Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Junior
20/05/23, ore 12:57

Mi è piaciuta molto l’immagine di Oscar che è scaturita da questo capitolo e che è il completamento di quello precedente.
Mi trovo in perfetto accordo con le tue risposte alle recensioni perché anch’io ho notato il percorso umano di Oscar che adesso è giunto a maturazione.
Oscar non è più la ragazzina spavalda che sfida a duello Girodelle per dimostrare di non avere paura di nessuno o che non si immischia nelle liti fra donne né tanto meno è quella che fa un passo avanti, facendosi graffiare il volto dal pugnale della contessa Du Barry per dimostrare di non temere nulla neanche di rimanere sfregiata. Non è neanche la donna delusa dalla vita e dall’amore della ventottesima puntata che vuole andare in battaglia imbracciando il fucile anche come soldato semplice né quella del manga che vuole imparare a camminare con le sue gambe. Non è nemmeno Marte col fuoco della battaglia che le brucia dentro. Lo è ancora come ha ricordato André nel capitolo precedente, ma lo è in modo più adulto e completo. Oscar qui è una donna anziana e disillusa che della guerra vede principalmente la conta dei morti.
“Il cuore della leonessa piangeva per ogni nuovo morto che decimava le truppe e il dolore era celato dietro una maschera guerriera”: ritengo che questa frase completi l’evoluzione di Oscar. La guerra è un brutto affare, è sangue, è fango, è Napoleone che si lamenta perché il terreno fangoso impedisce il tiro di rimbalzo delle cannonate diminuendone la potenzialità letale, sono i soldati che muoiono o restano mutilati a vita, è la possibilità di morire in terra straniera.
Questa versione matura di Oscar è quella che dà fiducia e solidità alle truppe. “Sempre più intensi furono gli attacchi, in quelle ore di rombo e di fuoco, ma il castello teneva e l’umore degli uomini pure, perché sapevano di non essere soli e, nell’imperversare della lotta, la guida del loro Comandante era solida e tenace”: questa frase la dice lunga sul livello di consapevolezza cui è giunta Oscar e sul prestigio, la considerazione e finanche l’affetto di cui gode fra le truppe.
Alla fine Oscar, dopo che la situazione al castello di Hougoumont si è stabilizzata, rifiuta la via di uscita più facile di restare a presidio di una postazione secondaria e si tuffa nella mischia principale, ma non per sete di gloria, bensì per restituire il favore al duca di Wellington e portare i rinforzi là dove ce n’è più bisogno.
La vediamo correre come un lampo sul suo cavallo bianco e la vede anche André che perde calma e self control e la vedono pure i nemici che hanno un moto di stizza o di sorpresa a quell’entrata in scena inaspettata. E’ molto significativa l’occhiata intensa tra i due antagonisti di sempre, Oscar e Napoleone. Concordo con te quando, in risposta alle recensioni precedenti, scrivi che per Napoleone la guerra è ed è sempre stata una ragione di vita prima ancora che un mezzo di affermazione, stato d’animo che lo ha sempre spinto a ragionare con cinismo, considerando i soldati come pedine di una scacchiera e come voci di un bilancio con attivo e passivo. Per Oscar invece la guerra è una triste necessità, è uno sporco affare e cinismo lei non ne ha mai avuto. Lei si è sempre preoccupata dei suoi soldati, non come Napoleone che li arringava e si ricordava di loro soltanto quando si trattava di incitarli alla battaglia. Ho trovato di una grande delicatezza d’animo da parte sua rivolgere un pensiero al defunto Girodelle durante la carica e quasi dedicargliela.
Inarrestabile sembra la carica della leonessa sul crinale di Mont Saint Jean, sembra perché in realtà viene arrestata da un lanciere. Napoleone ordina la carica dei lancieri con la stessa freddezza con cui si ordinerebbe un caffè al bar ed Oscar viene colpita da una lancia, arma da torneo medievale, ma sempre idonea a contrastare gli assalti della cavalleria. Fa effetto vedere Oscar colpita e disarcionata da una lancia. Lei che è sempre stata così medievale, così nobile vecchio stile, così legata ai codici cavallereschi, viene abbattuta come un antico cavaliere medievale.
La scena è drammatica anche perché tu sottolinei quello che già avevi scritto nel capitolo precedente e cioè che la morte avrebbe potuto raggiungerla in terra straniera, lontana da casa: “E una lancia colpì al torace la Leonessa ed ella cadde sul prato calpestato della collina di Mont Saint Jean, in terra straniera, mentre il cavallo bianco, spaventato, fuggiva via”. Questo sì che è dramma!
E non è finita perché André che lontano da lei non può stare viene colpito da un proiettile e sbatte la testa al suolo. “Qualunque sia il nostro destino, gli andremo incontro insieme”: questo è l’André di sempre. Con le ultime forze in corpo striscia accanto ad Oscar e le stringe la mano. E’ questa la fine? Oppure l’arrivo inatteso di Lisimba ha un suo significato?
André qui più che mai è l’altra faccia della medaglia di Oscar, ne è la parte più mite e razionale, ma come lei è determinato e pervaso dal senso dell’onore. E’ emozionante la scena in cui, senza fronzoli, ma in piena agitazione emotiva, dice addio a Lisimba pregandolo di portare i saluti a tutti.
Mirabile è anche la fedeltà di Lisimba che, guerriero una volta, guerriero per sempre, rispolvera la sua abilità di leone della savana per salvare i suoi padroni.
E poi c’è Napoleone che comanda, impreca che no, lui le truppe non le sa fabbricare, gioca su più tavoli, ma alla fine deve cedere all’ineluttabile perché i fronti della battaglia sono molteplici, ma lui un esercito tanto grande non lo ha.
Come dici tu, Napoleone si rialzava sempre, qualunque fossero le dimensioni della sconfitta e non ci voleva proprio stare a subirne una. Fosse rimasto con due soli soldati, sarebbe ripartito da lì ingrandendosi di giorno in giorno. Qui lo troviamo freddo, razionale e fieramente contrapposto alla leonessa nell’ultimo scontro della loro vita. La disfatta lo raggiunge inesorabile e questa volta perde proprio tutto, dalle carrozze imperiali ed al tesoro fino al cappello ed ai guanti e rischia proprio grosso perché i prussiani lo odiano a morte e, se fosse stato catturato, evenienza che ahilui stava per realizzarsi, sarebbe stato fucilato sul posto senza processo. Il suo medico personale ne stava facendo esperienza a sue spese!
L’eroe morale però è sempre lui oltre ovviamente alla nostra leonessa perché se Wellington deve accendere un cero a Von Blucher (e ad Oscar in questa storia) e se Von Blucher arriva soltanto alla fine, lui ha combattuto dall’inizio alla fine cercando sempre una via d’uscita e tentando sempre, a volte riuscendoci, di capovolgere l’esito di una battaglia tutto sommato contendibile.
Sono ammirata da come riesci a descrivere minuziosamente le fasi belliche, il meteo, i campi di battaglia e gli stati d’animo dei personaggi! Te lo hanno già scritto pure gli altri ed anch’io ammiro molto questa tua capacità narrativa. Riesci a far sembrare interessante ed addirittura emozionante una descrizione delle manovre belliche che diversamente sarebbe stata un esangue bollettino di guerra alquanto noioso. L’assedio del castello di Hougoumont e la presa di La Haye Sainte sono descritte in modo mirabile ed anche la fase finale della battaglia con lo scontro fra la guardia imperiale e le truppe di Maitland oltre ovviamente con quelle dell’eroica leonessa.
This chapter is wonder!
D.P.

