Recensioni per
Un vero guerriero combatte con il cuore
di meiousetsuna

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/12/16, ore 21:22

[Valutazione del contest It's too cliché - Seconda edizione]

Titolo:

Nella sua semplicità, ho trovato questo titolo molto particolare per l’atmosfera un po’ retrò che lascia appena intravedere e che pervade tutta la tua storia. Intrigante e azzeccato, ottimo per incuriosire il lettore.



Uso del cliché:

Il cliché è usato bene, ma non benissimo. Mi spiego meglio: il punto fondamentale (una delle protagoniste torna bambina, l’altra si prende cura di lei) c’è, ma nelle istruzioni dicevo che i due protagonisti (o protagoniste, in questo caso) dovevano essere “semplici conoscenti, amici più o meno stretti, colleghi o altro, ma non estranei” e nella tua storia Regina ed Emma si conoscevano a malapena da ventiquattr’ore, quando Rumple ha lanciato il suo incantesimo. Questo non è un problema, ovviamente, è solo che non essendoci una conoscenza pregressa Regina può ovviamente basarsi soltanto su quei pochi minuti di conversazione (in due occasioni diverse, ma sempre di pochi minuti si tratta) per fare il confronto tra le due versioni (diciamo così) di Emma, il che è un po’ limitante.
Tuttavia, questo “incontro lampo” non ha assolutamente compromesso la trama della storia, che ruota tutta intorno alla trasformazione di Emma in bambina e al suo allenamento (sotto la guida di Regina) per tornare adulta e che quindi rispetta appieno la consegna del contest.



Caratterizzazione dei personaggi:

Nonostante il punto di vista sia prevalentemente quello di Emma, entrambe le protagoniste della tua storia sono descritte con molta cura.
Partiamo proprio da Emma, visto che è lei ad avere il percorso più “travagliato”, per così dire.

Emma è una giovane donna forte e determinata, con un passato difficile che anziché spezzarla l’ha fortificata e resa scaltra e indipendente. Mi sono piaciute le considerazioni che fa al suo arrivo a Storybrooke (‘Oggi riesco solo a ragionare per luoghi comuni, deve essere la banalità che si respira qui che mi sta contagiando’ e ‘se avessi ancora diciotto anni non ci sarebbe più un’autoradio, o direttamente tutte queste macchine senza le portiere chiuse’), perché rispecchia molto ciò che potrebbe tranquillamente aver pensato anche nel canon (anche se all’epoca non si sapeva nulla del suo passato), e soprattutto ho apprezzato moltissimo quel “in fondo aveva solo cambiato schieramento, ma il gioco era sempre ‘guardie e ladri’”: in poche e semplici parole hai lasciato chiaramente intendere tutti quei piccoli e grandi cambiamenti che hanno portato l’adolescente ribelle che Emma era un tempo a diventare la detective di adesso.

L’incontro-scontro di Emma e Regina alla tavola calda è molto realistico e altrettanto irritante (in senso buono, intendo), perché l’atteggiamento altezzoso e strafottente di Regina rispecchia fedelmente quello del suo personaggio a inizio serie, e il lettore non fatica ad immedesimarsi nell’esasperazione di Emma quando scopre di dover avere a che fare con un tipo del genere.
Se le avesse chiesto di spartire il denaro nel suo portafogli, l’amante, o magari dividere le acque del Mar Rosso, la donna l’avrebbe considerata meno folle di come era evidente che stesse facendo.
Ecco, questa frase mi ha letteralmente stesa, perché rende perfettamente sia l’immagine della faccia di Regina a quella richiesta (perplessa, quasi scandalizzata), sia ciò che Emma pensa di quella sua reazione esagerata.
In questo paragrafo-flashback fanno la loro breve apparizione anche due comparse: Ruby e Graham.
Sulla prima niente da dire (la vediamo semplicemente nelle vesti di una cameriera cortese e professionale), mentre il secondo mi ha lasciato qualche perplessità: dal momento che lui e Regina hanno una relazione, come mai non glielo chiede di persona il permesso di chiudere la città con le transenne per l’indagine? Sembra quasi che abbia paura di lei, ma Graham non ha una personalità così debole. Al massimo potrebbe voler delegare la questione per evitare le discussioni che quasi sicuramente nascerebbero, ma anche questo non mi convince molto.

