Recensioni per
Due voci
di mamie

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
14/04/17, ore 22:50
Cap. 1:

Ciao Mamie!
Sono felicissima che tu sia tornata, mi ha fatto tantissimo piacere rileggerti!

È una storia veramente particolare, questa, mi è piaciuta molto.
Purtroppo sono totalmente ignorante sul Giappone feudale e tutti i suoi protagonisti, anzi approfitto per ringraziarti infinitamente per i link e tutte le note al testo che hai messo, mi sono state davvero utilissime!
E mi hanno incuriosita sull’argomento, anche.

Mi ha colpita davvero tanto questo tuo voler mostrare i due eventi dal punto di vista di queste due presenze che sono silenziose, lì per lì non protagoniste nell’evento in sé, ma che hanno avuto un ruolo importante.

Il gatto vive il suo tempo con la tipica attenzione dei gatti: non c’è niente che gli sfugge, non c’è nulla a cui non impara ad adattarsi e, come non potrei non aspettarmi da un gatto, vede molto di più degli stessi umani in certe piccole dinamiche, cose a cui gli altri non fanno nemmeno caso.

Hai reso benissimo come vede il guerriero moribondo come un suo pari, un predatore malato che non gli contende il territorio, e con cui quindi può convivere, e per cui mi pare nutre anche un po’ di affetto, anche se si vede che è un gatto libero, che non si è legato a nessuno in particolare.
Vive la sua vita di gatto, a metà tra l’esterno che preferisce, che gli offre animali da cacciare, odori e distrazioni, e l’interno con le sue complessità da umani, che va avvicinato con tutta la circospezione necessaria.

Sei stata veramente abilissima nel far passare tutto questo: hai reso lo sguardo del gatto che vive il momento, che si distrae ed è curioso, ma sa anche valutare le situazioni, e considera ogni cosa con il suo metro: le cose che ormai sono diventate abitudini e quelle che sono troppo insolite, e vanno affrontate con cautela, quando non direttamente evitate.

Anche il modo in cui il gatto vede e valuta la morte è un passaggio veramente molto particolare.

La spada poi è stato un POV veramente suggestivo!
Hai usato una possibilità aperta dalla tradizione giapponese per creare un POV davvero particolare, complimenti!
Amo trovare storie che affrontano POV così difficili e insoliti, e ti faccio davvero tantissimi complimenti!

E questa spada ha tutto l’orgoglio che si conviene all’arma che è e al suo proprietario, e ne è ben fiera!

Hai reso perfettamente come detesta essere mandata via prima di una battaglia così importante, come vorrebbe essere ancora veicolo della forza del suo proprietario come è sempre stata.

Non solo sa di essere fatta per questo, ma ha fatto suoi i sogni e le sensazioni del comandante che la brandisce.

Il modo in cui hai scelto i termini e disposto le sue frasi, le sue esclamazioni, rende perfettamente l’idea di questa voglia di combattere, di questa sete di forza e di battaglia.

E quanto le pesi poi ritrovarsi chiusa in una teca, esposta a persone che non possono né potranno mai capire, una vera testimone di cose che altri sanno solo dalle tradizioni.
Dalla rabbia della separazione costretta alla frustrazione che la consuma, che si accumula come la polvere.

È Veramente il POV di una spada, con la giusta voce aguzza e sferzante.

Complimenti davvero, Mamie, per questi due POV così insoliti e particolari!
Due POV non semplici, che vanno scritti con un’attenzione incredibile alle parole, alle pause, a tutto, cosa che tu sei riuscita a fare.
Complimenti davvero!

Una storia stupenda e perfettamente riuscita!

Spero di poterti rileggere presto!

Tyelemmaiwe

Recensore Master
05/04/17, ore 12:58
Cap. 1:

