Recensioni per
Bad disease
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
14/06/17, ore 23:27
Cap. 1:

Vive una vita parallela, Natalia. Una vita che non le appartiene, quell’altra nemmeno.
Vive una vita divisa tra il giorno e la notte, una malattia che l’avvicina sempre più all’apatia -già nell’apatia, morta ancor prima di vivere. Alexandra è la sua malattia, Alexandra l’evento luttuoso -una brutta, brutta malattia, una che non perdona, una che illude e che non lascia scampo alcuno.
Non si è fatto notare il parassita, non ha allertato difese, non ha portato sintomi -si è concesso tutto il tempo di organizzarsi, stabilizzarsi, lanciarsi all’attacco senza tregua al suo obbiettivo. E solo allora Alexandra si è manifestata: patologia più unica che rara, un agente che non teme o conosce cura, colpisce, ammuffisce l’ospite alla radice. Ne disgrega la personalità, erode l’entità stessa che lo sostiene -invade memorie, ruba ricordi, rimpiazza zelante con un archivio diverso e pre-vissuto pre-confezionato. Alexandra è un patogeno dalla virulenza eccezionale -inattaccabile, inarrivabile, blindata da una muraglia in grado di annichilire qualsivoglia tentativo di offesa.
Agente fatale, la fuga non è contemplabile -non la si può individuare, non la si può conoscere, non la si può nemmeno combattere. Un morto che cammina lo sventurato che la contrae, un decorso lento e orribilmente sofferto -una tortura, un parassita che fa del suo scopo diventare, controllare, essere. Esistere, un corpo tutto ciò di cui necessita, un mero sostegno -la funzione già compresa, l’anima già codificata.
 
È stata malvagia, Alexandra. Mostruosa. Una bestia senza giustificazione alcuna, ma poco male: in fondo a nessuno di noi serve una giustificazione, nessuno di noi sprovveduti ladri potrà mai concedergliela. Poco male -in fondo, Lei nemmeno ne ha bisogno. Quale patetico dio abbisogna, basa la sua esistenza su ciò che viene lui concesso? Un dio prende, non chiede. Ed è semplicemente ciò che ha fatto Alex -ha preso Natalia, l’ha stritolata, e mancava pure che chiedesse per favore.
Lei.
Quella che osservava i miserabili umani agonizzare e morire; che li gettava in luride topaie per farseli servire su un piatto d’argento pronta a sventrarli; quella che rideva nel testimoniare la loro miseria e patetica debolezza.
Finché non è diventata una di loro -ah no scusa, peggio di loro, la sua grande e meravigliosa benedizione tramutata in un’orrida mostruosità, un sacco vuoto e un lercio straccio a nasconderne deformità e vergogne. Allora Alexandra era diventata un parassita. Si era evoluta la malattia, ricombinando dai suoi resti aveva concepito un orrore impossibile, un obbrobrio oltre ogni più ridicolo errore che la biologia potesse aver mai commesso -pelle a proteggerne gli organi, assente; polmoni per la funzione respiratoria, compromessi -un macchinario, l’ingegno e la disperazione umana a permetterle di sopravvivere. Alexandra era un parassita senza futuro, senza vita -uno scempio di larva nata solo per deperire.
Poi era giunta l’ospite. Una bambina, dieci anni, occhi e capelli scuri -un braccialetto al polso, rosso, una mente forte e paura di tutto nulla. Natalia Korda, il pass per la sopravvivenza, l’ancora di salvezza. E Alexandra si è infiltrata, è strisciata, abbandonate le sue spoglie mortali per nascondersi dormiente in un guscio che avrebbe reso vuoto proprio. Una spora, un seme pronto a sbocciare in terreno condannato fertile, vischio a soffocarne fiori e frutti -a creare l’ambiente una vita meritevole solo per sé. 
 