Recensore Junior
19/05/23, ore 21:32

In questa giornata uggiosa è stato veramente piacevole leggerti poiché sono stato catapultato da un paesaggio grigio ai campi di battaglia epici che sono così fedelmente raccontati da sembrare tangibili.
L'immagine di ogni soldato, di ogni azione bellica è assolutamente verosimile esattamente come la descrizione dei sentimenti dei protagonisti.
André non avrebbe mai potuto lasciare Oscar da sola ancora a lungo, purtroppo entrambi vengono feriti ma, forse, non è ancora tutto perduto grazie a Lisimba che dimostra una fedeltà rara e preziosa verso i suoi benefattori.
Napoleone subisce una grande sconfitta e corre ai ripari chissà se rimedierà anche stavolta?
I complimenti non bastano più...chapeau.
(Recensione modificata il 19/05/2023 - 09:42 pm)

Recensore Master
18/05/23, ore 20:05

Non so come tu faccia, o meglio lo so: sei una grande narratrice Storia e anche una studiosa di prim'ordine poiché riesci a condurre il lettore nel cuore delle battaglie e nel cuore dei protagonisti. Oscar e André sono feriti, è chiaro, ma la fedeltà di Lisimba forse riuscirà a salvarli, grande suspense. Napoleone ha subito una grande sconfitta ma pensa già a riorganizzarsi. Molto suggestivo l'incontro di sguardi tra la Leonessa e L'Aquila. Complimenti dal profondo del cuore.

Recensore Master
18/05/23, ore 13:51

Cara Agrifoglio, anche questo capitolo è divenuto davvero epico tramite la tua narrazione dalla quale si evince la tua bravura nel saper descrivere alla perfezione le scene di guerra, le battaglie che via via prendono vigore nonché gli stati d’animo di tutti i personaggi coinvolti. Insomma una rappresentazione decisamente visiva dei vari campi di battaglia, di cui ci hai messo al corrente, e per la quale mi complimento vivamente, cadenzati poi, oltre che dal fronte di battaglia del momento, anche dallo scandire il tempo in cui le vicende si dipanavano con il loro carico di pathos.
Non mi perdo nel riprendere la tua già più che esaustiva fotografia dei combattimenti intrattenuti dalle varie parti scese in campo: quello che mi è rimasto impresso è stato il coraggio sfoderato da Oscar mentre ancora si trovava ad Hougoumont e cercava di mantenere saldo il controllo per poter rimandare anche agli uomini superstiti la propria forza e far sì che resistessero ad oltranza, mentre il suo cuore, nel frattempo, era comunque dilaniato dalla consapevolezza che in quella battaglia, strenuamente combattuta, avesse perso fin troppi uomini, soldati che fieramente si erano battuti ed immolati. Poi altro particolare non meno degno di nota è quando Oscar, decidendo di dare un apporto decisivo ai combattimenti, dopo attente valutazioni con i suoi sottoposti, per quanto attiene ai suoi compiti, incrocia lo sguardo di Napoleone, e che non può che essere uno sguardo gelido quello che si sono scambiati; la Leonessa di Francia è scesa in campo per sbaragliare l’Aquila imperiale che la fissa senza quasi rendersi conto che potrebbe non portare alla vittoria i suoi uomini.
Poi, sulla collina degli spettatori, vediamo André, che non aveva perso neanche un attimo di quanto accadeva sui campi di battaglia, con un occhio speciale puntato sul Castello di Hougoumont dove c’era sua moglie, anche se non poteva distinguere con esattezza chi fosse coinvolto nei combattimenti, rimanere sconvolto da quanto sta accadendo, avendo notato fosse proprio Oscar ad uscire dal castello, dopo aver ceduto il comando, per recarsi a Mont Saint Jean e dare manforte a Wellington. Non ci pensa neanche un attimo e salutato Lisimba sale sul suo cavallo nero e si tuffa in una corsa forsennata per cercare di raggiungere la moglie, in modo che, se il destino si fosse mostrato ostile, almeno sarebbero periti insieme. E infatti tutto sembra muoversi in questa direzione, tanto che Oscar viene raggiunta da un colpo di lancia al torace e rovina a terra, mentre il suo bianco destriero spaventato si dà alla fuga, subito raggiunta però da suo marito, abbattuto anch’egli da un colpo di pistola che lo raggiunge, non prima di essere stato in grado di trascinarsi verso il corpo esanime di lei e averle stretto la mano, scena che mi ha riportato ad altro episodio della storia canonica, subito dopo, se non ricordo male, essere scampati all’esplosione sul greto del fiume, quando fungevano da scorta per il principe spagnolo venuto con la famiglia in visita in Francia, e André compiva il medesimo gesto per sentirsi sempre accanto alla sua Oscar. La concitazione di quei momenti è tanta ma Lisimba, che era stato lasciato da André sulla collina degli spettatori, si è fatto strada tra i combattimenti e forte del coraggio e della devozione che ha nei confronti di coloro che tanti anni prima lo avevano salvato da un destino infausto, li trae in salvo portandoli lontano da quella mischia sempre più pericolosa. Sul finire di quella stessa giornata Napoleone riportava la più sonora sconfitta della sua vita militare, in quegli scontri che verranno denominati “Battaglia di Waterloo”, anche se in quel luogo non si era combattuto, ma semplicemente era stato la base del quartier generale di Wellington, costringendolo alla fuga per non rischiare di venire catturato, mentre tutto il bottino, che costituiva tutta la sua forza propulsiva per armare milizie al fine di poter combattere, cadeva in mani nemiche. Napoleone però sembra non demordere e spera ancora di poter riassemblare ciò che resta del suo esercito per rimettere in piedi una nuova campagna difensiva.
Dopo questa visione davvero coinvolgente delle battaglie sostenute dalle varie parti, ci preme sapere cosa sia accaduto alla Leonessa e a suo marito tratti in salvo da Lisimba.
Mentre attendiamo news su questo fronte, ti giungano sempre i meritati complimenti per saper ritagliare, all’interno della grande Storia, un posto per i nostri beniamini che vi si adeguano perfettamente. Un caro saluto.

Recensore Master
18/05/23, ore 12:09

Ma non ho capito: André e Oscar si sono salvati o sono caduti? Che siano stati feriti era da aspettarselo, purtroppo. Napoleone ha preso una bella batosta! Complimenti vivissimi per la tua conoscenza delle fasi della battaglia.

