Sì, lo so. Lo so.
Mi trovo rintanata al calduccio di casa mia, col pigiama dello Stregatto indosso e un pacchetto di fazzoletti accartocciato nella mano destra. Siamo arrivati all’ultimo capitolo di ‘Ten Minutes’ e alla nostra ultima comunicazione, ma va bene anche così.
Andiamo ugualmente avanti: che il potere di 19 Days in versione russa ti assista in vista della lettura di questo abominio, e quello del vampiro Lestat e Alice sostenga me nell’impresa di non frignare come se avessi sniffato delle cipolle.
Come promesso, questa recensione non è una classica, semplice e delicata recensione delle mie – per quanto le mie recensioni siano tutto meno che quello; ma è la summa di tutti i tuoi lavori. Consideralo un saggio breve, per intenderci. E prepara gli anelli, perché ho impiegato due ore e mezza per ideare e buttare su carta questo coso più lungo dei Rotoloni Regina, quindi come minimo esigo un ringraziamento.
Per non incartarmi, procederò con l’esprimere inizialmente le mie sensazioni solo su quest’ultimo capitolo di una lunga saga. Hai chiamato l’orafo, sì? Bene. Iniziamo.
Ciò che traspare ai miei occhi è la dimensione del quotidiano. Una realtà domestica che cozza con il mondo esterno, composto di abusi, ristrettezze e sofferenza. La dimensione eterogenea vissuta da ogni studente che si rispetti, costretto ad uscire di casa in pieno inverno per fare lezione a scuola… e qui mi sovvengono due paragoni:
In primo luogo: l’inverno come metafora del gelo, della cappa di rigidità di pensiero che ha deciso di stendersi come una coperta sulla società. Intendiamoci, io sono un’amante sfegatata dell’inverno – non per niente sono nata il 30 Dicembre, quindi il freddo è il mio elemento -, ma per qualche ragione sconosciuta nell’immaginario collettivo è la stagione della tristezza, del pericolo, del duro lavoro, del negativo. Mo GuanShan si sveglia nella sua camera, un luogo caldo e accogliente dove i pregiudizi sono debellati al di fuori della soglia di casa, e dovrà avventurarsi all’esterno, dove il rischio di essere abusati da Alfa scriteriati o più semplicemente da individui senza scrupoli è tanto, tanto alto.
In secondo luogo: un ribaltamento della situazione in positivo, un miglioramento della qualità di vita scolastica dovuta ad un’implicita, ritrovata, serenità. ‘Era da molto che non saltava un giorno di scuola, quasi certamente aveva stabilito un nuovo record personale.’ Ma chi è un lettore dall’occhio particolarmente acuto o semplicemente un fanboy/fangirl accanito ha abbondantemente intuito che l’origine di tale serenità è dato dalla presenza di una certa personcina… e come potersi lamentare al riguardo?
A completare il quadro della dimensione della quotidianità familiare (per quanto, beh, di suo non molto stabile) vi è la presenza benefica – giorno dopo giorno mi ritrovo a benedire la comparsa di questa donna – della madre di Mo. Ne avevo già parlato nelle scorse recensioni, ma in tal caso debbo ribadire il concetto: tralasciando He Tian, la Madama Shan è il trampolino di lancio per la reazione tra i due e la creazione di un, seppur frammentario e carente di autorità paterna, nucleo familiare.
Hai notato che molti degli incontri tra He Tian e Mo, nel Manhua, non sarebbero stati fattibili in casa del rosso se la signora non lo avesse accolto in casa?
Ma nel tuo caso la lacerazione tra madre e figlio si risana, com’è giusto che sia, nei momenti di difficoltà maggiore, e cioè durante o dopo l’heat. Verosimile è la scena in cui, dal punto di vista di Mo, la relazione madre-figlio si stabilizza definitivamente con l‘imbarazzo giusto, da parte del figlio, di trattare un argomento così delicato con implicite sfaccettature sessuali.
Nuovamente vi è l’allusione al maltempo che degenererà in pioggia e fulmini – ah, ma magari da me in Sicilia ci fosse un tempo del genere!, e posso solo immaginare il riferimento a chi e l’allusione a cosa –ma per farlo devo prima introdurre i protagonisti della frecciatina, e quindi diamo pure il benvenuto a Zhang e Jian, ancor più citrulli di prima.
Mi stupisco – anzi, ormai non più di tanto – che tu abbia inserito questo breve siparietto comico tra i due, e mi piacerebbe leggere in un futuro lontano qualche tuo lavoretto sulla coppia biondona, una volta tanto. Ma stavolta lo scambio di battute è fondamentale per rimarcare il concetto della nostalgia – già annunciato ad inizio capitolo con un bell’excursus sulle abitudini caratteriali di He Tian , o per meglio dire di quella stretta allo stomaco non ancora identificata, molto simile (dovrebbe? E perché ne parlo come se ne avessi esperienza?) alle farfallo nello stomaco quando ci s’innamora – coincidenze, piccolo Mo? Fatti un po’ i tuoi conti, su.
