Recensioni per
Lo strappo
di Kanako91

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/08/18, ore 17:06
Cap. 1:

Dai dai, che pian pianino riesco a recuperare i commenti lasciati indietro XD sempre che il caldo non mi uccida prima :P ventilatore puntato e ghiacciolo al limone dovrebbero essere un supporto sufficiente, spero.
Quindi, bando alle ciance e procediamo, come al solito, con qualcosa di simile all'ordine.
Allora, che io sia fa delle drabble lo sai già fin troppo bene, e queste per me sono qualcosa di meraviglioso. Incisive, strazianti, così piene di cose da dire che a ogni rilettura colgo un dettaglio nuovo, e quanto è bello cogliere sempre cose nuove in poco più di duecento parole. Questo vuol dire aver centrato in pieno l'obiettivo drabble, per quanto mi riguarda. E non che tu non l'avessi già fatto in passato, sia chiaro, ma ho bisogno di fangirlare un po' a riguardo, amo troppo quando la brevitas è di tanto impatto, capiscimi XD.
Inzilbeth mi ha letteralmente fatta impazzire, ma siccome ho detto che andavo con ordine, partirò da Gimilzor, Gimilzor a cui voglio tanto bene e che non vedevo l'ora di vedere scritto da te (sì ok, l'ho già visto in RSS, ma io volevo il suo pov e come sempre non mi hai delusa XD).
Fa una tenerezza infinita il suo sgomento nel non riconoscere in Inzilbeth la donna che ama, quel finale "quella non è sua moglie" è forse la pugnalata più dura. Ma in generale, l'intero quadro che fa di Inzilbeth, così assente quasi, lo sguardo rivolto a occidente (dettaglio non trascurabile) in mano la collana di perle elfiche (la immagino a sgranarle tipo grani di un rosario XD) e soprattutto il pianto del figlio che rimane inascoltato, mi vien da penare che pianga così sommessamente perché prima ha urlato a lungo... Beh, tutto contribuisce a delineare un quadro terribile, ma ancora di più a porsi domande, molte domande.
Perché a sentire Gimilzor la loro separazione sembra essere stata di breve durata, ma è davero così? O era reve egli intenti e nel mentre è cambiato qualcosa, tipo Aldarion ed Erendis? E soprattutto, e qui ci torneremo parlando della seconda drabble, cos'è successo durante il parto di Inzilbeth? È stata semplicemente l'assenza del marito a turbarla, o c'è dell'altro?
Non posso fare a meno di pensare che l'allontanamento tra Inzilbeth e Gimilzor possa dipendere da un suo riavvicinamento alla fede, magari anche attraverso la saggia citata in RSS? Potrebbe averla assistita durante un parto travagliato, magari? Guardando la scena attraverso gli occhi di Gimilzor non posso che sentire tanta rabbia impotente, specie poi se ci fosse davvero la saggia di mezzo, ma basta un attimo, ci si volta verso Inzilbeth e la prospettiva cambia radicalmente. Ed è anche questa una cosa che adoro: si coglie un contrasto tra volontà forti e ragioni ugualmente valide e salde. In altre parole, lo strappo del titolo si avverte tutto, e oddio se fa male.
