Recensioni per
Veleno
di Ancient_Mariner

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/08/17, ore 15:44
Cap. 1:

Buon pomeriggio.
Sono anche qui, come vedi ^^
Bellissima poesia anche questa.
Le ultime due che ho letto mi hanno travolto, ora sono al settimo cielo, è troppo bello leggere componimenti così splendidi. E' che a me la poesia piace tanto, ma quando è così... stravedo. Complimenti, davvero! Che talento unico! Continua così!
Anche questa, come ti ho già detto, è una poesia che ho apprezzato molto.
La vita è dura e complessa; in essa, sono racchiuse molte contraddizioni.
Buon proseguimento di giornata e a presto :)

Recensore Junior
27/07/17, ore 14:24
Cap. 1:

Molto, molto bella. Son venuta per commentare la tua penultima poesia e mi trovo invece davanti questa, una piacevole sorpresa. Sono come piccoli diamanti, equilibrate e/ma sferzanti nelle loro punte, nelle chiuse delle quartine e delle terzine (mio Dio, è proprio un sonetto? Sono incredula e ammirata). Petrarca che esce dal guscio dell'artificiosità (semmai c'è stata) : il veleno è autoinflitto e - è contromossa guerresca e splendida che tu poi lo richiami - e non c'è rimedio. L'amore c'è? Sì? No? Si sogna, s'aborrisce? Mi fanno sempre piacere poesie del genere, così aspre e lontane da me. I contrari si confondono e Laura nega le sue mani (anche lei era di ghiaccio).
Bellissima e classica (centralmente sei scivolato maestosamente verso l'elegia latina, semplice e superbo), ma anche moderna - e mi auguro che nessuno di questi attributi ti offenda.
Complimenti.

Recensore Junior
27/07/17, ore 13:24
Cap. 1:

Una tua poesia nel giorno del mio compleanno è un regalo meraviglioso, quindi non potevo non commentarla (spero come si deve). Intanto in pochissimi versi (mi) hai trasmesso qualcosa di estremamente doloroso, hai il dono della sintesi (diversamente dalla sottoscritta). Non c'è una sola parola di troppo nella tua poesia, tutto è al posto giusto, trova il suo ordine impietoso. Perché sì, non saprei definire in altro modo quel sentimento che ci porta a desiderare ciò che ci corrode dall'interno, che ci porta ad aggrapparci anche alle assenze in maniera ossessiva e morbosa al punto che finiscono quasi per essere più presenti della realtà (ché lui è ovunque nei versi, nel cielo, nell'atterraggio d'un aereo, sul fondo di un bicchiere tristemente svuotato, nei discorsi penosi, nell'ombra del sorriso di un estraneo, fra le pagine sgualcite di un libro... ovunque, già), che ci porta a bramare il gelo di quelle mani che in fondo però non avremo mai (più), ma al contempo a fingere di non desiderare, a fingere anche con noi stessi che vada bene così, mentre in realtà ci stiamo solo avvelenando l'anima di quel veleno autoinflitto da cui siamo dipendenti più che da qualsiasi stupida droga mai concepita. È inutile però, perché poi ci guardiamo allo specchio ed è palese quale sia la verità, è dannatamente fuori luogo, eppure sussiste implacabile. In caso non si fosse capito la poesia mi è piaciuta. Silvia