Recensioni per
Vento d'oblio
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/11/18, ore 11:14

Ehi ciao! Non so se ti ricordi di me, ma qualche mese fa mi lasciasti una bellissima recensione a una one-shot e io ti promisi che sarei passata a leggere qualcosa di tuo. A volte sono un po' lenta a ricambiare, ma non mi sono dimenticata.
Dire che questa storia mi è piaciuta è un eufemismo. Partiamo dalla stessa premessa - l'oblio, il sogno, l'anelito a una libertà che forse non troveremo mai, la coscienza che si sposta in un luogo "altro" - e ricerchiamo un significato più profondo per un'esistenza altrimenti piatta.
Sono tematiche che ho particolarmente a cuore, e mi ha colpito molto ritrovarle in questa tua storia, arricchita da uno stile poetico ma mai ridondante, fatto di metafore e di atmosfere suggestive.
Complimenti, è stata davvero una piacevolissima lettura!

Nuovo recensore
15/04/18, ore 17:35

Che piacere trovare non solo pubblicata, ma anche rinnovata, questa piccola storia, questo gioiello di racconto introspettivo. Se la prima versione mi aveva spiazzata, con quel il dialogo misterioso tra la donna e il vento, la nuova rivisitazione della parte centrale mi è piaciuta moltissimo e mi ha fatto scaturire un’interpretazione personalissima che qualche riga più sotto tenterò di spiegarti.
Prima però ci tengo a sottolineare quanto mi piaccia, in particolare in questo racconto così astratto, il tuo stile bellissimo che riesce con precisione e una certa “poesia” a rendere questo paesaggio così brullo e desolato di una bellezza da togliere il fiato. Fin dalle prime righe sono stata rapita da lei che camminava forzando le acque a lasciarla passare. I termini che usi, in questa storia in particolare, sembrano tutti scelti con cura e probabilmente è proprio così.
La prima cosa che salta agli occhi del lettore è sicuramente il paesaggio è brullo in cui avanza la donna. È una spiaggia di scogli appuntiti, dove il vento increspa le onde che arrivano impazzite sulla risacca schiaffeggiandole i piedi e bagnando il vestito nero in cui è avvolta. Il cielo è grigio e annuncia tempesta, grigio forse come i suoi occhi, che si guardano intorno e si chiedono, senza troppo angustiarsi, quale sia il suo nome e cosa ci faccia lì.
La protagonista senza nome si trova in un luogo che forse non esiste, che forse è stato creato dalla sua mente. L’unica cosa che può farvi è camminare, ascoltando il grido stridulo dei gabbiani, mentre il vento, spesso presente con la sua forza vitale nei tuoi racconti, gioca con i suoi lunghi capelli. Nonostante proceda e avanzi con relativa lentezza, il paesaggio è sempre lo stesso, sempre uguale nella sua brulla desolazione, si ripete ciclicamente, senza aprirsi in niente di nuovo. Sembra quasi un limbo in cui l’anima della donna è stata risucchiata, momentaneamente o in eterno. Ecco, il limbo.
Sarà forse per questo paesaggio desolato, o per le sensazioni vaghe e indefinite che prova la protagonista che vi è immersa, ma mi è venuta l’idea di una giovane in coma che lascia il suo spirito vagare in attesa che il suo corpo lo riaccolga o se ne liberi definitivamente. Forse è per questo che lei non ricorda il suo nome, forse è per questo motivo che non sa dove si trova e come sia arrivata in quel mondo strano e vuoto, dando l’impressione di esservi stata catapultata all’improvviso. Un mondo di passaggio, di transizione, temporaneo dove a parte lei e i gabbiani non c’è altra anima viva. Non c’è nulla, nessuno. A solcare quella terra soltanto la sua presenza triste e solitaria che, avvolta di nero, procede sulla spiaggia di un mare in tempesta. Persino lei si chiede, ad un certo punto cosa sia: corpo o spirito? Forse entrambi? O nessuno dei due.
La donna non prova più nulla se non una leggera mestizia, perché le emozioni e il dolore sono nel corpo che ha lasciato sulla terra. Qui, in questo luogo senza la luce del sole a rischiarare, la sua presenza è soltanto spirito e la sua mente è vuota come il paesaggio che la circonda. Si chiede se forse sia questa la morte, una spiaggia desolata con il mare in tempesta e il vento che ulula. Ma forse questo è soltanto il limbo in cui, per qualche imperscrutabile motivo, la creatura solitaria si è ritrovata all’improvviso. I gabbiani l’accompagnano nell’attesa del suo destino e il vento sembra suggerirle parole che lei però non riesce a capire. I pensieri volano alti come i gabbiani, e indugiano su una vita passata che lei sembra non essere stata in grado di gestire, impedendosi di scegliere e restando a lungo su quella parte del sentiero per metà illuminato dalla luce, per metà oscurato dall’ombra. Poi il vento, ad un certo punto, si fa messaggero e inizia a parlarle, forse per rassicurarla, forse per portarla a intuire il motivo per cui si trova lì.
Nell’intenso dialogo della parte centrale, è bellissimo vedere che il mondo intorno a lei continua comunque a muoversi, le onde di un mare “grigio, furioso e impazzito” ad infrangersi sulla spiaggia. Il vento, sebbene le parli ora in modo comprensibile, continua a giocare con il suo abito e con i suoi capelli, spingendo i gabbiani a librarsi nel cielo plumbeo di una tempesta che forse sta per arrivare.
Ora, continuando sulla scia della mia discutibile interpretazione, che probabilmente ti farà sorridere, ci sono alcune parti del dialogo che trovo siano calzanti a supportare la mia ipotesi (è vero anche che ce ne sono trecentomila che mi suggeriscono di ritrattare…), per esempio questa: -E cos'è realmente importante?- domanda lei -Tu. Devi sentire d'esistere- quasi che soltanto la voglia di vivere potrebbe risucchiare la donna via da quel limbo e riportarla alla vita nel suo ipotetico letto di ospedale. Il vento insiste su questa strada, come se credere nella propria esistenza sia per la ragazza di fondamentale importanza: -Esisti qui dentro- le dice –e in altri luoghi, e se è qui che adesso ti trovi, significa che la tua coscienza si è spostata su questa spiaggia.- Certo, ho interpretato io, perché nel coma la sua coscienza è incosciente.
Il vento continua, con tatto, gentilezza e ragionamenti a dir poco criptici, a schiarirle le idee, cercando di farle capire il motivo per cui si trova su quella spiaggia: -E’ avvenuto qualcosa che ti ci ha condotta. (un incidente? L’incidente di Jenny? *_* sapessi che idee mi stanno frullando nella mente, meglio se mi censuro) che sia un bene o un male è secondario.-
Il vento si dilegua abbastanza incoraggiante. Con una punta di ottimismo la lascia insieme ai gabbiani che, al contrario di lei, sembrano aver capito tutto. Le dice di proseguire fiduciosa su quella strada, perché quando arriverà il momento finalmente capirà tante cose. E questo momento sarà la morte definitiva, oppure il risveglio, chissà.

Recensore Master
02/04/18, ore 17:00

Buon pomeriggio.
Complimenti, un racconto introspettivo davvero degno di essere chiamato in questo modo ^^
Mi è piaciuto, il lessico è semplice e pulito, si entra bene nella trama.
Poi, tutto è scritto molto bene; insomma, una piacevole lettura ^^
Buon proseguimento di giornata :)