Recensioni per
Soldati blu
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 40 recensioni.
Positive : 40
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/02/20, ore 15:51
Cap. 3:

Carissimo,

lo sa-pe-vo. Lo sapevo che qualcuno ci lasciava le penne, era tutto troppo bello per essere vero.
Mi è piaciuto molto qwuesto capitolo, dove le descrizioni crude sono alternate ad una certa "vena poetica", anche se alla fine sono rimasta un po' con l'amaro in bocca. Non tanto per Clarence (è morto da eroe, ha riscattato le vite che non è riuscito a salvare, è in pace con se stesso...) ma più che altro per Rory, adesso ho paura che si voglia ammazzare.
Mi dispiace per lui, che fino all'ultimo non riesce a realizzare che Clarence sia morto.

Come al solito è stata una lettura piacevolissima, scrivi sempre meravigliosamente.

mi dispiace per questa recensione troppo corta, la storia si merita di più.
Alla prossima!^^

Recensore Veterano
08/02/20, ore 12:54
Cap. 2:

Carissimo, eccomi di nuovo.

E dopo una mattinata veramente del ca... arriva questo racconto a migliorarmi la giornata.

Mi piacciono i due personaggi, mi piace la loro relazione (mi piacciono addirittura le scene di combattimento contro gli indiani! Questo è un vero e proprio miracolo, di solito le detesto!) e, come recita la legge di ciò che mi piace, probabilmente uno muore, o comunque qualcuno resta col cuore spezzato (e questo qualcuno posso essere benissimo io).

Intanto il fato li ha fatti sopravvivere alla carneficina generale, ma sarà un bene? Riusciranno a raggiungere il forte?

lo scoprirò nella prossima puntata!^^

Recensore Veterano
05/02/20, ore 19:01
Cap. 1:

Carissimo,
era mia intenzione leggere questa storia già da sette mesi, finalmente mi sono decisa.

Intanto ti faccio sin da subito i miei più sentiti complimenti per il modo in cui riesci a passare da un'epoca all'altra e scriverne comunque benissimo. Scrivi, per esempio, della Germania degli anni quaranta come delle colonie britanniche dell'800 (o in questo caso del vecchio West) come se fossi vissuto in entrambi i periodi storici, e li descrivi con la stessa identica eleganza e abilità.

Ma tornando a noi: di sicuro l'America dell'ottocento è un connubio che solitamente non amo (sarà per colpa di tutti i film patriottici sull'argomento?), ed è per questo che a parer mio questa storia vale molto. Come per i raconti romantici, riesci a farmi amare follemente cose che, normalmente, non leggerei neanche sotto tortura, e questo significa moltisismo.

I personaggi già mi stanno simpatici.
Halloran è una "margheritina delicata" rispetto a tutti gli altri commilitoni (mi sto già facendo un paio di ipotesi su quale potrebbe essere stata la sua vita precedente) e Finch, con il suo contegno da duca inglese e la sua riservatezza già lo amo.
Che dire, bella coppia il fiorellino e il bel teneborso!

Nonostante io sia impegnata un giorno sì e l'altro pure, prometto che cercherò di leggere il più possibile.

Alla prossima!^^

Recensore Master
15/07/18, ore 22:51
Cap. 3:

