Donna, donna, finalmente leggo qualcosa di tuo (rinsecchita, tremante, presa dalla febbre. Eeeh va beh, godiamoci queste piccole gioie almeno).
Penso tu abbia una grandiosa fantasia. Da delle immagini sei stata ispirata, le hai studiate, te ne sei appropriata e le hai arricchite. La mitologia giapponese è affascinante (dovrei farmi una maggiore cultura, la mia conoscenza si limita a qualche spiritello di Yokai Watch, molto triste), ma nonostante ciò non avevo mai letto alcuna storia che la sfruttasse, avvolgendo le vicende raccontate in una coltre di misticismo, tradizione e antiche leggende. L'aria di questa storia, invece, ne è pregna e suscita subito un grande interesse.
Hai scelto con una perfezione disarmante il personaggio, perché nessun altro avrebbe assunto in tal modo le vesti di un lupo rabbioso e dall'anima tormenta. E, ovviamente, può solo essere colui che più stima, il suo punto di riferimento, l'uomo che lo aiuta a trovare pace e rinascere (o meglio, possedere un corpo, ma è spiritualmente una rinascita e una crescita). Nessun altro sarebbe riuscito ad addomesticarlo in quel modo [commenti random: mi hai fatto tornare alla mente il "Piccolo Principe", c'entra qualcosa?]. Hai pensato a tutto; chiaro il grande lavoro di riflessione dietro alle quinte di questa storia, in modo da farla sembrare così naturale.
Per rimanere sulla trama: ma Kiiiiri?! "Testa Rossa" sarebbe Kirishima, vero? Perché lo abbandona? Perché tutte le frasi in cui parla di lui mi lasciano una triste maliconia, la sensazione di qualcosa di prezioso che ti viene tolto? Nonostante mi piaccia quando le storie non spiegano tutto ma lasciano intuire, spero che nei prossimi capitoli della raccolta venga meglio spiegato questo rapporto (che sono certa abbia un'influenza molto più importante di quanto ora appaia, sul carattere di quel cane randagio).
Complimenti anche per lo stile: buon lessico, periodi della giusta lunghezza, che non sfociano nel ridondante ma rendono la lettura fluida, e ottimo utilizzo della punteggiatura.
Aveva ululato anche nelle sue ultime ore sotterrato, suoni impercettibili, ma che erano tutta la rabbia che aveva contro quella luna che brillava bellissima ignorando ogni cosa strisciasse e piangesse in terra; non era una divinità in fondo, non era nulla, neanche era sua la luce che portava alla notte: l’oscurità fu l’unica cosa autentica, l’ultima cosa che ricordò quando gli occhi si chiusero e una sega gli mozzò la testa.
Nove giorni dopo nacque come inugami.
Ad esempio, qui: un periodo piuttosto lungo, patos che sale (la scena è ben chiara davanti agli occhi, sembra una fotografia, di quelle tristi che non riesci a smettere di guardare) e poi il punto. Frase brevissima, ad effetto (minima, neanche un aggettivo di troppo) e poi di nuovo punto.
Aaaaaah non saprei come altro esprimere certe accortezze stilistiche di cui mi nutro assetata, se non citandole.
Metto la storia tra le seguite per non perdermi i prossimi aggiornamenti per nulla al mondo. (Sono una che arriva sempre un po' in ritardo con le recensioni, ma prima o poi arriva, non temere).
[E per la cronaca, leggo sul tuo profilo di un sacco di idee di FF che non vedo l'ora di leggere, quindi non abbatterti e continua a pubblicare, altrimenti non te lo perdonerei v.v]
Uno stritolamento (è il mio modo tenero per definire gli abbracci potenti e pieni di stima e fangirlaggio),
Sarck (Recensione modificata il 15/11/2017 - 11:10 pm) |