Terza Recensione Premio per il contest "È nella mia natura..."
Ciao, giungo alla terza storia da te indicatami per i premi.
Ho letto più volte questa storia, perché mi piace lasciarmi affascinare dal tuo stile e dalla fluidità con cui tessi storie così piene di conflitto e angst, dove l'introspezione è manifestata da immagini visive, che nascono immediate nella mente del lettore.
Io con le figure retoriche mi ci perdo, e so che questo non è esattamente il caso, ma nel titolo c'è questa specie di allitterazione (data anche dalla presenza dell'articolo) che rende il suono molto melodioso, dà un senso leggero ed effimero, come di qualcosa che sfugge via, e che entra in contrasto con con il significato lapidario che vuole trasmettere. Lo trovo inoltre coerente con lo stile della flash, dove ogni piccola scena e ricordo e tappa che caratterizza la relazione di Salazar e Rowena sembra nascere da una nebbia inafferrabile, per poi tornare a sparirvici dentro. Tutto è molto intangibile, evanescente, e richiama "l'illusione" del titolo. E' un gioco di parole e di significati, ma soprattutto di stile, che tu giostri sempre molto bene. Credo che questo non sia il primo titolo che mi piace, e quindi scusami se non concordo con te quando dici di non saperli scegliere.
Qui hai fatto una scelta molto particolare. hai creato un filo conduttore prima di tutto tra il titolo e lo stile, e solo in secondo piano, secondo me, ci sta il legame con l'evoluzione della storia. Per i suoi toni foschi e introspettivi, avrei pensato a un titolo più deciso, più legato al loro rapporto, mentre tu, con molta eleganza, hai stretto un legame con qualcosa di più sottile, che sta dietro alle varie scene e che tocca più un piano più emotivo e sensoriale. Mi piace, ripeto :)
La flash è divisa in piccolissimi pezzi, sembra quasi di star seguendo velocissimi flash di diverse scene che vanno a comporre un puzzle: in alcuni punti è un effetto molto agitato, veloce, che tende a dare un senso un po' brusco, ed è per questo che ho apprezzato tantissimo il fatto che tu abbia ripreso la seconda frase iniziale ripetendola a metà flash, dando un legame stretto all'interno della flash tra le sue parti, come un ricordo che all'inizio viene solo sentito e dopo anche mostrato, passando però prima da ciò che lo ha preceduto per poi darne anche ciò che lo ha seguito, dopo. Insomma, la ripetizione al centro della frase "E sarà il nostro mondo" è stato un espediente stilistico che ha creato un effetto molto bello e particolare, quasi scenico, da film.
Grammaticalmente non ho trovato errori, ho solo percepito una stonatura in un punto che vorrei portare alla tua attenzione:
è un animo inquieto sotto le sue mani bramose -> Può sembrare senza senso ciò che sto per dirti, ma secondo me "animo" non può essere usato in questo contesto. Quando si dice "è un'anima inquieta" s'intende anima come sineddoche di una persona, ovvero "è una persona inquieta". Questo, però, ha senso se si pensa che l'anima corrisponde con la parte immortale e incorporea della nostra essenza, quindi rappresenta interamente una persona. Dire però "è un animo inquieto" per me non è la stessa cosa. Certo, potresti sempre aver attuato la figura retorica della "parte per il tutto", ma c'è quel gioco fonetico che richiama l'anima che confonde il tutto. "Animo" è più restrittivo come significato, indica quella parte dell'anima dove ha sede l'intelletto, l'affetto e la volontà, quindi è una parte specifica e non indica il tutto. E per farla più semplice ancora, posso dire che è solitamente usato come sinonimo di "volontà, carattere, indole"; e non si dice "è un'indole inquieta" ma "ha un'indole inquieta", o al limite lo usi in un'intransitiva come "è di indole inquieta". Lo stesso, quindi per "animo": "è di animo inquieto" o "è un animo inquieto". Ausiliare essere, non avere.
Passando alla nota positiva, sempre restando su questo pezzo:
è un animo inquieto sotto le sue mani bramose, un sospiro infranto sulla sua bocca affamata; i loro corpi uniti sono un mare in tempesta. -> Questa frase rappresenta la tua cura per il lessico. Mi piace il climax di vocaboli (inquieto, infranto) che richiamano alla distesa di blu, fino a quando "mare in tempesta" non rende chiara la metafora.
Ti faccio, quindi, i complimenti per il lessico, sia per i riferimenti (come quello a una delle canzoni del cappello parlante) all'opera originale sia ai sottintesi che richiami, come per l'abilità di legilimanzia di Salazar. Ma soprattutto mi piace come attraverso il lessico crei affinità e contrasti tra i due protagonisti. Giochi molto con il significato delle parole, non le usi in maniera leggera; anzi, se c'è una cosa che ho amato sopra tutte in questa storia è la cura con cui hai scelto determinati vocaboli.
“Qualcuno che mi eguagli”.