Ciao ;)
eccomi, finalmente. Ho voluto rileggere da principio questa storia stupenda, prima di lasciarti il mio commento finale sull'ultimo capitolo, e di nuovo tornare a conoscere questi personaggi, seguire la loro evoluzione e lo sviluppo della loro amicizia. Si tratta di una storia romantica e triste, piena di valore e di valori, con personaggi splendidamente delineati che crescono e si rivelano nel corso della narrazione. Il contesto è descritto alla perfezione, sin nei particolari: dal tipo e caratteristiche delle armi utilizzate, all'usanza di lavare le stoviglie con la sabbia di fiume. Ottimi i dialoghi tra i soldati, i loro scambi di battute mentre sono intenti a riparare la torre, o nel loro momento di relax in camerata. Finch è un personaggio avvolto da un alone di mistero: i suoi atteggiamenti, che pure sono quelli del bravo e impeccabile soldato, lo distinguono dagli altri, e fanno subito pensare a una diversa educazione e classe sociale. Di più, pare che ci sia in fondo al suo cuore un istinto di morte, che lo spinge a vivere nel ricordo di un passato felice, rappresentato dalle foto che reca sempre con sé, ma anche dalla rinuncia a difendersi se aggredito o incolpato ingiustamente.
Si ha come l'impressione che la vita che si ritrova a vivere ogni giorno sia come un simulacro, e che tutto in realtà sia finito quel giorno, quando le truppe del generale Sherman misero a ferro e fuoco la sua tenuta. Da allora, ha continuato a fare il soldato perché quello era l'unico mestiere che aveva imparato e da sempre esercitato, ma la sua vita rimane relegata nel passato: sarà l'affetto di Halloran, da lui vissuto in modo molto sobrio ma anche generoso, a restituirgli una minima scintilla di vita. Finch custodisce in sé il mistero della sua persona: un passato verso cui prova una nostalgia dolorosa, e di conserva non solo le foto ma anche le abitudini, come quella di radersi con cura di buon mattino, avendo a disposizione tutto il tempo necessario, quello di servirsi con buone maniere delle povere stoviglie del forte come se fosse ancora a Mon Repos. Del suo passato di maggiore del Virginia Cavalleria conserva, oltre all'esperienza e alla capacità di muoversi e prevedere le tattiche del nemico, la dignità del cavalcare in condizioni non proprio favorevoli, la perfetta tecnica di tiro (e anche qui impariamo molto sul tipo di armi in uso all'epoca e su come si svolgevano le sessioni di addestramento).
Con i commilitoni, Finch non si mischia neppure per lo stretto indispensabile: neppure quando è aggredito e si tratterebbe di far valere la verità dei fatti. Non si mescola alle battute di spirito, mantenendo inalterabile la propria distanza, come se lui stesso appartenesse a un'altra epoca, quella delle sue foto e dei suoi morti; come se pure lui, di fatto, fosse già morto - come constata ad un certo momento il premuroso soldato Halloran, che dal taciturno e più anziano commilitone è incuriosito e attratto. Finch, per contro, sembra accettare di buon grado l'umile vicinanza del soldato Halloran, nel quale probabilmente riconosce un suo simile: uno che, come tanti, è stato costretto ad arruolarsi per mancanza di alternative - nel caso di Halloran, l'alternativa era il carcere, o più del carcere il timore di sevizie - ma soprattutto uno che, come lui, ha fatto e fa tutti i giorni esperienza del rifiuto, dello scherno e dell'isolamento. Questi due personaggi sono di fatto relegati ai margini, e là si riconoscono. Così, senza venir meno alla consegna del proprio silenzio e alla sua indole taciturna, senza dare ulteriori spiegazioni Finch inizia a proteggere Halloran, lo difende dall'aggressione di uno dei commilitoni, di seguito condivide con lui, seppur con i consueto riserbo, parte dei suoi ricordi e sopratutto arriva ad esibirgli il proprio autodisprezzo - perché lui, già ufficiale del Virginia Cavalleria, serve ora nel medesimo esercito che aveva a suo tempo devastato la villa padronale e la tenuta della sua famiglia:
-"Guardare indietro è come custodire un cimitero"- dice a un certo punto Finch ad Halloran, dopo il primo assalto apache al convoglio diretto verso Coyote Point.
Ma gli dice anche: -"Voglio che tu ti fidi di me, e avere la fiducia di qualcuno è una grande responsabilità"-
Quest'ultima frase contiene un insegnamento grande: di insegnamenti per la vita ce ne sono spesso, nelle tue storie, e a me piace coglierli e di seguito conservarli, perché anche nella nostra povera vita di tutti i giorni può capitare che qualcuno - al lavoro, nell'amicizia,o in qualsiasi altra occasione, persino nella scrittura - si fidi e si affidi a te, e allora quello non deve essere motivo di orgoglio, si tratta invece per l'appunto di una responsabilità grande.
L'amicizia e l'intesa tra i due protagonisti cresce, in maniera sobria e pulita: si nutre della tenera sollecitudine di Halloran, che ha cura dell'amico ferito in diversi modi (preparandogli un pasto, medicando le sue ferite, lavandogli la giubba sporca di sangue) e si affida a lui tramite la confidenza delle proprie esperienze di vita e l'ammirazione che prova per le capacità e l'esperienza dell'ex ufficiale.
Finch, dal canto suo, non solo accoglie queste attenzioni e sua volta confida qualcosa di sé, ma protegge ancora Halloran scegliendo di sacrificare la sua vita. Non solo: nella sua ultima lotta, da solo contro il nemico, trova anche l'occasione per riscattarsi, per difendere fino all'ultimo qualcuno che ama. Cosa che le circostanze del caso gli avevano impedito quando la sua famiglia era stata sterminata, e la tenuta distrutta. Ma anche Halloran, a questo punto della storia, appare consapevolmente in grado di dare la vita per l’amico: se durante tutta la storia appare sempre inquieto e impaurito dalla misteriosa presenza degli apache, nemico invisibile che attacca in modo letale e improvviso, alla fine della vicenda non esita a guidare il drappello dei rinforzi alla ricerca di Finch. Di più, quando - dopo il ritrovamento del corpo di Finch - intuisce che un'altra feroce battaglia si addensa all'orizzonte, con il nemico che corre all'attacco con una superiorità numerica schiacciante, vede di fronte a sé la prospettiva di ricongiungersi a Finch, e non ha più esitazioni. Non pensa più a fuggire o a salvarsi, ma solo a ritrovare l’amico dopo aver messo in pratica gli insegnamenti ricevuti.
Una grande, commovente, bellissima storia: la tua firma, del resto, è sempre una garanzia.