Ma appunto, veniamo a Inzilbeth: a parte che ho fangirlato da matti per la descrizione che fa di Gimilzor, i passi pesanti del conquistatore che marchia tutto come suo, c'è tanto di quel disprezzo nelle sue parole, ma sotto si coglie quella vena d'attrazione che l'ha portata verso di lui in passato. Inzilbeth, non farmene una colpa ma tutte quelle cose che tu descrivevi con sommo disprezzo a me facevano immaginare tanta roba :P ehm sì, dicevo... Sicuramente dal pov di lei si coglie come l'assenza di Gimilzor abbia significato ben più di quanto lui possa capire. Mi vien da pensare che il parto sia stato rischioso, date le parole che rivolge al piccolo, ma ora ci torno, e che questo la faccia sentire distante dall'uomo che mentre lei rischiava la vita per partorirgli un altro maschio (non il primo, no, che la creatura indegna di nome non può essere che Gimilkhad) se ne stava tranquillo a conquistare tesori in Terra di Mezzo. Tutte supposizioni le mie, naturalmente, e mi piacerebbe così tanto leggere altro per saperne di più!
Ma comunque, veniamo alla cosa che mi ha fatta letteralmente amare la seconda drabble: il rifiuto di Gimilkhad da parte di Inzilbeth, le parole feroci che gli rivolge, fino alla conclusione spietata con cui lo consegna definitivamente al marito, facendone il figlio solo suo, mi verrebbe da pensare, come poi a tutti gli effetti sarà.
Tutto questo è meraviglioso perché è... Vero. Nel senso che la maternità non è sempre un idillio, anzi, non è idilliaca anche quando agognata e felice, e la complessità di sentimenti di una madre verso il proprio figlio credo sia un tema delicatissimo da trattare, e farlo in una drabble, e riuscirci con tanta potenza... Beh, posso solo dirti che dopo questo per me puoi fare qualsiasi cosa, e non che prima avessi dubbi :P.
Tra l'altro non ho potuto non pensare al contrasto con la maternità vissuta da Balkahili in RSS, che poi così contrasto alla fine non è, proprio perché anche a lei manca l'idillio: certo, Balka ha un figlio (Balka pure lui :P pessima battuta, puoi odiarmi se vuoi) che è voluto e amato, ma non le mancano i timori, tanto da tenersene a tratti lontana, o così percepisce Minulzor. Qui certamente la faccenda è ben diversa, ma ecco, amo il forte realismo che trapela dal sentimento materno delle tue protagoniste, forse così si capisce meglio XD temo di aver fatto un casino tremendo, mi sa che oggi non ci sono ventilatori e ghiaccioli che tengano.
Ah, e in tutto questo mi fa una tenerezza infinita Gimilzor che, anche se non lo dice apertamente, è turbato proprio da questo, dal disinteresse e dal rifiuto che la moglie nutre verso il figlio. Almeno, io ho colto questo: un'incomprensione che lo spaventa, e che se da un lato mi intenerisce, dall'altro mi fa dire che se non riuscirà a comprendere questo lo strappo non si ricucirà mai, e difatti temo sarà così.
Bene, chiudo qui questo delirio semicomprensibile.
Grazie davvero per queste drabble, sai che mi hanno ridato la carica giusta <3
A presto per altre vie

