Recensione per il contest di Biancarcano "Oggetti e giocattoli dimenticati o ricordati"
Utilizzo dell'oggetto: 10/10
L'oggetto era davvero parte integrante della storia. A volte mi si stringe ancora il cuore ripensando a Panciolino, che ormai è diventato parte anche di me. Perfettamente presente nel testo, anche quando non c'è fisicamente, diventa una costante, un obiettivo, un motivo, che si trasforma poi in ossessione, un incubo per la ragazza adulta.
Originalità della trama: 10(+1)/10
Innanzitutto ho gradito la scelta di due elementi: il Mago di Oz e gli Abba. (Yeah! Dovevo dirtelo). Dopo di questo voglio esprimerti davvero tutta la positività del mio giudizio. La trama è originalissima perché dall'amore per un peluche, dal trauma della sua perdita, che tra l'altro s'innesta in uno sfondo storico, tiri fuori qualcosa di davvero sorprendente ed innovativo. Forse il mio finale sarebbe stato leggermente diverso: me la immaginavo fallita e a crogiolarsi nella sua disperazione, però penso che se hai fatto questa scelta è perché volevi lanciare un messaggio!
Qui ritroverai le mie reazioni a questi pezzi:
Un mese fa, tornando a casa da scuola, io e Dominic abbiamo trovato il peluche di un gattino proprio vicino a un muretto, tutto bagnato, sporco di fango, spelacchiato e senza un occhio. Forse è questa la fine che faranno i peluche ora che quel muro sta cadendo, ma se in Cecoslovacchia non sta succedendo niente, allora non devo preoccuparmi, perché fra un po’ andrò alle medie. Sono grande! E presto potrò studiare cecoslovacco e tornare a cercare Panciolino come gli ho promesso. → lacrimuccia vera.
«Bene» risponde la prof. «E cosa ti piacerebbe fare da grande, Pauline? La scienziata? O la veterinaria?»
Allargo il sorriso, scuoto il capo con energia. «No, io da grande voglio imparare il cecoslovacco, trasferirmi in Cecoslovacchia e vendere le palline di Natale ai mercatini.» → che meraviglia la stimo
«Ma ormai la Cecoslovacchia non esiste più, è stata dissolta.» → gelo.
Una coltellata di panico mi trafigge il petto. La classe diventa buia, le cartine e i poster con la tavola periodica appesi alle pareti si storpiano, mi assale un senso di vertigini che mi fa girare la testa, ghiacciandomi il sangue. → mi sono sentita male.
Arriccia le labbra in una smorfia contrariata, si porta in disparte e passa la stecca su tutta la regione colorata di rosa. Rosa anche quella. Tutto è rosa. → questo lo sostengo anch'io, ma questa è un'altra storia!
Accanto al cadavere di quel porco professore di lingue slave che non ha accettato il mio esame perché non capiva la mia calligrafia, o a quello di storia moderna che ha rifiutato il mio saggio sulla scissione della Cecoslovacchia e sul Divorzio di Velluto perché lo trovava troppo sconnesso dal tema della caduta dell’Unione Sovietica, o al curatore della mia tesi che me l’ha fatta rifare per quattro volte dicendomi di smetterla di renderla così personale, come se stessi scrivendo un romanzo. O al commesso del centro commerciale che si è rifiutato di ordinarmi le palline di Natale rosa perché erano fuori catalogo. → maledizione sì, maledetti!
Questa storia è un capolavoro e potrei anche finire qui questo commento. È una storia che coinvolge dall'inizio alla fine, piena di momenti di introspezione che viviamo noi lettori immedesimandoci nella bambina, sentendoci parte della storia, tenendo anche noi per mano Panciolino e vivendo le sue emozioni davvero immersive per quanto riguarda l'infanzia, immagino, di tutti, (perché almeno la mia è stata vissuta esattamente così). È stato triste vedere l'indifferenza che gli adulti hanno per qualcosa che per i bambini è davvero importante: questa bambina rappresenta quello che siamo tutti noi quando riceviamo dei traumi. Caso vuole che anch'io da bimba persi un coniglietto che ritrovai tanti anni dopo, perché mi era stato rubato da mio cugino: chissà cosa sarebbe successo se non l'avessi ritrovato! Insomma questa storia davvero rappresenta l'evoluzione di ciò che pensa una bambina, di un obiettivo che si pone e che puntualmente viene infranto dagli adulti: ciò non si sa mai cosa possa causare. Vi siete mai domandati se non aveste ricevuto un certo trauma come sarebbe andata a finire? Io me lo sono domandato spesso e con questa storia ancora di più. Ho sofferto assieme alla prtagonista sperando che avrebbe ritrovato il povero coniglietto, ma la verità è sempre più triste e così è andata: i sogni si infrangono, i traumi rimangono, e ogni appiglilo che abbiamo alla realtà svanisce e ci ritroviamo soli, senza il nostro coniglietto, ancora di sicurezza, il nostro amico personale che ci capisce e che ci rende felici. Questo testo dovrebbe leggerlo ogni genitore.
