Cara Tenue,
Questa cosa è splendida: sono venuta a mancare per qualche settimana da EFP, e sono tornata giusto in tempo per vedere una nuova KuroKen affiorare tra le ultime fanfiction pubblicate. A saperlo mi sarei assentata prima, ahahah! ♡ Altra cosa che vorrei fare è augurarti buona Vigilia del primo dell’anno, visto il giorno nel quale sto pubblicando la recensione a questa fanfiction assolutamente adorabile! Spero tu abbia passato un anno splendido segnato, oltre che da bassi – purtroppo impossibili da evitare – anche da alti che abbiano influenzato positivamente la tua vita.
Ma ora passiamo alla fanfiction stessa, che ne pensi?
La prima cosa che ho notato in questa storia è, nemmeno a dirlo, la triste mancanza di recensioni. Non capisco, forse le persone sono in vacanza e non hanno la possibilità fisica di commentare? Si è bloccata la tastiera del computer? Hanno finito i giga sui cellulari? Tutto questo rimarrà un mistero purtroppo, ma quello che posso fare per aggiustare almeno in parte questa tremenda ingiustizia è il commentarti io stessa questa one-shot davvero carinissima. Certo, sarà solo un commento, ma spero comunque che apprezzerai!
Allora, la prima cosa che mi è saltata all’occhio di questo monocapitolo è sicuramente una cosa che spesso si prende sottogamba o che comunque si dà per scontata, ma che nessuno alla fin fine fa: Descrivere una partita di pallavolo. Infatti, nonostante l’universo originario sia quello dello spokon, bisogna notare come la maggior parte delle persone che scrivono preferiscano allontanarsi dalle ‘difficoltà’ che scrivere una fanfiction sulla pallavolo comporta, e che di base si compone in descrizioni veloci e verosimili di azioni che spesso, in quanto non giocatori, molta gente finisce per cercare di evitare. Invece tu ti sei buttata praticamente a capofitto sulla cosa, iniziando proprio con una partita – o almeno, con i punti fondamentali per finire un set (?) – permettendo al lettore di inserirsi con entusiasmo in quelle poche azioni necessarie ad inserirsi subito nella storia.
Mi ha colpito subito, devo ammettere, l’incredibile verosimiglianza di Kenma come alzatore. Sono riuscita non solo ad immaginarlo benissimo ma anche, e soprattutto, a pensare subito ‘sì, è lui’, mentre lo immaginavo così piccolo e accorto studiare il campo con quelle sue pupille lunghe e attente. Richiamare il ‘motto’ della squadra è stato un ottimo modo per permetterci l’inserimento diretto all’interno dei pensieri di Kenma, ed anche se ad un certo punto è sembrato essere un po’ esagerato sono abbastanza certa sia stato perché lo stesso Kenma la vede un po’ come un’esagerazione, ad un certo punto. Insomma, Kuroo a volte è leggermente– troppo, diciamo. (…) Ma è incredibilmente adorabile proprio per questo, perché è sempre così tutto, così caldo, così attento, così protettivo, così esagitato quando pensa al minore in generale. Non so se sono riuscita a esporre bene la cosa senza farlo sembrare una persona un po’ da centro medico, ma insomma quello che volevo scrivere, in parole povere, è che vederlo sempre così pronto nei confronti di Kenma è una delle cose che più imbarazzano e più ben dispongono Kenma stesso al maggiore, e questo dualismo è uno dei fattori che più apprezzo di questa coppia. Che poi sarebbe anche la mia OTP quindi insomma, jackpot. Svelato anche il mistero per il quale commento quasi esclusivamente le KuroKen. (…) Ma torniamo a bomba nel capitolo, perché ci siamo appena fermati ai primi paragrafi ed abbiamo ancora l’intera fanfiction da recensire.
Insomma: proprio quando stavo per credere l’intera storia si sarebbe ambientata nel campo da gioco, ecco che la luce se ne va e troviamo i personaggi inghiottiti da una densa coltre di oscurità, per la gioia di– beh, nessuno di base, eccezion fatta per noi lettori che avremo così modo di seguire Kuroo e Kenma in solitaria fuori dalla palestra. (?) Devo essere sincera, credo che i personaggi fossero molto più spontanei in campo che fuori, nel senso che credo che ti siano venuti particolarmente bene soprattutto nella prima parte della storia! Ma è il loro ambiente, e soprattutto la parte dopo è molto più delicata come situazione, quindi come non capire questa leggera difficoltà nel loro modo di porsi quando si finisce, di base, nella movimentata visione panicata della testa di Kenma? Ecco, questa è un’altra cosa che ho apprezzato un sacco della storia: le insicurezze del minore. Sono calzanti, descritte con naturalezza, ma non lunghe abbastanza da venirne inghiottiti perdendo l’estremo fluff nel quale ci si immerge man mano che si scende alla ricerca di questo benedetto generatore scomparso chissà dove e palesemente di parte in questa storia, perché nulla mi toglierà dalla testa che abbia reso la sua ricerca incredibilmente difficile per dare tempo ai due di creare l’atmosfera giusta per affrontare i loro sentimenti. E soprattutto a Kenma per abituarsi sia al fatto di averli, che alla possibilità Kuroo corrisponda gli stessi. (…)
Ho apprezzato moltissime scene, ma davvero tante. Da quella iniziale, come già detto all’inizio, a quella quando Kenma prende l’iniziativa: il ché accade più volte, a dire il vero. Ecco, questa è una delle cose che volevo commentare all’inizio e che poi invece mi sono scordata di recensire: adoro, adoro tantissimo Kenma che prende l’iniziativa e non fa l’ameba triste.