Recensore Master
18/05/23, ore 10:45

Gentilissima Agrifoglio,
a costo di ripetermi, e da appassionata di storia militare, grazie e ancora grazie per questa prosecuzione emozionante della battaglia di Waterloo, in cui riesci a inserire con naturalezza e verosimiglianza estrema i personaggi di Oscar e André.
Non conoscevo l'aneddoto del medico dell'Armée du Nord scambiato per Napoleone e arrivato sino al plotone di esecuzione (e ti chiedo dunque: ma è davvero accaduto? Caspita!); e dopo le parole fatidiche: "La Guardia muore, ma non si arrende!", posso dirmi paga di questo aggiornamento!
Menzione speciale, però, per la scena che si svolge sulla Collina degli Spettatori, con André che parte al galoppo per raggiungere la sua Oscar, nella convinzione che, quale che sia il destino di lei, egli lo condividerà, come ha sempre fatto. E nell'"Addio, signor Conte", del valletto Lisimba non vorrei fosse celato un sottinteso tragico, una anticipazione di un fatto funesto che si possa verificare nei momenti, sempre concitati e confusi, che seguono una grande battaglia. Vero che NON sarà così?
Un saluto caro, in attesa del prossimo capitolo di questa storia davvero
davvero unica,
D

Recensore Master
10/05/23, ore 17:56

Ciao Agrifoglio. In questo capitolo Napoleone é stato protagonista. Ho apprezzato le descrizioni di quanto stesse accadendo in questo capitolo impegnativo, maestoso. Ho immaginato lo stato d'animo dei protagonisti dove in modo particolare mi ha colpita Oscar nel finale. Una Oscar tra lotta e amore deve affrontare la battaglia della sua vita. Cosa succederà? Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 10/05/2023 - 05:58 pm)

Recensore Veterano
09/05/23, ore 21:35

Buonasera .... mi hai colpito al cuore.
Le tue descrizioni di strategie e battaglie sono incomparabili, ma questo momento fra loro è di una tenerezza disarmante: Non voleva dirgli che qualunque posto valeva l’altro per morire …che le sarebbe stato intollerabile vederlo perire davanti ai propri occhi, raggiunto da una pallottola vagante, magari diretta a lei. E, se la morte avesse ghermito lei, avrebbe dovuto farlo al riparo dagli occhi di lui, affinché la ricordasse sempre viva e felice.
Ed anche questo momento lo trovo “epico”: … Non permettere che ciò che abbiamo fatto si perda nelle pieghe del tempo...
Questa tua Oscar sembra davvero Marte in sella al suo destriero.
Però adesso che il Castello di Hougoumont è cinto d’assedio e Oscar al comando dei suoi si sente come Leonida alle Termopili, come andrà a finire? La superbia di Napoleone (che noi sappiamo...si sbaglia a sottovalutare  la capacità di Oscar sui campi di battaglia), sarà finalmente punita?
Un caro saluto!
(Recensione modificata il 09/05/2023 - 09:36 pm)

Recensore Junior
07/05/23, ore 13:58

Dopo quasi venti anni di ostilità è arrivato finalmente il momento dello scontro finale tra l’aquila imperiale e la leonessa di Francia ed André infatti lo dice che Napoleone avrebbe presto sperimentato gli artigli dei leoni di casa Jarjayes. Peccato che ci siano quegli scocciatori del duca di Wellington e del feldmaresciallo von Blucher a frapporsi tra i due rivali!
Oscar ed André hanno dei brutti presentimenti anzi, più che brutti, direi che sono confusi, cupi, inquieti. La battaglia si preannuncia sanguinosa e dall’esito incerto perché le forze coalizzate in campo non eguagliano quelle della battaglia di Lipsia e d’altro canto il ruolo che compete ad Oscar in questa circostanza è molto più esposto e rischioso.
Oscar ed André sono genitori ormai da diversi anni, sono nonni due volte e stanno per diventarlo per la terza e la quarta. Sono inoltre zii in pectore della neo fidanzata Bernadette che con questo matrimonio entrerà effettivamente in famiglia, dato che la sorella del marchese de Saint Quentin ha sposato il conte di Canterbury, un lontano cugino di Oscar. Il generale de Jarjayes ha preso piuttosto bene la bisnonnitudine ed una delle nipotine sembra assai bella, tanto da essersi meritata il nome della donna più bella dell’antichità. Tutto sarebbe destinato ad andare bene, se non fosse per una piccola incognita, il condottiero più grande del mondo che preme ai confini della Francia. L’età non consente loro di riciclarsi come maestri d’armi in giro per il mondo e quindi Napoleone va affrontato e fermato e ciò implica la possibilità di morire in terra straniera, lontani da quella bella famiglia che i nostri protagonisti si sono costruiti.
E mentre Metternich e Talleyrand tramano nell’ombra e Maria Antonietta torna a Versailles per stare accanto al figlio, Oscar acquista cavalli e muli, valuta le nuove reclute, testa i cannoni, ma deve fare proprio tutto lei? Che accentratrice!
Per la verità la difesa del castello di Hougoumont che Oscar si è assunta non pare tale da dare luogo ad uno scontro frontale e decisivo tra lei e Napoleone. Il castello di Hougoumont infatti si trova in posizione decentrata mentre gli scontri principali si stanno svolgendo a Mont Saint Jean ed a La Haye Sainte senza contare il fronte nord orientale dal quale potrebbero arrivare da un momento all’altro i prussiani. L’assedio del castello di Hougoumont però, anche a causa della megalomania (vizio di famiglia?) di Girolamo Bonaparte, è accanito e sanguinoso e già questo mette a dura prova le doti militari della leonessa. Non è detto inoltre che non ci sia spazio per uno scontro frontale fra lei e Napoleone. Già Napoleone infatti, stanco dell’incompetenza del fratello, ha ordinato personalmente di intensificare l’assedio. Che prossimamente decida di attaccare in prima persona?
In attesa di scontrarsi con Napoleone, se mai accadrà, Oscar se l’è vista con un colosso nerboruto, un sottotenente napoleonico che combatte a suon di scure, no, non era Jack Nicholson in Shining, il quale si difende come un forsennato fino ad andare incontro all’inevitabile fine in battaglia.
Mi è piaciuto il pezzo in cui Oscar, rimasta inascoltata, chiude da sola il portone ed anche quello della cattura del tamburino trattato da marmocchio, ma intanto sopravvissuto.
E poi arriva il pezzo clou, quello in cui un aiutante di campo, mandato da Napoleone a parlamentare, intima la resa ad Oscar che, scarmigliata, lacera e sporca di polvere da sparo, ma mai doma, gli risponde picche con l’ormai celeberrima frase di Leonida alle Termopili. Speriamo che l’esito almeno questa volta sia più lieto.
In tutto questo frastuono, André ha fatto l’unica cosa che gli è stato concesso di fare, rimanendo sulla collina degli spettatori a tenere d’occhio Oscar da lontano. Aveva offerto la sua presenza, ma Oscar ha risposto picche pure a lui. L’attaccamento fra i due coniugi è ancora enorme e negli anni è maturato. Si sostengono a vicenda, ma André in questa occasione ha perso la proverbiale ironia ed il consueto aplomb per trasformarsi nella versione maschile di Rosalie.
Dall’altra parte dello schieramento Napoleone fa di tutto e di più per non dovere mai più rinunciare al trono, ma il percorso è tutto in salita, non soltanto per l’ovvia considerazione che raggiungere Wellington implica risalire il pendio di Mont Saint Jean, ma anche e soprattutto perché ormai il suo tempo è finito e paiono essersene accorti tutti tranne lui ed un pochino Wellington.
La solerzia e diciamolo pure l’iperattività de l’empeureur si manifestano ad ogni ora del giorno e della notte ed in qualunque parte del campo di battaglia, ma purtroppo i suoi subalterni non sono mai stati e non sono adesso alla sua altezza e gli stanno procurando una serie non indifferente di grattacapi. Malgrado i de Grouchy, i Ney e chi più ne ha più ne metta Napoleone è ancora in sella a Marengo e l’esito della battaglia è sempre aperto ed anzi per un certo periodo di tempo è il duca di Wellington a vedersela male, attaccato dalla fanteria e dalla cavalleria pesante. Le cose però sono molto diverse da Austerlitz, richiamata da Napoleone stesso nell’imminenza dello scontro, o da Wagram e da Tolone. Napoleone ormai ha quasi quarantasei anni, è imbolsito, ha vari problemi di salute e non si sente più fortunato ed invincibile come una volta. E’ in ogni caso un torrente in piena, sommamente deciso a vincere ed ad avvalersi del fattore tempo che da maggiore alleato rischia di trasformarsi in peggior nemico. Trovandosi in condizione di inferiorità numerica, può solo sperare di evitare il ricongiungimento dei suoi nemici che se avvenisse lo schiaccerebbe senza pietà. Decide quindi di evitare complesse manovre di aggiramento e di optare per la tecnica della posizione centrale. Tutto il resto si conosce. Sebbene non sia più giovane ed in forma smagliante come un tempo Napoleone è ancora determinato, capace ed idoneo ad incutere paura agli avversari. Lui li soppesa ed il giudizio, almeno in due casi su tre, è impietoso. Il duca di Wellington è pigro, passivo, egoista e prevedibile. Il feldmaresciallo von Blucher è ottuso, avventato ed un pessimo stratega. Oscar è preparata, veloce, onesta, rapida ed è persino un poco geniale, ma spreca il suo tempo a coltivare la sua abilità con armi obsolete e pretenziose ed ha sempre disertato i campi di battaglia per i corridoi della reggia.
Mi ha molto coinvolto la seconda battaglia sotto traccia di questa storia, quella di Napoleone contro le avverse condizioni metereologiche della giornata. La pioggia inzuppa il terreno rendendolo fangoso, impedendo di muovere i cannoni e le batterie oltre al tiro di rimbalzo delle palle di cannone ed ostacolando lo spostamento dell’esercito. Pare di vederlo mentre stringe i pugni augurandosi che la pioggia smetta e combattendo il nervosismo studiando meticolosamente i piani e le mappe. L’imperatore freme in preda alla tensione nervosa ed alla smania di intraprendere battaglia ed alla fine, quando il sole spunta, è come se fosse piovuto nel deserto. La necessità di vincere è enorme più che nelle battaglie precedenti, ma è enorme anche il desiderio dei nemici coalizzati di toglierselo di torno.
Le ore passano tra un procedere ed un arretrare e se una posizione è guadagnata un’altra è persa. Per ogni dieci passi avanti ce ne sono almeno sei o sette indietro e nel primo pomeriggio le sorti della battaglia sono aperte e la vittoria è ancora contendibile. I rivali effettivamente, ad eccezione di Oscar, non sono all’altezza ed il duca di Wellington pare più un dilettante allo sbaraglio che un eroe nazionale. La sua paura di affrontare Napoleone fa quasi tenerezza. Credo che i due non sarebbero stati molto caratterialmente compatibili.
Mi ha fatto piacere leggere questa ultima fatica con Napoleone in stato più febbrile che mai ed Oscar che lo contrasta come può, sempre così fiera e leonessa. La ricostruzione della battaglia, degli schieramenti, dei luoghi e delle tecniche d’attacco e di difesa è come sempre superba.
Spero in una conclusione degna delle premesse.
Alla prossima!
Match Point

