Grammatica:
Ortografia 9.5/10
Ti consiglierei una rilettura veloce, dal momento che ho notato alcune dimenticanze ed errori di distrazione o battitura che, a volte, mi hanno lasciata spiazzata e confusa per qualche momento.
Lessico 8/10
Ho trovato un lessico di base molto semplice e famigliare che si addiceva al contesto e alla situazione in cui era inserito ma che, personalmente, non ho molto appezzato, soprattutto perché era piuttosto elementare e scarno, preferendo dare più spazio ai dialoghi, abbassando ulteriormente il livello.
Capisco che sia stata una scelta stilistica dettata dall’armonia e dalla verosimiglianza con il testo, ma mi è sembrato fin troppo semplice anche per il contesto, povero e poco articolato; arricchito, ogni tanto, dall’uso di termini tecnici specifici e appropriati, indugiando soprattutto sulle armi utilizzate e denotando un grande interesse e conoscenza in questo senso, con una ricerca retrostante. Per questo, nonostante non mi abbia particolarmente entusiasmata o colpita, ho voluto premiare questo sforzo di ricercare vocaboli precisi e tecnicismi corretti, senza soffermarsi semplicemente alla denominazione di “bomba” e “fucile”.
Sintassi 9/10
Nonostante la sua elementarietà e basilarità, senza troppe pretese, è una sintassi con una struttura precisa, pulita e ben fatta.
Ho notato che tendi spesso a omettere il verbo o la preposizione “con”, e in alcuni casi può anche starci, ma ripetuto diventa disarmonioso e brutto a leggersi; in alcune occasioni, infatti, l’aggiunta del verbo o della preposizione avrebbero giovato e reso più scorrevole e piacevole la lettura. Mi piace come le tue proposizioni, nonostante non siano eccessivamente articolate e piuttosto brevi, mantengano un ritmo fluido e continuo; spesso, con questo genere di frasi, capita che si crei un ritmo singhiozzante e spezzettato, che alla lunga stanca, nel tuo caso sei riuscito a evitare questo effetto in modo da creare un tipo di sintassi che unisca semplicità e armonia.
Stile:8/10
Non ho idea di come sia il tuo stile abituale dal momento che in quelle due o tre storie che ho letto si adattava alla situazione e al contesto e si trasformava con esso Potrei quindi affermare che sia uno stile: liquido, nel senso che assume la forma del recipiente in cui è contenuto è polimorfo e camaleontico e questa caratteristica mi piace molto. Avere la capacità di variare il proprio stile in base all’ambientazione è davvero difficile, perché si tende sempre a tornare al proprio stile, che spesso non combacia con il contesto. Nel tuo caso, invece, questa tramutazione sembra naturale e normale, e mi chiedo come tu ci riesca. In questo caso, dove vengono narrati fatti di cronaca, hai deciso di adottare uno stile semplice, colloquiale, ma senza scadere nel banale e nel parlato, mantenendo comunque una certa dignità letteraria, come se si trattasse di un articolo di giornale o di un servizio al telegiornale. Personalmente non è uno stile che amo particolarmente, soprattutto se corredato da un lessico piuttosto elementare e senza caratteristiche particolari che ti permettano di averlo impresso.
Hai preferito puntare sulla trama, i personaggi e il messaggio della storia, semplificando al massimo tutto ciò che poteva risultare superfluo (in questo caso tutti gli abbellimenti, i belletti e le pignolerie dello stile), prediligendo un modus di scrittura sobrio e asciutto, diretto e facile da comprendere, che catturasse ogni tipo di lettore senza lusingarlo con giri di parole o arzigogoli. È una scelta perfetta per il contesto, ma non è uno stile che mi ha particolarmente colpita o che lascerà impresso un ricordo o una particolarità.
Trama:
Originalità: 10/10
L’idea di raccontare un possibile fatto di cronaca attuale e vicino a noi è stata geniale, anche per l’impostazione, mostrando la lenta ma inesorabile trasformazione dell’attivista da uomo con sani principi e nobili fini che lentamente cede il passo alla violenza e al pungo di ferro nascondendosi dietro all’abusato “il fine giustifica i mezzi”; lo stesso vale per il poliziotto, che pur di mettere le mani sul terrorista è disposto a sacrificare innocenti che non c’entrano nulla. Il continuo parallelo tra i due e il doppio punto di vista mi sono piaciuti parecchio, così come i flashback dell’uno, inseriti nel contesto dell’altro quasi a mostrarne un profondo legame che li unisce a loro insaputa.
L’espediente di raccontare tutta la storia che ha condotto fino al punto crucciale ha permesso di aumentare la tensione e la suspense, oltre che di fare luce e chiarezza sull’avvenimento stesso scoprendo pian piano tutti i lati della questione da ogni punto di vista, così che se ne avesse un’immagine completa ed edulcorata.
