Quest’ultimo capitolo non inizia, come i precedenti, con un’accurata descrizione di ciò che, visivamente, circonda i personaggi che agiscono, non ci sono vedute suggestive di Londra o rassicuranti flash d’interni del 221b. Ci sono, invece, il terrore di Sh di fronte a John che è in evidente pericolo di vita, i momenti terribili in cui il consulting è percosso dalla violenza di ciò che sta stringendo tra le braccia e cioè la consapevolezza che la sua luce rischia di spegnersi per sempre. Dal punto di vista puramente tecnico, tu rendi tutto questo con frasi brevi, che si succedono convulse, modo ideale per sottolineare la vitale urgenza del momento. Oltre alla preoccupazione per John, Sh viene caricato anche dalla sorpresa del parto prematuro di Mary e la scena in cui viene chiamato a confortare la donna ha risvolti che fanno un po’ sorridere, in quanto ci fa tenerezza pensare a lui, abituato a corse in pericoli mortali e sparatorie, che stringe la mano ad una partoriente, preoccupandosi di non ricordare le nozioni del corso per gestanti. Ripensando al capitolo precedente, ti avevo scritto che era caratterizzato da contrasti, molto efficaci dal punto di vista narrativo; anche qui ritrovo tale strategia che trovo molto coinvolgente e la contrapposizione è tra la sofferenza di John e quella di Mary. Entrambi, comunque, lottano per la vita. Proseguendo nella lettura, ho trovato divertente, nonostante la situazione, il monologo con cui Sh tenta di comunicare con John in rianimazione e l’ho trovato proprio IC, con le apparentemente insensate affermazioni di Holmes che, invece, rientrano perfettamente nella sua personalissima logica. Metti in evidenza la figura controversa di Mary; io non ho ancora visto, per ora, la prima puntata della quarta serie e non ho ceduto a qualche spoiler vagabondo per non rovinarmi l’estasi, quindi non conosco gli sviluppi che avrà questo personaggio, ma apprezzo l’epilogo di questa tua ff. La donna non la fai diventare altro dall’essere un killer, però l’omicidio di Trevor, stavolta, non è per obbedire ad ordini superiori ma per amore. Semplicemente. Lascerà che si compia quel cammino sotterraneo che ha sempre portato Sh accanto a John e lei riprenderà la sua vera strada. Sei giunta alla conclusione di questa storia, costruita, come ti ho già detto, con impegno e cura anche nell’allestimento delle “scenografie”, per esempio, di una Londra che sembra partecipare a ciò che succede o di un 221b che è la “casa”, accogliente e protettiva. Hai mantenuto IC i personaggi, hai adeguato il registro narrativo al contenuto. Finisco: brava! |
Come sempre, anche in questo capitolo, costruisci con cura l’ambientazione in cui si svolgono i fatti, con estrema precisione ed attenzione ai particolari. Efficace il contrasto tra il luogo in cui John arriva in auto, convinto di essere con gli uomini di Mycroft, e la reale destinazione a cui è “recapitato”. Percepiamo, infatti, man mano che ci si avvicina a quella villa, come si accresca l’angoscia per ciò che potrebbe accadergli, visto che, chi lo attende, non è il maggiore degli Holmes ma quel bastardo di Trevor. E l’incontro tra i due lo rappresenti in modo avvincente, facendo scontrare la malignità di Victor con l’onestà di John; più che un incontro, a dire la verità, è uno scontro tra due opposte concezioni dei rapporti umani (“… quella piccola puttana di Sherly…. È pulito…”). Gli avvenimenti che seguono decisamente ci lasciano nell’angosciante constatazione che Watson è veramente in pericolo. Ci stai accompagnando in scenari tristi e pieni di cattiveria e lo fai con parole perfettamente adeguate al contesto, dal calore del 221b al buio in cui cade John (“…sorridendo dolcemente… Era sporca di sangue…”). Un capitolo connotato da contrasti. Bello. |