Recensore Junior
07/05/23, ore 11:31

Un capitolo grandioso, dettagliato nella descrizione degli scontri e anche nel descrivere i sentimenti dei protagonisti. Napoleone, anche se caduto in disgrazia, ha sempre un carisma eccezionale. Oscar e André ormai realizzati sotto tutti i punti di vista continuano ad amarsi come il primo giorno, ma sono consapevoli che quegli scontri potrebbero essere fatali, eppure André, dimostrando sempre di più il proprio amore per lei non le chiede di rinunciare alla battaglia, perché vede il suo fuoco ardere più forte che mai. Persino il generale è preoccupato per la figlia, forse perché sempre più consapevole di averla spinta lui sulla strada della lotta. Ci lasci con le immagini di un 'Oscar stravolta ma indomita che non accetta di arrendersi al più grande condottiero dell'epoca moderna. La Leonessa è pronta alla battaglia della vita. Chapeau.

Recensore Master
07/05/23, ore 00:30

Ciao Agrifoglio e scusa il ritardo.
Questo è un capitolo memorabile, in bilico tra presente, incerto, e passato, quel passato che ha forgiato Oscar e che l'ha resa questo comandante indomito che, seppur lacera e scarmigliata, la fa resistere di fronte a Napoleone.
Spero che i nostri, anche se hanno vissuto una lunga vita insieme, non si dicano addio.
Le parole tra loro sono struggenti.
La Leonessa affronta L'Aquila all'ultimo sangue.
Le descrizioni delle battaglie e degli stati d'animo sono, come sempre, di un'accuratezza certosina.
Complimenti vivissimi e a presto.
(Recensione modificata il 07/05/2023 - 12:31 am)

