Recensioni per
A Roma, di notte...
di Melian

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
13/11/17, ore 10:29

Recensione premio per il contest: Agape, Eros e Filia:  i tre vlti dell'amore

Ed eccomi arrivata all'ultima recensione da consegnare per la tua vittoria. 
Ti dirò che il tuo modo di scrivere, lo stile che hai nel far immergere il lettore in ciò che scrivi, mi ha talmente colpita che continuerò a seguire le tue storie a prescindere dai contest.
Anche qui mi sono ritrovata a soffermarmi su questa storia in particolare, per via dell'ambientazione che ne hai dato.
Ho un particolare affetto per la città di Roma, purtroppo non ci vivo ma ci sono stata ben più di una volta e conto di poterci ritornare ancora. Hai inserito quella giusta dose di dark mista a scorci di una città che per me ha qualcosa di magico.
Per un attimo è stato come essere lì, a riposare su quel letto di antichità e misteri.
I miei più sentiti complimenti, lo riconfermo, soprattutto per l'originalità dei tuoi testi, mai banali e sempre intensi.
Bravissima!!
A presto Emy
 

Recensore Master
26/03/15, ore 02:45

GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO ALLO «SPRING CONTEST»
«A ROMA, DI NOTTE» DI MELIAN
Fuoriusciva dalla gola squarciata: era calda, intrisa di adrenalina. Il cacciatore ebbe un fremito e contrasse le labbra attorno ai lembi di pelle straziati. Estasi dei sensi. Oblio della dannazione. Vita e conoscenza. Tutto questo era il Sangue.

- Sviluppo della trama e dei personaggi
Uno spaccato di vita quotidiana durante la caccia di un vampiro. Non ci sono altre parole per descrivere questa storia che, di certo, non brillava di originalità - ho già avuto modo di leggere un'altra storia in cui descrivevi una scena simile, dunque, come credo che tu possa comprendere proprio per tale motivo, il tratto dell'originalità è bruscamente calato -, ma è da apprezzare il fatto che essa sia ambientata in una città oserei dire alquanto inusuale, almeno per quanto riguarda i racconti sui vampiri che ho letto solitamente: Roma. Qual città più antica e meravigliosa per ambientare una storia il cui punto centrale è una creatura che ha visto le ere del tempo?
Ammetto che mi sarebbe piaciuto, almeno parzialmente, poter vedere un po' i tratti tipici della città romana, magari richiamando l'ambientazione stessa, ma non potevo effettivamente sperare una cosa del genere, essendo la storia presentata praticamente in una camera da letto. Si riesce a scorgere brevemente qualcosa di vago, come ad esempio il nome di Piazza di Spagna, ma nient'altro che possa effettivamente far comprendere che ci si trova a Roma pur senza doverla nominare in continuazione; avrebbe potuto avere qualunque altro nome e sarebbe stato comunque uno spaccato ambientato in una camera da letto. Questa è ovviamente una piccolezza, ma è andata anch'essa a gravare un pochino sull'originalità che avrebbe potuto invece svettare parecchio proprio per la città scelta.
Ben poco da dire sulla caratterizzazione: la ragazza è inerme. Ferita nel corpo e morente, riesce solo ad esalare l'ultimo respiro per muoversi un po' e sussurrare un flebile sì. Non ho ben capito se poi alla fine viene trasformata in un vampiro anche lei o se viene uccisa, dato che c'è la frase “Pronunciò il sì che avrebbe segnato la sua vita. Per l'eternità” e lascia dunque un piccolo dubbio proprio su quel particolare passaggio. Nulla di che, in realtà, dato che lascia quanto meno una sorta di finale aperto in cui si può immaginare la sorte di lei.
Di quel vampiro, invece, si sa purtroppo poco, non si conosce nemmeno il nome, ma si comprende di sicuro che sia una creatura che si lascia andare ben poco alle emozioni, proprio come si confà ad un essere sovrannaturale che pare aver vissuto secoli e secoli; si bea del terrore della sua vittima, del calore e del sapore del sangue sulla lingua e in fondo al palato, e la sola cosa che gli da gioia selvaggia è proprio la sensazione della caccia. Però pecca un po' di caratterizzazione, poiché è praticamente la descrizione di un qualunque vampiro che si approccia alla propria vittima in una fredda notte di una città dormiente.