La trama, pur nella sua semplicità, non è canonica: non mi capita spesso di leggere storie in cui sono raccontati così limpidamente e precisamente atti terroristici o presunti tali, ripercorrendone il percorso di cause e conseguenze che l’hanno portata alla sua nascita; solitamente sono avvenimenti di nicchia, o che fanno da espedienti per storie successive. Forse sono io che non leggo molte storie di questo genere e non so nulla a riguardo, ma mi pare che utilizzare come avvenimento principale una cosa del genere sia piuttosto innovativa e inedita.
Coerenza: 10/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo punto, non ho nulla da ridire, in quanto ogni gesto, ogni azione e ogni conseguenza ha la sua causa perfettamente chiara e comprensibile.
Nulla d ridire nemmeno sul secondo ponto, se non farti i miei più sentiti complimenti. Credo tu sia stato capace di capire l’essenza di questo contest e delle mie richieste: non chiedevo di palesare il problema che rappresenta la labilità dei concetti “uomo” e “mostro”, e più in generale “buono” e “cattivo”, ma sei riuscito a farlo intuire, a dare degli accenni, dei punti da cui partire, senza mai dichiarare nulla apertamente e senza dare una definizione. Ed è quello che stavo cercando: qualcosa di nascosto ma presente, sottile ma pregnante, che facesse sentire il suo peso e la sua presenza senza mostrarsi. Hai indicato dove guardare ma non cosa vedere, ed è quello che chiedevo: una storia che pungolasse la coscienza e la mente, senza spiattellare, però, la questione davanti al naso. Una denuncia sottile e una discussione nascosta, come è stata la tua.
Hai preso due uomini completamente diversi, oserei definirli agli opposti, ma hai mostrato come entrambi, alla fine, possano ricadere in entrambe le definizioni “buono” e “cattivo”, di “uomo” e “mostro”: sono entrambi spinti da alti ideali, hanno uno scopo che non può essere disprezzato perché è giusto per entrambi, ma tutti e due hanno metodi che non riesci a condividere fino in fondo e che per quanto cerchino di essere giustificati non si riesci ad accettare completamente, lasciandoti in un continuo stato di sospensione e indecisione; i concetti continuano a rimbalzare da un personaggio all’altro e spesso sono sia mostro che umano nello stesso momento, senza che tu riesca a discernere le due parti in maniera nitida, ma continui a vedere l’una e l’altra figura, come le figure di Rubin e Boring, in un’illusione ottica continua che ti manda fuori di testa (ed è quello che volevo, non fraintendermi).
In tutto questo, però, credo che il mostro più grande e spaventoso sia la giornalista: il suo attaccamento quasi morboso a voler riprendere, a pretendere una testimonianza, ma senza un intento istruttivo, solo per avere uno scoop, è agghiacciante, soprattutto perché non le interessa quello che succede, a lei basta che sia sconvolgente e possa farci un bel servizio.
Esemplare il dialogo:
“Sandra, hanno appena ucciso un uomo.”
“Sì, e tu l'hai filmato, vero?”
Questo semplice scambio di battute mi ha lasciata basita e senza parole, oltre che vagamente terrorizzata da quella donna, dal suo egoismo e dalla sua indifferenza. Credo che tra tutti sia il mostro peggiore, perché non si ferma davanti a nulla (Sia Alphonse che Tom cercano di non provocare vittime e di salvare il salvabile) e nulla la tange. Mi fa venire i brividi quella donna, lei credo proprio che non possa essere considerata umana.
Scorrevolezza:8/10
Nonostante i continui (e presunti) salti temporali, che mi hanno confusa, unificando il tutto in un unico tempo fuori dal tempo che mi ha messo in difficoltà nel cercare di collocare sulla linea temporale i vari avvenimenti, è una storia che procede in maniera fluida e scorrevole, senza intoppi e così semplicemente che quasi non ti accorgi che sia terminata. La trama è accattivante e incalzante, e i misteri e i tasselli che man mano vengono aggiunti contribuiscono ad acuire la curiosità e l’interesse del lettore, lasciato in sospeso all’inizio del racconto (come se la scena iniziale del film si fosse interrotta per offrire un’enorme flashback che costituisce la panoramica di tutto quello che ha condotto fino a quel momento, come una sorta di “riepilogo delle puntate precedenti”) per poi ripescarlo e dargli il colpo di grazia finale. Tutta la questione viene introdotta e indagata, i personaggi vengono scoperti, così come le loro storie e il loro passato, si rincorrono affannosamente nella ricerca di uno e nella fuga dell’altro per poi giungere al punto crucciale e scoprire come tutto sia destinato ad andare in fumo e le parole, le azioni e i propositi siano bruciati assieme ai loro possessori.