Recensore Veterano
08/06/18, ore 12:17
Cap. 3:

Recensione premio per il contest: "The dark side of fantasy" (2/4)

Gli elementi che sempre mi colpiscono delle tue storie sono la verosimiglianza e la schiettezza: i tuoi racconti non hanno edulcorazioni o abbellimenti, non ti sforzi mai di "indorare la pillola", presentando la realtà così come appare, anche nei suoi aspetti più turpi, degenerati e ripugnanti. La guerra, quindi, diventa un'altalena tra un'attesa ansiosa e l'altra, un pendolo che oscilla continuamente tra la morte e la noia in cui l'animo umano si mostra in tutto il suo egoismo (non importa che cosa succede, l'importante è che io sopravviva).
In questo clima desolante e triste, compaiono due personaggi che stonano completamente. Da un lato si ha Rory: timido, impacciato, ingenuo, ma con uno zelo e una generosità commoventi, capaci di scaldarti il cuore. Dall'altro si erge Clarence: distante, perfetto ed etereo, all'apparenza, ma con un passato travagliato e triste e tanti sensi di colpa che risignificano il suo atteggiamento (la postura, i movimenti precisi e curati, ponderati e il riserbo quasi scontroso, oltre a essere un retaggio del suo passato, sono anche la maschera per nascondere le sue parti spezzate). Mi spiace che ci sia stata così poca possibilità di approfondire il rapporto dei due: sarebbe stato interessante vederne lo sviluppo. E invece, e anche questo ne sottolinea la crudeltà, in guerra non c'è posto per i sentimenti, per la bontà e l'abnegazione, per un rapporto così puro e spontaneo. Tutto viene stroncato e spezzato.
Fino all'ultimo ho sperato che Clarence sopravvivesse e ho versato amare lacrime (ultimamente le tue storie mi fanno sempre piangere).
Amo come, nelle tue storie, anche un storia d'amore così semplice e appena accennata sia capace di emozionare in maniera indicibile. Il contesto aiuta molto, ma anche il tuo stile di scrittura potenzia gli avvenimenti perché lascia che siano questi a parlare e la loro intensità, la loro tragicità, il loro carico emotivo vengono dalle azioni stesse. Completamente spogliate di ogni orpello, emergono con prepotenza, colpendo nel profondo per la loro essenza.
Il tuo stile mi ricorda il verismo olandese o il realismo francese: come un moderno Vermer (o forse, più un Courbet, dal momento che nessuno dei due ha paura di mostrare la realtà per come è, senza censure) hai una grande attenzione per i dettagli e la verosimiglianza, inserendo molte scene di "vita quotidiana" che diventano il pretesto per creare il contesto in cui si muovono i personaggi e imbastire il periodo storico.
Questa tendenza è stata molto forte in questa storia, più che in altre, aggiungendovi molte descrizioni dei paesaggi, comunicandone la bellezza disarmante e grandiosa, come doveva essere la natura mostruosa romantica. In questi momenti hai abbandonato un po' la caratteristica asciuttezza per preferire una vena più poetica e ricercata che ho molto apprezzato; si amalgama bene al contesto e permette di tirare un sospiro di sollievo dal ritmo incalzante e dall'atmosfera angosciosa, tesa e opprimente.
(Recensione modificata il 08/09/2018 - 11:44 pm)