Molto efficace il contrasto tra la pace, che le ombre ed i silenzi della notte offrono, e l’”orrore” (termine, il tuo, più che mai adeguato agli accadimenti) che la verità sul passato di Sh, rivelata da Mycroft, provoca nell’animo di John. Era da aspettarselo che una simile storia inondasse il cuore di Watson di una commossa pietà per il consulting ed una rabbia terribile verso chi l’aveva sporcato in quel modo. Infatti l’esistenza di Mary e della bambina non ha sicuramente cancellato il legame profondo tra lui ed il suo migliore “amico”. Spicca la figura austera di Mycroft, con la sua mossa astuta di rendere partecipe John del racconto nonostante la presenza del fratello. Continui a mantenere IC le caratteristiche con cui agiscono i personaggi, per esempio c’è proprio tutto Sh in questa frase:”… eleganza quasi regale e un po’ spocchiosa, la sua intelligenza esplosiva e quell’eloquenza travolgente…”. Particolarmente azzeccata l’immagine di John, conduttore di luce, in cui concretizzi perfettamente il modo in cui lo vede Sh, con i raggi del sole che colpiscono i capelli e li fanno risplendere. Ho ammirato la costruzione del dialogo tra Sh e John sui fatti salienti e significativi del loro rapporto di “amicizia”, si nota un tuo approfondimento delle dinamiche interpersonali che non è banale, in quanto è un discorso logico, molto credibile (“…Non avresti dovuto uccidere Magnussen…” ecc…). Il finale di questo capitolo è da brividi. |
Quello che colpisce subito in questo tuo pezzo, è la mole considerevole di lavoro narrativo che hai allestito e che stai portando avanti con precisione e buona capacità di circostanziare gli avvenimenti. Sicuramente tutti noi sherlockians in tempo reale, cioè “partiti” dall'inizio delle Serie, ipotizziamo che, dietro ai comportamenti asociali di Sh ci siano degli scenari del suo passato che giustifichino una chiusura al mondo. Non basta la sua superiore intelligenza a delinearlo come "sociopatico", certamente deve esserci di più. E qui entra in campo il tuo grande impegno a ricostruire le tragiche esperienze che hanno fatto di Sh un tossico, una persona incapace di vivere con equilibrio un rapporto con gli altri, uno totalmente impreparato a gestire un coinvolgimento sentimentale se non reprimendolo. Tutto ciò ha un nome: Victor. L'immagine che gli hai cucito addosso rende bene lo squallore del suo animo, la crudeltà con cui plagia e sottomette chi intuisce più debole di lui. Il primo a pagarne le conseguenze è Sherrinford, il nostro Sh le sta ancora pagando. Ed il pericolo si fa più concreto perché Victor è ricomparso in tutta la sua viscida malvagità. Io penso proprio che John non si rifiuterà di aiutare Mycroft nel proteggere il fratello dal male che lo sta già assediando. Victor il buio, John la luce. Veramente un bel contrasto, si sta delineando una storia di spessore. |
Che bel finale!! Mi sono venute le lacrime agli occhi!! |
Trovo lo scambio finale di battute tra Mary e Sherlock illuminante, come ho trovato stupendo (nella sua crudeltà) lo scorcio che ci hai donato di Mary al massimo della sua potenza distruttiva. |
Se non fossi CERTA che John ne uscirà vivo e vegeto, adesso mi sentirei davvero male. Devo ammettere che questo capitolo ha fatto emergere una parte di me che non sapevo di avere: una propensione alla vendetta. Spero davvero che Sherlock e Mary ripaghino Victor con la stessa moneta, senza però diventare degli assassini. Perché, alle volte, ci sono cose peggiori della morte. |
Concordo pienamente sull'idea che Mary sia, in qualche modo, legata a Mycroft. Qui fornisci una spiegazione plausibile. |
Oddio. ODDIO. |
Arrivo. In ritardo, come sempre, ma arrivo. 😊 È sempre un piacere trovare qualcosa di tuo, ancor più con la quarta stagione alle porte. Questa storia sarà dolorosa, lo so, lo sento, ma è anche vero che - in qualche modo - sappiamo che ci sarà un lieto fine ed una luce, alla fine di questo tunnel oscuro. |
No no no no no, non ci posso credere! Povero John!! |
Ciao! Questa storia mi sta appassionando veramente tanto! |
Ritrovo la tua capacità di ambientare con precisione ciò che racconti, con descrizioni efficaci. Anche l’”ambientazione” puramente narrativa è precisa e dettagliata. Ritorna per Sh l’incubo di dover tenere lontano da sé John per non comprometterne la sicurezza, ma stavolta è, forse, meno doloroso dell’ante-Reichenbach perché Watson ha già una sua famiglia e non sarà solo ad aspettare la fine dell’incubo. Piuttosto il doverlo allontanare da sé è ancora più urgente, in quanto, oltre a Mary, c’è anche una bambina in arrivo ora e, quindi, il pericolo è più grande. L’introduzione del nuovo, misterioso personaggio è interessante e, come “vilain”, mi sembra proprio temibile anche perché il suo odio per gli Holmes sembra avere radici molto profonde e lontane nel tempo. |