Mel
P.S.: anche qui gli accenni erotici saranno anche leggeri ma sono tanta roba XD

Recensore Veterano
22/07/18, ore 13:18
Cap. 1:

Ehi Kan!
Tò, ma guarda un po’ che coppia spunta in questo dittico!
Perfettamente riuscito, uno scorcio di questa coppia che strazia il cuore, sul serio!


Questa tua Inzilbeth è stupenda, sul serio. Bellissima.
Nonostante il momento, nonostante sia sfinita e rabbiosa la sua bellezza si vede tutta: la sua fierezza, la sua tenacia.
La adoro!

La sofferenza di Inzilbeth è palpabile, straziante e perfettamente comprensibile.
Si sono mescolate e intrecciate in lei due sofferenze che sono diventate uno strazio unico che non ha più potuto né voluto sopportare.

Prima la delusione verso il marito: in quella immagine di lei che saluta Gimilzor al porto ho intuito che quella malinconia era la prima traccia di questa delusione. Lei avrebbe voluto che rinunciasse a tutti quei sogni di gloria e conquista e che restasse a Numenore, con lei, a sostenerla durante quella seconda gravidanza, invece di tornare a cose finite per vedere il figlio già bello e nato.

E poi, a peggiorare il tutto, la crisi postparto. La solitudine e la partenza del marito non hanno fatto che alimentare questa crisi che penso sia iniziata sottilmente in gravidanza, per poi scoppiare durante il parto e infine aumentare sempre più.
Inzilbeth si è sentita un contenitore, una fattrice costretta a nutrire quella creatura che le è stata messa dentro perché sì, perché quello deve succedere, che a lei piaccia o no, che lei se la senta o no, che lei lo desideri o no.
E lei non lo desiderava. Il suo corpo non lo desiderava e si è sentita tormentata da questo bambino che le portava via le forze e che la fatta soffrire nascendo.
Forse se avesse avuto accanto il marito sarebbe stato meglio, o forse no. Penso che un po’ meglio sarebbe stato.

Ma Gimilzor questo non è riuscito a capirlo, né quando è partito, né rivedendo la moglie. Torna pensando che sia tutto tranquillo come era quando è partito,immaginando una scena con sua moglie felice con loro figlio tra le braccia.
Spera che dal suo ritorno in poi riprenderanno la vita di sempre, crescendo insieme il loro secondogenito.
È convinto che Inzilbeth desiderasse quel figlio quanto lui.

Non ha pensato ad altri scenari, alle possibili sofferenze di una sposa incinta.
Ingenuamente, e anche con un po’ di arroganza, ha pensato che, andata bene la prima gravidanza, la seconda sarebbe stata una gioia altrettanto serena.

Vedere Inzilbeth così spenta e fredda è un colpo per Gimilzor, non può crederci né accettarlo. È troppo sconvolto da ciò che si trova davanti, reso ancora peggiore da alcuni dettagli: la collana elfica, lo sguardo di Inzilbeth rivolto ostinatamente a Ovest. Non riesce a comprendere nel profondo questo strappo, questo allontanamento, e rimane smarrito, confuso da quella scena che è l’opposto di quella che aveva immaginato.

E questo mi ha spiegato ancora meglio l’affetto e la complicità che si percepisce tra Gimilzor e Gimilkhad in RSS: Gimilzor è stato il genitore veramente presente per Gimilkhad.
Il dettaglio di lui che si accorge del pianto del figlio neonato, oltre a farmi tenerezza anche questa volta, fa intuire come negli anni successivi si sia preso cura con particolare amore di quel figlio, prendendo alla lettera le parole di Inzilbeth “È tuo”.
Straziano sulserio, quelle parole: racchiudono tutta la sofferenza e l’esasperazione che Inzilbeth sente addosso. Lei rifiuta quel bambino, non è suo. Rifiuta di essere colei che ha dato la vita a quel figlio, rifiuta di occuparsene, rifiuta persino di dargli un nome (mamma mia, questo dettaglio mi ha colpita tantissimo). È di Gimilzor, di Gimilzor solamente.
se ne prenda cura lui da solo.
L’ha abbandonata per conquistare e l’ha usata solo per partorirgli un altro figlio, e ora che sia suo. Lei non ha più niente da dirgli né da spartire con lui o con quel figlio.

E tra le righe mi pare di intuire… Forse Gimilzor le aveva fatto promesse di tolleranza verso la sua fede? Oppure Inzilbeth sperava che lui sarebbe cambiato? Probabilmente all’inizio anche Gimilzor credeva a quelle promesse, o credeva che le cose che aveva in comune con Inzilbeth sarebbero state sufficienti.



L’accenno ai loro momenti di passione e felicità in Andunie rendono il tutto ancora più straziante!
Ho sempre pensato che questi due si siano amati, in qualche modo, a modo loro, per un periodo non so però quanto lungo.
E ho adorato vedere un accenno a questo amore!
Gimilzor amava la passionalità e l’energia di Inzilbeth, e lei era affascinata da Gimilzor, lo aveva accettato.

Mamma mia, che tristezza, che frustrazione vedere com’erano affiatati e come sono distanti ora!
Questo ricordo di entrambi è talmente opposto rispetto alla situazione presente che mostra benissimo il rifiuto di confrontarsi e parlarsi che deve essere aumentato negli anni, e le incomprensioni che si sono accumulate fino a giungere a tutto questo.
Complimenti davvero, Kan: un dittico efficacissimo e devastante.
Duecento parole poco più che lasciano veramente un segno.
In particolare mi hanno colpita le parole che hai scelto, attraverso cui si sente perfettamente la voce dei due protagonisti.
Rendono stupendamente tutta la sicurezza iniziale di Gimilzor che in un attimo diventa confusione, e il rifiuto, la rabbia fredda di Inzilbeth.
Complimenti complimenti infiniti!
Hai fatto tue anche le drabble.

