Ciao, eccomi per lo scambio a catena!
E' la prima volta che mi accingo a leggere una poesia qui su efp, di solito le evito perché è davvero difficile che un genere simile venga trattato con la giusta maestria. E poi non me ne intendo per niente:P
Il titolo, però, mi è piaciuto e mi ha spinto comunque a entrare a dare un'occhiata.
Sulla metrica e le varie figure retoriche non dirò nulla, perché voglio evitare di fare qualche orrenda gaffe, però mi voglio soffermare per bene sul significato e l'uso del lessico.
La prima quartina crea un gioco molto forte con la seconda, grazie proprio al "ti" e al "la". Fin dal primo verso si comprende che colei che vede - la sua ingenuità - è ormai separata da lei, ma se nella prima strofa essa gli è ancora vicina, nella seconda sembra che la voce narrante l'abbia scacciata via.
"fuori dalla finestra
della mia camera polverosa"
Queste parole fungono per mettere distanza tra lei e la sua ingenuità. E' come se l'ingenuità provasse a starle accanto, ma lei le ricordi quanto ormai siano distanti.
La vedo giocare e sorridere
tra i fiori variopinti,
L'ingenuità è bambina, non cresce mai. Essa, con la sua distanza, sembra portarsi dietro, e quindi lontano dalla voce narrante, anche l'allegria e i colori del monto, tanto che tutto, già nella seconda parte di questa quartina, diventa smunto e tetro, come dei colori che vanno via via a sbiadirsi. Quindi hai creato un distacco sempre maggiore tra lei e la sua innocenza.
nessuno ha visto ciò che mi è successo
al di là di quella gialla ginestra
Questi sono i due versi che più mi sono piaciuti, proprio per via della scelta del fiore che hai usato. La ginestra è simbolo di luminosità e splendore, ma anche di modestia e umilità, nel linguaggio dei fiori. Sembra che chi le stava attorno non riuscisse ad andare oltre la sua apparenza gioviale, calma. Il colore giallo, inoltre, mi richiama l'inganno, una specie di raggiro, come se ciò che l'ha colpita, l'avesse prima amaliata per poi ferirla. Il giallo inoltre mi dà un senso di invidia, di gelosia, come se il mondo l'avesse voluta distruggere perché ella era troppo buona, troppo gentile, era qualcosa che l'altro non poteva permettere che esistesse.
La quarta quartina chiude le porte del suo mondo, non solo la isola ma la seppellisce. La voce narrante, la protagonista, è definitivamente sola e esclusa dal mondo, sembra che i suoi occhi si siano chiusi, spenti, e non possono neanche più osservare la bellezza da lontano, forse perché la bellezza si è mostrata per l'infida creatura che è e quindi non riesce più a ingannarla né a farsi piacere.
Le ultime due quartine sembra inneggiare a una speranza più matura, di animale ferito, eppure ho percepito una cicatrice che la spinge a fuggire piuttosto che a combattere, a corrrere alla deriva piuttosto che puntare verso l'obiettivo. E' una richiesta di aiuto che aspetta di essere ascoltata. Lei ha teso una mano, e la mano è lì, attende di essere stretta da mani amiche.
Una poesia che mi ha toccato parecchio, non c'è che dire. Il lessico è molto semplice, alcuni versi mi hanno colpito più di altri, che ho ritenuto troppo semplici, ma che ne complesso potevano andare. Quindi brava.
A presto! |