Stile e grammatica: 10 (+1)/10
Cosa dirti se non che il tuo stile è davvero bello, semplice, spontaneo, adatto, aderente a quello che volevi comunicare. Le frasi sembrano dette e pensate proprio da una bimba, mi ha sorpreso moltissimo anche come hai espresso i dialoghi con il fratello maggiore: un vero antipatico! Anche la madre e la nonna erano davvero reali: dagli “ooh” della nonna che compatisce la bimba ma che poi non fa nulla per aiutarla agli “aggendimi una sigaretta” della madre nervosa.
Elementi positivi tantissimi: ho potuto selezionare solo alcune frasi perché altrimenti avrei trascritto il tuo testo per intero!
Ed ecco le frasi:
Appoggia il libro sul ginocchio e raccoglie la borsa della mamma sul sedile fra me e lui. Io non posso toccarla, la mamma mi dice sempre che non si mettono le mani nelle borse. → ne emerge non solo che Puline è una bimba di natura curiosa e che quindi ha un precedente con questa situazione, ma anche che la madre l'ha già rimproverata e che la bambina, sveglia, si ricorda tutto quello che le viene detto.
«Hai pisolato, Pauline?» → l'utilizzo di parole, chiamiamole “paroline”, quelle che piacciono ai bambini
Sbadiglio, mi metto la mano davanti alla bocca e mi stropiccio un occhio con un pugno → l'utilizzo della gestualità.
Dominic solleva il Mago di Oz e sfoglia una pagina. «No, stupida, è il posto di blocco della dogana.» Ne sfoglia un’altra.
«Che c’è?» Dominic gira un’altra pagina e fa spallucce. «Se è stupida...» → ok, ho avuto un istinto molto forte di strozzarlo.
Gonfio il broncio, gli tiro un calcio sul ginocchio e metto Panciolino davanti a me. «Panciolino dice che tu sei più stupido.» → la reazione fantastica della sorella, che usa come tramite Panciolino.
«Voglio andare al ristorante dell’anno scorso» le dico. «Perché anche Panciolino vuole mangiare la torta ai frutti di bosco, e l’anno scorso lui non l’ha mangiata perché non c’era.» → questa cosa mi ha fatto ridere tantissimo, giustamente Pauline ricorda quanto fosse buona quella torta evuole farla provare al suo peluche che l'anno scorso non c'era!
Dominic alza una mano. «Io non sono un bambino.» E sfoglia un’altra pagina. → anche in questo gesto si evince la spontaneità con cui vedi, o ricordi esattamente le reazioni dei bambini, anche di quelli più “cresciutelli”.
Sorrido, sollevo Panciolino davanti al finestrino così può vedere anche lui. «Visto, Panciolino? Fra poco siamo arrivati.» → qui mi sono commossa, ovviamente come reazione a tutte le frasi dette prima, al fatto che mi aveva coinvolta moltissimo questa amicizia.
Questa notte non siamo nemmeno riusciti a dormire, né io né Panciolino, perché eravamo troppo contenti di fare il viaggio in macchina in Cecoslovacchia, di ascoltare le cassette della mamma alla radio, di fermarci a fare colazione con il cappuccino d’orzo e la brioche al cioccolato nel bar prima di prendere l’autostrada. E poi questa sera torneremo a casa con tutti i pacchi da far vedere a papà! → mi hai ricordato l'entusiasmo di quando ero piccola e già tremavo al pensiero che tutta questa bella atmosfera potesse infrangersi.
Faccio dondolare Panciolino sul mio ginocchio. «Compriamo le palline e mangiamo la torta, e a casa facciamo l’Albero.» Anche lui è felicissimo, me lo ha detto nell’orecchio! → dopo questo pezzo sono scoppiata in lacrime sul serio, non so perché.
