1° posto- parimerito: Perseo e Andromeda - La tua mano nella notte 95/100
-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di distrazione o battitura né errori grammaticali.
Lessico e sintassi 10/10
Hai un lessico molto vario, seppur semplice e senza particolari pretese: non ricerchi per forza la parola desueta o particolare, sebbene sia, comunque, un lessico ricercato che cerca di non scadere nel banale o in ripetizioni.
Spesso hai adottato anche soluzioni vagamente poetiche ed evocative che lo hanno impreziosito ulteriormente, mentre la scelta di usufruire di parole giapponesi ha permesso di calarsi totalmente nel contesto e nell’ambientazione. Per quanto riguarda la sintassi tendi a utilizzare proposizione lunghe ed elaborate, ma grazie al sapiente uso della punteggiatura sai gestirne bene il ritmo e le pause, in modo che per il lettore non risultino pesanti e scorrano fluide.
Stile: 10/10
Hai uno stile molto elegante, curato e delicato, con accenni poetici ed evocativi che lo impreziosiscono maggiormente, ma senza appesantirlo, in quanto limitato a pochi sprazzi, come nicchie decorate. Fondamentalmente è uno stile semplice e pulito, che ha la sua forza in un lessico variegato e appropriato, ricercato e raffinato, e nella tua capacità di tratteggiare sempre immagini precise e chiare, sebbene vi sia sempre una sorta di sfumatura, come un acquerello appena accennato che le rende più soavi e poetiche. È come se il tuo stile avesse una grazia e una morbidezza insite capace di rendere più sopportabile le scene più cruente, ma senza mai dimenticare la tensione emotiva e la tragicità. Sei molto equilibrata e attenta.
-Trama:
Originalità: 9/10
Per quanto, di base, la trama non rappresenti una novità, ho apprezzato soprattutto come tu abbia scelto di gestirne lo sviluppo, mostrando il percorso di entrambi i personaggi in tutte le loro fasi: da un lato Aito e il peggioramento della sua depressione fino al tentativo estremo; dall’altro Daisuke con i suoi dubbi, i suoi tentativi impacciati, la sua preoccupazione e la sua paura che pare maturare e mutare assieme ad Aito, ma in senso inverso, prendendo maggiore consapevolezza tanto dell’altro quanto di sé. Non si tratta semplicemente del progressivo peggioramento di uno, ma anche di un percorso di formazione da parte di altro. Ho adorato il fatto che questa storia si basi principalmente sui rapporti umani in ogni loro aspetto, con tutte le luci e le ombre degli stessi, e di come la luce sia posta anche sullo sviluppo degli stessi, sulla loro evoluzione o involuzione, sulla loro mutazione continua, così come mutano continuamente anche i sentimenti e i pensieri, le anime in fluttuazione perenne. È anche un racconto di anime (non saprei come altro definirle), di personalità in continuo svolgimento. Ho molto apprezzato anche la scelta dell’ambientazione, gli accenni al folclore giapponese e alla foresta dei suicidi, è tutto incastrato alla perfezione, in maniera naturale e fluida.