Recensore Master
08/06/18, ore 00:05
Cap. 2:

Old, questa storia è un pezzo di bravura di bellezza rara. Ti dirò che all'inizio ero un po' intimorito all'idea di leggerla, perché il titolo mi evocava un film visto eoni fa, ma con delle scene talmente orrende e agghiaccianti che mi sembra di averle viste ieri. Perché sotto sotto persino io sono facilmente impressionabile, anche se resta da capire perché alcune cose mi si piantino davanti agli occhi come incubi, mentre altre addirittura mi attraggono: attendo al riguardo un prossimo consulto col dr. Boschi per saperne di più.
Come sempre nelle tue narrazioni storiche, l'ambientazione è curata nei minimi dettagli, il che mi consente di imparare non solo come si organizza una buona storia, ma anche qualcosa in più sui vari periodi che di volta in volta fanno da scenario alle vicende che narri. I personaggi di Halloran e Finch suscitano un'empatia forte, oltre alla curiosità di capire qualche cosa in più sul loro passato (a proposito, il cognome Finch Hatton non mi era nuovo... fruga e fruga nella memoria mi è venuto in mente l'amante di Karen Blixen in "La mia Africa", ma forse non c'entra nulla...). Halloran è sensibile e intuitivo, mentre Finch rimane ancora avvolto nel mistero: come mai un ex ufficiale sudista si è arruolato nell'esercito "nemico"?
Altra nota di merito sta poi nell'avere descritto con grande precisione le tecniche di aggressione degli Apache, che sembrano onnipresenti e incombenti anche quando non si vedono, che si muovono con grande scioltezza, circospezione e conoscenza del territorio: la loro presenza invisibile ma sempre minacciosa crea un clima di continua tensione che accompagna il lettore, tenendolo sulle spine.
Sei un grande, leggerti è sempre un piacere e sapere che ho ancora tante storie da visitare è un piacere ancora più grande.

Recensore Master
06/06/18, ore 10:46
Cap. 1:

Ciao^^
era da tempo che desideravo immergermi in questa storia, che tu stesso mi avevi consigliato ritenendola "adatta" a me, a quello che più mi piace e che amo. Come sempre la tua firma è una sicurezza e non deludi. Nella lettura sono già al capitolo due, ma volevo comunque lasciarti un parere per ogni capitolo, perché la storia merita, perché tu lo meriti.
Fin da subito ho provato una forte simpatia per il soldato Halloran, umile e sensibile, e una grande curiosità per questi particolari soprannomi, Bonnie e Dixie, e soprattutto per la figura di Finch, che si distacca dagli altri commilitoni e fa storia a sé, col suo essere così granitico, introverso ma anche profondamente leale. Mettere curiosità nel lettore, suscitare interrogativi in grado di coinvolgerlo fa parte del tuo mestiere di autore, che sai svolgere come sempre egregiamente. Leggendo pare quasi di percepire il peso soffocante del caldo, la polvere che si incolla al sudore, la fatica allucinata di lavorare sotto al sole e soprattutto la paura: il timore di un attacco da parte di un nemico invisibile che da un momento all'altro può assalirti alle spalle. Si partecipa della segreta angoscia di questi soldati, asserragliati un un fortino di difesa in mezzo al nulla, ovvero nel bel mezzo di un pericolo incombente. Il soldato Halloran è quello che mi sta a cuore: paziente e maltrattato, gentile e sensibile. Finch è circondato da un alone di mistero, e questo capitolo ci lascia con il desiderio di saperne di più su di lui, sulla sua calma concentrazione, sul suo portacarte colmo di lettere e di fotografie.
l'ambientazione è ricreata alla perfezione nei minimi dettagli, e questo è sempre un marchio di fabbrica tipico delle tue storie: una ricostruzione storica perfetta, e anche l'occasione per imparare qualche particolare in più su come si viveva all'epoca. Leggendo sembra davvero di entrare in una pagina di storia, che si anima e prende vita.

