Recensioni per
Crisantemi neri
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
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Nuovo recensore
02/03/18, ore 11:57


Fin dalla prima volta che ho letto questa storia, l’ho trovata di una delicatezza e di una sensibilità incredibili per come hai saputo affrontare il tema dell’amore saffico tra le due protagoniste. Il racconto prende forma fin dall’introduzione, che con poche parole vuol suggerire il tempo e il luogo di svolgimento, attraverso numerose piccole pennellate di colore che tratteggiano i particolari di un’epoca tanto distante dalla nostra. Colori messi al posto giusto, come i capelli biondi di Greta, il colore del fuoco crudele, la luminosità del cielo a mezzogiorno, il verde del suo vestito e dei suoi occhi, il giallo potente dei crisantemi, il gatto nero, la cuffietta bianca che comprime i suoi splendidi capelli e il disco rosso del tramonto. È un dipinto coloratissimo all’inizio, anche se la tua predilezione del nero lo fa sfumare di oscurità verso la fine, come se, a forza di intingere il pennello nell’acqua del barattolo per passare al colore successivo, tutte le tonalità si fossero poi mescolate in un nero-assenza di colori.
Ho notato la bellissima e perfetta contrapposizione tra il momento più tragico che accade in pieno giorno, alla luce del sole, nella pubblica piazza e tra la gente bifolca del paese e il momento più bello, più commovente, che si svolge invece nel buio solitario di un campo di crisantemi sperduto nei dintorni, dove il silenzio è sovrano e l’oscurità impregna tutto, persino il giallo dei fiori. In quell’epoca, in questa storia, i ritmi biologici sono stravolti, la luce del sole, il giorno, il calore dei suoi raggi che portano vita, spandono invece sul villaggio un acre fumo di morte. La notte e l’oscurità che sono simbolo di morte e se non di morte almeno di sospensione, è proprio quest’ultima cosa ciò che producono. Vita, sollievo, amore, sospensione ma non dall’esistenza, sospensione dalla morte.
La storia si svolge nell’arco di una giornata, inizia a mezzogiorno e poi il tempo comincia a scorrere con lo scorrere delle righe. Nella disperazione di Greta, nel suo volersi annullare, nella sua magnifica introspezione che lascia trasudare il dolore lacerante che la squassa da dentro, piccoli tocchi meteorologici sapientemente adagiati qua e là ci ricordano che la sua sofferenza è un flusso che scorre temporalmente. Si è rannicchiata per contenere dentro di sé il tormento che la schianta, il grido che ha udito e che si è unito alla vastità del dolore che prova dentro. E in tutto ciò il tempo passa, il mezzogiorno diventa il primo pomeriggio, poi arriva la sera e si alza il vento che poi di nuovo cala, il tramonto, il crepuscolo e infine, liberatoria, la notte. Ed è proprio la notte, il nero che Greta sta aspettando, perché non si rassegna a credere che tutto sia finito così, che non abbia potuto neppure accomiatarsi da lei, dalla sua amata Isabel. I ricordi dei momenti passati insieme fluiscono senza posa, incessantemente: i loro incontri, il loro amore così profondo e puro, si contrappongono alla cattiveria delle vecchie di paese, alla loro solerte bigotteria che porta alla condanna e alla terribile fine di un’innocente. I momenti d’amore di Greta e Isabel sono bellissimi, la descrizione che ne hai fatto è gentile, limpida, delicata e nello stesso tempo potente e profonda come i sentimenti che le uniscono.
E poi finalmente, ad un certo punto, ciò che Greta brama accade. La voce di Isabel che sentiva dentro, che le aleggiava nella testa come un richiamo, la conduce al luogo del loro incontro, il campo dei crisantemi che loro adoravano, gli stessi fiori che le hanno viste amarsi tante volte. Lì, in quel posto d’incanto e in quel tempo magico è possibile un riavvicinamento a metà strada tra la luce e il buio. Lei finalmente prende nome e forma, diventa Isabel e la sua bellezza, i suoi splendidi capelli e occhi neri, la sua avvenenza e il suo carattere diventano reali, non più soltanto ricordi di Greta. La sua voce è reale, il suo corpo è reale, un corpo pronto ad accogliere tutta la disperazione di chi si è lasciata indietro. Ed è solo grazie a questo incontro, alla certezza che non sarà l’ultimo che Greta riesce a ritrovare la forza di vivere in un mondo che l’ha crudelmente separata dalla sua metà, una metà di cui, come tutti gli opposti, ha bisogno per vivere. La prima volta che ho letto questo racconto ho interpretato l’incontro tra Isabel e Greta come l’ultimo prima del commiato definitivo, cosa che mi ha lasciato un po’ lo scontento in bocca perché, come sai benissimo, a me piacciono le storie con un lieto fine. Adesso invece l’impressione che ho avuto delle ultime righe di chiusura della storia (sai la voglia di lasciare sempre aperto uno spiraglio di ottimismo) è non di addio definitivo ma temporaneo, perché questi incontri nel nero può darsi che più avanti si ripeteranno e aiuteranno Greta a vivere magari non felice, ma sicuramente a sopravvivere ad un così grande dolore.