Recensioni per
In vodka figuriamocis
di AliceInWonderbook

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/12/16, ore 21:44

[Valutazione del contest It's too cliché - Seconda edizione]

Titolo:

Ho trovato questo titolo molto originale, divertente e ironico, un’ipotetica – maccheronica – conclusione del celebre proverbio “in vino veritas” che incuriosisce il lettore e lo spinge a leggere la storia per saperne di più.



Uso del cliché:

Il cliché è rispettato alla perfezione, con un’alternanza tra presente e passato che consente al lettore di immedesimarsi appieno nella mente dello smemorato Percy fino a che non si ricorda tutto quanto.
Ho inoltre apprezzato che, dopo il recupero totale dei suoi ricordi, Percy si prenda del tempo per rifletterci su prima del chiarimento finale con Nico.



Caratterizzazione dei personaggi:

Nonostante siano più grandi (stavo per scrivere “adulti”, ma considerato come si comportano mi sembrava eccessivo) e privi del vissuto del canon, tutti i personaggi della tua storia sono fedeli alla loro caratterizzazione originali.

Nella scena iniziale vediamo un Jason in versione balia/amico scocciato e preoccupato che sottrae Percy al sensuale abbraccio (cit.) con la tazza del gabinetto e, da brava mamma chioccia, lo mette sotto le coperte prima di andare a lavoro, raccomandandogli di non fare guai (l’ho già detto che sembra una mamma chioccia?).
In tutti questi atteggiamenti premurosi e fintamente seccati (con Jason che cerca di darsi un tono ma che poi cede e continua ad aiutare quello zombie che è Percy al momento) si vede il carattere gentile di Jason, che non può fare a meno di aiutare un amico anche se magari avrebbe voglia di dirgliene quattro per quello che ha combinato la sera prima.

Percy in tutto il primo paragrafo è poco più che un essere ameboide e quindi non fa molto testo, ma quando poi si sveglia per la seconda volta possiamo iniziare a riconoscerlo, sia attraverso il suo dialogo con Jason che, soprattutto, tramite tutte le elucubrazioni che gli tengono compagnia durante il tragitto fino a casa.
Ora, il Percy che conosciamo non è un tipo molto riflessivo, in effetti, però è curioso quanto basta perché voglia riempire a tutti i costi le ore di buio della sua memoria. Tanto più che, per sua stessa ammissione, ricorda di aver fatto “qualcosa di sbagliato, qualcosa che voleva fare da tempo”.

Intanto nei flash iniziamo a vedere qualche immagine della sera precedente, dove Leo è sempre il solito Leo, esuberante e impulsivo e, soprattutto, totalmente ammaliato da Calypso in versione stripper.

L’incontro casuale con Nico al Mc Donald è ben strutturato e naturale, così come è naturale la reazione di entrambi: Percy che si avvicina tranquillamente al suo amico, e lui che invece nel vederlo si agita per qualche motivo che ancora né il lettore né Percy conoscono (anche se il primo un po’ se lo immagina).
Ho trovato verosimile anche il modo in cui Nico tasta il terreno per scoprire quanto Percy si ricorda della sera precedente (che sia perché Jason non gli ha detto nulla o perché vuole sentirlo con le proprie orecchie poco importa), e anche il misto di delusione e sollievo quando scopre che, no, Percy ha rimosso quasi completamente dalla memoria ciò che è successo in quello strip club.

È molto dolce il modo impacciato in cui Nico invita Percy da lui a vedere un film, e molto spontanea la reazione divertita: è ovvio che, in questo contesto, i due siano buoni amici e che quindi cose di questo tipo siano ormai all’ordine del giorno, quindi è naturale che Percy trovi strano l’imbarazzo di Nico… così come, a posteriori, capiamo che è naturale il suddetto imbarazzo a causa di quello che è successo tra i due nemmeno ventiquattr’ore prima.

