Recensioni per
Impromptu
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 114 recensioni.
Positive : 114
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/11/18, ore 19:23

Cara Koa,

Finalmente mi concedo una pausa per poter recensire questo capitolo molto, molto bello. Anzitutto, ho riso nella nota finale perché era chiaramente un’iperbole quella di Kensington, ma hai fatto bene a specificare e… niente, mi ha fatto ridere perché l’avrei scritta così anche io, sull’onda del “meglio una parola in più che una in meno.” Allora, dicevo, questa profonda introspezione di Sherlock mi è molto piaciuta. La descrizione di luoghi e ambienti segue di pari passo un’analisi dei moti interiori del nostro professore di chimica. All’iniziale diffidenza subentra lo stupore e quindi il desiderio. John è presente con forza in ogni riga e il cuore del capitolo è in quel “fantastico” carico d’ammirazione che rivolge a Sherlock e che non può essere oggetto di fraintendimenti come negli scorsi capitoli. In quel caso, infatti, era ragionevole che il medico si rivolgesse non al professore, ma alla musica. Tale dubbio ora è totalmente fugato. A essere fantastico è Sherlock.

Troppo intelligente per una vita sociale che procede seguendo regole serpentine di cui Holmes coglie le implicazioni senza tuttavia accettarle, il nostro si ritrova a desiderare intensamente di poter ballare con Watson e lo fa in una maniera efficace che appare estremamente naturale. Ora, io amo leggere di questi due insieme, ma per soddisfarmi come lettrice ci vuole che l’impianto sia solido e coerente e qui lo è soprattutto nel suo finale geniale, dove mi hai strappato un sorriso quando Holmes sostiene che John balli male e dove c’è la stangata: il medico era privo del suo inutile bastone, segno che Sherlock aveva insopportabilmente ragione, come il dottor Pivetta del noto trio. Si piacciono, ma stanno naturalmente corteggiandosi e questo è bello. Punto primo perché sarebbe del tutto fuori carattere se si lanciassero immediatamente in un “lo famo strano,” punto secondo perché Sherlock non è persona da ammettere facilmente persone nella sua vita, e anche Watson, sebbene più integrato nel mondo, ha delle oscurità.

Il capitolo, come sempre, è accompagnato da un’analisi minuziosa e convincentissima di Holmes, da un Watson molto ben fatto che noi vediamo solo seguendo il punto di vista del protagonista e che, comunque, spicca, e dalla musica che avvolge ogni paragrafo. Tornando al ballo: è descritto davvero magnificamente, bravissima, e mi hai fatto venire in mente una cosa interessante che sicuramente sai già. Uno dei balli più sensuali di sempre, il tango, era originariamente ballato solo tra uomini. Il valzer viennese è molto più impostato essendo – credo – uno standard, ma… tu come ce li vedresti, o Autrice, questi due col tango?
Come sempre, io arrivo tardi ma sempre con grande piacere. Bellissimo capitolo e non ti scusare per la lunghezza; interromperlo sarebbe stato un vero delitto :P (per rimanere in tema).

Alla prossima e grazie per questa lettura veramente piacevole e bella ;)
Shilyss

Recensore Master
09/11/18, ore 09:06

Cara Koa,

Ma buongiorno! Finalmente mi diletto nel leggere e recensire questo capitolo che soddisfa il mio bisogno sempre crescente di AU. Il mondo non è abbastanza pieno, a mio parere, però tu mi potresti ribattere che è meglio pochi AU buoni che una moltitudine discutibile di situazioni già viste e già sentite. L’inizio del capitolo mi ha fatta pensare al mio professore di filologia italiana dell’uni, che si diceva fosse un genio che aveva intrattenuto una corrispondenza con un grande critico del Novecento. A noi studenti pareva una leggenda urbana perché, come Holmes, d’insegnare non gli importava (più) poi molto, e siccome questa è la vita vera e non una storia ben scritta, il prof in questione non era figo e noi non eravamo gli studenti preparati meglio d’Italia.

Questo aneddoto per dire che nel primo paragrafo hai detto una grande verità: l’insegnamento è una vocazione che spesso cozza con la genialità. Mi piacciono moltissimo i riferimento alla dieta di Mycroft e alle sorelle Hudson (che la scorsa volta avevo confuso e che spiegano perché la recensione ti arriva di mattina: meglio aspettare qualche ora in più e darti una recensione il più possibile esaustiva, che ti “ripaghi” del tempo speso, che quattro righe raffazzonate per taggarti).

È molto carino che le due sorelle vedove si prodighino per accasare il bel Sherlock: fa molto commedia e, parimerito, il discorso “attirasfigheamorose” di quest’ultimo. La sua riflessione merita la famosa battuta che recita più o meno “passa l’angelo e dice amen.” Tempo due minuti e Holmes si ritroverà consapevolmente innamorato del nostro John, dato che negli scorsi capitoli già era nato un certo feeling. La festa dei noiosi Stamford, in questo senso, sarà quasi galeotta, perché non credo che tu li farai mettere immediatamente insieme.

Un plauso va alla caratterizzazione della vedova McGill. L’hai dipinta in maniera davvero convincente e me l’hai fatta trovare incredibilmente simpatica, anche per come è inserita all’interno della narrazione, dato che anticipa la sequenza in cui è protagonista Sherlock e la sua analisi della sua non relazione con Watson. Ovviamente, l’introspezione è il vero succo del capitolo. Holmes mi pare che proietti sulla musica che lui ritiene essere stata male eseguita o incompresa il motivo del suo disagio, quando l’erezione tradisce un qualcos’altro che Holmes non vuole ancora ammettere a voce alta, anzi, che nega e contrasta con veemenza. Ma il vero tocco che mi ha tenuta incollata fino alla fine è la scelta di prediligere un osservatorio nuovo per spiare/conoscere Watson: quell’assistere alla lezione è stato interessante e coinvolgente e rivelatore non solo per Holmes, ma anche per Watson.

La deduzione che parte dalla semplice osservazione dei dettagli e il piacere di travestirsi per potersi avvicinare hanno reso ancora più intrigante un capitolo d’attesa, che però riempie il lettore d’informazioni senza essere “filler.” Ok, adesso è giunto il momento della parte finale: ricordo una tua deliziosa shot in cui John e Sherlock ballavano. Questo continuo creare legami con il tuo canone e creare dei fili rossi sono cose che apprezzo e che mi piace riscontrare da un lavoro all’altro. Stilisticamente sempre ineccepibile, il capitolo è fluido e scorrevole e, per quanto concerne Beatrice, non è una cafonata pazzesca (grande citazione).

Un caro saluto e perdona il ritardo, ma ci tenevo a lasciarti una recensione mentre le mie sinapsi già provate sono al top!

Brava come sempre,
Shilyss

Recensore Master
17/10/18, ore 17:03

Cara Koa,

Anzitutto perdona per l’ignobile ritardo. Purtroppo queste giornate volano e ho un sonno arretrato che non t’immagini. Purtroppo anche per me, o ti acciuffo con gli scambi o lascio il capitolo a muffire tra le “da recensire”: ma bando alle ciance – o ciancio alle bande e passiamo a scrivere di questo capitolo interessante. Ho un’idea strampalata e te la voglio esporre anche se, probabilmente, è una emerita cavolata, ma tant’è.