Recensore Junior
07/05/23, ore 00:09

Un capitolo davvero sontuoso con scene di battaglia epiche e memorabili! E’ stupefacente la ricostruzione che fai degli spostamenti degli eserciti e delle cariche della cavalleria da un lato e dall’altro! E’ interessante questa descrizione che mostra l’ardimento, ma anche le ingenuità dei vari corpi d’armata come la cavalleria che parte in grande spolvero, ma poi pretende troppo da se stessa, perde vigore e viene falciata strada facendo oppure è bloccata dai quadrati a valle. Di grande impatto emotivo è stata la raffigurazione della brigata di corazzieri che, attaccata dagli inglesi, cade nella scarpata. Mi è piaciuta anche la descrizione delle varie tecniche di combattimento, per esempio prima d’ora neanche sapevo cosa fosse un quadrato dal punto di vista bellico.
Affascinante è stata anche la descrizione del campo di battaglia, dei terreni coltivati a foraggio ed a frumento calpestati dai soldati e le immagini di quegli altri terreni con le coltivazioni non ancora distrutte dalla cui sommità spuntavano soltanto le lame delle baionette. Ho trovato suggestiva anche la descrizione dei campi allagati dal diluvio che riflettevano il cielo livido di nuvole, a loro volta cariche di pioggia.
Oltre alle descrizioni ed all’azione mi attraggono i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi.
Che dire dell’amore di Oscar e di André, cresciuto con loro in molti anni di vita in comune e maturato attraverso le lotte, i pericoli ed i tanti, troppi sacrifici? I due ormai si conoscono alla perfezione da una vita e si rispettano ed ognuno ha un atteggiamento molto protettivo nei confronti dell’altro. Oscar vorrebbe risparmiare ad André degli inutili rischi ed a se stessa lo strazio di vederlo ucciso da una pallottola vagante magari indirizzata a lei. Come non commuoversi, pensando ai chiari rimandi alla storia originale? André vorrebbe che Oscar si riguardasse e che scegliesse sempre la via più prudente, sapendo bene che ben difficilmente sarà così. André conosce alla perfezione l’indole della sua amata, tante volte ha visto e sperimentato l’ardore della battaglia che in lei è più vivo che mai e sa che questo ardore potrebbe costarle la vita, soprattutto ora che è anziana e per forza di cose meno in forma, agile e reattiva. Nonostante questo André non pensa minimamente di spegnere quell’ardore perché non ci riuscirebbe e perché si è innamorato anche e soprattutto di esso. A malincuore quindi la lascia andare perché chi ama sa lasciare andare. Anche Oscar è straziante perché forse per la prima volta prende in considerazione pure l’eventualità di morire in battaglia e, sebbene un posto valga l’altro per morire, lei non si vorrebbe congedare da questa vita all’estero, lontana da casa e dalla Francia che tanto ama e non vorrebbe che André la vedesse morire. Lui dovrebbe ricordarsi di lei in tutt’altra situazione, viva e felice e conservarne il ricordo affinché possa parlare di lei e di loro ai figli, ai nipoti ed a tutti quelli che verranno. Oscar ed André sono più che uniti, sono complementari, due lati di una stessa medaglia.
Più in là ritroviamo lo stesso ragionamento approfondito, quando Oscar, dopo essersi accorta che Napoleone la fissa da lontano ed averne provato sconcerto, rivolge una supplica mentale al marito, pregandolo di sopravvivere per entrambi in modo da condividere con gli altri quel bagaglio di valori e di sentimenti per cui entrambi sono vissuti e morti ed hanno amato e sofferto. André qui diventa la naturale estensione di Oscar, quasi un discepolo, incaricato di preservarne e di trasmetterne il messaggio.
Passiamo poi agli stati d’animo ed ai sentimenti del sommo corso, la cui capacità di rinascere dalle proprie ceneri eguaglia soltanto quella dell’araba fenice.
Pensavano di essere in salvo le teste coronate d’Europa per il solo fatto di averlo relegato a qualche chilometro dalle coste toscane! Ingenui ed illusi! Ma cosa sono quattro bracciate di mare per l’uomo che mise a ferro e fuoco l’Europa ed anche parte dell’Africa e dell’Asia? Nulla e se ne resero conto tutti a loro spese. Con grande abilità e sangue freddo Napoleone si imbarca a Portoferraio come se nulla fosse e non ci fa più ritorno, per sbarcare invece sul continente, in Liguria in questa versione. I re di mezza Europa però lo vogliono morto o perlomeno catturato e gli sguinzagliano contro una serie di reggimenti che tuttavia sono inevitabilmente composti dai suoi ex soldati che, nel vedere il loro imperatore, si gettano in ginocchio, cedono le armi, piangono, memori di quel tempo in cui le cose sembravano andare meglio e di quell’uomo che li mandava al macello, ma che pareva trattarli come amici, se non come uguali.
Napoleone ha notevole sangue freddo ed affronta tutti a braccia spalancate, invitandoli a sparargli addosso se ne avessero avuto voglia. Mi è sembrato, in questo brano, uno scommettitore incallito o uno che ama il rischio e gli sport estremi. In alternativa, potrebbe sembrare che senza il potere non gli interessi vivere e quindi se non gli è dato tornare alla testa di un’armata tanto vale morire subito, per mano dei suoi soldati anziché concludere i propri giorni in un riposo indegno di lui.
I soldati cedono a quella personalità magnetica, ne subiscono il fascino ed il potente carisma e persino il maresciallo Ney, che aveva promesso di riportarlo indietro in una gabbia di ferro, cede ad un carattere più fermo del suo e ad un’intelligenza mille volte più pronta e brillante.
Tornato al potere Napoleone le tenta tutte per non perderlo più, ma la via per conservare il trono è una soltanto e passa un’altra volta attraverso le armi.
Quali potevano essere gli stati d’animo di Napoleone in quei frangenti? Possibile che uno stratega come lui non si fosse accorto che era finita, se non subito perlomeno nel giro di qualche mese o anno?
Sicuramente l’ardore della battaglia bruciava in lui come e più che in Oscar. Si può allora ipotizzare che Napoleone non sapesse vivere lontano dai campi di battaglia, che la guerra per lui fosse come una droga e che mai si sarebbe fermato e che se non avesse avuto una guerra da combattere se ne sarebbe inventata una.
Poi l’imperatore aveva una forza d’animo straordinaria che gli consentiva di rialzarsi sempre, due volte nella polvere e due volte sull’altare.
Sappiamo anche – ed in questo capitolo ce ne dai una plastica dimostrazione - che si considerava superiore a tutti i suoi avversari e questa è un’altra plausibile spiegazione anche se le vittorie non si decidono esclusivamente a favore dei più bravi perché ci sono in ballo tanti possibili fattori, non ultimo il caso.
Non dimentichiamo neppure quello che espliciti ad inizio capitolo e cioè che Napoleone non aveva troppa scelta. Volevano deportarlo nell’oceano come poi davvero avvenne, addirittura assassinarlo e non gli avrebbero mai pagato la rendita promessa. L’occasione inoltre era troppo ghiotta perché chi l’aveva messo all’angolo e soppiantato sul trono non aveva il suo stesso appeal sulle masse e la sua stessa attitudine al comando.
Una commentatrice ha anche ipotizzato che nella testa di Napoleone ci fosse qualcosa che gli facesse escludere ed addirittura rimuovere l’ipotesi della sconfitta e tutto sommato ritengo plausibile anche questa ricostruzione perché Napoleone era uno che voleva riplasmare il mondo a modo suo.
Qualunque fosse la motivazione, è molto triste oltre che stupefacente, come pensa Oscar in un suo soliloquio, che tutta l’Europa sia stata tenuta in scacco da un solo uomo con un ego smisurato ed un’ambizione direttamente proporzionale alla sua genialità.
Questo capitolo è davvero superbo, facci leggere al più presto il suo degno seguito!
Green Tourmaline

