Recensioni per
Kyrie Eleison
di _Akimi

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
21/03/20, ore 11:05

Ho scelto questa flashfic dalla tua rec list e ne sono davvero tanto felice!
Qualche anno è passato da quando l'hai scritta, però questo è decisamente il tuo stile.
La prima cosa che mi sento di dirti, è che dovresti scrivere originali più spesso ahah; seriamente, è difficilissimo rendere bene una storia originale in così poche righe, ma penso che tu abbia fatto centro.
Capiamo subito chi è Riccardo, in che contesto si muove, e anche il suo rapporto con la fede. Questo è un tema che mi affascina molto, ma non ho mai avuto il coraggio di cimentarmici perché sono piuttosto ignorante in materia; tu, in poche righe, fai sentire al lettore la lotta interiore, il dubbio di Riccardo - e le frasi finali chiudono l'arco nel modo migliore.
La guerra poi è un altro tema che richiede conoscenza e delicatezza, e qui ci sono entrambe, si vede che ne tratti con rispetto.
Per quanto riguarda lo stile, beh, sai già che mi piace da matti e ti invidio in particolare le descrizioni, mai banali e sempre funzionali al testo.
Se un giorno dovessi riprendere e ampliare questa storia, contami già come lettrice!

Recensore Junior
12/09/19, ore 21:30

Ciao mia cara,
penso che siano trascorse diverse settimane dall’ultima volta che ho letto e recensito qualcosa di tuo, chiedo venia. Non ho fatto a meno di notare quanto hai scritto ultimamente, davvero complimenti. E’ stata davvero dura scegliere qualcosa da leggere visto che mi attraevano diverse trame, ma alla fine il mio debole per la storia ha avuto come sempre la meglio.
La OS inizia subito con una bellissima descrizione di una casetta alle pendici del Monte Grappa. È una descrizione perfetta, tanto che se chiudo gli occhi posso benissimo immaginarmi di trovarmi lì davanti. A questo luogo paradisiaco e di pace si contrappongono i rumori prodotti dalla guerra. Infatti questi luoghi sono stati tra i più martoriati in Italia durante il primo conflitto mondiale. In questi posti la guerra non ha cambiato la vita solamente dei soldati, ma anche dei civili visto che la battaglie che infuriavano a pochi passi da loro.
Ed ecco che scopriamo che la casina descritta nelle prime righe è ormai diventato un luogo per incontri segreti tra i soldati ed è proprio lì che si sta dirigendo Riccardo. Quello che può sembrare un gesto semplice come superare l’uscio di una porta per entrare in un’abitazione, è per Riccardo l’occasione per ricordare la sua vita quotidiana prima della guerra, del suo lavoro, di sua moglie e delle sue figlie. Da qui inizia un dibattito interiore sull’esistenza o meno di Dio. Una volta era un uomo di fede, ma ora gli sembra quasi che il Signore non gli ascolta più e che non vuole aiutarli visto che sono diventati tutti assassini. Questo è un pensiero che ho sentito raccontare da diversi soldati che hanno combattuto anche conflitti diversi. Così come questo desiderio di redimersi per le azioni compiute.
Quindi per Riccardo l’entrare in quella casa diventa l’occasione per potersi liberare da quel fardello che porta dentro, di poter parlare con qualcuno che non può giudicarlo perché soldato come lui. Ma l’amico che sta aspettando tarda ad arrivare e subito Riccardo si preoccupa che possa essere morto sul campo di battaglia. Sa che dovrebbe gioire per la morte di un austriaco, di un nemico, ma non riesce proprio e il senso di angoscia ha il sopravvento su di lui.
Fortunatamente dopo poco la porta si apre ed entra il suo amico Hubert.
Quella finale è davvero una scena meravigliosa: due soldati di due schieramenti avversari, ma soprattutto due uomini che chiacchierano, anche se nessuno dei due parla perfettamente la lingua dell’altro. Non hanno bisogno di parlare la stessa lingua per comprendersi visto che entrambi sono uomini che hanno lasciato la famiglia per combattere si quella montagna. E questo li lega molto di più del colore della loro divisa.
Mi ricorda davvero un verso di “La guerra di Piero” di De André che dice: E mentre marciavi con l'anima in spalle/vedesti un uomo in fondo alla valle/che aveva il tuo stesso identico umore/ma la divisa di un altro colore.
Ed ecco che nell’ultima riga Riccardo non può fare a meno di riconoscere che Dio esiste. Devo farti davvero i miei complimenti perché questa storia è davvero un piccolo gioiellino, di una delicatezza estrema. Hai saputo trattare in maniera egregia un tema così delicato e toccante. Come sempre, hai scritto benissimo e senza errori, cosa che mi era mancata davvero tanto visto gli obbrobri che ho dovuto leggere ultimamente per far contente le loro autrici.
Posso capire che non hai mai pubblicato una ‘storica pura’ in precedenza perché ti sembravano tutte troppo personali, ma hai fatto un lavoro eccezionale e spero davvero che ne scriverai altre. Soprattutto, ora sono troppo curiosa di leggere le due storie sulla resistenza olandese e l’invasione del Belgio, quindi, quando le scriverai e pubblicherai, le leggerò molto volentieri.
Spero di non far passare un’altra eternità per leggere un’altra tua storia.
Un abbraccio,
Sharpey

