Ma... ma... ma mi lasci appesa così? Ma non è giusto, ma non si fa!
Sinceramente, questo racconto mi ha lasciato la sgradevole sensazione di non doter andare avanti: sgradevole perché quello che succede dopo la parola fine è qualcosa che è meglio che i miei occhi non vedano, se non voglio che mi si geli il sangue e mi si rizzino tutti i capelli (che sono corti, eh, ma si rizzano eccome!).
Hai saputo rendere l'ansia e ilo nervosismo che si respira nei racconti horror. L'horror è sostanzialmente un genere che fa leva sulla catarsi umana, sul vivere in maniera astratta le paure che affliggono le persone ed esorcizzarle: quello che succede accade ad un altro personaggio; mi immedesimo, in lui o in lei, ma le sue sventure non toccano me. E sì, è stato piacevole sentire la paura serpeggiare sulle pelle del povero Emrys, la preoccupazione di tenere Arthur al sicuro, al riparo, conscio del fatto che lui, Arthur, non avrebbe scampo contro la figura che si annida nel castello, e che ha lasciato loro scampo all'interno della struttura per baloccarsi con loro dopo, quando meno se lo sarebbero aspettato. Nel castello si mantengono i sensi vigili e attenti; fuori la tensione si allenta, ed è proprio in quel momento che un mostro attacca. Certo, se uno è così sprovveduto da dover tornare dentro perché ha lasciato qualcosa... beh, uno se la va a cercare!
Se posso essere sincera, non sono riuscita a godermi la storia fino in fondo, perché alcune indicazioni che hai dato nell'introduzione non compaiono nella storia. Che Arthur fosse un investigatore e Merlin il suo consulente, non compare all'interno della storia; leggendo il tuo racconto non si evince affatto tutto ciò. Per quanto ne so, potevano essere altri due incauti che si sono introdotti in quella casa maledetta per mille ragioni altre (una prova di coraggio, una scommessa, una ricerca sul soprannaturale...). Ho notato una certa discrepanza tra l'introduzione e il racconto vero e proprio; mi rendo conto che si tratta di un racconto sforbiciato, e che forse hai tagliato un po' troppo; ti dirò, io sarei curiosa di sapere come va a finire. Semmai dovessi decidere di continuare, avvisami, te ne prego.
I faggi incorniciavano le mura di pietra in stile vittoriano come il sangue avrebbe potuto abbracciare la carne morta di un cadavere.
Mi sono fatta prendere la mano dal mio lato di caccia refusi/editor. Questa frase mi è suonata strana. Ho capito cosa volessi intendere - i rami scheletrici dei faggi - e che tu abbia cercato una metafora diversa dalle solite, trite e ritrite dita scheletriche; ma non sarebbe più chiaro scegliere "le vene" al posto del sangue, che teoricamente è bello che andato sulla carne morta di un cadavere? |