Sherlock è ossessionato da Vivaldi e non sa perché. Grazie alla sua intelligenza, deduce che Vivaldi coincide in qualche modo con Watson – per una ragione che lui ancora non sa/non ha colto – e capisce, dopo trentuno giorni di elucubrazioni che erano rimaste come sospese, di cui si rende conto e non si rende conto, che deve esorcizzare l’assonanza che si è venuta a creare tra Vivaldi e Watson. L’esecuzione stupisce John e soddisfa abbastanza il critico e arguto Holmes, ma ha anche un effetto collaterale fisico piuttosto curioso, sebbene non assurdo (l’arte smuove e commuove, arrivando fino alla sindrome di Stendhal). La musica in questo senso è la vera protagonista perché fa da filo conduttore a una scoperta di cui l’inconscio era già a conoscenza (l’innamoramento di Holmes a prima vista nei confronti di Watson). Vivaldi è, in questo senso, rivelatore e galeotto come il libro che consente a Paolo e a Francesca di confessarsi il loro amore.

Accanto al macro tema dell’amore espresso in tal modo, compaiono le immagini di Mycroft, della sorella di Sherlock e di Mrs Hudson. Sebbene si tratti di personaggi secondari all’interno del capitolo, non rimangono figure di contorno, soprattutto il primo, che emerge anzi in maniera decisamente preponderante all’interno del lungo flusso di coscienza “sherlockiano” (neologismo per cui mi attirerò il tuo odio imperituro, mi sa). Bello.

Voglio spendere qualche parola positiva su Angelo il cuoco. È uno dei cliché italiani più beceri che abbia mai visto (ladro accusato di omicidio che sconta la galera con invidiabile nonchalance, cuoco del mio dessert preferito che cucina per Holmes con palese parzialità e gesticola, si batte il petto), ma è esattamente così che la vulgata classica dipinge gli italiani all’estero. In questo senso, sei stata bravissima a utilizzare senza remore un cliché creando un personaggio che appare come una macchia di colore. Ti servi del cliché facendomi ghignare divertita di fronte a questa figura comica e non sempre i cliché sono elementi negativi: in questo caso, perlomeno, non lo sono, non per me.

Lo stile, come sempre, è il tuo. Vibrante, preciso, curato. Il respiro di questo lungo flusso di coscienza mi pare adeguato a quanto narrato e questa rivisitazione della prima serie di Sherlock si pone, come sempre, come un interessante riscrittura condita dalla musica. Mi è piaciuto molto come tu abbia sottolineato che Holmes è un grande critico di se stesso e come non sia un eccellente violinista, ma si limiti a essere un bravo violinista. Lo rende più interessante e umano come personaggio.

Ok, il mio, di delirante flusso di coscienza, può dirsi concluso. Spero che mi perdonerai per questo ignobile ritardo! A presto con il prossimo capitolo!

Un caro saluto,
Shilyss-con-più-caffeina-che-sangue

Recensore Master
08/09/18, ore 17:23

Ciao :) Eccomi qui per lo Scambio a Catena e scusami per il ritardo, volevo leggermi questo capitolo in un ritaglio di tempo più corposo perché so sempre come mi prendono tanto i tuoi scritti :) Così come anche questa volta, sono davvero felice di aver iniziato questa long e sono anche contenta di aver appena concluso un rewatch completo di Sherlock perché mi ha fatto amare ancora di più questo capitolo, me lo ha fatto apprezzare in un modo ancora più completo e totalizzante :) 
Hai ripreso il loro primo vero incontro e lo hai riportato qui in un contesto differente che a me piace tantissimo come ti ho già detto, una serie di attente e lucidi deduzioni che crea già un particolare legame tra i due. Mi piace tantissimo come hai reso la cosa, come se i due fossero sempre stati legati da dei fili invisibili e all’improvviso... sono a casa, si ritrovano, si sentono bene. Ho amato anche tantissimo la parte iniziale molto più introspettiva e che segue direttamente il finale del primo capitolo, una parte forse più lenta ma comunque attenta a riportare lo stato d’animo di Sherlock di nuovo attraverso la musica, di nuovo con una descrizione di musica e note che ha qualcosa di superbo. Tutto si spezza e si rompe con il ritorno alla realtà è Sherlock non può più fuggire da questo incontro, i due si parlano. Amo tutti i riferimenti a Myrcoft perché poi amo totalmente il suo personaggio, il riferimento al vero incontro avvenuto tra i due nella serie e poi di Sherlock coperto solo da un lenzuolo... adoro tantissimo come hai ripreso varie scene, vari fotogrammi, e li hai giostrati con immensa maestria. 
Penso di ripetermi spesso nelle recensioni che ti lascio ma semplicemente io adoro quello che scrivi, ne sono rapita. Davvero strabiliante, non vedo l’ora di leggere il seguito. 
A presto :)

Recensore Junior
08/09/18, ore 10:39

Eccomi di nuovo :)
Ho apprezzato particolarmente questo capitolo per diversi motivi. Su tutti lo stile, perché riesci a dare grandissima profondità a qualsiasi cosa passi per la testa di Sherlock, come se avessi una lente d'ingrandimento puntata su di lui e con cui potessi mostrarci ogni suo minimo pensiero, turbamento, ogni sfumatura del suo animo. Il tuo lessico è molto ricco e vario, il che è un gran punto in tuo favore.
L'incontro tra John e Sherlock è davvero ben scritto: mostri i personaggi come si muoverebbero e come parlerebbero se fossero nella serie tv, con grande realismo. Mi è sembrato di averli di fronte! Da un lato c'è Sherlock, osservatore minuzioso di ogni dettaglio (anche in questo, hai descritto in maniera molto analitica ogni minimo particolare che lui nota nell'altro e che lo porta alle sue deduzioni) e distante dal resto degli esseri umani (mi riferisco a quanto pensa sugli studenti proprio a inizio capitolo); dall'altro John, con la sua spontaneità e genuinità e l'ammissione sincera dell'incarico che Mycroft ha provato ad affibbiargli. Un giusto contrasto che hai saputo comporre davvero molto bene (tra la sorpresa di Sherlock per alcuni comportamenti dell'altro e il loro scoppiare a ridere per quel "fuori dai piedi"; ammetto che ho riso anche io XD).
Ti segnalo un paio di imprecisioni che ho incontrato durante la lettura:
"non gli veniva espressamente chiesto": ti riferivi agli studenti, quindi dovresti usare "non veniva loro espressamente chiesto"; so che il "gli" sta soppiantando il "loro" (purtoppo), ma in un testo dallo stile medio-alto come il tuo è una sbavatura che si nota, perché il resto è scritto in maniera molto accurata;
"Lì e adesso voleva rimanere solo": "adesso" si può usare in caso di presente come tempo della narrazione, mentre invece tu usi i tempi al passato; in più c'è anche il "lì" a indicare una distanza spaziale dal lettore... ti suggerisco un "in quel momento" (anche se forse è un po' più lungo e non suona immediato come "lì"), ma vedi tu.
Un bel capitolo, complimenti.
Cory.