Oddio, Mamie, tu non sai i salti che ha fatto il mio cuore quando, aggiornando la pagina degli autori preferiti, ho visto una tua nuova storia.
È vero, mi avevi detto di avere qualcosa in lavorazione, ma lo stesso non mi aspettavo che saresti stata tanto rapida e sono troppo felice!
Questa storia, poi, è particolarissima. Come sai io sono davvero ignorante in fatto di cultura giapponese, così la tua storia non può che essermi di stimolo per un buon approfondimento. Ma a parte questo, hai scelto due punti di vista a dir poco inconsueti, e questo è bellissimo già di per sé.
Per prima cosa il gatto: già io nutro un grandissimo amore per i gatti, e quindi basterebbe questo a farmi essere di parte. Non fosse che in genere trovo le storie narrate dalla prospettiva di un animale tendenzialmente patetiche e piene di sentimentalismi tendenti all'antropomorfizzazione. Beh, qui non è così. Questo è un gatto, per quanto possibile, senza fronzoli e in tutta la sua felinità.
Un gatto che sente incombere la morte dell'uomo, ne ha paura e allo stesso tempo ne è perfettamente consapevole, come ogni buon gatto non si lascia scacciare (il tema del gatto impossibile da scacciare da chi è sul punto di morte tra l'altro è qualcosa che non mi è per nulla nuovo ed è interessante come ricorra anche in giappone, dove per altro non so nulla su come vengano considerati i gatti, se non che si chiamano "neko").
Comunque, davvero ben rese tutte le percezioni del gatto, ogni suo sentire, e la sua distrazione finale nel decidere di seguire una farfalla. Perfetto.
E poi la katana... Qui la sfida è, se possibile, ancora più ardua, e di nuovo l'hai affrontata egregiamente. Lo so che riconduco sempre tutto allo stesso tema, ma è un terreno che abbiamo in comune: non ho potuto fare a meno di pensare alla spada di Turin, nonostante il suo parlare (o la percezione che ne ha Turin) sia infinitamente più sinistro. Questa è la katana di un uomo che non ha potuto brandirla onorevolmente in punto di morte, che sarà abbandonata nei secoli alla curiosità dei curiosi. Eppure tra i tanti c'è ancora chi sa ricordare, chi si inchina in memoria di tempi in cui i valori di cui quella spada è portatrice erano ben saldi.
E poi due parole sullo stile: a parte la prima persona che non stona minimamente e, anzi, si adatta perfettamente a entrambi i personaggi, chiamiamoli così, ma adoro come tu sappia spaziare a livello tematico e stilistico mantenendo, comunque, qualcosa che ti fa rimanere inconfondibile: pur modificando stile e tecnica narrativa in base alle esigenze della storia e del personaggio, il tuo stile è sempre il tuo, inconfondibile, delicato e bellissimo. Da questo credo di poter solo imparare.
Inutile dire che spero di rileggerti ancora da queste parti, nonostante la vita impegnativa.
Ti abbraccio forte

Mel

Recensore Master
02/04/17, ore 21:23
Cap. 1:

Stupende. 
Entrambe le narrazioni offrono l'immagine dello stesso uomo, ma da prospettive diverse; nella prima abbiamo la semplicità di un gatto che ne segue la malattia e la morte attraverso gli odori - e poi torna a inseguire una farfalla. 
Nella seconda vi è un tragica nobilità dettata dall'arma stessa e dal suo valore - dal fatto che sia nata per combattere e brillare, e invece sia relegata a un destino da mostra, un oggetto e basta. 
La tua narrazione e le tue scelte stilistiche sono, come al solito, impeccabili, e mostrano una sensibilità e delicatezza nel trattare certi argomenti rare - inoltre trovo che usare il punto di vista di un oggetto o di un animale sia sempre un escamotage originale e diverso, che riesce a raccontare di più di quello che potrebbe fare l'occhio umano, filtrato da sentimenti da cui, forse, siamo troppo coinvolti. 
Sono stata contenta di ritrovare una tua storia in questi lidi: è sempre un piacere poterti leggere. 

*bicchierino di tè?* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
 

Recensore Master
02/04/17, ore 10:55
Cap. 1:

Ciao carissima,
sono rimasto affascinato da queste due bellissime storie, che terminano con due poesie ma sono poesie esse stesse.
Nella prima, cacciatore e preda si confrontano. il cacciatore, il gatto, ha una sorta di saggezza al tempo stesso elementare e antica, che va all'essenza delle cose e non capisce, o forse reputa inutili, tutte le preoccupazioni che si mettono gli umani. Nascere, vivere, morire: questo è il ciclo, e per quanto si faccia non può mai essere modificato. Questo sembra dire il gatto, mentre guarda con distaccata curiosità l'affannarsi degli umani ad allontanare una morte inevitabile.
Lo haiku finale è di una bellezza struggente. È la preparazione interiore alla morte, l'abbandono placido che l'uomo ormai è costretto ad accettare.
Il secondo è narrato da un personaggio, chiamiamolo così, nobile: è una katana, un'arma forgiata per la guerra onorevole, quella guerra che sta inesorabilmente scomparendo del momento in cui è ambientata questa storia.
E quindi, a differenza del gatto, l'arma sa bene cosa significhino disonore, vergogna e codardia, e capisce lo stato d'animo del giovane attendente che viene congedato alla viglia della battaglia e quindi non potrà cadere accanto al suo comandante.
L'arma, a differenza del suo padrone, viene "salvata" per rimanere a impolverarsi in un angolo. Ma ogni tanto arriva qualcuno che "sa", qualcuno che condivide i valori del suo padrone, e a quel qualcuno si inumidiscono gli occhi. E allora la katana sa di non essere lì invano.
Anche la poesia di morte di Hijikata è meravigliosa.
Le due storie sono quadri malinconici e composti, solenni, che vedono l'avvicinarsi alla morte di persone abituate a mostrare una nobile compostezza anche e soprattutto nei momenti che porterebbero maggiormente ad abbandonarsi all'emotività.
Sono un uscire da sè silenzioso, un contemplare l'evento con distacco e solennizzarlo componendo una poesia.
Davvero complimenti, sono due storie stupende.