Così Natalia aveva contratto la malattia -nessun farmaco a curarla, nessun medico a seguirla, aveva accusato i sintomi, visto il mostro avanzare, succhiarle via linfa e volontà a ogni passo. Le aveva intaccato i centri vitali, un controllo perduto e memorie non sue -aveva visto il ragno mutare, metamorfosare in qualcuno che in una vita passata, lontana, aveva conosciuto. Una figura, una donna che voleva distruggerla a colpi di emozioni che nemmeno conosceva; un uomo, sensazioni, ricordi allucinanti che l’avevano spenta. E Natalia ci aveva provato: le aveva chiesto di andarsene, di andare via, di lasciarla in pace -ma Lei l’aveva ignorata, maltrattata e smembrata senza recarle nemmeno il motivo. Infine il crimine, l’assoluzione finale: un processo sommario, un giudice inesistente, Natalia era stata giustiziata come un cane!, estirpata come erbaccia, derubata di quel poco che aveva e dimenticata, destinata a nessuna giustizia.
 
Una storia triste quella di Natalia, molto -ingiusta a più riprese e un epilogo terribile davvero, di quelli che vogliono spezzare. Perché riflettendo, ci si accorge di come Natalia non fosse che una di quei pochissimi a potersi dichiarare realmente innocenti in questa storia di eroi e criminali, codardi e vigliacchi, colpevole solo di essere sopravvissuta al Panico di Terragrigia -e col senno di poi, chi può dire se la piccola non avrebbe forse preferito seguire i suoi genitori. Sempre meglio che finire a Sushestvovanie. Sempre meglio che finire nell’occhio di Alexandra Wesker.
Alexandra è stata crudele, malvagia con Natalia -abietta in una cattiveria fine solo a se stessa. Perché è chiaro come non ci sia giustificazione in ciò che ha compiuto, e nemmeno ce ne sarà mai -ma per noi non è certo un problema, giusto? Ciò che ci serve, ciò che ad Alex serve, è una motivazione. Una ragione, per perpetrare il delitto di cui si è macchiata le mani. Qualcosa di facile a dirsi, e infatti abbiamo anche quello: odio, rabbia, esacerbazione. Disperazione. Disperazione, la carta più potente del mazzo di Alex Wesker -nessuno è mai stato capace di resisterle, nessuno ha mai innalzato una difesa abbastanza potente da scalfirla. Disperazione è la piaga che ha infettato Natalia, stanchezza ciò che l’ha fiaccata, autocommiserazione l’assalto finale -a conti fatti, Natalia era diventata davvero lo spettro malconcio di Alexandra.
 
Alexandra. Alexandra.
AlExAnDrA.
 
Non l’aveva per caso detto di essere una pazza psssicotica? Un mostro, una donna schizzata in balia di psicosi? Problemi d’amore, problemi di testa, una pazzapsicopaticapazza?? E perché perché perché?
Perché possiamo batterci quanto vogliamo per trovare una ragione al suo comportamento, al suo modo di rapportarsi a Natalia -possiamo arrovellarci quanto desideriamo nel tentativo di comprendere come sia possibile che una bambina morente sia stata denigrata dall’inizio alla fine, torturata sui carboni ardenti, gettata nel crogiolo -e non troveremo mai niente. Niente.  Niente di niente, nulla di nulla, una tabula rasa di tutto. Oh sì, potrebbe sorgere un dubbio e considerare che in fondo ci sono così tante emozione negative che ribollono in Alex Wesker che potrebbe anche essere normale che alla fine la pentola sia scoppiata. Normale? Diavolo, molto più che normale -e non siamo certo qui per contestare l’esistenza stessa di Alexandra, o no? Ai limiti, forse potremmo perfino considerare normale che sia stata sacrificata una persona per la voglia di vivere, la volontà di bruciare ogni ostacolo che si potesse frapporre tra Alex e la sua vita tanto agognata. La sua unica e ultima possibilità di avere una vita. Una, una soltanto. E bisogna essere sinceri su questo: in fondo Alex non ha mai chiesto nulla di così assurdo e impossibile se non una vita a suo pieno uso e consumo. Touché, e non possiamo dire nulla, tantomeno puntare il dito -il diritto era suo e inalienabile, ma è stato calpestato come la più insulsa delle porcherie.
E Alex ha reagito. Giustamente.
Come dice la storia, Alex è bruciata -bruciava della voglia di vivere, a dodici anni della voglia d’infrangere le regole che dettavano la sua morte. Bruciava, bruciava, bruciava da bambina, da ragazza, da adulta: è bruciata con il suo uomo, per il suo uomo, un fuoco di paglia tramutato in fiamma eterna. E’ bruciata, e come fenice è risorta dalle proprie ceneri.
 
Le proprie ceneri.
 