Ma lo ammetto, la presenza invadente, ingombrante e opulenta di He Tian mi è mancata mentre rileggevo il capitolo per rinfrescarmi la memoria. E’ come leggere 19 Days con solo 3 personaggi, impensabile.
Ma la stretta allo stomaco ha visitato la sottoscritta in due punti diversi della storia.
Il primo consiste nel dolore celato dall’indifferenza provato da Mo nel sentire quella raffica d’insulti indirizzata verso gli Omega.
E qui preciso una cosa che probabilmente non ti farà piacere sentire: A ME GLI OMEGA NON PIACCIONO PER NIENTE.
Sono la classe più rara.
Trovarne uno equivale a trovare un tesoro.
Si legano solo con gli Alfa.
Quando danno alla luce dei pargoli vengono loro elargiti dei sostegni economici anche quando non sono piazzati tanto male in società.
Insomma, una classe di Mary Sue e Gary Gut.
Lo ammetto, avrei preferito leggere di Mo come un classico Beta che subisce le attenzioni di un Alfa, tanto per variare un pochino, ma va bene anche così. Sono gusti personali.
Il secondo dolorino de panza è arrivato nel momento in cui ho letto di un anti-He Tian che si è azzardato ad entrare in scena senza invadere lo spazio privato altrui, in un modo disgustosamente normale e amichevole che NO, NONONONO. Non ci siamo capiti. Okay, tuo padre e tuo fratello sono dei malavitosi, il tuo destino è divenire come loro e vivere nell’ombra, ma… Santo cielo, He Tian, perché reagisci così??!!
Vuoi sapere il momento in cui la sottoscritta ha desiderato sprofondare nel materasso e ha sputato tutto il succo di frutta sullo schermo del Pc? Quando, finalmente, dopo ben tre, dico TRE, capitoli di strazio e maledizioni, Mo ha tirato fuori…ehm…sì, quelli. Io sono piccola e non devo nominarli, okay? Okay.
Ma seriamente: una presa di posizione e coscienza così… ahhh, ci stava. Ci stava tutta.
Mi vedo costretta a nominare una delle frasi che più mi ha scatenato una carica di adrenalina e aspettativa paragonabile a quando leggo un aggiornamento di Attacco dei Giganti: << Lo sai >> iniziò a dire, pacato << Io, domani, starò bene. Anche dopodomani e il giorno dopo, e quello dopo ancora. Tu invece? >>
Degna di essere inserito nei momenti strappalacrime nel Manhua stesso da Old Xian in persona. Semplice, concisa, impeccabile. Complimentoni.
E ne approfitto per citare l’altra frase struggente che mi ha sciolta come neve al sole, anche se salto la scena della corsa sotto la pioggia – ma a quella torneremo dopo, con più calma.
Poi però…>> sussurrò GuanShan << ...senza un qualche motivo e senza una vera e propria ragione, avrei iniziato a chiedermi “Che fine ha fatto quel coglione? Starà bene? Tornerà mai?” e...e senza avere una risposta...non sarei più stato tanto bene >>
Ecco… ciò che rende impeccabili queste affermazioni è il linguaggio, più che il contenuto. Semplice, lineare, quasi infantile. Privo di tutte le false promesse e i preamboli che si scambiano adulti e adolescenti superficiali al giorno d’oggi. Come si suol dire, e come sostengo io stessa… non hai bisogno di pronunciare ‘Ti amo’ per dirlo alla persona che ami davvero.
Ma veniamo alla famosa scena nella quale ho intravisto un riferimento più o meno esplicito alla strip struggente avente come protagonisti i due Cicciobelli biondi e ancor più deficienti.
Mi riferisco a quando, sotto una pioggia torrenziale e un maldestro primo bacio sotto lo sguardo attonito della sorellina, Zhang insegue Jian per non perderlo. Ecco, è più o meno la stessa cosa che accade qui, ma con delle varianti: innanzitutto piove e basta, ed è tutto nella norma. He Tian deve correre dal suo pupo, e fin qui è incontestabile.
Ma He Tian corre e ride, è felice, è libero, mentre Zhang è sul punto di piangere e insegue Jian che è messo peggio, molto peggio di lui. La loro è una corsa disperata, ma… entrambe portano a un lieto fine; sì, perché se i due biondi si avvicineranno ancor di più, Mo ed He Tian potranno coronare la loro relazione con un legame come si deve. Ah, i lieti fine… roba sconosciuta ma apprezzabile. Magari ciò accadesse nella vita reale… ma no, devo ricordare la mia condizione di povera sfigatella che sono! XD
Passiamo al punto clou della serata – e no, non mi riferisco a quello, birbantello: ti segnalo una piccola incongruenza: i due salgono nell’appartamento di He Tian a rotta di collo senza che gli scagnozzi lo vadano a cercare. Ecco… non ti pare un po’… strano? Sono malavitosi, abituati a compiere crimini di vario calibro senza preoccuparsi dei sentimenti e desideri altrui, ma lasciano andare He Tian. E anche se poi sono andati a cercarlo, proprio non hanno pensato a controllare nel suo appartamento? Che mafiosetti ingenui. XD
E cosa accade sull’alcova di Tian? Beh, sorvolerò sull’aspetto puramente erotico, per quanto infarcito di dolcezza, e mi concentrerò solo sull’argomento ‘legame’. Perché, diciamolo pure, alla fine il fulcro della fanfiction e 19 Days è questo, giusto? Un legame per la vita. Un legame oltre l’amore… per quanto labile possa essere il concetto, per una come me che all’amore non crede. Ma ai legami inscindibili, a quel tipo di liaison viscerale che ti manterrà in contatto con la mente alla persona partecipe, beh, a questo credo.