(Questa recensione partecipa all’iniziativa ’10.000 recensioni in un anno’ indetta dal ‘Giardino di EFP)

Recensore Veterano
16/03/19, ore 12:21

Ciao eccomi qui per lo scambio del gruppo :)
Che dire, mi hai conquistata con la storia dei Queen e anche questa volta non hai deluso le mie aspettative, anzi, mi hai nuovamente sorpreso.
Si tratta di un racconto che tratta tematiche particolari, come la guerra e lo hai saputo fare con maestria. Mi sono facilmente immedesimata nel protagonista, un uomo come tanti, che una volta non sapeva nulla della guerra e adesso è costretto ad essere un soldato. Si pone il dilemma di buon cristiano: è Dio che si è dimenticato di loro o sono loro che sono diventati delle spietate macchine da guerra? E poi c'è Hubert, un soldato della fazione nemica, secondo la logica della guerra si sarebbero dovuti sparare, in fondo sono nemici, ma loro sono andati oltre alla divisa che indossano e hanno capito che sono molto simili.
Lasci un finale molto aperto, non si sa cosa succederà loro, sono in balia degli eventi come qualsiasi soldato.
Mi piace il modo in cui hai raccontato gli eventi con realismo, aggiungendo descrizioni per spiegare meglio al lettore l'ambiente. Una storia coinvolgente e molto emozionante.
A presto!