Ps. Poi ho ricontrollato (non prendermi per matta): nella serie tv Sherlock suona bene il violino XD

Recensore Master
04/09/18, ore 17:05

Cara Koa, ^^

Devo essere sincera, ero molto indecisa se rimpiombare sulla raccolta di shot o proseguire la long. Mi sono detta che ci sarà occasione e quindi, alla fine, eccomi qui. Mi ricordo molto bene il primo episodio di Sherlock e, come mi avevi anticipato nella risposta alla recensione, tutto quanto visto in TV è stato ricalcato in maniera assolutamente fedele, ma comunque all’insegna di una rivisitazione originale che risulta estremamente calzante per i nostri personaggi. La connotazione accademica riesce a dare una nuova luce a tutto, mentre la preponderanza della musica nella storia rappresenta, invece, una tua firma che apprezzo particolarmente. Questione non solo di stile, ma di contenuto, oserei dire. Quando recensisco una storia lo faccio quasi sempre dopo aver letto. Raramente prendo appunti mentre leggo una storia perché voglio godermi la lettura, perché Efp è un sito su cui si scrivono e leggono storie: le recensioni sono un grazioso contorno per noi autori, ma non devono essere preponderanti sull’esperienza del leggere.

Certi atteggiamenti di Sherlock sono davvero interessanti: in quanto narratore, entri nella sua testa mostrandoci anche delle palesi contraddizioni del personaggio. Ne è un esempio il momento in cui Holmes dice di non notare il sorriso bello che ha Watson. Quest’ultimo, dal canto suo, trova magnifico ciò che di Sherlock viene reputato l’aspetto peggiore: la critica analiticità con cui dice ogni cosa, quasi fosse incurante delle reazioni che suscita nel prossimo. Quando amiamo qualcuno ci lasciamo incantare dai suo pregi quanto dai suoi difetti, ed è questo quello che succede ai due protagonisti. Bello anche come metti in evidenza la necessità del genio di mettersi in mostra e di essere applaudito, desiderio che ha radici nell’infanzia evocata nei diversi riferimenti alla madre di Holmes. Inevitabile e adorabile, almeno per me, è anche la figura di Mycroft che compare come nel telefilm, mi pare (ma potrei sbagliarmi). Nonostante il capitolo sia un’unica macro scena caratterizzata da un lungo dialogo, tutto il testo risulta scorrevole e fruibile in ogni sua parte e l’attenzione del lettura (cioè la mia) è rimasta viva e attenta tutto il tempo. Il modo in cui Holmes lascia che sia Watson a raccontare come mai si è trovato una cattedra di biologia sulla testa, l’introspezione che fai in quell’esatto punto, è tra tutti il mio momento preferito, ma è una bella lotta. La riscrittura, in questo particolare caso, si mostra veramente come una nuova finestra attraverso cui immergersi ancora in una storia sempre affascinante, quella di Holmes e Watson.

Come sempre, capitolo incantevole. È stato un vero piacere, a presto : )
Shilyss

Recensore Master
29/08/18, ore 11:48
Cap. 1:

Ciao cara :) Eccomi qui, finalmente, eccomi qui non solo a recensirti ma soprattutto ad avere iniziato a leggere questa tua long di cui ero tanto curiosa già solo per il titolo così originale (in generale amo tutti i tuoi titoli perché li trovo perfettamente calzanti oltre che ipnotici). 
Mi piace tantissimo il contesto che tu hai scelto per questo AU e ancora di più mi piace il modo in cui hai introdotto tutti i personaggi, facendo sì che il lettore potesse sentirsi a casa anche se legge degli stessi personaggi in un mondo diverso. Non è una capacità di tutti quindi già di questo mi congratulo tantissimo.
È un capitolo introduttivo che compie la sua funzione primaria e fondamentale, ovvero quella di attirare e di incuriosire, prima di tutto perché mi riporti uno Sherlock come sempre perfetto ma anche con qualche tocco in più che me lo fa amare di più e di più e di più. Sappiamo tutti che Sherlock ama la musica e ama suonare ma nelle tue descrizioni della musica o di tali momenti trovo sempre e di questo ne sono felicissima una tua sincera partecipazione, un amore che è prima di tutto tuo e che tu trasmetti con le tue parole, si nota che la vivi la musica così come hai vissuto Chopin, la cui musica e melodia tu hai descritto in maniera superba e per me come una professionista. Quindi, ancora, tantissimi complimenti anche per questo.
Mi è piaciuto anche moltissimo come hai reso l’animo di Sherlock, la noia esistenziale e l’inquietudine, per certi aspetti l’insoddisfazione. Tutto molto accurato e portato avanti con un introspettivismo che venero e che leggo estasiata ogni volta. 
Sono curiosa se l’assistente sarà un personaggio importante oppure no e anche se vedremo davvero in scena il fratello di Sherlock. 
Chi ho amato soprattutto per il modo in cui hai presentato è stato Watson. Tutto filtrato dagli occhi di Sherlock, presentato quasi come se fosse spiato da dietro le quinte di un teatro, hai creato una perfetta atmosfera che culmina con la domanda finale e che spinge il lettore a continuare! A voler sapere di più, leggere tantissimo! 
Complimenti come sempre, non vedo l’ora di proseguire questa avventura.
A presto :)

Recensore Master
27/08/18, ore 08:35
Cap. 1:

Cara Koa,
Eccomi qui per lo scambio. Nonostante non abbia ancora preso il caffè mattutino di rigore, sono abbastanza su di giri perché il senso degli scambi, quello vero, è conoscere storie e autori e io vado pazza per gli AU. Li adoro, ne scrivo e, ovviamente, ne leggo più che posso. Per questa ragione mi sono fiondata su questo scritto proprio da te, oltre che per una certa curiosità volta a cercare di capire come gestivi le long, visto che di tuo fino a ora ho letto solo shot o cose brevi. La scelta di inserire Holmes in un contesto accademico è perfettamente calzante con il personaggio, a mio parere. Il punto di vista interno e serrato fa straniare il lettore, precipitandolo in quella stessa bolla ovattata che protegge Sherlock da tutto ciò che non reputa interessante (l’assistente), facendolo concentrare, invece, sui dettagli e i particolari che lo rendono lui. Finiano nella mente di Holmes e capiamo i suoi meccanismi, la sua noia, la nostalgia oserei dire. Il tutto in autunno che non è solamente un periodo dell’anno dove ricomincia il ciclo accademico, ma anche un momento in cui la natura sembra quasi morirci davanti. Il modo in cui l’ambiente influisce sulla psiche del personaggio rende più compatto l’impianto della storia. Nonostante l’AU, ritroviamo Mycroft <3 la signora Hudson e, sul finale, anche lui: Watson con la sua zoppia. Anche il medico è centrato nel contesto dell’AU. Biologia e chimica sono materie affini che consentiranno ai due investigatori di poter buttare giù in maniera ancora più verosimile ipotesi e illazioni, puntualmente verificate. Mi è piaciuto moltissimo tutto il capitolo, devo dirlo: il modo in cui Holmes capisce che la busta è l’invito per un anniversario ha una funzione duplice che ho tanto apprezzato perché da un lato Sherlock ribadisce che detesta le formalità di natura sociale, dall’altro intuisce dallo sbavo di una penna di cosa parla il messaggio. E poi c’è la giusta sottolineatura della vanità di Holmes, così squisitamente sua…
Da un punto di vista stilistico, hai usato un linguaggio veramente meraviglioso. Verbi come occhieggiare e pareva, che io personalmente adoro per certi gusti letterari che mi tiro dietro, impreziosiscono un testo che è forbito, aulico, ricercatissimo e scorrevole, oltre che maturo. In pochi, su Efp e altrove, metterebbero un “però” o un “che” tra un inciso, abitudine senz’altro più legata a testi letterari che a delle fanfiction. La musica è una costante ricorrente non solo nella vita di Holmes, dove è canone, ma anche della tua scrittura. L’impronta che dai alle tue opere inserendo sempre degli importanti fili conduttori arricchiscono ancora di più un testo.
Ho letto un primo capitolo che, diversamente da quanto spesso succede, non anticipa misteri né promette chissà che. Recupera invece il primo incontro e lo riscrive daccapo, in un altro contesto, con il punto di vista di uno dei personaggi più complessi della letteratura tutta. Lo trovo maggiormente intrigante e francamente meno scontato, quindi di nuovo apprezzo ulteriormente la scelta che hai fatto. Certe storie vanno raccontate, non gridate o anticipate.
Faccio delle recensioni strane, lo so: viviseziono peggio di un’antologia noiosa – o forse è il caffè che mi manca, quindi sintetizzo come farebbe una persona normale su questo sito: è proprio bello questo primo capitolo *___* li hai fatti incontrare in una maniera proprio pucciosa e in questo AU fila proprio tutto!
Bellissimo lavoro, complimenti ^^
Un caro saluto <3
Shilyss
P.S.
Taglierà anche questa recensione, ‘sto sito??! L’ha tagliata, l’ha tagliata…
(Recensione modificata il 27/08/2018 - 08:36 am)