Suppongo… temo di aver terminato la recensione su questa prima parte. Veniamo al resto.
Prima, quando ti avevo scritto, nella mia ultima recensione di ‘The taste of it’, sul fatto di non essere incline a considerarla Spin-off di ‘Ten Minutes’, ho pensato che sarebbe molto più valido considerare, al contrario, l’altra One-Shot un finale tragico di questa. Una sorta di Bad Ending, visto che il finale, qui, lascia parecchio all’immaginazione.
Secondo me lì vi sono tutti gli elementi per comporre un finale, per quanto triste e amaro – e per questo dannatamente verosimile: GuanShan muore, durante una rissa in condizioni imprecisate, e Tian è condannato a soffrire per il resto della vita.
Ecco, presumendo che gli assassini siano proprio gli scagnozzi del padre del moro, indispettito dal repentino rifiuto del figlio, tutto avrebbe molto più senso è quel piccolo appunto sull’inverosimiglianza scritto prima verrebbe così annullato… ma è solo una stupida idea, e comunque chi ha voglia di sistemare delle storie già pubblicate quando si è sommersi d’impegni?
Ma credo sia giunto il momento di tirare le fila di tutto.
He Tian e Mo Guanshan, con la comparsa di Zhang e Jian, sono perfettamente IC pur appartenendo ad un universo alternativo.
He Tian: personaggio infantile, capriccioso, ottuso, propenso a cogliere (come avevo notato nel terzo capitolo) solo il bianco e il nero di una scacchiera, grazie all’influsso di Mo GuanShan si può sperare per un futuro più clemente, sfaccettato e variopinto, pieno di colori e sfumature. Un personaggio bambino-uomo che ha ancora tutto da scoprire, senza ricorrere alla violenza fisica. Una mutazione psicologica che protende verso il basso, laddove sussiste il primo briciolo di una nuova stabilità interiore.
Mo GuanShan: il più debole fisicamente ma il più forte per forza mentale e determinazione, per lui il progresso psicologico è in salita. Se He Tian doveva abbassarsi per comprendere il suo disagio, Mo ha imparato che una lingua tagliente può divenir dolce e tenera verso chi lo ama senza riserve. Una montagna piena di insidie nella scalata, ma di facile e tranquilla discesa.
Inutile dire che mi piace pensare all’incontro tra le due forze, una protesa verso l’alto e l’altra verso il basso, come il punto d’intersezione tra due vite diverse e simili, che d’ora in poi cammineranno insieme. Magari abitando nell’appartamento di He Tian, troppo grande e dispersivo per una sola persona, o magari a casa di Mo, dove la mamma rossa potrà godere di un’atmosfera più allegra e squillante che supplisce l’assenza del marito in galera. O chissà, perché non tutti e tre da He Tian? Okay, sto divagando.
E’ giunta l’ora di dare un voto.
Il mio è 8/8,5 su 10.
Stile fluido e scorrevole, senza troppi intoppi.
Trama originale per un fandom del genere.
Mi piacerebbe, ripeto, che ti cimentassi in una Zhang x Jian, tanto per variare il tema, e vedere come te la cavi in proposito.
L’ho gradita davvero, e ti rinnovo i miei complimenti in quanto, come credo di aver capito, ‘Ten Minutes’ è stata la tua prima esperienza in quanto a fanfiction, e le premesse per comporre scritti di qualità molto ma molto alta ci sono tutte. Non so se la tua bravura sia dovuta alla tua età x, ma ricordo la mia prima fanfiction, scritta quando avevo 13 anni e… non ne parliamo.
Okay. E’ l’una e venticinque minuti, sono in piena notte e non voglio smettere di scrivere. Alla fine ho impiegato 3 ore a scrivere questo drago, ma spero che il risultato ti sia gradito – merito un premio per il mio impegno!!!!
Non so pubblicarlo ora stesso o domani mattina, ma credo lo farò ora. Domani mi risponderai e poi non ci sentiremo più, e via il dente via il dolore.
E’ stato bello. Alla fine ce l’ho fatta a recensire ogni tua singola storia, ogni tuo singolo capitolo, e mi sono pure divertita. Mi è piaciuto il nostro piccolo scambio epistolare, ma per me è giunta l’ora di togliere il disturbo – quanto sei melodrammatica, Snow!!!!
Con amore, tua sempre fedele,
Made of Snow and Dreams.
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