“Io qualcuno che mi meriti”. -> Basterebbero queste due battute per comprendere ciò che lega e allo stesso separa questi due: Rowena (bella la scelta del nome, il quale, insieme alla versione di "Priscilla" sono da preferire sicuramente a Cosetta e Corinna, che non rappresentano foneticamente e metaforicamente un bel nulla di questo personaggio) vuole qualcuno alla sua altezza intellettiva, qualcuno con cui sentirsi al pari, che ne ammiri e stuzzichi l'intelletto; Salazar, invece, vuole qualcuno che rappresenti la purezza di sangue come lui, non vuole qualcuno che sia suo pari, anzi il fatto che "deve meritarlo" significa che sarà sempre un passo dietro lui, che lui sarà sempre il dominatore e l'altro dovrà in qualche modo raggiungerlo, aspirare alla sua perfezione, quasi fosse un privilegio per la donna essere al suo fianco, ma vuole qualcuno con cui creare un elite.
Allo stesso modo, mi piace l'ambiguità della frase “Il nostro sarà un mondo per pochi eletti” che seguita da “E la Camera punirà gli immeritevoli” segna la prima frattura tra i due, perché è vero che anche Rowena voglia crearsi un piccolo gruppo da crescere, ma è un elite fatta da conoscenza e intelligenza, arguzia e deduzione; mentre è la presenza di Salazar che ne deturpa e storpia il senso, andando invece a riferirsi a una purezza totalmente fisica, di sangue. I due si muovono, quindi, su due piani paralleli ma completamente diversi: possono andare nella stessa direzione, è vero, ma non combaceranno mai.
E' interessante come l'intelligenza di Rowena non la protegga dalle adulazioni e dagli inganni di Salazar. Questa storia sembra quasi dire che "il punto forte è anche il punto debole", una lezione vera e assoluta. E' proprio ciò che Rowena più apprezza ed esalta, l'intelletto, l'arma che Salazar usa per ingannarla e blandirla.
Quindi, per quanto riguarda la caratterizzazione, ancora una volta hai fatto un lavoro molto interessante e ben costruito: hai giocato sui tratti fondamentali e conosciuti delle case per andare a costruire in modo personale le dinamiche e le caratteristiche dei due fondatori.
Un particolare che ho amato è il rapporto diverso che hanno con Hogwarts. Mi piace moltissimo che tu abbia, come la stessa Rowling fa attraverso diversi personaggi nella serie, personificato il castello come qualcosa di vivo, a cui appartenere, qualcosa che vada oltre il semplice significato di scuola. Hogwarts è una casa, e quest'ultima parola ha significati così sfaccettati e infiniti che rappresenta qualcosa di davvero profondo ed emotivo. Mi piace, quindi, che la parte più sensibile di Rowena si mostri proprio in quella frase "Hogwarts è la mia casa", che all'inizio è qualcosa di bello da condividere, da esaltare, da migliorare sempre più, ma che nell'ultima battuta diventa quasi una catena, un bisogno disperato di cui lei non può fare a meno. In ogni caso, sempre e comunque, Hogwarts rappresenta un ideale di vita, di essere, di futuro per molti. E' il luogo di appartenenza che segna il tuo posto nel mondo, e Rowena sembra aver bisogno proprio di trovare qualcosa che la comprende e che stimoli. E, so che può sembra stupido, ma il castello rappresenta anche questo secondo me.
Salazar invece la considera qualcosa che gli appartiene e che gli viene strappato, sembra quasi promettere di diventare un tarlo, un ossessione per lui, uno scrigno che serba quello che più brama, un trono su cui è destinato a sedere. Hogwarts diventerà, a me pare, la sua nemesi.
Quindi, per concludere, mi piace questa Rowena "candida" nell'aspetto fisico (bellissimo il filo conduttore agli elementi della natura, come la neve per la pelle, le ali di un corvo per i capelli, la pioggia per gli occhi, ancora una volta ottima la scelta del lessico e la creazione delle immagini) ma così sfaccettato nell'aspetto emotivo e caratteriale. E' un essere con i suoi punti deboli, che sembra guadagnarsi a caro prezzo la sua saggezza. Ce la mostri quasi in una composizione più giovanile, preda di illusioni e tentazioni, dove sottile e perverso è il gioco di inganni e doppi sensi che si dà a tutto.
E poi c'è Salazar in tutto il suo splendore: arguto, scaltro, possessivo, violento e subdolo a tratti. E' un personaggio che al lettore si mostra per quel che è, ma come l'animale simbolo della sua casa ha il potere di strisciare sulla pelle di Rowena. Mi piace il mondo in cui l'avvolge nelle notti di passioni, in cui le lecca la mente, abbatte le sue barriere, quasi nebbia che non trova ostacoli, annullando qualsiasi difesa; e sibila quando la deve minacciare, e lo fa con un'eleganza letale, perfida, non la attacca, non la uccide, ma ferisce e distrugge ciò a cui lei si era sempre più aggrappata, i suoi sogni. Bellissima l'immagine dello specchio in frantumi, metafora stupenda dei sogni e della loro storia e di tutte le illusione che entrambi vi avevano creato intorno.
Concludo con la mia frase preferita:
L'ha osservata a lungo, come si fa con un orizzonte infinito, talmente a lungo da poterla dipingere a occhi chiusi – pelle di neve e chioma di corvo –, da scorgere parole nascoste negli sguardi che gli rivolge. -> POESIA, non ho altro da dire!
A presto! |