I palmi non fanno tanto rumore perché ho i guanti. → accortezze “di bimbo”.
«Sta nella tasca del cappotto, vedi, ci entra tutto e non lo perdo, faccio tipo canguro.» → “faccio tipo canguro” è proprio una frase semplice, infantile, ma che semplifica un concetto che altrimenti sarebbe stato troppo lungo! I bambini sono più furbi di noi: “ lo metto nella tasca come se fossi un canguro con il suo cucciolo” o qualcosa di simile sarebbe stato troppo lungo.
«Pauline, la mano.»
Le mostro il mio coniglietto. «La do a Panciolino.» → la madre è acida come sempre e Pauline risolve ogni suo problema, perché con lei c'è Panciolino.
La mamma si toglie la sigaretta dalla bocca, rimette l’accendino in tasca, e soffia una nuvola di fumo, tipo un drago. → qui mi ha fatto morire dalle risate!
ma non ne abbiamo trovata nemmeno una color rosa, color Panciolino, e ormai mi fanno già male i piedi a forza di camminare.
Tiro il gomito di Dominic, lo faccio venire più vicino alla bancarella che vende gli orologi a cucù e i carillon, e sollevo Panciolino sopra la testa, così se vede qualcuno che vende le palline di Natale rosa mi avverte.
Io salto di gioia, spingo Panciolino sopra la mia testa. «Sììì!» → queste frasi che ho selezionato rappresentano tutto l'entusiasmo di Pauline, tutta la gioa che ha nel prendersi cura di Panciolino, tutto l'amore che sprigiona e che in qualche modo vuole riversare su qualcuno, probabilmente è anche molto sola e , come amico, sceglie il suo peluche.
Panciolino si è perso, e potrebbe averlo raccolto un altro bambino. E il bambino ora lo porterà a casa sua, lo laverà al posto mio, lo asciugherà e lo farà mangiare assieme a lui come faccio anche io, ma gli farà mangiare le carote e lui odia le carote, le odia! Lui mangia solo mela grattugiata e caramelle gommose alla liquirizia, ma queste cose il bambino non le sa e non potrà mai farlo felice. Panciolino piangerà un sacco perché gli manco, perché gli manca la mela grattugiata, perché gli mancano le mie coccole e la mia ninna nanna prima di andare a dormire, e invece dovrà stare stretto fra le braccia di un cecoslovacco che non sa nemmeno come si chiama! → qui ho letteralmente il cuore in gola: panciolino deve essere ritrovato! E invece rimango delusa, quindi da qui in poi non ho più selezionato frasi per il trauma che ho ricevuto. = + 2,5
Piccoli errori:
«Ma siamo già in fila?» Si solleva con le spalle e riesco a vedere la sua testa sbucare da dietro il sedile davanti a me → non c'è il punto dopo il dialogo o una virgola e poi lettera minuscola. = - 0,5
«Dovevi metterti di là.» → con la scelta di mettere « » queste per il dialogo, la punteggiatura si mette fuori, se invece avessi scelto le “ “ allora sarebbe andata bene, poi ovviamente l'errore si ripete, dato che scrivi così bene è un vero peccato tralasciare questo elemento = - 0,5
non capiva la mia calligrafia → non capiva la mia grafia, perché in realtà la parola calligrafia contiene la parola Kalòs (scusate se la metto italianizzata, ma viene dal greco ma almeno è leggibile da tutti), che vuol dire bello. Quindi è come se dicessi “bella grafia”, però questa è una cosa tosta, la sanno in pochi = - 0,5
Precisazioni:
ogni tanto per dividere parti di trama ci sono dei “punti volanti”, li ho battezzati così, però a volte hai messo dei bellissimi tre puntini viola, quindi penso che potrebbe anche esserci stato un problema di impaginazione alla fine
Il punto bonus per la pertinenza del titolo = + 1 il tuo titolo mi è piaciuto molto perché ha attratto da subito la mia attenzione, pensando che si trattasse di qualcosa di creepy o di horror in ogni caso, non so perché, e invece mi sono ritrovata a leggere una storia che da dolce si trasforma in una storia da brivido ma per come va a finire. Insomma, in ogni caso i brividi ci sono stati, le emozioni molte e il tuo titolo ha reso giustizia a tutte le sfaccettature della tua storia.
→ 33/31 (lo so, è più di 31, ma non potevo fare altrimenti) |