Una farsa è il termine che trovo più calzante per descrivere, in una sola recensione, i primi 42 capitoli di questa storia che finisco di leggere solo ora.
Farsa perché i personaggi sono caratterizzati in modo farsesco, un esempio su tutti questa Oscar, incredibile, che eccelle solo quando si esibisce in colpi di tosse “nervosa” ed in esempi della propria inettitudine al comando.
Può un Comandante Supremo - a proposito, anche il grado militare sembra esserle stato affibbiato per “contrasto” o per compensazione alla sua mancanza di acume e capacità militari - perdersi due volte la Regina di Francia per i vicoli di Parigi?
Può una donna partorire al clavicembalo “nel tempo” e al “tempo” di due “canzoni” e un’altra volta da sola, sotto un albero, come un animale, rivestirsi della propria stessa uniforme - immagine ridicola in sé - e continuare come se nulla fosse accaduto?
Magari sono io che sottovaluto la donna straordinaria che la nostra Oscar è sempre stata ma sono qui ancora a domandarmi se le culottes le abbia rinfilate prima o dopo l’espulsione della placenta e se il cordone ombelicale sia stato reciso con la spada, lo stiletto oppure con qualcos’altro che al momento mi sfugge.
La scena di Diane che corre nuda per i giardini di Versailles, poi, è a dir poco surreale. Credo davvero che sia stata studiata per suscitare ilarità nel lettore.
In verità ho anche pensato che Leonessa di Francia potesse, in qualche modo, essere tutta una parodia o una parodia di tutto.
Il lettore a volte si ritrova confuso.
Anche il lessico risulta disomogeneo, si riscontrano espressioni dialettali, o idiomi che solo in Italia hanno modo di essere compresi, intervallati con altri anacronistici - svaporata, squagliare, nursery, freak show, inurbano - ed altri più aulici ma stridenti e non sempre calzanti come : villici, villanzone e marrano.
Anche il periodo storico sembra essere inquadrato in maniera ambigua e non perché la storia appartiene al genere “ucronia”, ma perché a volte ho avuto la netta sensazione di essere stata trasportata in un’ambientazione di almeno 3 secoli precedente come nel caso della descrizione dell’assalto e dell’assedio al castello di Lille.
Sugli usi ed i costumi, di quella che pare essere una storia ambientata nell’ultimo ventennio del 1700, non mi soffermo molto, ma anche qui si rilevano incongruenze abbastanza grossolane ed evidenti anche ad un occhio poco “esperto” come il mio.
È una fiction che appartiene certo al genere avventuroso ed introspettivo e che rispecchia in pieno il suo rating verde, ma non sarei però capace di qualificare la totale mancanza di passione e sentimento da cui è affetta la storia, dove per passione non intendo certo soltanto quella fisica ma piuttosto quella che dovrebbe coinvolgere i protagonisti a livello di cuore ed intelletto.
I protagonisti sembrano sempre troppo impegnati nella disamina delle proprie turbe mentali - e non dico che ne abbiano ma così paio essere descritti - per concedersi il tempo, non dico, di una carezza ma anche soltanto quello di una parola d’amore.
Mi spiace ma la recensione non può che essere critica.
Minaoscarandre |