- Stile, sintassi & grammatica
A differenza dello stile con cui erano scritte le altre storie, ho notato che questa, a tratti, appariva un po' confusionaria, forse per l'utilizzo esagerato di virgole dove magari ci sarebbero stati bene altri segni di punteggiatura. In alcuni punti andavano bene, davano una buona cadenza e un ritmo abbastanza serrato, mentre in altri confondevano soltanto la lettura e la rendevano a tratti ostica, anche a causa del modo in cui essa è narrata. Ha un vago retrogusto di stile aulico, uno stile che si potrebbe facilmente trovare nei romanzi di Anne Rice, ad esempio, e che fa dunque da sfondo a quel vampiro che è l'incarnazione stessa dell'antico. Ho anche notato che sei andata più a capo del solito, ma alcuen frasi potevano tranquillamente essere unite al periodo precedente per dare un senso di continuità alla storia.
Non ho invece trovato particolari errori durante il corso della narrazione, essendo essa anche una storia abbastanza corta, ma ti sono sfuggiti giusto un paio di errori di battitura che ho segnalato qui di sotto. Ci sono anche alcuni appunti per quanto riguarda alcuni passaggi che potrebbero essere resi al meglio, così come l'utilizzo stretto della punteggiatura:

con ampie vetrate davano sul palcoscenico → con ampie vetrate che davano sul palcoscenico
Era imbevuta del buio della notte romana e i giochi di chiaroscuro dominavano le pareti e il letto che troneggiava al suo centro → Era imbevuta del buio della notte romana, e i giochi di chiaroscuro dominavano le pareti e il letto che troneggiava al suo centro
chi li fissava, il loro muoversi talmente leggero, che l’intera figura pareva fluttuare → Rivedrei un po' questa frase per renderla più scorrevole
ad animare quel petto [...] luce proveniente dall’esterno → Tutta questa frase, essendo continuativa di un singolo discroso, può tranquillamente continuare su ogni periodo successivo a partire dal punto indicato
cui seguì una risata senza alcuna inflessione emoriva, un mero suono e fonda come l’abisso → La riscriverei così: “cui seguì una risata senza alcuna fonda come l’abisso, senza alcuna inflessione emotiva: un mero suono” altrimenti sembra che sia il mero suono ad essere fondo come l'abisso
Roma dormiva/Roma riposava/Roma abbracciava → Per quanto comprenda che si voglia dare una certa enfasi, trovo che sia quantomeno inutile ripetere per ben tre volte di seguito il nome della città. Lo lascerei semplicemente sottinteso
Il Vampiro tornò al letto, annusò discretamente l’aria, cacciò le labbra contro il collo della donna e leccò con estrema calma la linfa vitale che ancora, lenta, fuoriusciva dalla gola squarciata → Le troppe virgole appesantiscono un bel po' la lettura. Forse si voleva dare un senso di immediatezza, ma così si finisce solo col fare un po' di confusione

- Parere personale
Diciamo che la storia mi è piaciuta e non, forse perché ho diverse visioni per quanto riguarda essa e le tue storie stesse. Questa che hai presentato aveva spunti interessanti a partire dall'ambientazione, ma è risultata un po' ripetitiva per il modo in cui è stata narrata quella caccia notturna e la sua conclusione finale. L'estasi che prova il vampiro si percepisce, così come il suo modo di agire e la sua gioia nel vedere quella vittima perirgli pian piano dinanzi, anche se mi è sembrato un cliché letto in una tua storia stessa e che dunque non brillava quanto mi sarei aspettata nel conoscere le storie che solitamente presenti, quasi avessi voluto provare ad osare comunque.
Sapendo dunque di già visto, non ho potuto apprezzarla a pieno, pur presentando una propria visione di un momento di caccia, per di più con un vampiro di cui si ignora il nome. Come detto, il titolo e l'ambientazione mi avevano subito catturata, ma ho poi trovato poco di quest'ambientazione stessa se non il semplice racconto di una notte e nulla più.

Recensore Junior
23/05/09, ore 23:03

È una storia molto evocativa, che prende ispirazione dalla faccia più "classica" dei racconti sui vampiri e si inserisce in un contesto non molto usato (almeno, non nei racconti originali =D) e molto affascinante come quello romano; ci ho visto un parallelismo con una sorta di "matrimonio", di patto suggellato con l'ultimo morso. Molto bella ^^