Recensioni per
Tu non Sei, mai lo Sarai.
di Danail

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
13/11/17, ore 12:10

Buongiorno!
Ho un debole per le poesie e il mondo poetico ormai da anni, sono sempre curioso di leggere tematiche e storie diverse perché ogni autore ha sempre esperienze nuove da raccontare, c'è parte della sua creatività che si dona alla lettura e all'interpretazione, con un sentimentalismo che può essere capace di smuovere anche persone/autori che hanno caratteri e mondi emotivi poco incidenti tra di loro.
Ma bando a quest'introduzione che spiega principalmente la ragione perché sono qui, comincerei perché ho diverse cose da dire...
Innanzitutto, lo stile della poesia è senz'altro libero e solenne, certi versi sono vestiti di un linguaggio più arcaico ma molto figurativo, che tende ad avventurarsi in una marcata descrizione del soggetto che è protagonista dei versi, piuttosto astiosi e pieni di un dramma complesso nella sua angoscia ma non così estraneo a persone che vivono una situazione più analoga e similare.
Il concetto di "famiglia" è piuttosto personale e si trasforma radicalmente con il passare del tempo e con la successiva crescita, spesso c'è l'inconveniente che esso non sia relativo al legame di sangue e considerando la propria storia, credo sia assolutamente giusto valutare la cosa nella sua interezza a mente lucida (per quanto sia possibile) per capire come comportarsi, come andare avanti e a chi dare le proprie attenzioni.
Il titolo, chiara conferma negativa della ferita aperta, è la conferma di una battaglia mai realmente sanata e che influenzerà chiaramente la vita della narratrice, in uno spleen dove la sua esistenza sarà tormentata e forse velata da questo fantasma che sono le relazioni con i suoi parenti.
Mi ha colpito molto (ovviamente in positivo) il linguaggio che tende a disumanizzare i destinatari di versi così rabbiosi e impossibilitati a sfogarsi più ai diretti interessati; immaginare la madre un incrocio tra una statua e un robot che comunicano entrambi inespressività, i fratelli alla stregua di parassiti e il padre una creatura incatenata in un muro di indifferenza ed egoismo, fa sì che la solitudine cresca rigogliosa e la fiducia nelle persone sia ai minimi storici, incapace di essere donata con tale facilità.
Dalla frase “Io vi ripudio” la poesia prende una piega spudoratamente narrativa, come se l’interprete di tali parole volesse prendersi delle libertà schematiche/ideologiche, uscire quasi dagli stessi schemi che la poesia dona per dire la sua e approfondire il discorso meno velatamente e più direttamente, con un filo in più di lucidità e distanza, ma forse anche un pelo rassegnata del tutto.
Strutturalmente non è sempre una scelta efficace (anche quando si parla di componimento libero), ma considerando la non eccessiva lunghezza delle frasi e il corretto utilizzo della punteggiatura, il risultato non è affatto pesante e scorre con il suo carico.
Lei lancia sprezzante una sfida spiegando di come voglia realizzarsi nonostante tutte le difficoltà iniziali e di sviluppo, desiderosa di mostrarsi al mondo come unica salvatrice di se stessa, pronta a lottare e a non scendere a stupidi compromessi che non riguardino riguardanti la mancanza, la speranza e il lieto fine, ancora possibile da raggiungere ma in una via altrettanto personale e sudata.
È un amaro sfogo che può aiutare a chiudere una porta che brucia ancora e lasciar spazio all’orizzonte che si staglia davanti agli occhi di chi parla, c’è ancora del puro e sanissimo risentimento che probabilmente mai si risolverà ma la fine è forse più delicata ma orgogliosa, lasciando uno spiraglio verso ciò che sarà il futuro.
Che dire, per concludere...
Una poesia esistenzialista, piena di un pathos generazionale e "anarchicamente ribelle", pieno di quell’incomprensione che secerne determinate conseguenze; un componimento dallo stile diretto, eterogeneo e in continua evoluzione, è il vestito giusto per una persona pronta a vivere e a non scendere nell’abisso della depressione per le cattive cose che le succedono.
Ammiro la testardaggine e il carattere spericolato della protagonista di questi versi, personalmente dà l’idea assoluta di aver vissuto abbastanza per poter capire che fare della sua vita con o senza certe persone, è giusto così.
Voglio farti un apprezzamento ulteriore all’impaginazione e anche all’utilizzo di caratteri speciali utilizzati, danno caratterizzazione e linea alla poesia, anche per la questione del sangue che prepondera dal tutto.
Complimenti davvero, la metterò tra le ricordate perché mi è piaciuta tantissimo e mi ha dato modo di vedere una situazione inconsueta ma crescente nel suo risolversi in parte, in quanto si parla sempre di una ferita piuttosto scottante e perpetua.

Un abbraccio forte,

Watashiwa

P.S. Ci tengo anche a farti i miei cari auguri di buon compleanno, sebbene in ritardo di un giorno.
Spero che tu abbia passato una bella giornata e sia un buon periodo per te :) 
È tutto, a presto!

Recensore Master
31/08/17, ore 18:21

Ciaoooo, eccomi per lo scambio a catena :D
Immediatamente il titolo di questa poesia mi aveva incuriosita, e poi io adoro le belle poesie. Non so perché all'inizio pensavo fosse una poesia più allegra, mi sono sbagliata ma non mi dispiace per niente xD
Intanto ci tengo a dirti che la poesia è scritta magnificamente. Lo stile è quasi solenne, soprattutto in alcuni versi, e direi che per la tematica trattata ci sta pure.
Nei versi c'è rabbia, e hai reso veramente bene quelli che sono i pensieri della protagonista che parla.
Purtroppo non è bello sentirsi un'estranea all'interno della propria famiglia, e volendo non è neanche strano. Non è che il legame di sangue implica per forza una situazione "idilliaca" e non per forza ci si può sentire legati ad una persona solo perché si ha lo stesso sangue. Anzi, molto spesso si possono trovare negli "estranei" delle figure familiari che ci capiscono meglio di chiunque altro. Inutile dire che la mia strofa preferita è l'ultima, dove la protagonista se ne va, ed abbandona la sua famiglia. Sono rimasta piacevolmente colpita, anche se era un periodo "no" per te, hai tirato fuori un testo veramente bello.
Detto ciò ti mando tre abbracci (sì, tre a random), a presto ^^

Recensore Master
03/12/16, ore 11:38

Questa poesia è molto bella nonostante sia triste e malinconica.
Ciò lo si evidenzia dal fatto che il protagonista mette in risalto il suo senso di inadeguatezza e insofferenza nei confronti della sua stessa famiglia , sentendosi un perfetto estraneo dato che ha un modo di agire e pensare diverso dal loro.
Ecco perché li ripudia.
Brava continua così !