Recensioni per
Baby-sitter per (un) caso
di Lory221B
Ciao cara :)! Personalmente amo le AU e questa l'ho trovata semplicemente adorabile!! Sei bravissima ma questa non è una novità, ti seguo da sempre anche se con un altro nick ( questo l'ho creato per pubblicare) grazie di cuore per scrivere sempre storie splendide. Un abbraccio Chia |
Ciao, |
Arrivo in ritardo con la recensione, io ho una gestione "allegra" delle "Storie da recensire", ma non trascuro mai chi mi fa leggere delle cose belle. Tu sei tra gli Autori preferiti, arriverò sempre a lasciare un pensiero alle tue storie. anche se in tempi sfasati rispetto alla pubblicazione. Arriviamo dunque al fatto che si conclude questa tua long, che mi è piaciuta per la sua originalità ed il suo AU, che, quasi paradossalmente, riesce a trovare la strategia per essere molto, molto IC. La prima parte è travolgente nel suo veloce procedere verso la tanto attesa spiegazione di parecchi “perché” che hanno intralciato due percorsi convergenti, quello di Holmes e quello di John. Mi ha molto colpito, nella sua fresca irruenza, il quasi monologo con cui John riversa nel salotto del 221b tutto ciò che costituisce la massa degli indizi per quello che è il caso più interessante da risolvere e cioè se stesso. L’atmosfera spenta dell’appartamento che lo accoglie e che tu sai connotare con dei termini precisi ed evocativi di una solitudine che, da amica accogliente, diventa squallida imposizione del destino e, soprattutto, dell’incapacità di esprimere ciò che si ha dentro (“…silenzioso rifugio…consueta freddezza…il camino era spento…la polvere…vecchio teschio…”) viene improvvisamente scossa dall’arrivo irruento di John. Come dicevo più sopra, le parole che Watson “spara”, su uno Sh sempre più attonito e colpito in modo evidente, diventano simili a colpi di cannone che riescono a scardinare, in un turbinio di schegge di confusa ed inutile resistenza, la porta chiusa di quel cuore che ha appena imparato a battere per qualcuno. Indimenticabile, poi, l’immagine che ci fai vedere di Holmes appollaiato disperatamente sulla sua poltrona, quasi fosse un cumulo di spine aguzze, a cercare di arginare l’attacco senza sosta di un John che hai rappresentato, soprattutto qui, in un perfetto modo IC. Se si fosse conclusa con quelle parole a raffica, che condensano una vita ed un amore, in poco ma meraviglioso spazio, anche l’ultima Serie BBC, ora non continueremmo a soffrire ancora per i postumi delle evasive scelte degli autori. Sarebbe stata Johnlock, senza più malintesi, senza più remore. Ed uno degli effetti più clamorosi dello stato di grazia di Sh è proprio quel lasciare lì un cadavere ucciso misteriosamente ad aspettare fino al lunedì: John e Rosie non possono aspettare, ora. Brava. |
Ciao!! Sono felice che sia andato tutto per il meglio! |
Anche questa avventura è finita. E, lasciamelo dire, non sarebbe potuta terminare in modo migliore. Le prime righe (scritte magnificamente) trasmettono tutto il vuoto della vita del detective che, all'improvviso, si rende conto di avere poco oltre al proprio lavoro. Tra l'altro in questa versione non gode nemmeno della compagnia materna della signora Hudson, che vive a casa Watson. È quindi un sollievo scoprire che John lo ha seguito sino a Baker Street, per affidargli il caso più importante di tutti: se stesso. Ho anche apprezzato molto che al termine del capitolo Sherlock anteponga una mattinata in famiglia ad un caso, perché è giusto e credibile così: quando scopri le vere priorità delle cose, non puoi continuare a comportarti come fatto fino a quel momento. |
Ciao, eccoci all'epilogo dunque. Permettimi anzitutto di dire che sono contenta di averti suggerito l'idea per scrivere questa storia perché ne è venuto fuori qualcosa di leggero e poco impegnativo, senza drammi o angst che ti fa venire voglia di lanciare il computer giù dalla finestra. Cose che, pur amando l'angst, ogni tanto va bene anche lasciare da parte a pro di trame di questo tipo. La risoluzione finale racchiude due elementi che in questa storia si incontrano e sposano bene, nonostante il leggero AU. Uno è il "caso" che John Watson sottopone al celebre consulente investigativo Sherlock Holmes e che riguarda direttamente la sua vita, l'altro è ciò che è stata la convivenza con William il baby sitter in quel breve lasso di tempo. La cosa che fa sorridere è come John sottolinei il suo essersi preso una cotta sia per lo Sherlock Holmes dei giornali e di cui si parla su internet, che del baby sitter della figlia. Quello che ne esce alla fine è una sbandata colossale, praticamente un innamoramento vero e proprio. Non sappiamo quella che sarà la loro vita futura, ma lo scorcio che ci offri alla fine ci permette di intravvedere quella che potrebbe essere la loro quotidianità e quindi pezzi umani in frigorifero (che fanno giustamente gridare Mrs Hudson), Lestrade che chiama per un caso... il loro condividere il letto dice tutto quanto e senza che tu ti prenda del tempo per descrivere troppe cose. Bastano pochi particolari e si comprende davvero tanto della loro vita insieme. |
innanzitutto grazie, a te, per averci fatto dono del tuo talento e della tua fantasia. |
Ciao ma che bello il finale così pieno di fluff, Sherlock che fugge xche pensa di non poter fare parte della vita di John e Rosie,ma che sceglie come password del cellulare 54 66 che sta per John mentre il vedovo lo rincorre e non perdono tempo in ciance. Povera Sig. ra Hudson con tutti gli esperimenti e pezzi di corpo in frigo. Contenta del l'happy ending e soprattutto che Sherlock abbia messo loro prima del lavoro. |