Recensore Junior
06/05/23, ore 00:00

Un altro splendido capitolo cara Agrifoglio in cui assistiamo alla parabola dei cento giorni di Napoleone ……. Vediamo l’imperatore che ha finito i soldi e che è venuto a sapere che forse lo vogliono sloggiare da dove si trova e deportare ancora più lontano e forse assassinare Viene anche a sapere che i popoli non sono contenti del ritorno dei sovrani dell’ancien régime e che quindi ci sono spazi per un suo rientro L’occasione è troppo ghiotta e Napoleone su consiglio della madre lascia l’isola d’Elba e dà inizio alla sua ultima avventura .Quel che segue poi ha del portentoso : il volo dell’aquila prosegue di campanile in campanile fino alle guglie del duomo di Milano e l’esercito di colui che è di nuovo imperatore si ingrossa di giorno in giorno come una valanga od una marea Agli uomini venuti ad arrestarlo Napoleone si presenta disarmato, in testa al suo esercito ,invitandoli a sparare al loro imperatore se ne avessero avuto la volontà o il coraggio Ovvio che nessuno lo fa altrimenti non avremmo avuto Waterloo e considerando come andò a finire , la carneficina immensa che ci fu ed il brutto esilio che Napoleone dovette subire forse sarebbe stato proprio meglio se qualcuno gli avesse sparato ahahahahah!!!!!!!!!! Fra i vari ufficiali inviati a catturare l’evaso c’è anche il maresciallo Ney il re dei voltagabbana che dopo avere fatto fortuna sotto Napoleone promise al congresso di Vienna di riportarlo indietro in una gabbia di ferro . Napoleone però ripete la sua performance recitativa e gli uomini anche questa volta gli si gettano ai piedi .Ney gli getta ai piedi non se stesso ,ma la sua spada ,Napoleone gliela rende ed i due si abbracciano in attesa del prossimo cambio di casacca ahahahahah!!!!!!!
Oscar Andrè e Maria Antonietta intanto lasciano Vienna e tornano in Francia non prima che Oscar si sia fatta tornare i dubbi sulla strana condotta del principe von Metternich e del vescovo de Talleyrand . In Francia scopriamo che la famiglia si è allargata ,che Antigone ha partorito una bambina , la futura Miss Francia ahahahahah !!!!!!!! la bella Hélène e che sta per avere un altro figlio Anche Honoré sta per bissare mentre Bernadette ed il marchese de Saint Quentin sono ufficialmente fidanzati e prossimi alle nozze .Oscar è tutta indaffarata ad organizzare l’esercito contro Napoleone mentre Andrè non metabolizza proprio questa nuova pericolosissima avventura nella quale sarà coinvolta l’amata moglie e ci perde il sonno ed anche il proverbiale senso dell’umorismo
Napoleone rientra a Milano ,ma si tratta di un recupero del potere molto instabile perché il popolo è mobile qual piuma al vento e gli altri re non ne vogliono più sapere di lui e dei suoi proclami di pacifismo da coccodrillo ahahahahah!!!!!!!! Nasce allora la settima coalizione appositamente per la detronizzazione bis ed il duca di Wellington , i prussiani di von Blucher e – novità delle novità – i francesi di Oscar sono i primi a partire alla volta del Belgio .Napoleone mette su un esercito tutto sommato buono , ma troppo piccolo e debole per affrontare i nemici coalizzati Decide perciò di bruciare le tappe e di partire al più presto per raggiungere i nemici prima che questi abbiano la possibilità di riunirsi Gli esordi per la verità sono ottimi e Napoleone vince a Ligny ,peccato che si ritrovi i collaboratori più casinari della storia che gliene fanno di tutti i colori :de Grouchy non riesce ad inseguire i prussiani (ma che ci vorrà mai ad in seguire qualcuno lui va avanti e l’altro gli va dietro ahahahah!!!!!!! ) mentre Ney non riporta nessuna vittoria Al che il coraggioso duca di Wellington si spaventa troppo ad affrontare Napoleone e si ritira verso Waterloo sperando di essere raggiunto dai prussiani ed Oscar gli va appresso Napoleone li segue nella speranza di sconfiggerli prima dell’arrivo di von Blucher ed ecco le premesse della grande battaglia
Oscar ed Andrè si danno un addio mascherato da arrivederci su una collina piena di spettatori : agenti di borsa, inviati della compagnia delle Indie , giornalisti, pittori , agenti del governo ,007 e spioni vari Grande è il groppo alla gola di entrambi Andrè non vuole trattenere Oscar, ma vuole andare con lei Oscar però declina l’offerta temendo per l’incolumità di Andrè
Fervono intanto i preparativi, ma la pioggia mette in forse tutto perché il fango non consente di muovere le batterie Napoleone invece è più che determinato a combattere perché la sua è una corsa contro il tempo Finalmente spunta un poco di timido sole e Napoleone ne approfitta subito “Visto!!!! cosa vi avevo detto!!!!! Il sole e con noi!!!!!!!” Poi dà prova della sua solita umiltà giudicando tutti gli avversari inferiori a sé ahahahahah!!!!!!!
Su due colline contrapposte Napoleone ed Oscar si guardano e la cosa non fa tanto piacere a lei che subito è colta da pensieri di un ottimismo sconcertante tanto da rivolgersi mentalmente ad Andrè come se già avesse un piede nella fossa
La battaglia inizia ed il castello di Hougoumont ,difeso da Oscar , neanche a farlo apposta è il primo ad essere assediato Assistiamo a funambolici corpo a corpo in boschi e frutteti finché la versione ottocentesca dell’incredibile Hulk irrompe nel cortile del castello facendosi strada a suon di scure ed i francesi di Oscar si vedono un attimino in difficoltà ,ma Oscar con scatto da centometrista chiude il portone e l’omone verde si ritrova isolato, ma non disposto ad arrendersi finché non viene abbattuto a suon di fucilate.
A Mont Saint Jean intanto le cose non vanno benissimo a partire dal terreno non del tutto asciugato ed ancora fangoso che rallenta la marcia dei soldati ed impedisce alle palle di cannone di rimbalzare a dovere ,diminuendo il loro effetto mortifero Poi ce n’è per tutti i gusti :brigate di corazzieri che cadono in una scarpata battaglioni di cavalleria scozzesi che caricano all’impazzata , ma poi esagerano si spompano e vengono distrutti, lancieri che neanche nei tornei medievali ed alla fine ricompare lui ,l’ineffabile maresciallo Ney non si capisce se nelle vesti di ufficiale o di sabotatore di Napoleone ahahahahahah!!!!!!!! Manda avanti la cavalleria senza un ordine di Napoleone ed anche troppo presto e senza artiglieria La cavalleria sale sul pendio e si scontra coi quadrati britannici Scontro è una parola grossa perché in realtà è una specie di balletto ,un gioco al ruba fazzoletto, una specie di esercizio zen per vedere chi cede prima
Nel frattempo la scena si sposta di nuovo al castello di Hougoumont dove Girolamo Bonaparte che d’ora innanzi sarà chiamato lo sborone sta dando fondo a quattro generazioni di soldati nel malsano tentativo di inviare sempre più truppe in avanti per farsi bello col fratellone il quale nel suo piccolo si inc…. come una formica tanto da arrivare sul posto ed ordinare la presa immediata della fortezza assediata Il comandante tira un sospiro di sollievo perché di quel raccomandato di ferro non ne poteva più e per Oscar sono sorci verdi a non finire perché l’attacco riprende più violento che mai e lei è tutta lacera e sporca. Arriva lo scocciatore di turno con tanto di bandiera bianca ,ma ad imporre la resa agli altri ed Oscar non ci sta a ruba il copyright a Leonida
Cosa accadrà? Vince Oscar e fa marameo a Napoleone mentre è trasportato a Sant’Elena? Oscar muore e Napoleone le dice “Te l’avevo detto, fatti tuoi che mi hai fatto la guerra invece di giocare a sudoku”? Arriva Leonida , si inferocisce come una iena e fa causa a tutti?
Mi è molto piaciuto questo capitolo come tutti gli altri e qui abbiamo pure il finale aperto, ma aperto a cosa? Belle le descrizioni della battaglia del cielo e del tempo ,belle le cavalcate degli Scots Greys Mi è anche piaciuta la dichiarazione d’amore di Oscar ad André e tutte le loro discussioni e le riflessioni Bella ovviamente la scena finale!!!!!!