Recensore Veterano
25/05/18, ore 11:36
Cap. 3:

Eccomi, finalmente.
Che dire? Bellissimo intenso racconto, scritto in maniera magistrale.
Ho amato i due protagonisti, così diversi tra loro e, al tempo stesso, così in sintonia. Ho largamente apprezzato anche il risvolto romantico, che però hai fatto bene a tenere ai margini della storia, per il motivo che mi riservo di spiegare per ultimo.
Finale da dieci e lode. Clarence muore, ma lo fa da eroe, salvando la vita al piccolo Rory, col quale ha stretto un legame profondo, che va oltre ad un semplice sentimento di amicizia. Questo lo riscatta, per così dire, dal dolore e la frustrazione provati anni prima, quando non aveva potuto fare niente per salvare la sua famiglia. Muore, insomma, in pace con se stesso, col sorriso sulle labbra. E questo, a sua volta, conforta Rory, in qualche modo.
Unica nota negativa, se di negativo si può parlare: questo racconto, a mio avviso, meritava più respiro. Gli elementi per lavorare su qualcosa di più corposo, in cui, tra le altre cose, avresti potuto dare più spazio anche al rapporto tra i due protagonisti, c'erano tutti.
E comunque, il racconto è godibilissimo anche così.
Leggerò di sicuro altre tue storie.
A presto!

Recensore Veterano
23/05/18, ore 10:26
Cap. 1:

Va bene, nonostante io sia contraria a lasciare commenti ad ogni singolo capitolo, soprattutto al primo, stavolta farò uno strappo alla regola.
Cosa ne penso del tuo stile lo sai già. Il tuo modo di scrivere è fluido, semplice, mai artificioso, le tue capacità descrittive straordinarie.
Guerra, armi, storia, il modo quasi naturale in cui spesso affronti questi argomenti mi portano a pensare che tu abbia una certa dimestichezza in campo militare e storico, ma non necessariamente un'esperienza diretta. Sarei curiosa di conoscere il tuo indirizzo universitario :-)
E ora passiamo ai personaggi. Stavolta sei riuscito a dare a ciascuno un'identità precisa, diversificata. Così troviamo lo spaccaballe di turno, la vittima sacrificale, e l'eroe odiato dal resto della tribù che però, inevitabilmente, è anche il più amato tra i lettori.
A me Finch piace, e molto. Hai saputo costruirgli intorno un alone di mistero che lo rende affascinante. Chi è? Di sicuro non un poveraccio che si è arruolato per uno stipendio da fame. Bene, sono curiosa di saperne di più riguardo a lui.
E ora ti confesso una cosa. Sono un'inguaribile romantica. Di sesso e di sangue ormai tutti scrivono, a discapito di sentimenti più nobili. Cerco sempre riscontri romantici nelle storie che leggo. Che ci vuoi fare?, sarei dovuta nascere in altri tempi.
Io faccio il tifo per Halloran Bonnie boy e il bell'eroe misterioso ;-)
Detto questo: Forza Indiani! :-D

Recensore Master
08/05/18, ore 21:17
Cap. 1:

1° classificato: 
“Soldati blu” di OldFashioned


Grammatica, lessico e stile: 14,85/15 

• ... in un infruttuoso tentativo [di] allontanarlo. → manca la preposizione. 
• ... buono a nulla,” ringhiò, “Credi di essere... → non ci vuole la maiuscola poiché non c'è alcun punto, né dentro né fuori al discorso diretto. 
• ... il quindici arriva,” replicò Hayner imperterrito, “E a qualcuno... → stesso discorso. 
• ... in quindici una ventina di noi dovrà partire. → il. 
• “Vaffanculo, Hayner,” brontolò Rosat dalla sua branda, “Non si possono... → la maiuscola. 
• ... ma la presa dell'altro gli mozzava in respiro. → il. 
• ... e poi te ne portai tornare dentro... → potrai. 
• ... riuscì solo a emettere un specie di rantolo. → una. 
• La mano che gli stava stingendo il collo... → stringendo. 
• ... se la mise a spall'arm... → se intendi la posizione me la dà scritta: spallarm oppure spallàrm
• Quella era la la casa padronale... → ripetizione. 
• Si può dire di te quello che si vuole, Dxie... → Dixie. 
• Prenditi qualcuno e va a fare... → va'. 
• Poi, rivolto al Ragazzo... → ragazzo. 
• Quando si furono allontananti un po’... → allontanati. 
• ... contro un Apache [che] stava prendendo di mira... → manca il che
• ... non ce la faremmo mai a raggiungere... → faremo. 