Ciao! |
Rappresenti parallelamente John e Sh che si preparano per la recita scolastica di Rosie e questa tua strategia narrativa mette in luce che nessuno dei due è tranquillo, entrambi sono, con il pensiero, a rimuginare su quella festa come ad un evento che avrebbe sicuramente portato a qualche sviluppo particolare. “…Con chi sto parlando?…”: arricchisci ulteriormente l’attesa di ciò che la serata avrebbe causato con l’intervento di Mycroft che, come al solito, intuisce che il fratello ha qualcosa di diverso dalla solita arroganza, anzi riesce a cogliere sul suo viso la traccia di un’emozione diversa, non riconducibile, per esempio, alla concentrazione per un caso o al solito fastidio causato dalla sua presenza al 221b. Arriviamo alla scuola ed, a proposito di ciò che si svolge successivamente lì, ho trovato molto riuscito quel progressivo trascolorare, dell’atteggiamento di John nei confronti di Sh, da una cauta diffidenza ad una partecipazione quasi entusiasta a tutto lo svolgersi dell’avventura. Inoltre hai saputo inserire, senza turbare l’originalità della tua storia, degli indovinati riferimenti a quello che succede, in ASIP, tra Sh ed il taxista assassino, riportando la tensione di quella scena, ormai epica, in cui, tra i due, si svolge un agghiacciante duello. Qui non succede esattamente come in quell’episodio, ciò che racconti mi ricorda delle scene di un “unaired pilot” che ebbi modo di vedere a suo tempo, e tu ne hai ricreato il clima di angoscia con bravura. Ed eccolo lì, John, che ha messo, inconsapevolmente da parte le sue remore, e si gode la scarica di adrenalina che, il trovarsi dentro alla vita di Holmes, gli provoca (“…Rimase immobile per pochi secondi ma gli sembrarono un’eternità…”). Da saggio e posato padre di famiglia, arrivato al luogo in cui si svolgerà la recita della sua bambina, si ritrova ad “indossare” dei comportamenti che avrebbero sicuramente traumatizzato dei papà come lui: paga per far correre all’impazzata un taxi, si arma con un bastone ma, soprattutto, si mette sulle tracce di un pericoloso serial killer. E tutto perché segue, come ammaliato, la scia magnetica di Sh, a capofitto nell’avventura e nel rischio. Alla conclusione, per fortuna, positiva dell’inseguimento, lui permette addirittura la cattura del pericoloso assassino e salva il consulting da una situazione potenzialmente mortale. Lo fai sentire “più vivo che mai” e l’energia, che lo carica emotivamente di sensazioni impensate, gli proviene proprio dal trovarsi sulla scena di un crimine. Immaginiamo tenera e coinvolgente la recita dei bambini, ma decisamente abbiamo la conferma che, in lui è sopito, e sempre pronto ad esprimersi, uno spirito combattivo ed amante del pericolo. E John sa che il pericolo glielo può dare Sh, oltretutto abbinato a sentimenti diversi dalla semplice simpatia. Sono momenti, emozioni, sguardi ma, il percorso, secondo me, è chiaro e va verso uno scoprirsi l’uno complementare e necessario all’altro, indipendentemente dalla fine che tu deciderai di ideare per la tua bella storia. Un’ultima osservazione: se il personaggio di John è ben costruito, quello di Sh è proprio centrato, con le sue caratteristiche IC, non sempre facili da rendere, come per esempio il suo sentirsi tristemente “fuori” dalle relazioni umane. Quel suo allontanarsi da solo “nella notte londinese”, lasciando gli altri, e John, a vivere dei momenti di scambio e di condivisione, mi riporta alla mente l’ultima scena di TSOT, in cui Sh se ne va dal luogo del ricevimento nuziale di Watson e Mary. Solo, incapace di esprimere ciò che ha davvero nel cuore. Un bel pezzo, il tuo, proprio. |
Ciao! |
Ciao, non so perché ma mi ero convinta che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo. Forse me lo sono sognata io... XD e sono molto felice di scoprire che in realtà la storia non è ancora finita! |
Ciao! E' troppo bello vedere Sherlock e John interagire sul campo di battaglia! :) Il caso mi ha ricordato un po' la prima puntata della serie, penso che sia una cosa voluta!! |
"John Watson, miliardario, editore, scrittore per passione e uomo assolutamente imbarazzato davanti la propria immagine riflessa nello specchio, si sentì un idiota per l’ennesima volta da quando aveva incontrato William." |
Sempre più "tridimensionale" l'immagine di John che continui ad arricchire, via via, di caratteristiche credibili e con forti richiami all'IC, nonostante qui ci si trovi in un contesto diverso da quello BBC. É un John con un forte senso della verità, legato a valori importanti e sicuramente deciso a tenere Rosie al di sopra di tutto ciò che la possa sconvolgere in qualche modo. Forse, però, come fai affermare con decisione da Martha Hudson (“…smettila di usare Rosie come scudo…”), l’istinto di protezione e l’affetto paterni, per quanto sacrosanti, diventano alibi importanti per non prendere altre decisioni e mascherare la verità dell’attrazione verso William/Sh impedendone così il respiro. Attrazione che ha doppia valenza perché già Watson, prima di assumere il baby sitter (più bello del mondo), aveva una vera e propria passione per il consulting Holmes poi, parallelamente, si è sviluppato, con la convivenza e la condivisione di affetti importanti come quello per Rosie e la conoscenza reciproca, un sentimento che è tutto tranne una goliardica amicizia. Dunque John non può negare a se stesso che, paradossalmente, è innamorato “al quadrato”. |