Recensioni per
Quelle camere d'albergo
di Melisanna
Ed ecco Kojiro che cresce. Un capitolo di risalita, faticoso come un allenamento fatto con masochismo,, che alla fine ti lesiona i legamenti. |
Inizio col dire che questo è il mio capitolo preferito perché, dei due protagonisti, il mio preferito è Jun. Jun vestito della sua perfezione e obbligato a coltivarla, a curarla, a ripararla. Jun che accusa gli altri di trattarlo come una veste di seta quando lui stesso non fa che camminare lungo un binario, deviando quel poco che basta per illudersi di cambiare percorso senza deragliare. Jun che gioca con Hyuga (non Kojiro) e intanto però costruisce un'ossessione. E quell'ossessione non è Hyuga, ma è la propria libertà. |
Ero stata tentata di recensire questo capitolo dopo la prima lettura, poi mi sono imposta di non farlo, ma di arrivare alla fine. La verità è che questa storia è talmente equilibrata che i singoli capitoli, e il primo in modo particolare, funzionano come one shot. |
Rieccomi. Ho amato, amato tantissimo tutti e tre i capitoli di questa storia. Intensi ma bilanciati, capaci di svelare tanto senza mostrare tutto. Parli di una relazione clandestina, che ha dei lati cupi e torbidi, ma ne esce delicata e dignitosa, non scade mai. Il dolore di Kojiro qui si sente, tanto. Esasperato dal senso di alienazione dopo l'impatto con un paese straniero, in una squadra di prima categoria, dove ti analizzano e ti scartano, per il momento. Dove capisci che forse hai fatto tutto sbagliato. E dove ti senti solo che più solo non si può, lontano dai pochi amici e tanti fratelli (qui il mio cuore ha proprio fatto un battito più forte), e sembra impossibile stringere legami di qualsivoglia tipo con persone così diverse. Tadashi una sorta di angelo caduto dal cielo, una roccia che sostiene Kojiro quando sta per crollare, che riesce a tenerlo in piedi e a dargli quello di cui ha bisogno. Che sembra accettare di prendere solo il poco che può ricevere. Che sa cosa fare sempre nell'interesse di Kojiro, con tutto. Un po' madre e un po' amante. E che viene messo da parte quella notte, quell'unica notte, in cui Misugi torna nella stessa camera di Kojiro con gli occhi scuri e febbrili. E io li vedo, li vedo benissimo, uno di fronte all'altro, lui in boxer e a torso nudo che accenna ad arretrare e fa una fatica tremenda perché per lui è una cosa innaturale ma vuole permettere a Jun di entrare, ancora. E lo struggimento, e il dolore di quell'addio l'ho sentito tutto addosso. |
Jun, che è come una veste di seta, bello, prezioso e delicato, da maneggiare con cura. Guardato con adorazione dai Weimaraner, dalla tata, da Yayoi, da Midori. Midori adorabile, che lo adora come una bimba di tre anni può adorare il suo papà. Come fa Jun a gestire tutto? A cenare con la moglie, perfetta nei suoi tailleur pastello e décolleté di vernice, avvocato divorzista di successo che smaschera consorti fedifraghi e li fa pagare, tanto. Con la moglie che gesticola con le bacchette, con gli orecchini a forma di conchiglia e il diamante, che potrebbe anche sapere chi ha di fronte ma forse no. Jun la ama, ama da morire Midori, ama la sua vita. E come potrebbe fare altrimenti, è la perfezione, di forma e di sostanza… Jun che ha una doppia vita, un segreto sporco che poi così sporco non sembra più, che quando fa sesso con Kojiro mostra una nuova identità, sconosciuta a chi lo guarda con occhi adoranti a casa. Che crudele ironia, che sia riuscito a fargli male davvero con le parole, in quella camera d’albergo, quando è stato così brutale ma onesto. Eppure, me lo domando anch’io, anch’io mi chiedo se tra i due non sia proprio lui quello condannato alla lacerazione perpetua. |
Ciao Melisanna, eccomi anche qui. Dopo aver letto con immenso piacere 'Aka, Toro' non ho potuto fare a meno di approdare a questa storia. |
Ho trovato questa chicca e non sono più riuscita a smettere di leggere. Magnifico il modo in cui descrivi Kojiro, credo che tu lo renda alla perfezione in ogni sua sfumatura e tormento. La nostalgia di casa, l’amore sofferto per Jun, la sensazione di estraneità in Italia, e quel senso di smarrimento per aver fatto tutto nel modo sbagliato. |
Ed eccoci arrivati alla fine di questa piccola, quanto incisiva incursione nella vita di queste due persone. La palla torna a Kojiro – inutile dirlo, è lui il vero perno della questione – e, con lui, tocchiamo con mano quanto l’essere umano persegua una certa strada salvi ritrovarsi a dover fare dietro-front per evitare guai ancora peggiori di quelli che si è sinora arrecato. |
E finalmente arrivo anch'io a scrivere la recensione dell'ultimo capitolo di questa magnifica storia. Un capitolo per nulla scontato, che mi è piaciuto davvero tantissimo. Il tuo stile è eccelso: riesci a utilizzare le ripetizioni per amalgamare i pensieri e per dare un'incredibile musicabilità al narrato. Davvero bravissima: dire elegante è dire poco. |
La chieve di volta di questo capitolo è tutta racchiusa negli orecchini che sfoggia Yayoi. Una conchiglia, splendida splendente, che luccica al sole per quei piccoli granelli di sabbia incastrati sulla sua curva. E la vita di Jun è una conchiglia, splendida, madreperlacea, delicata, ché spesso, quando prendi tra le dita quelle conchiglie a torciglione finisce che possono rompersi, o possono ospitare un povero paguro. |
Salve! |
Kojiro. |
In generale, non amo quando un personaggio viene completamente stravolto, come Jun in questa storia, ma non sono riuscita a smettere di leggere, quindi tanto di cappello. |
Ed eccoci alla fine, mi spiace devo dire, mi piacevano il tuo Kojiro e il tuo Jun. |
Avevo letto il capitolo quando l'avevi postato ma, dannazione!, il tempo per fare tutto è sempre troppo poco e alcune cose rimangono per forza in secondo piano. |