua incapacità di esprimersi a parole, cerca di comunicare con le azioni, convinto che esse bastino a parlare per sé. Ma anche queste sono ambasciatrici confuse delle sue intenzioni. Il moto di furia cieca, il primo in assoluto, che lo spinge ad avventarsi contro Suikotsu, il suo costringerlo a chiedere perdono per aver aggredito una bambina, dovrebbero dimostrare ciò che non è, un mostro, ma la sua razionalità è stata tradita, e le sue azioni parlano di una fiera incontrollata, quando si scopre ad ansimare imbrattato di sangue fin nei capelli, cosa che gli provoca un ripugnante moto di disgusto. Il sangue lo repelle, quello stesso sangue che il Vincitore dovrebbe bere a fiumi. "Capì quanto di lui aveva temuto che Rin non lo vedesse affatto come un salvatore, ma solo come l’ennesimo mostro. Quanto importante fosse sapere che qualcuno, e lei in particolare, vedesse almeno in parte lo scopo di ciò che aveva fatto: non era stato solo puro sadismo. No. Dopo un momento, quella stessa idea lo riempì di un tipo diverso di disagio. Cos’altro l’aveva spinto, esattamente?", una domanda che apre un baratro ai suoi piedi, l'assenza del raziocinio, che si manifesta in tutta la sua paurosità, minaccia di travolgerlo come chiunque altro in quell’arena, e lo trascina crudele sullo stesso piano delle creature mortali, una divinità che precipita dalle vette dell’Olimpo dopo averle soltanto accarezzate con la mente. Deve ritrovare un senso, una direzione. E da qui la spinta a fare ciò che è giusto (per essere il Vincitore). Abbandonare Rin, cercare Naraku. Sesshomaru sta compiendo il doppio errore di calcolo più grande della storia. Per prima cosa Rin, quella che considera una palla al piede, colei che crede annebbi la sua mente, è tutt’altro per lui. Perché se è vero che lui è il salvagente di Rin, quel "qualcosa a cui tenersi stretta mentre affogava", è altrettanto vero che Rin è l'àncora di Sesshomaru: lo mantiene saldo, controbilancia le azioni cruente che è costretto a compiere con la possibilità di essere un eroe, cosa che, per quanto possa negare, Sesshomaru vuole essere, anzi, non può fare a meno di essere; ed ecco cosa divertì Naraku quella volta che Sesshomaru si frappose tra lui e Rin, l'assoluta cecità di Sesshomaru di fronte alla sua natura, alla sua innata bontà, la stessa che Inu Taisho e Trudy hanno avuto possibilità di vedere attraverso il suo comportamento con il gruppo di Kagome e Sango. Sesshomaru è destinato a crollare sotto la spinta di ciò che non può e non potrà mai essere – il Vincitore modello, l’incarnazione dei valori di Capitol –, non se si trascina dietro i suoi di valori e di ideali, spaventosamente divergenti da quelli che crede di emulare, i veri fardelli che intralciano il suo cammino, dei quali inizia a sentire confusamente il peso, ma di cui non può sbarazzarsi come ha fatto con Rin. Secondariamente, Naraku. Adesso si muove alla sua ricerca come una macchina da guerra, fredda e indistruttibile, in apparenza, alimentato da uno scatto istintivo che si libera dalla parte di lui che lo teneva prigioniero per tutelarlo, e si lascia alle spalle il conforto del calore umano dato da Rin, vittima del suo orgoglio ferito, unica luce capace di rischiarare il buio della notte e della sua testa, alla cui solitudine è ora abbandonato. L’oscurità maligna di Naraku, la sua pazzia, potrebbero rivelarsi di una sfumatura ancora più nera di quanto si ricordi e capace di inghiottirlo, stavolta per sempre. Sesshomaru ne è inconsapevole. Naraku è per lui l'ultima e unica occasione di riscattarsi, di purificarsi, eliminando il mostro più orrendo di tutti, e di uccidere materialmente quella parte sentimentale di lui che con Rin si è aperta in modo più esplicito, ma che cova allo stesso modo, se non più forte, nei riguardi di Naraku. Naraku è in sostanza la via d'accesso alla vittoria, e la sua potenziale e inevitabile rovina. |