Recensore Junior
26/08/18, ore 19:18
Cap. 1:

Eccomi per la recensione :)
Ho scelto questa storia perché, avendo già letto come sviluppi le OS, volevo provare a leggere qualcosa di più corposo (in termini di capitoli) scritto da te; ricordavo che il tuo stile mi era piaciuto molto e quindi appena ho intravisto una long (di un fandom che conosco, tra l'altro! ...questo è quasi un miracolo!) mi sono fiondata.
Appunto il ricordo del tuo modo di scrivere mi ha spinto a chiederti lo scambio e posso dire di essere davvero colpita. Credo che tu abbia reso alla perfezione il personaggio, così come si presenta nella serie tv, mostrando i suoi pensieri, persi prima nella contemplazione della natura autunnale (che hai reso davvero magnificamente, mi sembrava di vedere il paesaggio dalla finestra, come se fossi al suo fianco!), poi travolti dalla musica di Chopin. Ho un solo dubbio, a proposito di questa seconda sequenza del capitolo: ma lui non suonava malino? Vado a memoria, perché non ricordo se nella serie suoni, ma credo di aver letto nei libri (tipo quindici anni fa... quindi potrei sbagliarmi) che non fosse questo gran suonatore; tutt'altro!
Poi presenti il "nuovo" assistente (che poi nuovo non è, se sta lì da settimane!), con una sequenza di pensieri un po' confusi; non intendo in senso negativo: hai reso lo spaesamento di Sherlock di fronte alla realtà di cui o non si ricorda o non gli importa un fico secco (o entrambe le cose!). È talmente tanto "distratto" che non si era accorto del ragazzo, arrivando a crearsi una sorta di realtà parallela in cui Mrs Hurdson gli portava il tè fino all'università! Lo ammetto, leggendo quel passaggio ho riso.
Comunque, in questa maniera, hai tratteggiato in maniera fedele il personaggio della BBC, portandoci all'interno delle stanze della sua mente, come se noi potessimo entrarvi, sederci sul divano e osservare i suoi pensieri che si compongono davanti a noi, anche con siparietti simpatici ("chi è Lucas?"). Queste stanze sembrano proprio estraniarlo dal mondo, facendolo apparire agli occhi esterni degli altri personaggi all'interno della storia un tipo un po' svampito; tant'è che soltanto il povero Mike Stamford lo avvicina per chiacchierare o gli rivolge un saluto quando lo incontra. Ho un solo dubbio, sul come fa lui a vedere gli studenti dallo studio: apre appena la porta? Non so, lo immaginavo dall'altro lato della stanza. Sì, la tua è una scrittura molto più introspettiva che di azione, quindi può darsi che si tratti di una precisa scelta.
L'ingresso in scena del "povero" John, visto dagli occhi di Sherlock è magistrale: lo passi quasi ai raggi X, così come fa il nostro investigatore (qui professore di chimica!). E il fatto che tutta la noia, l'indolenza di Holmes svaniscano... è un preludio molto interessante: perché attirare la sua attenzione è molto difficile e lo è ancora di più incuriosirlo. Immagino che Watson lo porti un po' con i piedi per terra, nella realtà; o forse lo spero solo!
Da segnalarti ho solo un paio di imprecisioni: c'è un "sì" affermativo che non è seguito da virgola (credo/temo che ci vada sempre!) e un "frequentava a" che mi è suonato parecchio strano... ho un po' faticato a capire cosa intendevi (ti consiglio di risistemare quella frase). Per il resto, il testo è pulito e curato.
A presto!
Cory.