Nel terzo paragrafo abbiamo il secondo incontro-scontro (sul serio, queste due non riescono a vedersi senza litigare!) delle protagoniste, e anche qui il carattere battagliero delle due traspare in ogni loro parola.
È sorprendente come Regina, nonostante la situazione bizzarra in cui è stata trovata (checché ne dica Myagi, non è normale cercare di prendere un insetto con le bacchette), mantenga tutta la sua altezzosa baldanza, e lo è anche il modo in cui nonostante la “sconfitta” (quando cioè Emma vince la scommessa riuscendo a catturare il grillo al primo colpo) mantenga quell’aria di superiorità che tanto le si addice.
Anche Emma rimane fedele a se stessa, rispondendole a tono e sfruttando l’occasione per ottenere quel permesso indispensabile per le sue indagini.
La battuta maliziosa finale di Regina e il conseguente imbarazzo di Emma sono una piccola chicca che ricorda la situazione presente nella serie originale… solo che qui Emma non sembra affatto interessata al caro sceriffo, ma alla sua adorabile metà.

Nel paragrafo successivo fa la comparsa l’antagonista della storia, il caro Mr. Gold. Anche lui ben delineato, con quella sua aura di inquietante potenza mascherata dietro una facciata fintamente affabile e galante (a questo proposito, una nota di merito va a tutti quei vezzeggiativi – cara, tesoro, ecc. – di cui infarcisce le sue conversazioni).
Emma anche in questo contesto dimostra il suo bel caratterino, e quella sfacciataggine che è un misto di coraggio e idiozia e che finisce inevitabilmente col metterla nei guai.
Regina, invece, ci rivela una piacevole sorpresa mettendosi tra Emma e Rumpelstiltskin: in fondo Regina è una brava persona, e nonostante l’antipatia che prova per Emma non vuole che le venga fatto del male… anche se non può esimersi dal lanciarle quella frecciatina velenosa che poi la spinge a reagire e a parlare a sproposito.

La prima impressione che abbiamo della mini Emma è che, a quanto pare, ha mantenuto sia il caratterino che la parlantina della sua versione adulta: nonostante si sia trovata in un posto sconosciuto e abbia visto entrare una persona sconosciuta la sua reazione non è affatto quella di intimidirsi, anzi, parla con Regina senza peli sulla lingua, da pari a pari, facendo anche insinuazioni (“mi hai rapita dall’orfanotrofio?”) che sono piuttosto insolite per un bambino, sintomo di quella personalità forte che aveva (avrà?) da adulta.

Una cosa che mi è molto piaciuta, in tutta la parte della storia in cui Emma rimane bambina, è che sei riuscita ad alternare la sua forza d’animo con alcune “debolezze” tipiche della sua età. Come all’inizio, quando non vuole ammettere di apprezzare il pigiamino di Hello Kitty che Regina le ha comprato, o quando si esalta all’idea di “diventare una maghetta”, o ancora quando non riesce a tenere il broncio a Regina dopo la sfacchinata del primo pomeriggio e durante la cena la tartassa di domande.

Anche l’evoluzione di Regina è molto ben gestita: quella bontà ben nascosta che l’aveva fatta intervenire a protezione di Emma diviene sempre più evidente avendo a che fare con questa sua versione più piccola e – relativamente – indifesa. Inoltre ho trovato molto verosimile che, nonostante tutte le piccole e grandi premure (i pasti, i vestiti, l’allenamento) che Regina riserva alla piccola Emma, cerca sempre di nascondersi dietro un’apparente freddezza e distacco.

Apparenza che inizia ad incrinarsi pericolosamente quando Gold attacca Emma prima del tempo stabilito, rivelando quanto in realtà Regina tenga a quella piccola rompiscatole che ha preso sotto la sua ala… e lei se ne accorge: è una bambina sveglia, Emma, e dopo questo scontro ha capito sia quanto sia concreto il pericolo di quello che fino a poco prima vedeva come un gioco, sia che quella donna scorbutica che le fa da insegnante in realtà è la sola su cui può veramente contare in questa situazione.

E poi, durante lo scontro finale, cadono tutte le maschere: Emma conferma di essere una bambina coraggiosa e testarda, che vuole rendere orgogliosa la sua maestra; Regina rivela tutto l’incondizionato affetto che ormai prova per Emma aggrappandosi per un momento alla possibilità di farla restare bambina pur di salvarla… ma che poi sceglie invece di credere in lei e la sprona ad essere forte; Mr. Gold… beh, lui in effetti era stato chiaro fin da subito sui suoi intenti non propriamente benigni, e rimane fedele a se stesso con quegli attacchi scorretti che, tuttavia, non gli garantiscono la vittoria.

Nella parte finale la maledizione è stata spezzata troviamo di nuovo a confronto due donne adulte; di conseguenza, giustamente, la loro personalità è tornata quella dell’inizio e anche se ormai la situazione è completamente diversa quelle due non possono fare a meno di tornare a battibeccare e punzecchiarsi di continuo.

C’è da dire che, perlomeno, adesso fare pace è molto più dolce.