Sappi che questi 20 capitoli me li sono praticamente mangiati con gli occhi e non vedo l'ora di leggere il continuo ^-^. |
Ciao, premesso che il film non mi é piaciuto. La tua storia mi ha in qualche modo colpita profondamente, facendomi rivalutare persino la pellicola 😉. Davvero complimenti. Spero di leggere presto il prossimo capitolo. |
Ciao Visbs! ^-^ |
Sono contenta di aver trovato un nuovo capitolo.Avevo letto la tua storia tempo fa e mi è piaciuta moltissimo.Primo perché è ispirata agli Hunger Games,hai trasportato Inuyasha in un contesto particolare restando fedele ai caratteri dei personaggi.Poi mi piace molto il tuo modo di scrivere,è piacevole e scorrevole.Ma il tuo punto di forza sono le descrizioni!!In questo capitolo hai reso bene l'orrore dei giochi e il terrore dei partecipanti.Sai che mi è venuta voglia di rileggere dal primo capitolo?L'unica nota negativa è che speravo che Rin fosse più grande,una ragazza.Speravo in qualcosa di tenero con Sesshomaru,loro due sono la mia coppia preferita.Ma è solo un mio pensiero.Ci sentiamo al prossimo capitolo.Un bacio |
Eccomi qua! Mi sento una specie di stalker a recensire così presto ma pazienza ahaha |
Ciaooo! Sì, sono ancora viva! Chiedo umilmente scusa per essere sparita per tutto questo tempo, non ho scusanti in verità... ultimamente ho fatto cilecca nel recensire quello che leggevo, sia per mancanza di tempo ma, a chi voglio prendere in giro, anche per pigrizia e poi finiva che mi dimenticavo *si sbatte un palmo sulla faccia*. Infatti ora che mi sono messa con le buone intenzioni a recensire mi sono resa conto che è da qualche capitolo che non lo faccio XS vabbe, tralasciando questo, accidenti, siamo entrati nel vivo dei giochi! Riassumo le mie impressioni fino a mo: alla cornucopia sono morti più o meno quelli che mi aspettavo, anche Miroku... poverino! Per non parlare di Bankotsu... è stato estremamente struggente la reazione di Jakotsu quando ha scoperto la verità, ma anche Suikotsu diventa sempre più interessante. Inoltre rimango sempre più sorpresa dal modo preciso con cui descrivi le situazioni all'interno dell'arena e soprattutto dai ragionamenti dei personaggi, come se tu stessa fossi lì e, così facendo, anche io mi sento trascinata in quell'ambientazione. Soprattutto ho notato la sensazione di continuo pericolo, tipica dei giochi, che ogni volta, tra una frase e l'altra, riesci a trasmettere. Davvero brava! Facendo un passo indietro, visto che non ti avevo recensito neanche "Addio" a quanto vedo, volevo spendere due parole per ringraziarti di aver evitato il classico cliché del rapporto sessuale tra Sesshomaru e Trudy prima della gara. Ti giuro stavo quasi per alzare gli occhi al cielo e dire "oddio, ci risiamo", ma per fortuna non è stato così. Anzi, è stato bello il ragionamento di Sesshomaru, anche se ammetto che, al posto suo, anch'io sarei stata tentata di lasciarmi andare, ben conscia che poi sarebbe stato un elemento di forte distrazione per il dopo. Comunque, tornando agli eventi più recenti, questo capitolo di adesso è stato... dolceamaro. Sì, perché il rapporto tra Sesshomaru e Rin lascia questo retrogusto, ma penso che sia abbastanza realistico, perché il lato più generoso e umano di Sesshomaru è venuto fuori e Rin.. La adoro troppo. Spostandoci su