Poco dopo arrivano a casa di Nico, bagnati fradici per la pioggia incessante e l’assenza di ombrelli, e qui mi è piaciuto l’accenno all’oscurità della casa in cui vive Nico, chiaro riferimento al canon e al suo potere.
Mi è piaciuto anche che, quando Percy torna in sala con i vestiti di Nico, lui lo prenda in giro per come gli vanno stretti (nonostante il pensiero sfuggente su quanto sia sexy con la maglia attillata) e lui risponde per le rime: è una scenetta in cui risalta la complicità e l’amicizia tra i due, e l’ho apprezzata molto di più che se avessi inserito una scenetta in cui Nico si imbarazza nel vedere – per qualche motivo - Percy seminudo che si cambia (un must in molte commedie).

Invece non mi convince la scena in cui, quando si siedono sul divano per guadare il film, Percy quasi “costringe” Nico ad accoccolarsi su di lui, con quel “Mi dispiace per te” di cui, in tutta onestà, non capisco il senso: per cosa gli dispiace, precisamente? E poi perché l’ha abbracciato all’improvviso? Va bene che sono amici, ma lo stare accoccolati insieme non è un gesto che comunemente gli amici fanno e quindi stona un po’… a meno che non sia invece qualcosa che ormai per loro è quasi routine, nel qual caso sarebbe opportuno che lo specificassi, così da evitare fraintendimenti.

Anche se sembra apparentemente strana, ho trovato verosimile la reazione di Nico sia alla scelta del film che al commento positivo di Percy riguardo allo stesso. Sì, è vero che si tratta solo di un film, ma dopotutto a chi non è capitato di cercare “segnali positivi” nelle cose più disparate quando ha a che fare con la sua cotta?

Molto carino e realistico anche che Percy si metta improvvisamente in testa di voler imparare l’italiano (dopotutto hanno visto un film in quella lingua, seppure sottotitolato), e che di conseguenza chieda a Nico di dargli alcune lezioni.
Un po’ forzato invece è quel “te amo” che Percy tira fuori all’improvviso senza nessun valido motivo: è vero che è importante per collegarlo al flashback finale, ma devi inserirlo meglio o la scena perde di verosimiglianza.

Venendo proprio al flashback finale, finalmente si aggiungono gli ultimi pezzi del puzzle e il lettore viene a conoscenza di cosa è realmente accaduto la sera prima… e del perché Jason era esasperato all’idea che Percy non ricordasse nulla e Nico era imbarazzato nel trovarselo di fronte all’improvviso.

Non sono del tutto convinta che mi piaccia la reazione di Percy a quel ricordo improvviso: per come lo conosciamo non è un tipo che scappa di fronte ai suoi problemi, anzi, li affronta di petto (spesso senza nemmeno essere preparato, ma questa è un’altra storia). Tuttavia è anche vero che non è mai stato una cima quando si tratta di sentimenti e affini e, considerando l’aggravante della confusione che ha in testa per via dell’alcol (e che gli impedisce di capire chiaramente se quelle immagini sono reale o frutto di un’eccessiva immaginazione), questa sua fuga codarda è un po’ più giustificabile (anche se continua a non convincermi).

Di contro, mi ha positivamente stupito l’atteggiamento maturo di Nico: dopo aver lasciato a Percy il tempo per calmarsi da qualunque cosa l’avesse agitato, si presenta da lui per chiarire le cose.
Anche lui si comporta in maniera diversa rispetto al canon, in cui scappa dai suoi sentimenti e cerca in tutti i modi di rinnegarli, ma non stona affatto perché, in questa storia, è più grande che nei libri e quindi è naturale che sia anche più maturo.

Durante tutto il dialogo di chiarimento sono entrami molto naturali e fedeli a se stessi, e ho molto apprezzato la complicità che si avverte tra le righe, soprattutto per le battutine e le prese in giro inframmezzate a discorsi molto più seri.

Stesso discorso per la scena finale sul divano, in cui si alternano momenti maliziosi, romantici e comici.

Un piccolo appunto, però: non ce lo vedo proprio a dire “Magari voglio sentire la tua voce che pronuncia quello che nel profondo del mio cuore so già”, neppure per scherzo (e in questo caso oltretutto sembra che non lo sia).