Personaggi:
Caratterizzazione: 8.5/10
Per quanto le descrizioni siano veramente stringate, soprattutto quelle fisiche (accenni praticamente solo ad Alphonse, e il paragone con Gesù, per quanto possa far storcere il naso ai perbenisti, mi è sembrato subdolo, sarcastico e geniale, intriso di ironia nera che non tutti riuscirebbero a capire, ma che rendono il personaggio ancora più incredibile…Io, personalmente ho apprezzato, anche se a un primo impatto mi ha lasciata interdetta), permettono di ritrarre un quadro completo e particolareggiato dei personaggi, soprattutto di quelli principali, su cui mi sento in dovere di spendere due parole in più, perché sono davvero incredibili e magnificamente congegnati.
Abbiamo Alphonse, Alpha, da un lato, e Tom Foreman dall’altro: due persone completamente diverse, tanto nel temperamento quanto negli ideali, ma profondamente e spaventosamente simili.
Il primo è un attivista che combatte per poter migliorare il mondo e poterne dare uno migliore ai propri figli, mi è sembrato più pacato, più freddo e più calcolatore del focoso Foreman, sebbene anche lui, successivamente, in quanto a violenza non scherzi e non ci pensi due volte prima di uccidere qualcuno. E queste sono le prime somiglianze: entrambi vorrebbero costruire un mondo migliore ed entrambi credono che sacrifici siano necessari e naturali per il raggiungimento di un tale scopo, per il cosiddetto “bene superiore”, ma entrambi sbagliano nel metodo per raggiungere questo obiettivo (che si concretizza anche con scopi minori diversi: da un lato si ha la salvaguardia della natura, dell’ecosistema e dell’incolumità umana attraverso la salute e la biodiversità; dall’altro l’incolumità e il benessere passano attraverso l’eliminazione di quelli che vengono considerati pericolosi e nocivi, il raggiungimento di un equilibrio è dato dall’ordine e dalla disciplina, dal seguire le regole e le imposizioni e da eseguire quanto viene detto dal governo, una visione forse riduttiva ma che fa comprendere come entrambi aspirino alla stessa cosa anche se per vie diverse…Ironia vuole che Tom consideri pericoloso Alphonse che considera pericoloso Tom).
Foreman mi è sembrato più impulsivo, avventato e ardimentoso, anche più propenso alla violenza e risolvere le questioni con il pugno di ferro e la forza; la guerra lo ha segnato profondamente, ma ha distorto anche la sua visione della realtà, e a mio avviso certi suoi atteggiamenti sono esagerati e non inerenti al contesto: per quanto un’azione forte e determinata possa essere stata utile e decisiva in guerra, non è detto che lo sia anche al di fuori di essa, ma Tom sembra vedere tutto nel medesimo modo e questo lo rende un tantino qualunquista e pressapochista (i terroristi sono tutti uguali, psicopatici che fanno saltare in aria la gente a caso; i vegetariani sono tutti fanatici che pensano più agli animali che alle persone, i poliziotti sono tutti imbranati e incapaci).
Grande rilevanza hanno avuto i personaggi secondari: la giornalista totalmente estraniata e assorbita dal suo lavoro in una maniera raccapricciante e inquietante, Frank e Sole che fanno la parte di mitigatori per sbollire gli estremismi dei caratteri dei compagni e che sono la via di mezzo (quella in cui notoriamente risiede la virtù) e mediano il carattere forte e ben chiaro dell’altro. Mi spiace che anche questi ultimi due che non c’entrano nulla siano stati coinvolti, aggiungendosi al novero delle vittime innocenti immolate al bene superiore.
Originalità: 9/10
Ti ringrazio per non avermi proposto l’ennesimo, banale e stravisto serial killer/assassino/psicopatico/ pazzo o schizofrenico -che ormai sono stati rivisitati in ogni modo possibile e immaginabile- ma di aver messo in scena uomini, persone assolutamente comuni, che potremmo tranquillamente incontrare per strada, rivelarsi essere il mio vicino di casa e leggere di loro da qualche parte, e senza che abbiano necessariamente demoni interiori o istinti omicidi/suicidi a caratterizzarli (non in maniera preminente, almeno). Il modo così naturale e verosimile con cui li hai proposti è disarmante e contribuisce a renderli innanzitutto persone prima che personaggi.