Un piccolo appunto che non ha inciso sul punteggio: usando le unità di misura americane, per chi come me ci capisce poco, sarebbe opportuno ricorrere ad appendici per chiarire di quanto si parla: a quanto equivalgono cinquanta iarde? A quanto sei piedi e otto pollici? 
Le uniche sottrazioni riguardano la forma dei dialoghi, ossia le maiuscole che a mio avviso non ci vogliono, per il resto la lettura si è presentata fluida e senza strafalcioni grammaticali. 
Ciò che ho apprezzato sopra a tutto, è la cura minuziosa nella scelta dei vocaboli. Esplicativi e mirati, accompagnano la fantasia durante la lettura evocando gli scenari, accentuando i gesti, amplificando le emozioni più celate. I colori risaltano, le descrizioni rendono tangibile il paesaggio, mi sono sentita partecipe e accanto ai protagonisti in questa avventura travagliata. 
C'è una perfetta sinergia fra descrizioni, azione e dialoghi. Un equilibrio che ammiro e che attiva facilmente il coinvolgimento da parte del lettore. 


Originalità, trama e caratterizzazione dei personaggi: 15/15 

Se c'è un filo conduttore che ho individuato fra i due personaggi è la loro passività. Subiscono e sopportano, diversamente, con forze d'animo opposte, ma per certi versi si assomigliano molto. Non è quindi un caso che si sono infine avvicinati e legati. 
Posso dire che ogni scena apporta qualcosa di nuovo alla storia, che sia un avanzamento di trama, un approfondimento dei personaggi, o una tematica, questa storia dà e rende molto. 
La trama è lineare, segue da capo a fondo un pezzo di avventura, con qualche ricordo del passato disseminato lungo la lettura. È una semplicità che apprezzo, non dispersiva ma che carica ogni sequenza di significato. 
Eccezionale l'alternanza fra scene cariche di aspettativa, di timore e incertezza, a quelle più tranquille e di transizione. Notevole lo studio e la ricerca che si cela dietro questo lavoro. 
I personaggi si scoprono poco alla volta, insieme a loro, si può dire. Attraverso i loro dialoghi si viene a sapere del loro passato, osservando i loro gesti si nota la loro formazione ed educazione, dalle loro azioni emergono gli istinti e il carattere. 
A mio modo di vedere non è Rory il personaggio che evolve in maniera significativa, Finch lo è. Il più giovane lo accompagna in ciò, lo addolcisce, gli cresce dentro grazie al suo approccio delicato e genuino. Rory trova appena il tempo di crescere, di maturare. Ripone la sua fiducia nel più grande e si lascia guidare. Si appassiona alla sua persona, al suo passato, e ben presto lo vede come suo punto di riferimento e compagno nell'inferno in cui si trovano. Se ne innamora, in senso platonico prima che fisico, e questa pacatezza nella dimostrazione dei sentimenti l'ho molto apprezzata. 
È stato emozionante seguire il loro avvicinamento, la loro missione travagliata e continuamente minacciata dal pericolo degli Indiani. Come cambiano e come si evolve il loro rapporto è toccante ed espresso con un'ottima tempistica. Nulla è affrettato, ogni aspetto riceve il giusto tempo per maturare. 