In ogni caso, sia Percy che Nico sono descritti veramente molto bene e, pur muovendosi in un contesto completamente diverso da quello in cui siamo abituati a vederli, rimangono sempre e comunque i due adorabili semidei (senza poteri) che lo zio Rick ci ha insegnato ad amare.



Stile e trama:

La storia ha un ritmo lineare e ben scandito, con una sintassi lineare costituita perlopiù da coordinate e un lessico quotidiano e senza fronzoli, che aiuta il lettore a entrare nella giusta atmosfera.

Per quanto riguarda la punteggiatura, ho notato che hai la tendenza ad abusare delle virgole, mettendole in sovrabbondanza anche dove non ce ne sarebbe bisogno, rallentando la lettura e influendo negativamente sulla fluidità del racconto. Ti faccio un paio di esempi, segnalando accanto come potrebbe risultare più alleggerita la frase togliendo alcune virgole senza per questo alterarne il significato:
- “Percy decise che ribattere sarebbe stato inutile e si limitò a varcare la soglia, fermandosi all’ingresso, sbattendo più volte le palpebre, per abituarsi alla penombra dell’ambiente, in netto contrasto con l’illuminazione a neon del pianerottolo.” --> Percy decise che ribattere sarebbe stato inutile e si limitò a varcare la soglia, fermandosi all’ingresso e sbattendo più volte le palpebre per abituarsi alla penombra dell’ambiente, in netto contrasto con l’illuminazione a neon del pianerottolo.
- “Il tono, però, bastò a far cadere ogni possibile resistenza che questi avrebbe potuto opporre, infatti la porta si aprì, lasciandolo entrare.” --> Il tono però bastò a far cadere ogni possibile resistenza che questi avrebbe potuto opporre e infatti la porta si aprì, lasciandolo entrare.

Inoltre ho visto che metti la virgola ogniqualvolta utilizzi il pronome relativo “che” (e anche di questi ce ne sono veramente tanti, nella storia), come se fosse obbligatorio… e invece non lo è affatto, anzi: il “che” funge già da congiunzione, quindi affiancargli una virgola è solo un vezzo stilistico per dare ritmo alla frase, che pertanto può tranquillamente essere omessa.
Sempre per quanto riguarda il “che” ti segnalo tra tutte due occasioni in cui sarebbe veramente il caso di ridurli.
- La prima è proprio all’inizio, dove troviamo quattro pronomi relativi in quattro frasi consecutive (tutti preceduti da una virgola): Scocciato, Jason diede uno strattone più violento, che […].
“Buongiorno, principessa” fu il laconico commento di Jason, che […].
“Dove siamo?” chiese Percy, che […].
Gli occhi verdi erano contornati da due cerchi vistosamente neri, che […].

- La seconda è una singola frase in cui sono presenti ben due pronomi relativi: Il movimento gli provocò una sensazione di nausea talmente forte, che fu costretto ad appoggiarsi sul suo amico, che gli scoccò un’occhiata carica di disapprovazione.

Venendo alla trama, mi è piaciuto lo stratagemma di iniziare dal giorno dopo, lasciando intendere che qualcosa è successo ma senza svelare cosa.

L’utilizzo dei flashback è molto azzeccato, perché quelle brevi esplosioni di immagini e suoni colpiscono il lettore quando meno se lo aspetta, rendendolo momentaneamente confuso esattamente come lo stesso Percy. Inoltre in questo modo si crea un senso di aspettativa non indifferente: il lettore sa che è successo qualcosa di importante e sa anche che c’è di mezzo Nico (lo si intuisce fin da subito, quando lui chiama Jason a casa ma riaggancia non appena sente la voce di Percy), ma la soluzione continua a sfuggirgli dalle dita.

Tuttavia, dopo l’entrata in scena di Nico questi flashback che fino ad allora l’avevano fatta da padroni vengono messi in secondo piano a favore del presente, dove il rapporto tra i due protagonisti viene delineato con gran cura.