Recensore Junior
05/05/23, ore 01:12

Mi è sempre interessato il personaggio di Napoleone da quando ho iniziato a leggere questa storia e questo capitolo l’ho divorato con grande soddisfazione. Sebbene tutti conosciamo la storia vera ed i suoi risvolti che hanno dell’incredibile, non si smette mai di stupirsi di fronte alla parabola umana di questo ufficiale di artiglieria un po’ avventuriero, un po’ parvenu e molto geniale ed ambizioso che tenne in pugno (ed in scacco) l’Europa per venti lunghi anni.
Quando tutti pensavano che fosse finito, sceso nel sepolcro prima ancora di morire, ecco che tornò in sordina dalla Corsica e rientrò nella sua ex capitale con una marcia trionfale dove fece incetta di consensi e di defezioni che ingrandirono il suo esercito. Il volo dell’aquila fu definita questa sua ultima impresa e secondo me mai parole furono più azzeccate. E bella è anche l’immagine usata da te della valanga e della marea che ben descrive ciò che accadde in quelle storiche giornate.
Pare di vederlo molto spavaldo ed anche fanaticamente coraggioso mentre affronta i suoi ex soldati allargando le braccia ed invitandoli a sparare contro il loro imperatore, se mai ne avessero avuto il coraggio. A me questa scena ha ricordato quella dell’anime in cui Oscar decide di fermare le guardie reali ormai comandate da Girodelle, che il re aveva inviato a Parigi a far chiudere bottega agli stati generali. Parata davanti a loro sotto la pioggia scrosciante Oscar allarga le braccia a mo’ di croce e domanda a Girodelle se avrebbe incrociato la spada contro di lei ed alle guardie reali se avrebbero avuto il coraggio di sparare contro il loro ex comandante. Lo sguardo fiero e la divisa con le spalline e le decorazioni e gli alamari dorati, di foggia sicuramente più napoleonica che settecentesca, hanno compiuto il resto nel mio immaginario. Qualche paragrafo più sotto ho letto le riflessioni di Oscar nella parte in cui rabbrividisce al pensiero dei punti in comune tra lei e Bonaparte. Tutto questo mi ha fatto riflettere non poco perché alcuni punti in comune indubbiamente ci sono. Oscar è molto napoleonica, nei modi di fare, nell’individualismo, nell’ardore della battaglia, nell’essere un militare da capo a piedi. E’ tuttavia anche molto diversa da Napoleone perché ha più etica, più umanità, tiene realmente ai suoi uomini ed il suo senso di uguaglianza è reale e non posticcio o strumentale ad ottenere qualcos’altro. Probabilmente ha anche ragione Napoleone nel reputarsi superiore a lei perché Oscar per quanto brava non poteva competere col generale più importante della storia. Al netto di tutte queste considerazioni la scena di Oscar sotto la pioggia assume un altro significato e fa tutto un altro effetto se vista insieme a questo capitolo dell’epopea napoleonica.
Napoleone torna nella sua capitale e tenta di rabbonire gli animi con dei proclami di pacifismo. Inutile dire che non gli crede nessuno perché ormai ha esaurito il suo patrimonio di credibilità e per tutti è un criminale evaso, un ricercato con una taglia sulla testa ed il perturbatore della pace universale.
L’imperatore aveva sicuramente messo in conto quest’eventualità e senza spaventarsi o protestare mette su un esercito in meno di cento giorni, lo arma, lo provvede di uomini e di cavalli. Richiama in servizio i veterani, arruola nuovi giovani poco più che bambini. Siamo molto lontani dai fasti della grande armata, l’esercito più grande e meglio addestrato ed equipaggiato del mondo, ma si tratta pur sempre di un esercito di media grandezza che può ancora incutere terrore anche perché il suo fiore all’occhiello è sempre la guardia imperiale costituita da soldati scelti ed esperti. L’armée du nord incute paura ed il suo capo sa il fatto suo. Wellington infatti, sebbene non sconfitto, arretra perché ha timore di battersi con questo mito vivente.
L’imperatore sa che il fattore tempo non gioca a suo favore e decide di fare una cosa che gli è sempre riuscita bene, muoversi in sordina ed anticipare gli avversari. In men che non si dica varca la Sambre come Giulio Cesare aveva fatto con il Rubicone e con una velocità per l’epoca impensabile si porta in territorio belga, in mezzo allo schieramento, mentre tutti gli altri sono sparpagliati fra un palazzo nobiliare ed una casa colonica.
Sa che da solo è più forte di ogni singolo esercito, ma anche che essendo solo non vale quanto tutti i coalizzati messi insieme e per questo adotta la tecnica della posizione centrale così da separare i nemici, affrontarli uno ad uno ed attenuare il gap dato dall’inferiorità numerica.
Il piano è buono, ma l’esecuzione è un’altra cosa anche perché i suoi sottoposti non sono all’altezza e gliene fanno di tutti colori, a partire dal fratello minore Girolamo che un po’ pavone ed un po’ pasticcione manda allo sbaraglio battaglioni su battaglioni nella vana speranza di mettersi in mostra ed ottenendo il solo risultato di mettere in difficoltà il suo diretto superiore. Proseguiamo con Ney che se se ne rimaneva dov’era non faceva un soldo di danno. Esegue male gli ordini ed ha iniziative avventate e di dubbia razionalità, promuovendo intereventi di cavalleria prematuri ed attacchi di fanteria non coordinati con l’artiglieria. Ultimo ma non per inefficienza è De Grouchy che gli si dice di inseguire i prussiani e se li perde per strada, non riuscendo a capire dove il grosso dell’esercito si sarebbe diretto.
Napoleone invece è sempre sul pezzo e cerca fino all’ultimo di vincere la battaglia e la guerra. Se fosse rimasto all’isola d’Elba tutti i morti di Waterloo avrebbero avuto salva la vita e se addirittura se ne fosse rimasto in Corsica sarebbero vissuti milioni di persone in più, ma forse sarebbe rimasto in piedi il direttorio seppur depotenziato dopo la morte di Robespierre e di Saint Just.
E’ incredibile la vitalità che dimostrava, la sua forza d’animo, la sua capacità di rialzarsi dopo qualsiasi sconfitta, di anticipare le mosse degli avversari, di vedere sempre oltre, come nessun altro riusciva a fare. Purtroppo però tutte queste doti non sono state messe a servizio della società e delle persone, ma dell’ambizione individuale di un solo uomo che si è sfogata attraverso il militarismo e l’imperialismo.
Soltanto Oscar metteva le sue doti a servizio degli altri, ma Oscar non è esistita realmente ed ecco perché la si può immaginare generosa e disinteressata, pronta sempre ad immolarsi per una giusta causa.
La parte in cui Oscar e Napoleone si sono fissati da due colline diverse mi ha comunicato una forte emozione e tu la hai saputa descrivere molto bene. E’ stato un forte impatto emotivo per Oscar sentirsi squadrata dallo sguardo glaciale di Napoleone. Da quella distanza non poteva vederlo nitidamente, ma ne era ugualmente certa. Contemporaneamente lui la stava ponderando e valutando diligente, preparata, onesta, superiore a Wellington ed a Von Blucher ed anche un pochino geniale, ma mai alla sua altezza, perché esperta in un’arma che nessuno usava più e perché guardia del corpo del re e della regina più che vero soldato. Quel vero soldato che va in battaglia imbracciando un fucile, ruolo che Oscar avrebbe tanto voluto ricoprire, ma che il suo rivale non le riconosce. Forse ciò le sarebbe pesato molto più dell’assedio del castello di Hougoumont. Forse, chi sa…..
Il capitolo è come sempre molto bello ed i personaggi ben descritti. Le scene di battaglia sono epiche ed hanno il giusto ritmo. Non ci fare aspettare altri mesi per il prosieguo!
Bretzel Salato