Anche la scelta stessa nel vasto panorama umano è stata inusuale: scegliere un attivista vegano, armato di buone intenzioni e RPG mi ha lasciata davvero piacevolmente sorpresa, soprattutto perché l’hai presentato in una chiave controversa e ambigua (solitamente gli attivisti vegani li vedi come persone che, in fondo, non farebbero del male a nessuno, come una sorta di figli dei fiori anacronistici che parlano di pace e amore, assolutamente innocui e solo un tantino fastidiosi). L’agente dell’FBI mi sembrava più scontato, in un certo senso, in un contesto simile, ma tutta l’idea di privilegiare come personaggi terroristi e le forze dell’ordine che hanno a che fare con loro è stata davvero geniale! Complimenti!
Gradimento personale: 5/5
Quando sono arrivata alla fine del racconto non volevo crederci e arrendermi all’evidenza, e credo di aver passato un paio di minuti buoni a pigiare freneticamente il tasto per scorrere il testo senza che questo, ovviamente, si muovesse minimamente, con mia somma delusione e un senso di vuoto atroce.
Pur essendo anni luce lontana dal mio genere, questa è una storia che mi ha preso in una maniera indescrivibile, segnandomi profondamente: l’ho letteralmente letta tutta d’un fiato, con il cuore in gola e la speranza che si sarebbe risolto tutto per il meglio.
Non contesto il finale, credo che nell’economia della storia sia quello più azzeccato e che, oltretutto, inviti a riflettere su come quasi sempre la violenza non porti a nulla se non a morte e distruzione senza alcuna ricostruzione successiva, ma mi ha lasciato comunque di sale e credo che una parte di me difficilmente si riprenderà da un epilogo tanto tragico e naturale, forse ancora più drammatico proprio perché verosimile.
Ho trovato estremamente coraggiosa l’idea di descrivere quella che è l’attualità, con un occhio così limpido e preciso da essere disarmante e sconvolgente, e questo ardimento mi è piaciuto tantissimo.
È una “comunissima” storia di cronaca che potremmo leggere su qualsiasi quotidiano, vedere al telegiornale della sera o sui social, condiviso da indignati dell’uno o dell’altro schieramento, e fa specie vederla proposta come un racconto che dovrebbe intrattenere e far trascorrere del tempo piacevolmente.
I riferimenti sono così precisi da avermi lasciata senza parole, la tua storia è un’accusa, una denuncia nemmeno troppo velata alla violenza, in primis, e a quanti ritengano che sia l’unica soluzione possibile ai problemi.
Inviti chi ti legge a domandarti fino a che punto i fini possano giustificare i mezzi, mettendo in discussione concetti estremamente controversi come la giustizia e l’ingiustizia, il bene e il male, la mostruosità e l’umanità, mostrando come il confine sia sottilissimo e facilmente valicabile. Non riusciremo mai a prendere le difese di una delle due parti, perché entrambe hanno principi giusti e condivisibili che sono stati applicati con metodi discutibili che si sono rivelati, appunto, disastrosi.
È una storia forte, controversa, con un messaggio ben preciso, che invita a riscuotersi, a svegliarsi e a farsi domande; è uno schiaffo in pieno volto che mette a nudo ciò che ci circonda e fingiamo di vedere, è come se avessi strappato la benda dicendo “guarda” e spingendo il volto nella direzione del disastro, è un grido quasi impertinente, ma necessario. È un invito che tutti dovrebbero leggere e che tutti dovrebbero capire, perché, per quanto gli accenni siano palesi, i riferimenti e i problemi che poni non li proponi in una maniera invadente, quasi volessi mostrare al mondo che tu hai capito e farti bello agli occhi degli altri. È una denuncia, non dico velata, ma nemmeno pirotecnica e arrogante, scuoti le coscienze ma non pretendi che ti seguano e ti capiscano, e dopo aver strappato la benda lasci comunque al lettore la scelta se vedere o guardare.
Sono ben lieta di aver letto una storia simile, e credo che la consiglierò perché merita di essere diffusa e che altri capiscano e guardino.
Punti bonus: 5/5
Uso magistrale della citazione, sia mettendola in bocca ai personaggi, sia facendo in modo che pervada tutta la storia. All’inizio non avevo notato che l’avessi usata e appena ho letto quelle poche righe pronunciate da Tom è come se mi fossi illuminata e mi fossi accorta che, effettivamente, la storia è incentrata su questo punto: combattendo con un mostro bisogna fare attenzione a non diventare un mostro ben peggiore, come, invece, è successo tanto a Tom quando ad Alphonse, che pur essendo opposti sono fin troppo simili. Da quel punto tutta la storia ha assunto un altro sapore. I miei complimenti per essere stato così bravo a inserirla ma a celarla e non manifestarla in maniera palese fino a metà storia, è stata come il sale (al momento non mi viene un paragone migliore): non lo vedi ma sai che c’è perché il piatto è saporito e ha tutto un altro senso, più pieno e completo.
Totali: 90/100
Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP" (Recensione modificata il 12/01/2018 - 10:20 am) |