Recensore Master
23/07/18, ore 16:24

Ciao! ^-^
E' passato più del solito dalla mia ultima recensione, e mi scuso tantissimo. Non è stato affatto per mancanza di interesse o per qualcos'altro legato a te o alla storia, sappilo bene: esco ora ora da un vero e proprio ginepraio che io ho fatto crescere, e prima di infilarmi in uno nuovo voglio proprio recensire quest'ultimo capitolo, o chissà quando sarà la prossima volta che avrò dieci minuti.
E' stato un finale intenso, pieno. Uno avrebbe potuto pensare che il grosso dell'intreccio della trama ma soprattutto dei dubbi di Sherlock fosse passato ma invece hai tenuto il pezzo forte per il finale. E io questo, sappilo ancora una volta molto bene, l'ho apprezzato tantissimo.
Di solito l'ultimo capitolo è un epilogo non dico giù di tono, ma dove sicuramente di solito la tensione svanisce e si chiudono i fili; tu invece, hai creato un ultimo climax alzando il massimo il pathos proprio sulle ultime righe, dov'è ancora una volta il discorso che fa John a risolvere il tutto, l'apice della bellezza sono le sue parole.
Sei partita con il delineare un interesse via via sempre più fisico, da uno Sherlock che parte con il credere il sesso una questione di reazioni chimiche ma che si convince sempre più è la parte irrazionale a essere importante nell'amore; in questo finale, però, mentre il rapporto fisico è completo, sotto stretto controllo e quotidiano, qualcosa che quasi Sherlock identifica come importante ed essenziale tanto da diventare spaventoso per il controllo del lui vi esercita, è proprio John a far capire che il sesso non è solo fisico e che il desiderio parte dalla stimolazione dell'intelletto. John ama la mente di Sherlock, a tratti sembra quasi amare più il cervello di Sherlock che Sherlock stesso, ma questo non rende il suo amore meno profondo o vero, anzi. Come dice spesso Sherlock, chi può amare uno come lui, arrogante e saccente? Ecco la risposta.
Sherlock si dimostra ancora una volta un Peter Pan da rassicurare: innocente, pieno di dubbi, con le sue piccole manie. E John, con il suo lato possessivo e la sua pazienza infinita, è un'amante che si prende cura di lui e lo vizia, quasi in maniera disperata. E mi piace questo rapporto, tra loro. Mi piace Sherlock così voubile, che ha bisogno di mesi per esprimere un qualcosa di così disarmante e semplice e mi piace come alla fine lui si arrenda ai suoi stessi difetti, perché la verità è che Sherlock non ha paura di John ma di se stesso. Alla fine, è John a permettersi di accettarsi, accettandolo lui per primo e facendogli vedere che è possibile amarlo, e quindi è possibile per Sherlock amarsi.-
Secondo me, in un qualche modo il fatto che Sherlock abbia vissuto per gran parte della sua vita solo, fregandosene da adulto di ciò che gli altri volevano o pensavano, non abbia eliminato in lui il dubbio di sé, non per questo quindi si è piaciuto di più, anzi. Saccente e arrogante e fiero di esserlo, ma secondo me questo non ha fatto altro che creare in lui una sorta di autosofferenza. Non dico che si è odiato, ma c'era sempre qualcosa di mezzo. Un qualcosa che è divenuto sempre più grande e impossibile da ignorare con l'arrivo di John nella sua vita. John lo aiuta ad accettarsi e ad amarsi. Ed è questo che mi piace.
E mi piace anche John, la sua sconfinata pazienza e il suo modo di trattenere la tensione. Così come mi piace il suo modo di parlare così diretto e liberatorio, ringhiando quasi, bestemmiando. Come sempre, ottima caratterizzazione.
Un commento a parte alla "congegnazione" del delitto, al modo in cui hai creato indizi e movente e intreccio della storia, e a come poi Sherlock abbia rimesso i pezzi tutti insieme. Davvero credibile e ben studiato. Complimenti.
In ultimo aggiungo i piccolissimi refusi che ho trovato, poca roba:
Lasciandosi andare a un ennesimo quanto sono sbuffo infastidito -> sonoro?
E anche era tremendamente insensato a dirsi, Sherlock Holmes si disse assolutamente sicuro del fatto che nulla fosse esisto prima di quel lontano giorno d’ottobre. -> esistito... e la prima parte di questa frase non mi convince
riferendosi alla a quella scritta poco leggibile -> un "alla" di troppo
Se fosse stato onesto con se stesso, si sarebbe reso conto del fatto che erano mesi la che la provava e che tentava di sopprimerla. -> un "la" di troppo

Infine, bellissima l'ultima musica, bellissimo il titolo e bellissimo il parallelismo che hai creato, non solo con l'illusione ma anche con l'atmosfera. Mi piace l'idea di questa musica, ascoltata da chissà chi, che esaspera Sherlock fino a tirare fuori di lui il tarlo, che invade la sua mentre entrando dalla finestra. Mi piace come dalla musica anche l'ambiente, la finestra, i vetri rotti e i petali e le foglie prendono corpo anche nell'ambientazione della scena. Alla fine è catartica, tanto che rimane solo la bellezza dell'opera.
Ancora complimenti.
A presto!

Recensore Master
08/07/18, ore 18:55

Ciao!
Innanzitutto ti dico che l'idea di aggiungere un caso in questa storia puramente introspettiva, votata a seguire l'evoluzione del rapporto tra loro due, mi piace molto. Soprattutto mi piace moltissimo il fatto di inserirla nel finale, per due motivi: il primo è che in questo modo non diventa il cardine della storia, e quindi l'attenzione si focalizza sul rapporto e sui personaggi; la seconda è che la sua presenza concretizza di più i due personaggi, soprattutto Sherlock, dando una dimensione alla sua sfera lavorativa secondaria, che finora al contrario dell'insegnamento non aveva avuto un vero contesto. E poi, vabbè, ti permette di mostrarlo nel suo elemento. Ma la cosa più affascinante, e che funge da collante, è il fatto che questo caso viene seguito in parallelo con il cruccio dell'intera storia: i sentimenti verso John. Mi piace vederlo all'opera, e mostrare una scena in cui lui "lavora", con questo connubio di sentimenti e lavoro, con un John che lo segue e lo affianca, per una volta con questo carico di emozioni che prova per lui, è affascinante.
E' una cosa stupida da dire, ma ho paragonato la struttura di questa storia a quella di una foto dove i soggetti occupano solo un angolo della suddetta e il resto inquadri il paesaggio o lo sfondo. Ecco, tu hai pennellato lo sfondo, questo reticolato di colori che sono i sentimenti di John e Sherlock; e poi hai messo in un angolo la sostanza, qualcosa di più concreto che colloca quello sfondo in un determinato momento legandolo a determinati personaggi.

Il capitolo parte in maniera lenta e introspettiva, le descrizioni si allungano un po' e si farciscono delle osservazioni annoiate e tramortite di Sherlock. E il lettore si immedesima in questo, sente tutta la "pesantezza" del momento, si cala in questo paragrafo "inutile" (sto parlando sempre seguendo il punto di vista di Sherlock) e poi "bang". Peggio di un colpo di pistola. John sorprende tutti, e mi piace il modo sempre misurato con cui questa consapevolezza colpisce Sherlock. Perché Sherlock si concede il tempo di realizzare che solo John poteva imbrogliarlo e restare "impunito", mi viene da aggiungere. E soprattutto fornisce un caso parecchio vecchiotto.
A tal proposito, ora spero di non sbagliare, ma forse conosco quel famoso investigatore londinese del 1899? :D
Questo riferimento mi è piaciuto, sembra quasi di vederci doppio in un certo senso. Lo Sherlock (di nuovo, spero di averci visto giusto), di Conan Doyle passa il testimone allo Sherlock di Benedict, sembra quasi un'eredità che lo configura come suo degno erede. E credo che in questo riferimento ci sta molto anche del tuo apprezzamento di quest'opera in generale. In un certo senso, fa molto serie Tv, quando gli sceneggiatori inseriscono riferimenti alle trame originali da cui il loro lavoro parte, oppure inseriscono citazioni di opere ispiratrici. A me personalmente piace questa cura così sottile dei particolari, mi piace scovare "il segreto" stilistico. Quella firma nascosta tra i colori che ti fa riconoscere il genio, non è necessario per la trama ma solo per i buongustai :P

Un passaggio fondamentale per chi affronta il primo amore come Sherlock è il passaggio dal fatidico primo "ti amo". E qui ci sarebbe una specie di monologo lungo chilometri da inserire sulla questione, ma credo che la tua storia, narrando, racchiuda tutto quanto il problema.
«Sei stupefacente, professore» sussurrò prima di coinvolgerlo in un bacio che riuscì a zittire entrambi. -> Mi è piaciuto questo passaggio soprattutto perché un attimo prima si era avuta l'impressione che Sherlock volesse dirglielo in quel momento, "ti amo", e invece se ne esce con un complimento sussurrato e un abbraccio che sembra voler dare affetto ma anche allontanare il senso di fallimento in ciò che si era prefissato.
La cosa che hai messo in risalto in tutti i capitoli è il fatto che quando si tratta di sentimenti è l'irrazionalità che deve prevalere. Sherlock ha cercato il momento adatto per diglielo da mesi, eppure è sotto la pioggia scrosciante, con l'eccitazione di aver risolto il caso, che urla di amarlo. All'improvviso, senza essere annunciato da alcuna introspezione. Sorprende, sconvolge, ed esalta chi lo guarda. Bellissimo ancora una volta.