Naraku, invece, woow! Paralisi notturne! Sai, apprezzo quando si cerca di rendere meno perfetti i personaggi, perché nella realtà ognuno ha i propri fantasmi e le proprie difficoltà e raramente, però, si arriva ad umanizzare i pg fino a parlare di un qualche sintomo concreto; anche se a parer mio sono sempre tematiche da prendere con le pinze, soprattutto per chi non è molto esperto in materia, perché poi si rischia di sostenere falsi miti e di cadere nel semplicismo e ne ho lette di fic così. Comunque, tornando alla fic, come ho detto prima apprezzo sempre di più il modo in cui i personaggi pianificano, come ad esempio questo nuovo arrivato nel gruppo di Kagura e Naraku! Sono curiosa di vedere come andranno a finire le cose per quei tre e sono certa che riuscirai a stupirmi ;-) ma già da come è finito questo capitolo... ma che sta succedendo?? XD detto questo, mi auguro che aggiornerai presto e andrò senz'altro a farmi un giro sulla tua pagina Facebook! Un abbraccio Rabù Darkevil |
Sesshomaru e Rin sono una cosa dolcissima insieme, esattamente come mi aspettavo... quello che non immaginavo invece è di riuscire a provare ancora più tenerezza nei confronti di Naraku e vorrei dedicare questa recensione proprio a lui. Sei sempre magistrale nel raccontarlo in tutte le sue sfaccettature e già nel capitolo "Insonnia" ero rimasta estasiata dalla sua complessità (quella volta hai fatto una delle descrizioni più vere e strazianti di un personaggio che io abbia mai letto IN ASSOLUTO), ma qui credo che tu abbia raggiunto un nuovo livello di profondità. Inutile mentire, Naraku è una persona sgradevole da avere attorno: è velenoso, deliberatamente malvagio e provocatorio; ma è anche spiazzante, sagace e ironico in un modo che spesso mi ha ricordato Loki (che ovviamente adoro). La componente di follia è tutt'altro che trascurabile, e questo non fa altro che renderlo ancora più interessante perché ti spinge a chiederti fino a che punto quello che pensa e dice sia dettato dalla razionalità o dalla pazzia; questo è uno dei grattacapi maggiori anche per Sesshomaru. Eppure, nonostante tutti i suoi lati negativi, vederlo soffrire è sempre più atroce di quanto vorresti. La parte della paralisi è stata dolorosissima da leggere. Il panico che prende il sopravvento, che lo soffoca e lo annienta, il modo in cui si appiglia alla mano di Kagura come un bambino spaventato - come farebbe Rin - e poi scansa il suo tocco, vergognandosi di quel misero attimo di una debolezza che non è disposto a condividere con nessuno... a meno che non si tratti di Sesshomaru. Invoca il suo pensiero quasi per calmarsi, e il fatto che preferirebbe essere consolato da quello che è a conti fatti un nemico che dalla sua unica alleata, e un tempo amica, è terribile; ci fa capire come in fin dei conti Naraku sia incredibilmente solo, fragile e ferito forse ormai irreparabilmente dalla vita. Si disprezza in un modo quasi autolesionistico; distorce la realtà, fabbrica bugie su bugie incessantemente e faticosamente e vi incastra in mezzo - per confondere gli altri e se stesso - le sue verità, ma quando queste, com'è inevitabile, tornano a sfondare la porta della sua mente tormentata si ritrova indifeso di fronte ad esse. "Gli sembrava di essere morto così tanto tempo prima. Così tante volte. Quell'Arena non era una lotta per sfuggire dall'oblio, ma per affondarvi le mani e ripescare quello che aveva già perso", "L'oscurità era dentro di lui, d'altra parte, ci conviveva da abbastanza tempo da non preoccuparsene più; aveva visto mostri ben più concreti", che frasi bellissime e accurate. |