Recensore Master
30/09/18, ore 10:48

Ciao! 
Sono qui per l'ABC delle recensioni ^^
Ho deciso di prenotarti perché mi sembra di non aver mai letto nulla di tuo, per cui mi è sembrata una buona idea leggere qualcosa di nuovo e, in realtà, anche di diverso rispetto al solito. Leggo poche fan-fiction in anime e manga, perché conosco veramente poche cose, infatti a parte Hetalia di cui ho visto qualche episodio il resto mi sembrava sconosciuto. 
Visto che hai espresso preferenza verso storie fra il 2018 e il 2016, alla fine ho optato per questa one-shot del 2017, principalmente perché è un originale e io solitamente leggo in questa categoria. Ammetto che la sezione "Storica" mi torna nuova, ma non per questo non l'apprezzo, anzi ^^
Principalmente mi ha attirata l'introduzione, che mi è sembrata ben scritta e mi ha suscitato curiosità. Per cui, dopo tante ricerche in giro per il tuo profilo, alla fine mi sono decisa. Anche e soprattutto per i generi inseriti nei tag, adoro l'angst e l'introspettivo. ^^
Da subito mi sono sentita rapita dalle tue parole, dalle descrizioni dell'ambiente e dal tuo stile, che ho trovato molto gradevole. Ricco di un lessico fornito, rimane comunque molto leggero e scorrevole, lineare, ma anche molto coinvolgente. La grammatica mi è sembrata impeccabile, così come la punteggiatura, che è indubbiamente perfetta.
Mi è sembrato molto strano, visto che non sono credente, ma ho apprezzato la presenza della religione, delle preghiere di Riccardo, della speranza in un Dio che dovrebbe fare qualcosa, aiutare gli esseri umani. Ha dato un tocco più inaspettato alla storia, è stato un qualcosa che non credevo di leggere ma che mi ha profondamente incuriosita. 
Il contesto della guerra è un qualcosa che apprezzo molto, soprattutto quando l'argomento viene trattato così bene. Adoro poter osservare la mente dei personaggi in queste situazioni così delicate e quando l'autore riesce a rendere il tutto credibile e, soprattutto, non superficiale, è un successo. 
Riccardo mi è sembrato un personaggio molto triste, ma come biasimarlo?  Lontano da tutti quelli che ama, solo, è costretto a uccidere per sopravvivere. Perché funziona così, la guerra, o uccidi per primo o verrai ucciso. Un aspetto macabro quanto triste. 
La parte che più ho apprezzato è sicuramente il finale, con la presenza di un nuovo personaggio, differente da Riccardo ma anche simile a lui, Hubert. Sono entrambi devastati da quella guerra, entrambi lontani dalle loro famiglie e, lì, soli, si concedono una pausa, una tregua da quella guerra che soffoca tutti i soldati. 
Il fatto che in così poche parole tu sia riuscita ad esprimere concetti tanto profondi mi ha lasciata davvero stupita.
Sono felice di aver deciso di recensire te per questo scambio, poiché ho avuto la possibilità di conoscere un'autrice nuova e di cui ho gradito molto il testo letto.
Mi è sembrata una one-shot molto profonda ed è stata una lettura davvero tanto piacevole, nonostante la delicatezza dei temi trattati. 
Per lasciarti capire quanto l'ho apprezzata, sappi che ho deciso di inserirla fra le preferite, visto che come poche altre one-shot che mi è capitato di leggere mi ha coinvolta, emozionata, suscitato una serie di emozioni senza dubbio malinconiche, ma di consapevolezza anche verso un argomento simile, tanto difficile da trattare, eppure così ben curato.
Alla prossima! :)
fumoemiele

Recensore Master
29/06/18, ore 16:54

Ciao ^^
Sono qui per lo scambio a coppie del gruppo The writing spell.

"Ma forse Dio esiste, per loro, in questo momento." Brividi.
Mi è piaciuta moltissimo questa frase finale, questa nota positiva in mezzo a tanta disperazione e il fatto che si ricolleghi al dubbio che assale Riccardo qualche riga sopra sulla non-esistenza di Dio.
Insomma, questa storia sarà anche un 'assaggino', ma l'ho trovata profonda ed interessante.
L'idea di due soldati di schieramenti contrapposti che si ritrovino e contino l'uno sull'altro per sentirsi più umani, per non perdere quel briciolo di umanità che ancora gli rimane, mi è piaciuta tantissimo.
Hai descritto tutto molto bene, sono felice di aver letto proprio questa storia.
Non avevo capito il titolo -mea culpa-, quindi l'ho cercato; interessante come scelta.

Davvero un bel lavoro, alla prossima :)

Mari

Recensore Master
15/06/18, ore 15:28

Appena ho visto la parola "Veneto" nell'introduzione di questa storia mi sono fermata: è stata una sorpresa trovare una storia ambientata nella mia regione, e ancora di più nella mia terra (non vivo molto lontana dalle pendici del Grappa).
La tua storia mi ha ricordato altre storie raccontate dai vecchi, storie di guerra di cui qui siamo pieni, e di momenti condivisi col "nemico": la messa tutti assieme alla domenica, le partite di carte quando non si doveva combattere, lo scambio di cibo.
In un paio di occasioni si dovettero sostituire le truppe perché quando arrivava l'ordine di attacco, sia da una parte che dall'altra, i due eserciti si avvisavano in modo che il nemico avesse il tempo di mettersi al sicuro.
Non so se queste storie siano riportate in qualche libro, ma sono state tramandate di padre in figlio.
Ho apprezzato davvero la semplicità con cui hai affrontato la narrazione di questo episodio, quotidiano e toccante. Hai messo l'accento sui temi giusti: Dio e l'importanza di un contatto, di un Amico che, se anche non si parla la stessa lingua, è in grado di capire.
Questi soldati non erano militari addestrati, erano uomini comuni, strappati alle proprie case, alle proprie famiglie, ed erano persone semplici. Sei riuscita a rendere tutto questo nonostante la brevita della storia.