E poi che dire dell'IC? La parte finale, dove lui è concentrato sul caso, quella postura, quello sguardo concentrato nel suo mondo ma sempre attento al resto, la voce di John che lo calma e lo guida senza saperlo, quel ringhio e quella violenza per avere l'informazione mancante a cui John risponde con timore e quasi un balbettio imbarazzato (quasi temesse di deluderlo con quell'ultimo tassello "poco importante"), e salta come una bambino e corre via, lasciando basiti tutti. E si ferma sulla porta per attirare John, e lo fa con "Ti amo"... senza parole, davvero. Mi è piaciuto moltissimo. Complimenti!
A presto!

Recensore Master
02/07/18, ore 15:09

Ciao!
Allora, la prima cosa che mi viene da dire è che un buon regalo, per quanto provenga dalla persona che si odia di più, non si spreca mai. La seconda cosa è che, anche qualora Sherlock non fosse stato arrabbiato con il fratello e John con la sorella, avrebbero comunque trovato la scusa perfetta per restarsene da soli. Il primo Natale insieme ne vale la pena, ogni scusa è buona.
Questo capitolo aggiunge un altro tassello all'evoluzione di un rapporto di coppia. Il bello di questo processo, raccontato in maniera così "eccentrica" per via che il personaggio principale a vivere tutto è Sherlock, è che in realtà è facilissimo ritrovarsi nel protagonista. Sherlock affronta questi sentimenti non solo per la prima volta ma anche con l'innocenza di chi ignora come si fa. Questo ti permette di sviscerare ogni più piccolo e delizioso passaggio dell'evoluzione dell'amore. Uno di questi passaggi è sicuramente incentrato su ciò che dice Mrs Hudson: serve del tempo per abituarsi ad avere qualcuno nella propria vita. E' vero, orribilmente vero. E tu sei bravissima a dosare ogni più piccolo passettino.
Inoltre mi è piaciuta terribilmente l'ingenuità di Sherlock. Sì, perché uno che si prepara un discorso e un piano di battaglia per dire al suo amore che vuole fare l'amore con lui è... dolcemente ingenuo.

Tutto ciò che di meravigliosamente bello esisteva era John e il suo sorridere gentile. Il suo lasciarsi cadere tra i cuscini della poltrona, i mugolii soddisfatti che emetteva. Il sospirare trattenuto e ora quella mano, allungata in sua direzione e che tremava appena d’eccitazione. Dita strette attorno a un pacchetto dalla forma quadrata, certamente un libro, dedusse. Il suo regalo di Natale.
«Ti prego, almeno evita di dirmi che cosa ti ho regalato» lo rimbeccò John, sebbene con fare dolce. «Ah, aprilo e basta.» -> Questo passaggio mi ha fatto sorridere. Mi è piaciuto tantissimo il fatto che l'attimo prima Sherlock ha supposto il regalo, e l'attimo dopo John lo prega di non andare a dedurre, ma di aprirlo e basta. C'è complicità tra loro, e comprensione; si sente, lo si percepisce da questi piccoli gesti, dal modo quotidiano che hanno di rapportarsi, in un certo senso anche John ha dedotto il comportamento di Sherlock.

OK, la scena è comica. Non posso definirla in altro modo. Due secondi fa ti dicevo quanto ingenuo fosse preparare un piano, un discorso addirittura. Ma Sherlock è fatto così e questo è stupendamente IC. Ma uno potrebbe pensare che quando ormai si è andati oltre le parole, il discorso può anche non servire e invece... ahahahah, sto ancora ridendo, mi è piaciuto troppo il fraintendimento tra di loro. John che teme di aver esagerato e Sherlock che lo ferma per dirgli che vuole che continua. A volte la logica è strana. Ma soprattutto le insicurezze sono terribilmente normali. La paura, il bisogno di spiegarsi, di capire, di trovare un punto fermo in mezzo a quel vortice di emozioni. Sei stata bravissima a esprimerlo in questa narrazione.

Serve un'analisi più logica e razionale per farglielo capire. Anche questo è Sherlock.
Ho apprezzato che non hai reso la loro prima volta perfetta, anzi. Imbarazzo e incertezza l'hanno resa realistica, inoltre seguire la mente di Sherlock anche in questo frangente ha permesso di mostrare il tutto con molta introspezione, il che non guasta in questi casi.
La battuta finale su ciò che è veramente la perfezione mi è piaciuta molto, credo riassuma i vari tentativi di Sherlock fatti in questa storia, con tutti i suoi piani di battaglia e teorie logiche. La perfezione non esiste, allora deve per forza riguardare qualcosa che non si può toccare o dimostrare. Credo che la perfezione è quel momento che non vorremmo mai cambiare, e credo che in questo la loro prima volta sia stata perfetta.
Complimenti ancora.
A presto!

Recensore Master
01/07/18, ore 20:14

Ciao!
Posso definire Sherlock sotto shock? Un po' inebetito e incredulo? Nel primo paragrafo, hai descritto magnificamente i pensieri stralunati e un po' sognanti di chi bacia per la prima volta. E quel bacio lo rivive in ogni più piccolo nanosecondo, a ripetizione, senza mai stancarsi e senza mai crederci veramente. Ed ecco che i pensieri insicuri di Sherlock fanno di nuovo la loro comparsa. E no, non basta mai un bacio per rassicurare chi prova questi sentimenti, anzi. Il tempo che intercorre dopo quel bacio è quello più fragile, secondo me, quello dove dubbi "stupidi" e "insensati" cominciato a mordere le gambe e ad assalirti alle spalle, alla gola, attentando alla tua sanità mentale.
Davvero, mi hai coinvolto tantissimo sin dal primo paragrafo.
E' vero che questa storia non è ricca d'azione e i pensieri molto introspettivi ne dilatano gli eventi, però io ammiro il modo in cui hai gestito sentimenti così comuni facendogli diventare protagonisti, in ogni più piccolo passaggio. E' l'aspetto umano, quotidiano seppur straordinario la materia di questa storia, quel lato talmente radicato nella nostra vita da poter risultare essere ormai chiaro a tutti, ma che in realtà è il più grande mistero: sono i problemi di cuore, quelli che fanno soffrire e sognare (e qui cito un cartone della mia adolescenzaXD), però è vero, è così. Questa storia è bella perché affronta con sguardo puro e originale, leggero a volte e triste in altre occasioni (soprattutto se si pensa all'isolamento emotivo in cui versa Sherlock) un argomento in cui tutti possono ritrovarsi.

Un altro pensiero che mi ha colto è che non dev'essere facile baciare Sherlock Holmes. E qui credo che sia d'obbligo empatizzare con John. Lasciato solo in salotto, davanti al camino, dopo aver ricambiato con trasporto il bacio dell'altro. Beh, non sarebbe forse da John, ma io un po' di fifa a Sherlock gliela farei venire:)
Ma la verità è che non si può tenere il broncio a Sherlock Holmes, non quando salta in piedi e balbetta un inutile invito. Ho le guance rosse per lui e, sì, è adorabile. L'ho immagino perfettamente con i tratti di Benedict, ed è adorabile. Niente da aggiungere.