Recensore Junior
04/05/23, ore 02:11

Siamo finalmente arrivati ai cento giorni o come dice Oscar al redde rationem, allo scontro finale, a ciò che in tutte le storie di avventura che si rispettino è l’ultimo duello epico.
Napoleone giganteggia in tutto il capitolo ed il suo ruolo è chiaro sin dall’inizio. In una specie di inversione dei ruoli, sembrerebbe che sia lui il protagonista e che Oscar sia relegata ad essere un’antagonista.
Il carisma di quest’uomo è fenomenale ed infatti nella storia non ha avuto eguali. Si è recato nel luogo del suo esilio ed è stato accolto benissimo dagli abitanti, poi ne è fuggito e nel giro di poche settimane è riuscito a rimettere insieme un esercito, scippandolo letteralmente dalle mani delle potenze nemiche che gli mandavano contro reggimenti su reggimenti per fermarlo. Persino un suo ex fedelissimo, quel maresciallo Ney che, come vedremo nel corso del capitolo, era più bravo a cambiare casacca che a guidare gli eserciti o ad azzeccare una mossa che sia una sul campo di battaglia, prima promette di riportare indietro il tiranno in una gabbia di ferro e poi non riesce a tenergli testa per un solo istante, non essendo capace di mantenere il controllo della situazione e di tenere in riga i suoi uomini che letteralmente si buttano fra le braccia di Napoleone. Ad ogni nuova tappa lo scenario è sempre lo stesso: arriva l’esercito a catturarlo e lui apre le braccia, offrendosi spontaneamente per la fucilazione, ma anche pronto ad accogliere idealmente tutti in un abbraccio ed è questa seconda eventualità che per lui si realizza.
Purtroppo per Napoleone però i sovrani europei non la pensano come i soldati semplici, non credono neppure per un istante ai suoi proclami di pacifismo ed alcuni neppure leggono le sue lettere, ma le rispediscono al mittente sigillate ed intonse.
E’ il preludio di una nuova guerra tenuta a battesimo dalla nascita della settima coalizione.
Napoleone capisce che l’aria per lui non è buona e come sempre gioca d’anticipo anche perché attendere l’attacco vorrebbe dire subire un’invasione da parte di tutti ed allora sì che per lui sarebbe la fine. Bruciando gli avversari sul tempo invece potrebbe affrontarli uno ad uno moltiplicando le sue chances di vittoria.
Sul campo ci sono gli inglesi, gli olandesi ed i belgi sotto Wellington, i prussiani sotto von Blucher e –novità di questa tua ucronia- i francesi di Oscar. L’appuntamento col destino avviene in Belgio, a Mont Saint Jean, a due passi da Waterloo, previe alcune battaglie preliminari a Ligny ed a Quatre Bras. Napoleone attraversa la Sambre come Giulio Cesare aveva attraversato il Rubicone e poi tutto si succede nel giro di pochi giorni.
Purtroppo per lui tutto sembra andargli storto, a partire dalle condizioni climatiche che però sono uguali per tutti per continuare con la performance prossima allo zero dei suoi subalterni. De Grouchy sbaglia gli inseguimenti e per poco non finisce a New York, altro che ricongiungersi all’imperatore in tempo per la battaglia, Ney non ne azzecca una quando esegue gli ordini figuriamoci quando ha iniziative autonome ed il fratello Girolamo, deciso a mettersi in mostra facendo la ruota del pavone, fa più male che bene mandando in rovina interi battaglioni con attacchi insensati ed inutili.
Malgrado l’apporto maldestro dei suoi Napoleone è ancora sul pezzo e si gioca il tutto per tutto, consapevole che il suo unico alleato è il fattore tempo: più si sbriga più può annientare gli avversari prima che si riuniscano contro di lui.
Pare di vederla l’attività febbrile dell’imperatore che studia le mappe, passa in rassegna le truppe, si studia il territorio, maledice la pioggia, benedice il sole e soppesa gli avversari che naturalmente non sono alla sua altezza. Wellington è troppo lento, egoista, passivo e prevedibile. Von Blucher è troppo ottuso ed avventato oltre ad essere un pessimo stratega. L’unica che pare salvarsi è Oscar che però non è all’altezza del sommo corso perché specializzata in armi obsolete e con un passato da cane da guardia più che da combattente di prima linea. Tale giudizio è inevitabile perché Oscar è sì molto brava, ma non può certo competere col più grande genio militare che il mondo abbia mai avuto.
Di questa conclusione è ben conscio André che infatti ha perso il sonno, la tranquillità e persino il bene dell’ironia che tanto può aiutare nella vita, ma che non può spingersi al punto di annullare un pericolo incombente. Conosce molto bene la sua sposa il conte di Lille e sa benissimo di non poterla cambiare sulle soglie dei sessant’anni né di poterla trattenere. Il fuoco della battaglia è ben vivo in lei ed arde come non mai. Lo scontro s’ha da fare e come se non bastasse si preannuncia durissimo ed addirittura letale. E’ molto dolorosa l’impotenza di quest’uomo innamorato che sa di non poter cambiare sua moglie e che neppure vorrebbe farlo perché la ama così com’è e ne condivide gli ideali. Lui non vorrebbe fermarla, ma se mai andare con lei condividendone il destino fino alla fine, ma Oscar glielo impedisce perché rimanga qualcuno a parlare di loro ed a trasmettere gli ideali in cui hanno creduto e di cui si sono nutriti. E’ molto commovente l’addio dei due coniugi nel preludio della battaglia, addio doloroso, sottolineato dai nuvoloni cupi e dalla pioggia. Il pezzo è pieno di rimandi all’opera originale e diversamente non potrebbe essere. Soffre André, soffre Oscar, ma diversamente non potrebbe essere perché da sempre questi due eroi, una tutta energia e combattività, l’altro tutta riflessione e forza morale, hanno anteposto i loro ideali ed il senso del dovere alla sopravvivenza. Non che non amassero vivere, ma per loro c’era qualcosa di più importante della vita stessa.
La guerra di Oscar si presenta subito difficilissima per non dire disperata. Chiamata a difendere un caposaldo secondario la donna soldato rischia però di fare la fine del topo, come dice lei stessa perché gli attacchi sono violenti e ripetuti, più di quanto l’importanza della postazione non richiederebbe. Girolamo Bonaparte ha deciso di strafare, mettendo in difficoltà i nemici, ma anche gli stessi superiori costretti a cambiare gli schieramenti in senso più sfavorevole pur di porre un argine alle sue pazzie. Oscar comanda con coraggio ed abnegazione anche quando tutto sembra congiurare contro di lei. Scavalca le radici, si arrampica sui rami, non disdegna di scendere da cavallo e di fare il lavoro manuale del soldato semplice quando gli uomini non possono eseguire il suo ordine di sprangare il portone. Per boschi, frutteti e cortili, la battaglia è accesissima ed a tratti sembra più una guerriglia con corpo a corpo ed appostamenti.
Si staglia epica e tragica la figura dell’erculeo sottotenente Legros, ultimo dei dieci uomini rinchiusi nel cortile, che si difende senza quartiere e senza speranza a colpi di scure finché uno sparo non lo priva della rabbia e della vita. Rischia di diventare il cupo presagio, più in piccolo, della fine che attende Oscar visto che anche lei al termine del capitolo si troverà assediata e minacciata di eccidio da uno stizzoso e livido ambasciatore napoleonico. Le parole pronunciate da Oscar sul finale che sono poi la traduzione italiana del titolo del capitolo ricordano la sorte capitata al sottotenente Legros ed al re spartano Leonida che combatté senza speranza per la speranza della Grecia. Oscar ce la farà anche questa volta o morirà eroicamente da leonessa sul campo di battaglia? Rivedrà la sua Francia o morirà sola in terra straniera, in una giornata di pioggia?
Questa storia va avanti molto bene, rispetta i caratteri e non tradisce le premesse. Di sicuro fa un certo effetto vedere sul campo di battaglia di Waterloo l’eroina morta davanti alle mura della Bastiglia “in un mondo ormai lontano di cui poco era rimasto” per dirla con le parole di Oscar stessa. Lo stupore apparente cede ben presto il passo alla piena approvazione perché tutto appare plausibile e mai forzato. Se Oscar fosse sopravvissuta, si sarebbe comportata davvero così, si sarebbe spesa senza sconti per il bene degli uomini e per la libertà dei popoli ed avrebbe combattuto fino all’ultimo tutti coloro che avessero messo a repentaglio questi valori, senza odiarli perché Oscar non odia Napoleone, ma avversandoli con tutte le sue forze. Avanti così!