Se non fosse così evidente che c’è qualcosa che non quadra, sarebbe un concept bellissimo. Meraviglioso, di quelli per cui vale la pena commuoversi e pensare che sì, per una volta è andato tutto bene. E invece no. Perché il piccolo particolare nella favola perfetta della nostra bella principessa è che le ceneri non erano le sue. Non erano sue le ceneri da cui è risorta, che ha ricomposto per generare un corpo nuovo a sua immagine e somiglianza. Erano di Natalia. Natalia è il contenitore in cui Alexandra ha versato la propria educazione, piccola subdola dickensiana diligente, i suoi fatti, le sue emozioni, i suoi ricordi -per riempirla fino all’orlo, per riempirla finché non ce l’ha più fatta e li ha vomitati, espulsi, un ultimo disperato (ah-ah attenta Natalia, disperazione è solo di Alex) tentativo di rivoltarsi al dominio di un maestro che è un parassita, una malattia contro cui neanche una straziante preghiera ha sorbito alcun effetto.
Natalia ha preso una brutta malattia, ma quella di Alex certamente è peggiore.
Perché non trova alcuna base se non nell’odio verso chiunque abbia condiviso qualcosa dell’infanzia o delle esperienze di Alexandra, ma al contrario di lei abbia avuto la possibilità e la forza di sopravvivere. Una tragedia, una grande e triste tragedia. E come non pensare alla povera piccola Alex Wesker, che non ha mai potuto far nulla di diverso se non aggrapparsi al suo amore perduto, ai suoi imperituri sentimenti verso un fratello che finalmente l’aveva resa viva ma che poi le era stato brutalmente strappato; come non avere pietà di una sorellina che in fondo per la durata di una vita aveva accumulato sulla sua tela solo sgorbi e sbavature di ogni genere. Pietà, l’amica odiata di Alexandra, la sua dolce compagna di sventure. Sarebbe facile liquidare le sue azioni per pietà, considerando i suoi trascorsi -sarebbe tutto di più sbagliato, perché non ce n’è stata da parte sua verso Natalia implorante, Natalia morente. Non ci sono stati passi falsi, nessun ripensamento -ed è questa una cosa grave, perché entrambe condividono ciò che più di ogni altra cosa le ha rovinate: un’infanzia buttata, sprecata, annullata, la stessa età alla quale è stato dichiarato che dovevano morire. Dodici anni, un’età a cui Alex fremeva per vivere, alla quale avrebbe ucciso pur di riuscirci, bruciare, sentire quel qualcosa in più; dodici anni, l’età a cui Natalia cercava un qualsiasi cosa, purché in grado di sottrarla alla vita.  Dodici anni e ambizioni completamente opposte, dodici anni e in entrambe la voglia di bruciare per poter vivere morire.     
 
Di questo abominio, Alex è la causa.
Alexandra, quella donna che era un diamante, tramutata nella più infima delle sue forme.
Alex Wesker, la donna in bianco -non il mostro, non un’ombra, ma piena figura di sé. Una figura che ha scelto di lasciarsi sgualcire dalle proprie pulsioni, che si è rovinata schiantandosi contro chi non aveva nemmeno i mezzi per riuscire a proteggersi. Codarda. Perché dev’essere stato facile, vero? Dev’essere stata una passeggiata il percorso di erosione della psiche di Natalia, una ridicolezza per quella possente dea che non si è piegata nemmeno alla morte. Facilefacilefacile, più nessuna difficoltà per colei che era riuscita a tornare, più nessun ostacolo o remora alcuna, più nessuna pietà: è questa l’ora di smettere i panni della trista Alex, di vestire quelli della Wesker -rancore a scudo, odio nell’altro pugno, malvagità e potere l’elmo a mascherarne il profilo. E’ questa l’ora per Alex d’indossare i panni di Spencer, del mattatore che spella e scarna il cadavere della preda -e poco importa, poco importa che proprio l’immagine del vecchio fosse quella che aberrava di più, cosa importa quando disprezzi tutto, quando pretendi e supplichi rispetto da una persona che non ne ha nemmeno per se stessa, cosa importa!?
Niente. Alla Wesker non è importato niente. Ha trovato Natalia, l’ha mirata, condannata, imprigionata e si è divertita -ha denigrato la bambina, l’ha martoriata, per puro diletto l’ha nutrita del veleno peggiore che avesse conosciuto nella sua amara esistenza.
(E qual è il problema? Quale!? Serve resistenza Natalia, bisogna fare gi anticorpi per sopravvivere in questa vita, e se non sei riuscita a sopportare neanche una vita così insignificante come quella di Alexandra allora non ti saresti goduta nemmeno la tua!)
Perché il fine giustifica i mezzi, ma quando i mezzi sono superflui al suo raggiungimento diventa una bugia ancora più orrida di quanto non lo sia già di per sé; perché nel scegliere i panni di Wesker, Alex non ha certo scelto la propria vita -ha optato per la via dell’odio, del ruolo che mai avrebbe voluto per sé: il carnefice, la vittima, la debole. Perché è qui che vergogna e infamia si arrotolano per strangolare Alexandra: non è possibile contestarle rancore, astio, disperazione, diamine non le si può contestare nemmeno lo sfogo -il fatto è che sono emozioni che sono state abusate, vomitate su chi colpe non ne aveva, sulla persona sbagliata. Su chi non aveva scelto nulla e tantomeno aveva responsabilità, qualcuno come Natalia Korda, che con una violenza inaudita è stata spaccata perché le fossero rubati sangue e corpo, odiosa la larva succhiavite.
 