Per concludere, ti segnalo qualche piccola svista:

"da quanto il conflitto è cominciato" -> immagino volessi dire "da quando"
"Il ritmo della vita è cambiata" -> il ritmo è cambiato
"per volere di potenti alla quale" -> ai quali
Ci sono anche un paio di errori di punteggiatura: uno spazio prima della virgola e un ". ;"

Recensore Master
26/02/18, ore 21:31

Ciao cara^^
Avevo già adocchiato questa one-shot quando l'avevi pubblicata e finalmente trovo il tempo di lasciare un commento.
Come sempre apprezzo molto il tuo stile, lineare e coinvolgente. La scelta di narrare la storia al tempo presente e in terza persona è originale e devo dire che in questo caso funziona bene. In poche parole sei riuscita a descrivere per bene l'ambientazione e il contesto della guerra. Ho apprezzato l'idea centrale della storia, ovvero l'esistenza di un luogo dove i soldati possano dimenticare la dura realtà delle trincee e poter ritrovare (anche se per poco) la loro umanità.
Un bel raccontino anti-militarista, dove i protagonisti sono semplicemente uomini costretti a uccidere per sopravvivere e che non trovano nulla di glorioso in questa guerra. Entrambi vorrebbero solo dimenticare e trovano nella loro amicizia l'unico conforto.
Complimenti, è sempre un piacere leggerti^^
Alla prossima! :)

Nuovo recensore
12/02/18, ore 17:46

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio Libero del Giardino.

Ho scelto di recensire questa One-Shot in quanto era da molto tempo che non visitavo questa sezione, cosa della quale mi pento, visto ciò che rischiavo di perdermi.

Innanzitutto, vorrei complimentarmi con te per il tuo stile: lineare, scorrevole e grammaticalmente corretto.
Ha quel qualcosa in più che apprezzo molto: il fatto di saper coinvolgere emotivamente il lettore e di tenerlo incollato allo schermo fino alla fine della storia.
A mio parere, hai reso più che bene l'idea del paesaggio naturale devastato dalla guerra, e ciò è evidente anche perché, prima di parlare degli uomini, di quei soldati che rischiano di perdere tutto ogni giorno, hai parlato degli animali, innocenti come i civili che sentono le esplosioni a poche centinaia di metri di distanza.
Ed è proprio con la natura e gli animali che inizia questa storia: queste creature, di punto in bianco, osservano con terrore il loro habitat naturale violato dalla crudeltà della guerra.
Con l'introduzione di Riccardo ci inoltriamo poi in un altro mondo, ovvero quello del soldato costretto a combattere una guerra di certo non voluta da lui.
Ed è proprio con Riccardo che capiamo quanto ciò sia doloroso: oltre al fatto che ogni giorno è costretto a puntare un'arma contro un'altra persona la quale, indipendentemente dal fatto che sia un soldato nemico, sempre una persona rimane, è anche legato alla sua famiglia, della quale sente molto la mancanza, come se qualcuno, o meglio qualcosa (la guerra), gliel'avesse strappata dalle mani senza che lui potesse fare niente, anche solo per reagire.
É a causa delle azioni commesse come soldato che Riccardo inizia a porsi domande su Dio.
Dio lo ascolta ancora, nonostante ciò che ha commesso, nonostante tutto il sangue sparso?
Riccardo non lo sa con certezza ma, una volta entrato in quella casa (la quale gioca un ruolo fondamentale in questo racconto), capisce che, almeno lì, può essere giudicato non come soldato ma come essere umano.
É proprio all'interno di quelle quattro mura che lui e Hubert, anch'egli lontano dalla famiglia, possono concedersi una tregua, dove le loro divise da soldati non simboleggiano nulla e le lingue differenti che parlano non ostacolano la loro comunicazione in quanto patiscono lo stesso dolore ma anche la stessa felicità nello scoprire di essere entrambi ancora vivi, e questo basta.
Incredibile come, in un piccolo racconto, tu sia riuscita ad esprimere tutto ciò.

