Ciao Giulia,
la recensione che ti faccio a questa shot è in realtà una recensione che vorrebbe abbracciare tutte le introspettive che hai dedicato al tuo grande amore, e che ho letto dalla prima all'ultima. La lascio qui perchè questa, in particolare, mi pare personalmente la più bella e completa, come se riassumesse il significato di tutte quante, e mi ha toccato nel profondo, anche se ammetto che in generale mi sono immedesimata tantissimo nella tua storia.
Quando si parla dei pensieri altrui messi su carta trovo stonato soffermarmi sullo stile, le parole... secondo me, il bello di condividere le proprie emozioni è trasmetterle, e dunque commentando la cosa importante che mi sento di fare è spiegarti cosa ho provato leggendo i tuoi brani. E' stato come leggere la mia medesima esperienza attraverso le parole di un altro, potevo esserci io al posto tuo, in quelle righe, in quell'"avrebbe potuto essere". Durante quest'anno potermi immergere nel racconto del tuo amore mi ha aiutata a convivere con il mio personale dolore in tal senso, quindi definirei la lettura come catartica. Non sono mai stata brava ad esprimere emozioni e pensieri personali tramite la scrittura, non so perchè, forse perchè quando provo a raggiungere un livello di intimità del genere mi ritrovo con la testa vuota come una tabula rasa e tutto quello che scorre perfetto nella mia mente si blocca. Una forma di pudore, forse, o una barriera, che immedesimarmi nella tua esperienza mi ha aiutato a superare. Tu hai dipinto quelle parole che io cercavo senza trovarle e hai dato loro forma, sostenendomi. Questa recensione sta venendo molto più sgrammaticata e contorta delle solite, ma quando appunto provo a parlare di me scrivendo vado in pappa, e purtuttavia ho voluto provarci comunque, per farti arrivare il senso di "mal comune, mezzo gaudio" che mi hai regalato.
In particolare mi immedesimo nel ricordo di questo amore che ci ha schiacciate, avvinte, straziate, definite, riempite di gioia, di rabbia, di frustrazione, di speranze, illusioni, rassegnazione, e che permane come uno spettro rannicchiato in un angolo del cervello, che a volte la "nuova vita" rende inudibile e invisibile, ma altre, quando qualcuno dice qualcosa in proposito, o capita sottomano un ricordo, un oggetto, si risveglia con prepotenza e porta con sè un senso di malinconia incombente che chissà quanto ci metterà a scomparire. Anche io ho amato per tanti anni una persona che non potevo avere, vivendo di film mentali o momenti di profonda autocommiserazione (se per te la frase peggiore è stata "Sono innamoratissimo", per me "Indosserò il tuo dono uscendo con lui" perchè sì, si trattava di una ragazza) e anche io, per assurdo, ho troncato il lungo rapporto proprio un anno fa, affrontando quello che definisco un vero e proprio lutto attraverso questi mesi. Uno si rifà una vita, si ricostruisce, trova un altro amore, ugualmente importante, ma vero è che una perdita così forte non se ne va facilmente e i pensieri vi indugiano spesso. Se prima si versavano lacrime e si emettevano singhiozzi, nel mio caso con il tempo rimane solo una smorfia triste, un "Avrebbe potuto essere" che affiorano di tanto in tanto.
Insomma, grazie davvero tanto per le emozioni che mi hai trasmesso fino alla fine - anche il tuo "La piazzetta" mi è piaciuto tanto - e per il sostegno che inconsapevolmente mi hai fornito, perchè è questo, alla fine, che i migliori scrittori sanno fare: placare i cuori addolorati trasportandoli in altri mondi, o sapendo come esprimere quel dolore.
Maria |