Perché Alex è un mostro che mano a mano torna Alexandra -mano a mano che libera i suoi putrescenti trascorsi riacquista la sua figura e la sua fame, torna donna, torna mostro in virtù dell’impossibile compassione che verso di lei si può provare. Alex Mostro, rappresentazione di come Alex Wesker si vedeva e sentiva, la macabra opera d’arte di un virus dalla fervida e impavida fantasia: uno scherzo della natura, un rifiuto disumano. Malevola e feroce, come poterla biasimare, come, quando da un’ora all’altra si era ritrovata solo grottesca e beffarda parodia dell’incantevole bellezza che usava rappresentare? Come, quando il mostro non era altro che il frutto marcio caduto da un albero altrettanto putrido, un’esasperazione dell’afflizione, dell’inadeguatezza che in una mente così seviziata e fragile era stata instillata?
Peccato che per l’incantevole Wesker tal ragionamento non sussista. Nel suo specchio solo un’immagine di profonda bellezza è riflessa, solo un algido e austero profilo -una femminilità rinnovata, rinata nella sua nuova esistenza che non vive di mantelli e respiratori, che non conosce bambole e candele ma solo le sue sensazioni, i suoi ricordi, tutta la sua infinità, umana negatività. Una negatività che ha motivo di esistere e persistere, di non essere messa da parte -mai più ignorata, mai più trattenuta.
Eppure è qui che cade, Alexandra, che crolla la sua bella faccia -perché crolla la sua motivazione. Passino rabbia e rancore, la disperazione, l’esasperazione, l’afflizione, passi il sacrificio altrui, il voler vivere per amare, sia benedetta questa infrangibile e meravigliosa volontà -ma il denigrare no. Lo sbeffeggiare Natalia, il prendersi gioco di lei -lo sversare senza remora o ritegno ogni sfogo su di lei no. No. Perché la vita di Alex è stata un incubo ma la colpa non è di Natalia, non doveva ricadere su di lei, non doveva essere toccata in quanto spettatrice di una tragedia consumata senza che nemmeno ne fosse a conoscenza. Eppure Alex tornerà donna, riacquisterà la sua forma, immortalerà se stessa in una tela su cui si dipingerà eterna e bellissima -il mostro scomparso, assorbito nella maschera di Alex dall’anima di Wesker.
 
E non c’è salvezza per la disgraziata Natalia, nessun rispetto per la sua prematura morte. Alex s’infiamma, infiamma, si libera. E’ libera.
Libera.
O perlomeno, questo è ciò che pensa. Perché nel corpo di una ragazzina si risveglia, rinasce, ma la testa è sempre la stessa -Alex è sempre la stessa, stessa la vita che per l’ennesima volta decide di vivere. Natalia crepa, Alexandra vive -per ricadere ancora nell’ossessione senza un momento per respirare, non uno per assaporare, perché già sulla sua bocca il respiro di Albert, parassita del parassita, una brutta malattia.
 