Oltre a non esserci alcuna traccia di rispetto nella professoressa Taylor, il suo comportamento mi sembra quello che hanno gli adulti nei confronti dei bambini. Lo so che ho fatto questo paragone mille volte, però non posso non paragonare il modo in cui tutti parlano di Sherlock come se non ci fosse, anche il professor Hobbs, è come se lo ritenessero incapace di far parte della loro conversazione, come se non potesse seguire il flusso dei loro pensieri o scambiare delle battute tra adulti e persone per bene. La cosa mi ha dato fastidio, non sai quanto. Era da uccidere.
Mi ha ricordato il modo in cui viene trattato Sherlock da un suo vecchio compagno di scuola, in una puntata della prima stagione, se non erro. Neanche allora Sherlock replicò, se non vado errato. In effetti, è curioso vedere come un uomo del suo intelletto e che non si fa problemi a spiattellare le verità più scomode, non reagisca a insulti personali. Sembra quasi non notarli... un po' come quando nella terza serie, gli urinano nel camino. In quel caso c'era la giustificazione che erano altri i dettagli da notare (e Sherlock che nota altro davanti a un John scandalizzato è il massimo), però il processo è piuttosto simile.
Ancora una volta, hai fatto uno splendido lavoro di caratterizzazione, dimostrando la tua comprensione su questo personaggio.

Un altro tassello di verità quotidiana è racchiusa in questa bellissima frase:
Perché sì, non contava niente la sua opinione, eppure feriva lo stesso. -> Per quando l'opinione della gente si possa ignorare, il veleno lascia sempre una traccia.

Sorvolando sul bellissimo abbraccio di John, su quel modo possessivo e protettivo e rabbioso di stringerlo a sé e di toccarlo, conscio del fatto che Sherlock è solo suo, che sarà solo suo perché prima di lui non c'è stato mai nessun'altro (va bene, proprio sorvolato no, visto che ho comunque speso un paio di paroline su quell'abbraccio fantastico... e vogliamo parlare del bacio sulla nuca? Ohibò!) è quel bellissimo sunto che è Sherlock detto dalle labbra di John la parte più bella. Perché non solo i ruoli si invertono, pur se nell'ambito emotivo, con un John che smaschera senza mezzi termini la natura di Sherlock, ma c'è anche il John che vedo nella serie, quel suo modo di imprecare tra l'urlo e lo strozzato, il suo modo di contrarre i muscoli delle mani e del viso. Quel sorriso tra l'esasperato e l'ammirato che mostra quando parla con Sherl. Insomma, hai ricalcato alla perfezione queste due anime.

E la confessione di Sherlock è qualcosa che si racchiude tra l'imbranato e l'eccitante: è la meraviglia di chi si è lasciato totalmente andare e sta volando. O in questo caso, sente i violini suonare, e vuole suonare anche lui. E' bellissimo quel discorso, nonostante la sua incertezza, nonostante il suo boccheggiare insicuro. E' bellissimo. E bellissimo è questo capitolo. Complimenti!
A presto!

Recensore Master
26/06/18, ore 22:27

Ciao!
Mi soffermo subito sulla prima frase, perché non posso non approfittare di quest'occasione per ribadire che il tuo stile mi piace, nonostante le divergenze che abbiamo su alcune virgole (parlo di quelle tra soggetto e verbo).

Sherlock aveva un piano. Come sempre del resto. Ne aveva diversi per qualsiasi cosa facesse, pertanto trovò logico il doverne preparare almeno uno adeguato alla situazione. Per quanto insolita fosse. -> Mi piace come tu abbia creato questa "ridondanza stilistica" (voluta e piacevole) con questo costrutto, perché pone dei punti fermi per esaltare le parti importante del periodo. Sembra di sentire proprio l'inflessione di voce del narratore marcare quei due passaggi, effetto esaltato poi dal punto fermo inserito prima dell'ultima frase, che quindi viene messa in evidenza.

Adesso che ho visto fino a due terzi (mi si è bloccata la puntata! >.<) dell'ultima puntata della terza stagione, posso apprezzare ancora di più questa similitudine che Sherlock fa tra l'amore e il campo di battaglia. Anche per il matrimonio di John, se non sbaglio, fa un paragone simile al momento di dover indossare il vestito. Ed è un paragone che, se non sbaglio di nuovo, fa in diverse occasioni, ma in questo caso la similitudine tra l'evento del matrimonio e quello di questo piano mi sembra ancora più sottile e diretta.

Una cosa che mi piace dell'IC di questo personaggio, e che tu riprendi alla grande, è il suo soffermarsi sui dettagli, dettagli a cui la gente comune non penserebbe (e un po' anche in questo provo empatia). Quando qualcuno mi racconta qualcosa, io vorrei fare mille e più domande, su cose anche stupide, per esempio: che espressione aveva? che sorriso ha fatto? Quali sono state le sue esatte parole? Perché ha detto proprio così? E si grattava il naso oppure i capelli? Insomma, ho la mania di volermi figurare ogni più piccola cosa e capire ogni più piccolo dettaglio. Solo che non è socialmente consentitoXD Sembrerei un maniaco, o risultare impiccionaXD
Insomma, quello che voglio dire è che mi piace ancora una volta come funziona la mente di Sherlock. Ha la curiosità di un bambino, ha lo spirito di osservazione di un genio però. C'è questo suo desiderio di capire John e ciò che sta intorno a John sotto ogni più piccolo punto di vista, a partire dall'osservare e studiare il suo comportamento nei confronti del Natale. Eppure Sherlock, e in questo capitolo credo che sia un dettaglio protagonista, è umano, quindi anche lui è soggetto all'errore umano. E Sherlock nota l'abbigliamento elegante, il profumo, la cravatta, e il suo giudizio viene annebbiato dalla sua gelosia, dalle sue paure e insicurezze; perché se fosse obiettivo, capirebbe cosa significa un John Watson vestito di tutto punto, che tipo di nodo è stato fatto alla cravatta, così come dedurrebbe che un bacio sulla guancia alla fine di una cena romantica non è proprio indice di una serata andata a segnoXD

Molto bella anche la costanza con cui hai descritto in più capitoli l'arrivo di un nuovo mese. Il tempo fuori dalla mente di Sherlock trascorre sempre alla sua normale andatura, ma uno che segue il filo dei pensieri del personaggio non se ne accorge; e allora ecco che Dicembre sorprende anche il lettore, che si ritrova catapultato tra la neve, le luci e i preparativi per Natale. E mi piace.

Questa sarà la recensione delle ripetizioni, forse perché il momento della confessione si avvicina e la cosa mi fa ballare sulla sedia.
Quindi, ti faccio ancora una volta i complimenti per il modo in cui riesce a rendere IC Sherlock anche nei comportamenti, come il suo balzare all'improvviso dalla sedia e correre a vestirsi, come se gli fosse appena arrivato un messaggio mentale che gli diceva che era giunto il momento. E a John dice che è un caso, e uno si potrebbe domandare "come, se eri fermo due attimi fa?" E' il suo modo di fare, e tu lo hai trasportato su carta alla grande!

