Il fatto di rileggere per poter adeguatamente commentare mi consente di cogliere tanti altri piccoli particolari, che si aggiungono alle impressioni più forti come in una sinfonia di tanti accenti.
I De Martel e l’amicizia. “Non avevano mai avuto amici nella loro vita”. Sottoscrivo. Cortigiani casomai. Certo Tristan avrà avuto alleati fra i nobili giovanotti, e Aurora, che dai flashback sembra molto dolce, deve essere stata amata dalle sue serve. Ma la posizione in cui erano, la violenza del Conte padre, la morte della giovane madre devono averli condannati a un’esistenza dorata e solitaria.
Mi immagino con che gioia abbiano accolto questa nobile famiglia forestiera, e poi… E poi Aurora è diventata tutto, famiglia, sorella, figlia.
Nessuno può capire Elijah quanto Tristan. Nessuno come lui ha sperimentato la stessa complicata solitudine, fatta anche di doveri, rimorsi, rimpianti.
Ma questo Elijah altezzoso, gelosissimo di Aurora e sempre beffardo, capisce ma non trova immediatamente le parole. E si esprime come meglio può, e lo fa benissimo, scatenando un gioco di seduzione persino scorretto (no, non è la stessa cosa lasciare il fardello a Rebekah o lasciarlo ad Aurora. Perché Rebekah è infinitamente più potente e abbastanza equilibrata. Perché il problema è tuo e della tua famiglia, caro Elijah!)
Ciò non toglie che il Sire ci provi in ogni caso, e prima e dopo il loro appassionato amplesso dica due frasi essenziali: “Questa volta non ti lascerò andare” E il decisivo: “La tua casa è dove sono io”. Per uno che ha fatto della famiglia il proprio rifugio, è più di un “ti amo”.
La dinamica psicologica tra questi due è perfetta, non c’è niente da aggiungere. Dall’istinto animale, che si esprime senza parole (ma non fallisce mai) a quella breve frase finale che dice tutto. Che è tutto, anche tra le difficoltà che sicuramente verranno.
In mezzo ci sono momenti indimenticabili, tra un Elijah seduttivo, sornione e irresistibile, un’Aurora piena di luce e di candore, e un Tristan descritto con immagini potenti, bellissimo animale aitante e “perfetto gentiluomo altezzoso”.
Un racconto bello e complesso come una gemma, dai mille riflessi. |