Recensioni per
Mandala
di S iberia

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Recensore Master
25/01/18, ore 23:19
Cap. 1:

Le sane mazzate non mi impressionano. Sono quello che cerco. Le cerco perché, volenti o nolenti, è questo il grumo pulsante di Saint Seiya, il suo nucleo: una storia in cui ci si pesta come zampogne in nome di divinità che se ne restano sullo sfondo a fare da memento, ché sì, loro vorranno pure difendere la Terra o poggiarsela sulla mensola del camino, ma questa palla azzurro - quest'oscuro atomo del male - riguarda noi mortali. E quindi, sì alle sane mazzate, e te lo dice una che ha paura de sangue (catarsi, <em>anyone</em>?).
La bellezza del mandala è la loro complessità, il loro rigirare su loro stessi; nella loro complicata fragilità, mi ricordano gli arabeschi dell'arte musulmana: in un certo senso - sto parlando da profana, sicché intervieni a gamba tesa e mazzuola dove e come meglio credi, inde raddrizzare la rotta - si perde il senso (scusa il bisticcio) del disegno in quanto tale per estraniarsi dalla realtà fisica e sfiorare il pensiero, l'astratto, l'ineffabile. Dicono; ma, allo stesso tempo, non dicono.
E sfiora questo mandala anche il nostro protagonista, e se io ho sempre avuto la pietà di spedirlo per direttissima nei Campi Elisi, tu sei stata coraggiosa. Tu ci fai affacciare su un panorama stordente, nemmeno fossimo in una fumeria d'oppio, ci fai toccare con mano quel rosso che compone il mandala e che il nostro eroe ricollega al sangue, che sia menarca o l'imene poco importa: è sangue di donna, e l'unica donna, per lui - nell'ottica in cui è cresciuto, sia chiaro - può essere una sola. Lei. Thea.
Io salgo a bordo, senza se e senza ma.
Se un autore è un bravo prestigiatore, riesce a farmi desiderare un tè caldo in pieno deserto, oppure un ghiacciolo in Antartide; e dei tuoi giochi di prestigio, io non mi stanco mai.