Mi viene naturale un altro paragone: Sherlock e le sue ricerche su ciò che la gente reputa banale, o comune. Sherlock che compra il libro per fare il suo discorso e spunta tutti i vari punti della lista (parte commovente, annedoto divertente, brindisi agli sposi, non troppo lungo il discorso); e qui Sherlock che fa ricerche su come si fa una sorpresa. Sempre originale il tuo modo di creare collegamenti con il canon.
Qui c'è un errore di battitura:
Si fidava talmente poco di se sesso…

Anche qui bello del "dentro" e "fuori" la mente di Sherlock: riesci a dilatare perfettamente senza annoiare il tempo che John impiega per scendere le scale, inserendo mille e più pensieri di Sherlock; così come riesci, nella frazione sempre di questo tempo irrisorio a inserire mille e più reazioni di uno Sherlock che in realtà rimane immobile.
E poi c'è la battuta di John, che fa scorrere il tempo di nuovo in maniera normale.
E questo stesso effetto viene ripreso al momento del ballo, dove è molto scenografica l'apparizione di John nel corridoio buio e i pensieri di Sherlock che vengono attratti, quasi ne fiutassero l'odore, dalla sua figura appena distinguibile. E bravissima nell'accompagnare questo passaggio con uno stile adeguato, con il presentare prima la reazione di Sherlock e solo dopo svelare che c'è John; eppure il lettore capisce che l'unico motivo per cui Sherlock si fermerebbe e avrebbe un palpito è proprio questa. Insomma, bella questa scena. Sublime il momento in cui John azzerra le distanze. E poi c'è questo stacco, molto cinematografico ancora, in cui li ritroviamo a ballo finito, con la musica di sottofondo e una specie di tensione nell'aria che li divide.

E finalmente la confessione! L'aspetto da capitoli e non potevi crearla in maniera più semplice e coinvolgente allo stesso tempo. Perché è sempre così: uno si fa mille pensieri, mille piani elaborati, cerca di trovare il bandolo della matassa e poi... "falla semplice"!
E Sherlock agisce nel modo più istintivo, romantico e sconvolgente.
Un bellissimo capitolo, complimenti!
A presto!

Recensore Master
23/06/18, ore 19:04

Ciao!
Non mi aspettavo questo capitolo, mi hai colto di sorpresa.
Mi avevi detto che questo capitolo sarebbe stato molto importante per Sherlock, e in effetti hai mantenuto la promessa; e io aggiungerei sotto diversi punti di vista. Perché se da un lato arriva finalmente la piena consapevolezza di ciò che prova per John, dall'altro lato il primo passo che Sherlock fa verso i sentimenti è proprio quello che compie verso i suoi genitori. In un certo senso, ha sovvertito tutte le sue regole per andare da loro.
Ma procediamo con ordine, partendo dalla musica scelta!
Sai quanto mi piace fare strambi collegamenti e dire la mia sullo sfondo musicale che ogni volta assegni ai capitoli: penso che la musica sia molto soggettiva e che si presta a più interpretazioni, tra l'altro che si piegano al momento in cui vengono sentite. Quindi, ecco cosa ho provato io ascoltandola.
Innanzitutto ho avuto una specie di deja vu, perché mi pare di averla già sentita questa canzone. C'è un senso di fatalismo che ho provato nell'ascoltarla, una colonna sonora adatta a uno di quei momenti in cui il personaggio acquista, in maniera travagliata e quasi dolorosa, sempre più consapevolezza sui suoi dubbi e domande, fino alla sconvolgente verità. E ho percepito anche impossibilità di fuga, che è un po' anche la condizione in cui si trova Sherlock. Non so se ascoltarla dopo aver letto il capitolo influenzi un po' il mio modo di percepirla, ma mi piace condividere le mie impressione con teXD
Inoltre, se non ho capito male, anche questo è un componimento barocco, proprio come quello di Vivaldi, e quindi non posso non notare che hai scelto musica barocca già in due punti dove i sentimenti di Sherlock per John sono protagonisti. E ancora una volta ti dico che questa associazione ricca e particolareggiata è perfetta, perché esprime, secondo me, molto bene il modo contorto e pieno di ostacoli con cui Sherlock si approccia alla sua parte emotiva.

Grammaticalmente ho trovato questi refusi nella seconda parte:
poi lei si addolcita dopo il matrimonio. -> era addolcita
In quel momento comprese di trovarsi un bivio. -> ad un bivio
è ciò che lo convincere di essere una brava persona -> convince
Io credo che invece che tu lo sappia -> c'è una ripetizione di "che"

Ritornando alla questione iniziale dei genitori, chiarisco un punto: suona strano che un adulto torni dai genitori per farsi consigliare, soprattutto se pensiamo a un uomo indipendente e risoluto a non chiedere aiuto come Sherlock. Ma Sherlock, come spesso ti dico, ha anche un lato più infantile e fragile, ai sentimenti e a tutto ciò che concerne la sfera sentimentale si approccia con l'insicurezza e la meraviglia della prima volta; e il fatto che vada dai genitori (gli unici a cui in effetti può rivolgersi, perché non ha altri a disposizione) fa emergere ancora di più quel lato sensibile e delicato, da maneggiare con cura. Quindi, se da un lato mi hai sorpreso, dall'altro ho trovato la loro conversazione e il loro atteggiamento molto amorevole e paziente.

Mi sono stati simpatici i suoi genitori. Sto faticando a ritagliarmi del tempo per guardare la serie (mi sento fuori dal mondo, visto che ultimamente non ho mai tempo per niente, vediamo la prossima settimana se riesco a prendermi un po' dei miei spazi) quindi non li ho ancora incontrati (credo>.< sono a metà dell'ultima puntata della seconda stagione), però mi piace come hai delineato il rapporto con la madre soprattutto. Una donna che sembra essere iperattiva come il figlio, si è tenuta occupata per tutto il tempo fino al suo arrivo, e una volta con lui si è immobilizzata, nel senso che ha ritrovato quella calma apparente con cui poter dare spazio a Sherlock di trovare le parole giuste. Mi è piaciuto il discorso sul fatto che lei lo capisce sì, ma fino a un certo punto e non davvero. Credo che sia il modo più adatto di definire l'empatia di una madre: una madre capisce sempre il figlio, lo capisce perché lo ama, e quindi fa di tutto per avvicinarsi a lui; ma allo stesso tempo non può capire tutto, perché non è dentro la tua testa. Credo che tu abbia spiegato molto bene il rapporto che c'è tra madre e figlio e di come questo sia qualcosa di troppo profondo per essere incanalato in un semplice termine come la "comprensione". Un genitore c'è sempre per il figlio, e il fatto di esserci è già parte del lavoro che si deve fare in tal senso.
Le affinità come le differenze tra marito e moglie, e madre e figlio, mi sono piaciute, perché hai creato in questo capitolo anche un'ambiente famigliare in cui poter immaginare la vita di Sherlock da giovane, un'ambiente pieno, sentito, ricco di vita e di arte, ma allo stesso tempo di menti diverse e di approcci alla vita diversi. Basta guarda marito e moglie: entrambi affettuosi ed entrambi premurosi e aperti, ma che lo dimostrano in maniera differente.

Un bel capitolo che credo segnerà la svolta da questo punto in poi. Da vedere quale decisione Sherlock prenderà.
A presto!

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