Gradimento personale: 10/10 

In questa storia hai dimostrato come le parole e i più semplici gesti di attenzione, i tocchi più contenuti, possano esprimere un mondo di emozioni eguagliando in intensità le dimostrazioni mille volte più sfrontate o plateali. Certe volte i più piccoli e intimi scambi sanno regalare molto di più. Io personalmente ho provato tanto, in una maniera quasi indefinibile. 
Questa storia è difficile da rendere a parole nella sua bellezza. Ciò che dà e fa provare, ciò che lascia a lettura ultimata, è un'esperienza piena, appagante, la sensazione di aver fatto parte di quella spedizione per Coyote Point. 
Si vivono il terrore e l'ansia degli agguati, il sollievo per ogni pericolo scampato e istante di calma apparente, si soffre e tanto insieme ai giovani soldati. Si rimane senza più fiato con Rory e infine... infine, si sente tutto il peso delle emozioni accumulate durante la lettura, capitolo dopo capitolo, parola dopo parola. Io di quelle ne sono rimasta a corto, sperando di aver reso giustizia a questa stupefacente avventura. 


Attinenza al contest: 8/8 

Il tema della guerra si presenta a tratti statico a tratti travolgente. Come una partita a scacchi, in un continuo scambio di ritorsioni. Risalta la brutalità e la crudezza del tema. [+2] 
I riferimenti al periodo storico abbondano, così come le descrizioni dei luoghi e dei paesaggi. Dalle armi alle divise, il linguaggio dei soldati, i riferimenti ai campi di cotone e ai servi neri, il torrido paesaggio desertico e i fortini isolati: tutto ciò rievoca fedelmente il periodo trattato e le ambientazioni del vecchio west. [+2][+2] 
Per i soldati blu svolgere il loro lavoro è un vero inferno. È palpabile la paura e l'astio nei confronti dei nemici Indiani, così come la ferocia di ogni conflitto ravvicinato. Ma qui il vero punto di pregio è il passato di Finch. Seppur indirettamente, attraverso i ricordi raccontati da lui, si può cogliere la vera sofferenza e devastazione che può arrecare la guerra. Lui è quello che ci ha rimesso di più, a cui la crudeltà delle battaglie ha completamente sconvolto la vita. [+2] 


Bonus: 4/4 

Le armi sono presenti e molto incisive: le hai sia descritte accuratamente che fatto uso durante i conflitti armati. La rappresentazione più approfondita e dettagliata di questo bonus. [+1] 
Mi hai preso sul serio alla lettera quando parlavo di storia d'amore che fa da contorno alla trama. La dose di romanticismo inserita è perfetta per i miei gusti. Accennata ma intensa nei gesti più comuni, con una sua evoluzione e maturazione. [+1] 
Perché... perché?! La morte scioccante c'è e manco a dirlo sei riuscito a colpirmi, a devastarmi e ad affondarmi. Mi sono quasi pentita di aver inserito quel bonus. Quasi, puoi chiamarmi masochista. [+1] 
Il finale, come richiesto, è aperto. Lascia un senso di sospensione, il passaggio in chiusura instilla dubbi di ogni sorta: stanno tornando gli Indiani? Il giovane Rory ha forse intenzione di usare quel famoso ultimo proiettile? Oltre alla tristezza, rimane tanta angoscia. [+1] 


Totale: 51,85/52

Recensore Master
30/04/18, ore 20:54
Cap. 3:

Carissimo, non avevo visto l'aggiornamento! Pensa se non me ne accorgevo e restavo a lungo col dubbio di come va a finire. ^^

Questo capitolo mi è piaciuto più degli altri. Me lo sono goduto di più senza tutti i soldati rompiscatole delle altre volte. Qui non ci sono né vincitori né vinti, tutt'altro sembrano destinati a morire tutti nello stesso modo. Ho pensato un sacco di cose ma non saprei da che parte cominciare, magari quando mi chiarisco le idee aggiorno il commento o te lo scrivo in privato. Comunque la malinconia finale ci sta benissimo, metterli insieme per davvero sarebbe stata una forzatura, il bello del loro rapporto è che dopo anni che avevano a che fare solo con feccia, si sono trovati, hanno conosciuto la fiducia e aprendosi l'uno all'altro hanno fatto pace col passato. Tra i due ci sono stati solo un paio di bacetti ma la loro intesa è stato se vogliamo qualcosa di più intimo. Dopo di quello è ovvio che sono disposti a morire - persino contenti di farlo - in una situazione in cui tutti si ammazzano gli uni con gli altri non c'è valore più grande della fiducia e di un affetto sincero senza pretese di nessun tipo.