Coerenza: 10/10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Per il primo punto non ho nulla da ridire, in quanto non avviene nulla di illogico e i personaggi sono coerenti con sé stessi e la loro personalità. Meraviglioso è il modo con cui hai gestito il disturbo e hai deciso di descriverlo, prendendolo in esame in ogni suo aspetto e riuscendo ad amalgamare lo stesso in una storia, in modo che ne fosse protagonista, causa e conseguenza di ogni cosa. Hai riportato ogni sintomo, trovandone la causa, giustificandolo con un pensiero, motivando ogni scelta del personaggio dovuto ad esso, e mi piace come ogni cosa sia pensata e sensata, sostenuta da una motivazione (per quanto distorta); Aito non è depresso “perché sì”, ma ha tutto un percorso alle spalle, un cammino che lo ha reso tale e che continua, nonostante lui non se ne accorga. È un personaggio che riflette molto, che non fa le cose in maniera impulsiva: anche il suicidio, per quanto possa sembrare una follia dettata dalla disperazione, è solo la conclusione di un percorso doloroso che lo hanno portato a quella scelta; vuole suicidarsi consapevolmente, con delle ragioni alle spalle che possono essere giuste o sbagliate. E la depressione non è assolutamente qualcosa di irrazionale come può apparire, è al contrario il prodotto di qualcosa di fin troppo razionale, che non riusciamo a gestire: è tutto prodotto dalla nostra mente, perché pensa troppo, si interroga troppo e non riesce a gestire le incertezze e le insicurezze della vita, non riesce a sopportare gli eventi inspiegabili e i sentimenti senza sento e si accartoccia su se stessa.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che venga vista da due punti diversa e tu abbia mostrato come appaia all’esterno, a un occhio estraneo, e come appaia nella testa del depresso, e ancora come l’uno gestisca l’altro e Aito rielabori e interpreti a suo modo i gesti di Daisuke per comportarsi di conseguenza, in un fraintendimento continuo. Mostri l’intero percorso, dando a ogni tappa un significato e una causa.
Scorrevolezza: 10/10
La storia scorre piacevolissima, complici un ottimo equilibrio tra narrazione, descrizione e dialoghi e uno stile davvero piacevole e scorrevole. Nonostante, di per sé, la vicenda si sviluppi con lentezza e gradatamente, non ci sono mai periodi di noia o buchi, in quanto ogni momento, ogni spazio è riempito da un dettaglio che contribuisce ad approfondire o il personaggio e la sua indole, o il disturbo dello stesso e a particolareggiare l’ambiente e la scena in cui muovono, senza mai lasciare il lettore a corto di elementi. Il ritmo, però, soprattutto verso la parte, si fa inesorabilmente più incalzante e veloce, la suspense aumenta gradatamente, ma diventa sempre più opprimente, sempre più schiacciante e insostenibile fino al cliffhanger dell’ultimo capitolo che ti strappa direttamente il respiro (salvo poi recuperarlo con la scena finale davvero commovente e emozionante).
-Personaggi:
Caratterizzazione: 10/10
I due personaggi principali sono emersi con chiarezza e il loro profilo è ben tratteggiato e palese. Mi è piaciuto molto come sia il loro carattere sia emerso attraverso pensieri e atti, sia come sia complesso (sebbene in apparenza possano essere stigmatizzati in due categorie), sia come la descrizione degli stessi sia distribuita lungo tutta la narrazione. Ad un occhio superficiale possono essere categorizzati come: il figo e lo strambo; l’uno solare, aperto e amichevole, mentre l’altro ipersensibile, timido e schivo. Ma si scopre di come nemmeno Daisuke sia esente da ombre e difetti, frenato dalla costante paura e dall’indecisione, mentre i pensieri di Aito nascondano altruismo, pur sempre distorto e rovesciato, ma che indicano il fatto che nonostante sia molto introverso e proiettato più verso la propria mente e il proprio sentimento non si dimentica di gettare uno sguardo anche all’intorno e si preoccupa per gli altri. Da questo punto di vista è molto recettivo (ipersensibile) e mi è piaciuto molto come tu abbia collegato questa caratteristica con sentimenti di depressione e inutilità che pare quasi la conseguenza naturale di fronte a tutte le ingiustizie, le brutture e le meraviglie del mondo che non si riescono a gestire. mi è piaciuto molto anche l’interazione tra i due che permette nuove forme di confronto ed evidenzia altri aspetti del carattere di entrambi; ogni stimolo, ogni parola, ogni gesto contribuiscono a creare un ritratto di loro.
Originalità: 8/10
Nonostante i personaggi siano ripresi dalla quotidianità, esulano dal campo più tipico della sfera medica (ovvero “paziente” e “dottore”) e ti sei arrischiata a trattare di due persone perfettamente normali e comuni.