Stile e trama:

Lo stile è semplice e fluido, con una sintassi lineare e ben curata composta prevalentemente da coordinate, spesso per asindeto, grazie alle quali il lettore segue facilmente il filo della narrazione in ogni suo punto.

La congiunzione per asindeto però ha anche il difetto di rallentare notevolmente la lettura, e ho notato alcuni punti della tua storia in cui le virgole influiscono negativamente sulla fluidità della narrazione. Ti faccio un paio di esempi:
- “Le luci dell’abitazione erano accese, ma nessun altro segnale di vita si palesò mentre Emma avanzava all’interno con passo felpato, fino a raggiungere la sala da pranzo, guidata dal leggerissimo rumore che risuonava in casa.” --> In questo caso potresti eliminare tranquillamente la virgola dopo “felpato” e la lettura sarebbe più scorrevole.
- “L’ultima cosa che riuscì a percepire fu il silenzio tombale, le persone presenti restare come congelate, mentre un fumo oscuro la avvolgeva impedendole di respirare, finché cadde a terra priva di sensi.” --> Qui invece si potrebbe sostituire la prima virgola con una congiunzione “e” (dal momento che “il silenzio tombale” e “le persone presenti…” sono entrambe cose che Emma percepisce) ed eventualmente eliminare la virgola prima del finché (oppure, a seconda del ritmo che vuoi dare alla frase, eliminare quella prima di “mentre” e lasciare quella prima di “finché”).

Inoltre vorrei farti notare che in alcuni punti sono presenti errori sempre per quanto riguarda le virgole, in particolare la tendenza a utilizzare frasi incisive senza però racchiuderle tra due virgole (ovvero frasi che dovrebbero essere incisive ma che presentano soltanto una virgola prima o una dopo, forse per evitare di rallentare troppo la lettura). Questo comporta anche, in alcuni casi, errori gravi quali inserire la virgola tra il soggetto e il suo predicato (Es: L’uomo che si era avvicinato al tavolo di Emma salutandola portando la mano al cappello, abbassò improvvisamente la voce.” e I sette uomini piuttosto bassi che salutavano con affetto la maestra che aveva organizzato la raccolta fondi, le richiamavano alla mente qualcosa sepolto nei più profondi strati della memoria.”) e quindi ti consiglio di farci più attenzione.

Sempre per quanto riguarda la punteggiatura, un minuscolo appunto: i trattini da usare per definire una frase incisiva (quelli che sostituiscono le parentesi, in pratica) sono quelli “medi”, ovvero quelli più grandi di questi - ma più piccoli di questi . Ho visto che su internet viene spiegato che per gli incisi serve il trattino lungo e forse è questo ad averti tratto in inganno, ma credo sia spiegato così perché quello “lunghissimo” che hai usato tu ( ) è venuto fuori solo di recente, prima c’erano soltanto quello breve ( - ) e quello lungo ( ).

Venendo al lessico, l’ho trovato molto variegato e assolutamente adatto a questo tipo di storia: utilizzi prevalentemente vocaboli quotidiani per quanto riguarda la narrazione lineare, ma ci sono alcuni termini più ricercati nei momenti salienti e, soprattutto, in quei dialoghi che hanno per protagonisti Mr. Gold e – in misura minore – Regina.
Quest’ultimo punto l’ho apprezzato particolarmente, perché utilizzare un linguaggio tipico del personaggio è fondamentale per rendere i suoi discorsi verosimili, e in questa storia tu li hai resi molto naturali.

Ho trovato la scelta del punto di vista piuttosto singolare, devo dire: nella prima metà abbondante (quasi i due terzi, in effetti) della storia, la narrazione è dall’esclusivo punto di vista di Emma; poi, pian piano, i pensieri di Regina iniziano ogni tanto a far capolino tra le righe, per finire con un narratore che adotta senza distinzione il punto di vista dell’una e dell’altra.
È una scelta strana, lo ammetto, ma non mi è affatto dispiaciuta. Forse sono io che mi faccio molti filmini mentali (o forse invece è una cosa voluta), fatto sta che ho visto un parallelismo tra il progredire della conoscenza di Regina (della vera regina, quella dietro la maschera) e l’esplicazione dei suoi pensieri. È come se Regina stessa, venendo a patti con quell’affetto che non voleva ammettere di provare per Emma, ad un certo punto consentisse al narratore di far breccia nel miro che proteggeva i suoi pensieri, fino a lasciarglielo abbattere del tutto. E questo è molto, molto interessante.

La trama è semplice e lineare, esattamente come il film a cui si ispira: hai ripreso il nucleo principale di Karate Kid e l’hai personalizzato adattandolo sia alla tua storia che ai personaggi di Once Upon A Time, e questo connubio apparentemente strano in realtà funziona molto bene.