Albert, l’ultimo pensiero che c’è; Albert è il primo che la saluta.
Albert è nell’Umbrella, Albert è nel dolore.
Albert è il desiderio, Albert è l’Africa.
Albert è nella morte, nella vita -immutato, è l’eterna condanna (“Per mangiarti meglio, bambina mia”).
 
Nessuna sorpresa dunque nel riconoscere la bestia che Alexandra ha nutrito, avvolta nella tunica di Wesker; nessuna sorpresa nel constatare quanto avanti si sia spinta, quanto una Natalia che poteva essere Alex sia stata nulla di fronte alle brutalità che Alexandra ha perpetrato.
Perché era facile, comodo.
Conveniente e opportuno rovesciare ogni sofferenza sulla bambina, quando è proprio alla sua ossessione -ad Albert che la persistenza dei suoi mali va ricondotta. Talmente ironico che qui vacilla Alex Wesker, trema, perché il suo castello di carte e silenzi è sfregiato da una crepa terribile, dolorosa -una cicatrice segreta che ancora sanguina in profondità, nascondendone i segni all’esterno. E risulta così semplice ignorarla, deviare la verità scaricandone il peso su Natalia -quando è contro Albert che un legittimo sfogo dovrebbe essere diretto, quando collera e bile su di lui dovrebbero essere rigettati, non NataliaNataliaNA-TA-LI-A. Eppure Alex rifiuta, dinega, perpetuamente impreparata a fronteggiare la propria realtà, inetta -ma vedremo quanto potrà durare. Vedremo quanto potrà andare avanti questa pena dell’ignorare, del costruire un futuro gioioso per persone disagiate, una possibilità di redenzione per una vita passata e la felicità, la serenità, l’amore -oh sì, se vedremo. Perché sarà un piacere, cara Alexandra, osservarvi sedere l’uno di fronte all’altra per confessarvi la verità, accettarla, comprendere il vero problema che da sempre vi ha afflitti. Sarà un piacere riconoscervi davvero liberi, capaci di vivere serenamente la vostra vita -sarà bello.
Ma sarà anche a spese di Natalia. E cosa può essere costruito su basi come queste? Castelli, che se sono di carta verranno giù presto -un futuro diverso dalle rose e dai fiori che Alex aveva tanto desiderato.
Peccato.          
 
“Revelation leading to my psychosis and inspiration
Digest another hallucination, psychosis by recreation
Happy till the next deterioration, psychosis.”

(Psychosis, Poets Of The Fall)
(Recensione modificata il 15/06/2017 - 10:32 am)

Recensore Veterano
06/06/17, ore 14:54
Cap. 1:

"Come se potessero vedersi"
Chris: Hai un amico immaginario Natalia?
Natalia: Ehm...si?
Chris: Barry non puoi dare la birra ad una ragazzina!

Scherzi a parte, mi piace la storia, la conzone e il tuo stile(si, dovrai sopportare il mio essere un disco rotto).
Anche se Alex, per quanto mi piaccia, mi è stata leggermente sulle scatole nel suo tormentare continuo.
Bella storia comunque, continua così, your friend

- Mattalara

Recensore Master
06/06/17, ore 03:10
Cap. 1:

Ciao :)
Alex: Notte semmai -.-
Io: Tuuuuuuuuuuuuu!!!!😒 *spara ad Alex con un lanciarazzi infinito centrandola dritta negli occhi*
Alex: *bruciacchiata* Ma cosa caXXo ho fatto summer??? :|
Natalia: Mi hai *parte con la lista della spesa*
-tormentata a suon di incubi manco tu fossi stata Freddy Krueger dei film di Nightmare -.-
-illusa facendomi credere a tratti che ti fossi tolta dalle paXXe, per poi ritornare facendomi prendere un colpo -.-
-distrutta psicologicamente, emotivamente, e persino fisicamente -.-
-offesa un secondo sì e l'altro pure -.-
-e per finire m'hai decisamente ammazzata -.-
-vuoi sapere altro oppure 'ste accuse ti bastano, cara la nostra ladra di vite altrui? -.-
*eccovi la vendetta di Natalia in recensione; ahò le spetta poverella*
Alex: *facepalm*
Albert: Ahò, te la sei cercata cara mia...
Alex: MA TE DA CHE PARTE STAI -.- E POI PURE TE SEI TORNATO INDIETRO ALBERT!!! :|
Albert: Questo è vero, ma a quanto ne so io l'ho fatto tramite una semplicissima clonazione, mica rubando il corpo ad un'altra persona scusa... -.-
Alex: ... oh my Gosh...
***
Quoto colui/colei che ha commentato prima di me, questa è stata una fiction tremenda TT.TT ma non perché è scritta male, sai??^^
Natalia: Allora perché summer???^^
Alex: ... forse per quello che *summer le spara di nuovo senza lasciarla continuare* ok ok O_O me ne vadooooooo!!!! *scappa*
Albert: ... a me puoi dirlo summer :) la Noct ti ha coinvolta un po' troppino, ho ragione vero???^^
Io: Sì... povera Natalia TT.TT
Natalia: ... ormai è andata :( và *detto questo stramaledice la Capcom e la Alex*
Alex: ... appunto, era previsto dal copione, mica è stata colpa mi-AIUTOOOOOOOOOOOO *viene investita da un cannone/un carro armato - come accade al Tyrant nello scontro finale del film in CG Resident Evil Damnation - guidato dalla giovane Korda apposta per l'occasione* non è possibile :( oggi ce l'hanno tutti con meeeeeeeeeeeee!!!! *piange e diventa temporaneamente una frittella*
Io: Se Albert l'è un disgraziato, te sei proprio una catastrofe Alex cara...
Natalia: Non per niente quei due sono fratello e sorella...
Albert: Ma non di sangue!!! :|
Natalia: Questo è vero, ma intanto siete disgraziati uguali...
Alex: *nascosta in un bunker* ... forse sarei dovuta ritornare anch'io tramite la clonazione come ha fatto Albert...
***
Giuro che durante la lettura avevo una voglia matta di fare a pezzi Alex, volevo ridurla in minuscoli pezzettini...
Albert: E se vede, visto quello che tu e la Korda le avete fatto in recensione...
Io: Vuoi forse prenderle anche tu Albert caro??? xP
Albert: No no no^^''' preferirei rimanere intero grazie *detto questo mima il gesto di cucirsi la bocca e finalmente si zittisce*
Natalia: Che bello x) finalmente mi sono sfogataaaaaaaaaa!!!! *esulta*
Io: Anch'ioooooooo!!!!!! *batte il cinque a Natalia*
***
Come al solito la tua shot m'ha come inchiodata allo schermo fino a quando non l'ho finita, però ci sono rimasta male per Natalia T.T vedere cos'ho fatto passare stavolta alla Wesker in recensione per vendicare la ragazzina xP ahaha x)
Alla prossima! xD
Saluti da summer_moon
(Recensione modificata il 05/11/2018 - 09:40 pm)

Recensore Junior
06/06/17, ore 01:01
Cap. 1:

Questa fan fiction è tremenda. Sul serio, mi aspettavo qualcosa di soffocante ma ho trovato qualcosa ben oltre quanto pensassi. È una tortura lenta, per Natalia ma anche per chi legge, immedesimato in lei al punto da percepire la stessa sofferenza e lo stesso disgusto - una sinestesia di morte che oltrepassa lo schermo per affondare senza pietà. Colpisce l'olfatto e la vista, il tatto e l'udito, lascia un disgusto pastoso sulla lingua. Di quelli che nemmeno a schioccarla riesci a scacciare. Bad disease è, come dice il titolo stesso, una malattia: di quelle brutte e che non fanno sconti, ti mangiano vivo pezzo per pezzo assicurandosi di non lasciare nulla al caso. Puntano al centro, alla parte più gustosa, ma partono dalla crosta. Bad Disease è uno stillicidio implacabile. Un Dorian Gray al contrario, dove Natalia si decompone e cede una giovinezza giusta - sua - a un mostro putrefatto con il quale non ha fatto alcun accordo e che vuole tutto; riversa la sua frustrazione su una bambina innocente (come è stata lei prima di essere corrotta da Spencer) e la consuma per rivendicare un diritto. Quello di vivere. Ma il prezzo di una vita è sempre un'altra vita e non importa che Barry abbia salvato Natalia: lei era già morta. Leggere questa fan fiction ha fatto male, perché si era spettatore impotenti davanti a un'ingiustizia, un teatro del grottesco che si svelava sotto gli occhi, riga per riga, senza poterlo neppure alleviare.