L’evoluzione della serata è graduale ma costante, e il passaggio dall’incontro casuale al Mc alle lezioni di italiano è così naturale che ci si rende a malapena conto del cambiamento.

A questo punto, però, è doverosa una piccola, antipatica noticina: lo so che Nico è italiano e che nei romanzi di Riordan questa sua peculiarità viene spesso messa in risalto, ma nella tua storia ci calchi veramente troppo la mano, e alla fine diventa irritante.
Per farti capire: tu parlando di Nico sottolinei cose come “il ragazzo italiano” o “parla in italiano” o affini ben dodici volte in poco più di tremila parole in cui Nico è presente. Forse non sembra, ma credimi, sono davvero tante.

Ma torniamo alla trama, che siamo quasi arrivati al punto clou. Sì, perché dopo la dolciosa scena del film e quella delle ripetizioni di italiano (anche questo è un cliché parlando di Percy e Nico, ma è una cosa talmente carina che non mi stancherò mai di leggerla) arriva finalmente lui. Nessuno ormai lo stava aspettando, ma l’ultimo flashback, quello più importante di tutti, si fa largo nella narrazione e nella testa di Percy come un fulmine a ciel sereno che consente di tirare le fila del racconto e a colmare tutti i vuoti che si erano incontrati fino ad ora.

Ma la tua storia non si esaurisce al ricordo di quel famoso bacio, assolutamente: descrive anche quella discussione difficile ma necessaria tra Percy e Nico in cui entrambi scoprono le loro carte e aprono il cuore l’uno all’altro, spianando la strada al tanto atteso lieto fine.

Mi ha fatto un po’ strano leggere di un Nico così smaliziato come quello dell’ultima scena, ma in effetti in quel contesto non stona affatto. Anzi, aiuta a delineare ancora meglio il rapporto tra Percy e Nico, che ormai oltre che amici sono diventati “qualcosa di più”, ed è naturale che i loro scherzi si siano arricchiti di questa sfumatura maliziosa che prima era del tutto assente.



Gradimento personale:

La tua è una storia leggera e molto scorrevole, che si legge tutto d’un fiato: il mistero di quella famosa notte che Percy ha dimenticato spinge il lettore ad andare avanti senza fermarsi mai, e quando poi i ricordi sono tornati ci pensa la fuga di Percy (e la conseguente attesa del suo chiarimento con Nico) a farlo correre dritto verso il finale dove, finalmente, può rilassarsi insieme ai protagonisti.

Recensore Veterano
05/11/16, ore 14:35

Finalmente Eris si è degnata di lasciare una recensione! Era ora.

A livello sintattico, grammaticale e lessicale non ho trovato alcun tipo di errore, come sempre. Sai già che adoro come scrivi, quindi non mi dilungherò troppo sulla parte 'tecnica'.

Passiamo invece al contenuto.
Come ben sai shippo Percico (chi l'avrebbe mai detto!) quindi ho particolarmente apprezzato la fanfic proprio per la scelta della coppia.
Mi è piaciuto molto il lato audace e anche un po' combattivo di Nico. Perché il fandom, spesso e volentieri, lo vede come un cucciolo carino e coccoloso da proteggere (e anche tu un po' lo vedi da questa prospettiva haha), però rimane comunque un personaggio che sa il fatto suo e se vuole fa il culo a tutti.
(A tal proposito, ho apprezzato particolarmente i seguenti periodi:' “Non infierire, sto aprendo il mio cuore!” esclamò il più grande, stando al gioco.
“E non è l’unica cosa che aprirai” commentò con aria maliziosa Nico, lasciando Percy per un attimo senza parole.' Qui si aprono scrigni...)
Niente... grazie per aver scritto una Percico, scrivine quante vuoi, che io sono felice ;)

Bene, ora vado a prendere i biglietti per il Grand Prix di ginnastica, ti saluto Vanessa ;)

Alla prossima,
Black White Dragon, aka Eris