Ho trovato interessante l’escamotage con cui hai fatto arrivare Emma a Storybrooke, e mi ha fatto sorridere la “sfida del grillo” (ottima citazione del film) con cui alla fine Emma ottiene da Regina il permesso di chiudere la città per delle indagini.

Non mi ha invece convinta né il fatto che Graham non si sia occupato in prima persona di fare questa richiesta (ma te ne ho già parlato prima) né che, soprattutto, il motivo per cui Emma è stata chiamata lì non viene più citato: lo sceriffo compare nella prima scena “corale”, dice a Emma che è stata assunta perché ci sono molti fatti misteriosi e poi semplicemente sparisce dalla circolazione e nessuno più parla di questa ipotetica indagine. È vero che sia Emma che Regina avevano cose ben più importanti a cui pensare prima della sfida con Mr. Gold, ma almeno nell’ultimo paragrafo ci sarebbe stato bene un qualche accenno, anche solo sotto forma di battuta, per far capire al lettore che l’argomento non era caduto nel dimenticatoio.

Un’altra cosa che mi ha lasciata perplessa è stata la trasformazione di Emma nel bel mezzo di una festa, con quasi tutto il paese ad assistere: hai lasciato intendere che gli abitanti non siano a conoscenza della magia di Storybrooke (infatti Graham è tanto preoccupato per questi “strani avvenimenti” da chiamare Emma per indagare) e quindi quest’eclatante dimostrazione di potere mi sembra una scelta piuttosto discutibile, anche per Mr. Gold.
Inoltre, dato che ormai tutti sanno cosa è accaduto ad Emma, sarebbe stato verosimile che qualcuno del paese facesse capolino nel giardino di Regina per dare un’occhiata o per offrire il proprio sostegno… ma in effetti, ora che ci penso, forse era Regina stessa a tenerli lontani con la magia, quindi diciamo che mi sarebbe piaciuto un qualche accenno a questi ficcanaso, anche se non si vedono direttamente interagire con la piccola Emma.

Mi è invece piaciuta moltissimo la cura che hai messo nelle descrizioni degli allenamenti e, soprattutto dei duelli di magia (anche se il primo è più che altro un pestaggio che Regina riesce a fermare per il rotto della cuffia) tra Mr. Gold ed Emma: sembra una cosa banale, forse, ma tutti i particolari che hai inserito (le mosse delle mani, le luci bianche e nere che scaturiscono da esse ecc.) riescono a creare un quadro estremamente realistico ed evocativo della scena, permettendo al lettore di immedesimarsi a fondo nella piccola Emma e di fare il tifo per lei.

Molto bella è anche l’evoluzione del rapporto tra Regina ed Emma: inizialmente mi è sembrato un po’ affrettato il bacio finale, sono sincera, ma rileggendola mi sono resa conto che in un contesto del genere invece è plausibilissimo che in due sole settimane siano passate dallo starsi sulle scatole (tanto per essere gentili) ad avere una complicità di tipo romantico. Dopotutto hanno affrontato insieme un nemico pericoloso, non sono mica esperienze da tutti i giorni!

Il paragrafo finale è davvero molto tenero, con quel romanticismo venato di ironia e malizia che scalda il cuore e strappa più di un sorriso… ma, ad essere sinceri, la mia parte preferita è un po’ prima, durante le battute finali del duello con Rumpelstiltskin: quando Regina si accorge che Emma è in pericolo di vita getta al vento ogni maschera e le propone addirittura di restare bambina; quando la stessa donna che non faceva altro che lamentarsi quanto fosse pesante farle da balia, ora si dichiara disposta ad accudirla per tutta la vita, pur di saperla al sicuro… e che poi invece sceglie di credere in lei, nella sua forza fisica ma soprattutto spirituale, e che con la sua fiducia dà ad Emma quella spinta in più che le serviva per sconfiggere finalmente il suo avversario.
Un po’ cliché, ok… ma, se non si fosse ancora capito, io adoro i cliché!



Gradimento personale:

La tua è una storia leggera e piacevole, che da un lato riporta indietro nel tempo (per l’occasione ho pure rivisto Karate Kid, pensa te) e dall’altro proietta nel futuro, con quella commistione di antiche tradizioni e modernità che in realtà è proprio il nucleo palpitante su cui si fonda Once Upon A Time.
Senza contare che Emma e Regina sono fatte l’una per l’altra, ed è sempre bello leggere storie che concedono loro un meritato lieto fine.

Recensore Veterano
11/09/16, ore 23:52

Bel capitolo maestro miaghi spero di leggere presto una nuova ff alla prossima