Quando lo trovano morto lui ne ha fatti fuori molti eppure è morto con un colpo alla tempia, vuol dire che si è ucciso. Sul momento ho pensato che si sentiva spacciato (cioè credeva che non sarebbero riusciti a ritrovarlo e per quello non avrebbe potuto salvarsi) o che preferiva sigillare nell'eternità quel momento di pace interiore... però un paio di righe prima avevi specificato che gli indiani presenti erano quelli che aveva ucciso ma altri erano fuggiti, di conseguenza sono certa che si sia ucciso col famoso proiettile da conservare per se stessi. E il ragazzo comprende tutto questo, apposta non si fa prendere dalla disperazione ma pensa (in cuor suo lo spera) che presto morirà anche lui. ^^

Grazie per questa bella storia! 

Recensore Master
30/04/18, ore 11:27
Cap. 3:

Bonnie però se le tira certe cose, cribbio!
Clarence si è sacrificato per lui, va bene il fatalismo, ma adesso dovrebbe avere diecimila motivazioni in più per diventare il soldato più cazzuto di tutto l'esercito e per fare fuori quanti più indiani possibile!

La resistenza del veterano è stata epica e in un certo senso forse la sua morte ripara ad una ancanza o a molte mancanze che sente di aver commesso, sia verso la sua famiglia (non c'era per impedirne lo sterminio) sia verso gli ex commilitoni confederati.

Purtroppo i nativi americani ci fanno una gran brutta figura stavolta, ma credo che in una guerra sia difficile non uscire con le ossa rotte tanto da parte dei vinti quanto da parte dei vincitori.
E a proposito di guerra... Adesso mi trasferisco dalle parti della penisola arabica... :)

Recensore Veterano
30/04/18, ore 08:38
Cap. 3:

Ciao! Non mi aspettavo questo finale, un po’ ci speravo che i due sarebbero riusciti a salvarsi, invece Clarence è morto in una difesa eroica tipo uno contro cinquanta e anche Rory e il drappello di Coyote Point stanno per essere attaccati e presumibilmente fatti a pezzi dagli Apache. Tristezza.
Però rimane ancora un mistero come mai il nobile ex militare confederato sia finito tra i soldati blu, ci dev’essere qualcosa di interessante sotto! Perché non scrivi un quarto capitolo tipo flash back in cui ce lo racconti?

Recensore Master
29/04/18, ore 20:50
Cap. 3:

Ciao carissimo^^
Eccomi arrivata alla fine di questo racconto.
Una storia molto intensa e drammatica, che mostra a pieno la misera esistenza di questi uomini, privati anche della speranza.
Nella prima parte del capitolo vediamo come il rapporto tra Rory e Clarence si sia rafforzato, ognuno ha trovato nell'altro un sostegno, qualcosa per cui valesse ancora la pena di vivere. Rory ha saputo prendersi cura delle ferite del suo compagno, sia metaforicamente che fisicamente, mentre Clarence ha voluto proteggere il ragazzo ad ogni costo.
E' stata davvero straziante la scena in cui Rory è stato costretto ad abbandonare il suo commilitone, che si è valorosamente sacrificato per salvare la vita alla giovane recluta.
Anche il finale è intriso di amarezza, con la morte di Clarence Rory ha perso tutto ciò che aveva, e le ultime frasi lasciano presagire un triste destino anche per lui.
Una storia che narra a pieno la cruda realtà della guerra, ma che tratta anche del profondo legame (in questo caso anche sentimentale) che certe volte unisce i soldati, accomunati dalla stessa inesorabile sorte.
Complimenti, sei sempre bravissimo!
Alla prossima! :)

PS: non mi sono dimenticata di Brendan e Les...appena avrò tempo tornerò nella Chicago dei gangster^^

Recensore Master
29/04/18, ore 14:39
Cap. 3:

Buon pomeriggio.
Bene, complimenti; il racconto si è rivelato come la descrizione di una grande storia di amicizia.
Il sacrificio di Clarence ha permesso al giovane amico di cavarsela; tuttavia, questa guerra proseguirà il suo corso fintanto che... uno dei due schieramenti non sarà piegato per sempre, e con esso tutta la sua cultura e il suo antico sapere.
Complimenti ancora, una lettura interessante ed entusiasmante.
Buon fine settimana :)

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