Perché è pieno di insicurezze, ha dubbi su moltissime cose, vive nell’incertezza celata che nessuno possa davvero trovarlo interessante – ben che meno Kuroo – e che il suo pensarlo sia tutto un lavoro di malintesi che presto o tardi lo faranno sentire solo, ma nonostante ciò lui agisce, si muove, fa punti, avanza nell’oscurità quando necessario, ed infine– oh, la fine. Quanto è stata bella, calda, incredibilmente delicata la fine?
Ma arriviamoci per gradi perché no!, questa recensione non è ancora pronta per vedere il punto finale. Perché ancora non abbiamo realizzato una parte fondamentale, una parte che ancora non abbiamo nemmeno citato e che invece ha bisogno della massima attenzione per non farla passare sott’occhio: La percezione di Kenma da parte di Kuroo.
Perché se da una parte ci stanno Kenma e le sue insicurezze, hai descritto dall’altra un Kuroo che non si stanca mai di far notare all’altro quanto lo apprezzi e ci tenga a lui sotto ogni sfumatura affettiva possibile; e se non lo fa a parole, parole che non arrivano a Kenma chiuso nella sua bolla di paranoie, lo fa a fatti, con una carezza, uno sfiorarsi morbido, un abbraccio caldo e ferreo. Se Kuroo è un arcobaleno di azioni, Kenma diventa di riflesso un arcobaleno di reazioni. E di prove su questa cosa ne abbiamo molte, a partire da:
“Kenma prende l'iniziativa e comincia ad addentrarsi nella stanza, con le mani avanti per non sbattere contro niente. Kuroo osserva divertito il corpo gracile del più piccolo cominciare a tremare leggermente. Gli cinge la vita con un braccio e si avvicina un po' di più.
-Kenma.-
Sentire la sua voce gli fa stringere lo stomaco.
“Che diavolo sta facendo Kuroo?”
Kenma si blocca, improvvisamente la sua mente si annebbia e non riesce più a pensare razionalmente. Sente il braccio di Kuroo premere contro di lui. Sente la sua voce, è diversa. E' bella, bella da morire. Kenma ama la sua voce.”
Ad ancora:
“-Kenma.- La voce di Kuroo è ancora lì -Stai bene?- Chiede, paziente.
-Si.- La risposta dell'alzatore è sicura, più di quanto avrebbe sperato -Stavo solo pensando, sto bene.-
Kuroo però, non stacca gli occhi da lui. -Kenma...-”
Od infine:
“Le loro mani sfiorano accanto alla leva . Quella di Kuroo indugia un attimo su di essa, mentre quella di Kenma si scosta subito.
Kuroo decide che la luce può aspettare, si sporge su Kenma e la sua mano finisce di nuovo tra i suoi capelli. L'alzatore abbassa la testa, sentendo le guance improvvisamente calde.
“Dannazione”
Sente che Kuroo si è fatto più vicino, e lo sta guardando. Sente il suo sguardo su di sé, su ogni parte del suo corpo. Lo trafigge, nonostante l'oscurità, sa che riesce a vederlo.”
La parte finale, poi, è veramente degna di essere citata per sempre. Perché non solo la frase in corsivo è splendida, quella sulle parole che pur restando mute gridano, ma anche la parte veramente finale della storia che io sinceramente ho adorato e che più di tutto il resto ha reso necessario scrivere questa recensione. Kenma e la sua realizzazione, Kenma ed i suoi piccoli gesti, Kenma che prende l’iniziativa dopo un Kuroo che di iniziativa ne ha avuta tanta, sempre, e che forse soprattutto per questo si merita che sia Kenma a fare il passetto finale nell’ultimo atto della loro dichiarazione.
“Kenma emette un verso di disappunto, ma non si allontana. Si ferma invece e si mette in punta di piedi. Infondo sono soli, non c'è nessun'altro lì a parte lui e la persona di cui si fida di più al mondo. Può farlo.
Allora si allunga verso di lui, chiude gli occhi e le braccia di Kuroo avvolgono il suo piccolo corpo.
Le sente le parole di Kuroo adesso, scivolare sulle sue labbra.”
Ed io qui mi sciolgo per sempre.
E non ho altro modo per descrivere le mie emozioni al di fuori di ‘sciogliere’, al momento, quindi chiuderò qui la mia recensione, con i miei complimenti per la tua fanfiction e la mia gioia nell’averla letta. Spero tantissimo di leggere altre KuroKen così carine tue, anche perché come ormai penso si sia capito io di loro due leggo praticamente tutto quello che c’è e recensisco praticamente tutto quello che mi piace. (…)
Un saluto,
Ps. Oggi è la vigilia quindi in generale dovrebbe già essere permesso fare gli auguri di buon anno, ma non vorrei fosse come il compleanno che farli prima è maleducazione? Ma tanto probabilmente leggerai questa recensione nel prossimo anno, quindi: Buon 2017!
Nanas (Recensione modificata il 31/12/2016 - 04:36 pm) |