La loro originalità sta soprattutto nel modo in cui le hai rappresentate e trattate, mostrando due persone reali in tutto e per tutto: con i loro pensieri, le loro paure, le loro angosce. Sono personaggi autentici, non sono eroi e non sono perfetti, e come tali sono in grado di suscitare emozioni che, spesso, non sono positive; ma sono proprio queste imperfezioni a renderli unici e il fatto che ti abbia scelto di darne una descrizione scevra da abbellimenti, trattandone anche i lati meno belli, le ombre e gli angoli bui, ma che fanno, comunque parte di noi.
-Gradimento personale: 10/10
Credo che uno degli obiettivi di una storia sia quello di emozionare, e tu ci sei riuscita in maniera esemplare: mi hai fatto piangere, mi hai fatto trattenere il fiato, mi hai fatto arrabbiare e sospirare di sollievo, mi hai coinvolto completamente nella storia, facendomi immedesimare nei personaggi e facendomi provare quello che loro provavano. Sono stata trascinata da questa storia, ma non in maniera passiva, e ho partecipato a essa, come se ne fossi parte integrante. Hai trattato un tema molto difficile con una delicatezza e un’attenzione davvero ammirevoli, hai sviscerato l’animo umano e l’hai messo a nudo ma senza condannarlo, giustificando ogni scelta, riportando quello che è, fondamentalmente, il pensiero di ognuno di noi, così normale eppure così estraniante da vedere su carta. Non so davvero come descrivere le sensazioni che mi hai fatto provare e tutte intavolate con una naturalezza e una pacatezza davvero sorprendenti. Hai uno stile consolidato che ti riesce naturale, semplice ma incantevole, vagamente poetico e con una delicatezza intrinseca che lo rende molto piacevole e molto toccante. Mi hai commosso, perché questo racconto va aldilà della descrizione di un disturbo: è la storia di due persone, di due personalità diametralmente opposte eppure in grado di completarsi e sostenersi a vicenda; è la storia di un’amicizia, di quelle vere, reali e spontanee e raccontata con uno sguardo così reale e verosimile da fare quasi male. Perché è una storia che potremmo leggere sui giornali, sussurrata da qualcuno o che potremmo vivere noi stessi.
-Utilizzo pacchetti 8/10
Obbligo: 5/5: Hai toccato ogni punto del disturbo senza dichiararlo apertamente: le alterazioni delle ore di sonno e dell’assunzione di cibo in quantità preoccupanti vengono dichiarate ma anche reiterate in maniera più delicata, con accenni, che rimandano continuamente a questa condizione; il senso di inutilità e i pensieri suicidi sono altri punti ridondanti ma che, nonostante la loro ripetitività, non appesantiscono, dal momento che cerchi sempre una maniera nuova e diversa per presentarli. La depressione si tocca con mano, fin dal primo capitolo e mi è piaciuta anche la scelta di mostrarla sia da un punto di vista interno sia esterno.
Bonus: 3/5: Hai sfruttato l’immagine in una maniera molto bella e che ben si inserisce all’interno della storia; inoltre sei stata capace, oltre che di descriverla con dovizia di particolare, anche a renderla poetica, per certi aspetti (di quelle poesia degli scapigliati o dei poeti maledetti che trovavano il bello anche nel marcio); ma è il significato la cosa che più mi ha colpita, dal momento che hai reso quella storia il personaggio: Aito si sente in quel modo, è l’immagine che ha lui di sé, e la sogna in continuazione, ricordandosi ciò che è diventato. Anche la citazione è stata inserita in un momento perfetto, calzante, per niente fuori luogo e mi è piaciuto davvero il significato che ne hai dato: perché lui non può essere felice come quelle persone? Perché lui deve vivere ai margini? Cosa hanno in più loro di lui? è una constatazione, oltre che triste e rassegnata, anche arrabbiata, nei confronti di quelle persone che sono felici mentre lui è sconfortato.
-Totali: 95/100 |