Non mi resta altro da fare se non rigraziarti per questo racconto.
É stato un piacere leggerti.
Alla prossima,

Jill ~

Recensore Master
12/02/18, ore 17:22

Ciao Akimi...
Allora, non so bene cosa dire... l'idea è bella, le descrizioni sono fatte bene, i pensieri sono lineari... ma ci trovo qualcosa che non quadra; penso sia solamente una cosa soggettiva, dato che la mia interpretazione del genere storico è diversa e dato che ne ho scritti molte, di storiche, perché non ci sono dubbi riguardo al fatto che la storia sia scritta bene e senza errori (tranne una congiunzione sbagliata). Che dire, questa storia non mi ha convinto a fondo, nonostante non so come tu avresti potuto farla diversamente, per cui ti meriti comunque il cartellino verde.
Spero che dopo questa recensione non mi darai zero punti nel tuo contest a cui partecipo... ;-) ;-)
A presto,
mystery_koopa

Recensore Master
29/01/18, ore 23:11

Sono buoni gli assaggini. Buonissimi. Spesso, scopri le cose proprio tramite gli assaggini, ché magari non ti azzardi a portare a casa la confezione intera, ché ci vuole tempo, e spazio, e modo. E poi, metti che non mi piace? Così l'assaggino svela l'arcano, risponde al dubbio e ti fa scoprire che sì, ti piace. Oh, se ti piace.

E a me piace la tua penna anche fuori dal contesto della Justice League. Mi piace questa storia con un sottofondo non tanto religioso, quanto spirituale: che ci si chieda che fine abbia fatto Dio, quando sono tre anni che le campagne attorno riecheggiano dei colpi dei mortai, è una domanda più che legittima, per chi crede, ma anche per chi non crede. Perché Dio, in questo caso, sarà pure colui che atterra e suscita, per dirla col Manzoni, ma è anche l'umanità in se stessa: come puoi fare quello che sei costretto a fare senza che nessuno alzi la testa e dica "Ma siete impazziti?!"?
E ti ritrovi con un girotondo di domande, ché loro, Riccardo e Hubert, quella guerra avrebbero anche fatto a meno di combatterla; se ne sarebbero rimasti volentieri ognuno al loro paesello, a condurre la loro esistenza tranquilla e più o meno felice. Però, in questa follia, si riesce ancora a trovare un barlume di speranza, in quella piccola casetta in fondo alla valle, dove Riccardo torna ad essere Riccardo e a tentare un dialogo con Hubert, anche capendosi poco, anche parlando una lingua che per metà è italiano e per l'altra metà tedesco, magari a gesti, ma provandoci. Ed è in questo momento che, forse, Dio - o chi per lui - è risorto, per dirla coi Nomadi; nella speranza che, anche in mezzo alle bombe, alla guerra, ai gas mefitici, ci si possa ritagliare un angolino di pace. Cinque minuti appena; ma preziosissimi.
Ho amato questa storia, e la consiglio a chi non l'ha ancora letta: è bella, delicata, onesta senza eccedere nel sensazionalismo ad un tanto al chilo (ci pensa la Storia, quella con la maiuscola, a mostrarsi per quella che è), e di un'umanità toccante, con parole semplici, quotidiane, lontane dalla pompa e da un vocabolario altisonante.
Un quarto del mio sangue viene da quelle zone; il mio bisnononno, prima del 1918, era un austriaco, quindi porto un po' di quella terra con me, e sento vicini i patimenti e il logorante stress della guerra di trincea, così come, anche qui a Roma, si dice tenere botta. Avevo creduto che Riccardo fosse un mio concittadino, pensa un po'! Pazienza, ho imparato una cosa nuova.

Recensore Master
28/12/17, ore 10:03

Buongiorno.
Passione per la Storia, eh? Si nota ^^
Bene, a me il racconto è piaciuto. Mi è piaciuta l'umanità che permea le varie righe scritte, le parole coraggiose, che dovrebbero risuonare sempre come una denuncia nei confronti della guerra e delle atrocità che essa comporta.
Il primo conflitto mondiale fu molto sanguinario, ma non voglio soffermarmi su questi aspetti forse un po' scontati, che tu stessa conoscerai di certo molto meglio di me.
Bene, il testo è ben scritto e mi ha offerto dieci minuti di piacevole lettura e di riflessione ^^ complimenti!
In bocca al lupo per la sfida a cui partecipi.
Buon proseguimento di giornata :)