Aspetterò le tue prossime storie, spero su Numenore, ma anche se saranno su altro andrà benissimo!

Un abbraccio!

Tyel

P. S. Questo accenno alla coppia Gimilzor Inzilbeth non ha fatto che aumentare la mia voglia e la mia curiosità. Ora che me li hai fatti vedere più da vicino desidero ancora di più una bella OS su di loro <3!

Recensore Junior
20/07/18, ore 16:58
Cap. 1:

Metto per un attimo da parte il commento al capitolo finale di RSS perché questa double drabble mi ha colpito molto e voglio lasciare un commento “a caldo”. (Ciò significa che probabilmente finirò per dire cose a caso e confuse, ma va beh…)
A parte che solo adesso ho capito lo spoiler che mi avevi fatto… mi ero completamente dimenticata della scommessa! Ma sono super-felice che tu abbia "accettato la sfida".

Parto con una piccola premessa, perché lo sai che non mi piace lasciare che le cose passino inosservate: due settimane fa la minilong e oggi la double drabble. Complimenti! Gestire due tipologie così diverse non è da tutti, e tu lo fai con ottimi risultati.

Ma veniamo alla storia.
In questo caso, anche la mia carente conoscenza dell’Akallabêth è sufficiente per ricordarmi di cosa si sta parlando: il matrimonio infelice tra la Fedele Inzilbêth e Gimilzôr, nonni della famigerata coppia – se così possiamo chiamarla – è un po’ il prologo della scena finale della storia di Númenor.
Quindi, in un primo tempo, sono stata portata a credere che il figlio di cui si parla nella storia sia Gimilkhâd, il preferito del padre, e non il futuro sovrano, che ha seguito gli insegnamenti della madre.

Poi, però, rileggendo meglio, vari indizi mi hanno fatto pensare che invece si trattasse proprio di Inziladûn. Forse per come Gimilzôr si ricordava di com’era Inzilbêth prima della partenza, o forse perché quel “nostro figlio” fa pensare che ce ne sia uno solo, o forse perché l’esperienza di lei sembra riferirsi a un primo parto (oppure sarà stato il “lamento sommesso” e “inascoltato” che mi sembra perfetto e profetico per descrivere il destino di Inziladûn).
In ogni caso, questo – diciamo così – uscire dal cliché “figlio preferito dal padre-figlio preferito dalla madre” ha reso tutto più commovente e più vero. Mi spiego. Pensare che quel “mostro”, quella “rumorosa creatura indegna di nome”, diventerà poi il figlio che Inzilbêth amerà di più, quello che seguirà i suoi insegnamenti, che in RSS abbiamo visto al fianco della madre (“ad Adûneth, con Inzilbêth”)… non lo so… mi ha fatto uscire dagli schemi letterari e entrare nella vita vera, dove sono innumerevoli gli aspetti che regolano il rapporto madre/figlio(a), e molteplici le sfaccettature di un amore che non è scelto, come quello per il partner, ma è, per così dire, “capitato”.
(ok, nessun amore è “scelto”, forse facevo meglio a dire: un amore non da costruire, ma da accettare).

Ecco, lo sapevo, sto divagando. E così finisce che non ti dico quello a cui tenevo di più, cioè che la scommessa l’ho davvero vinta, perché ti sei dimostrata – come avevo previsto – capace di tratteggiare i personaggi, i sentimenti e la situazione in poche righe.
O forse farei meglio a dire IL personaggio, perché questa è una storia che parla principalmente di Inzilbêth.
Ti basta uno “sguardo distante verso coste inesplorabili” e una “collana di perle elfiche”, per dire già tutto sul personaggio canonico. E il resto, ciò che è frutto della tua (benedetta!) immaginazione, viene fuori talmente bene che il commento risulta più lungo della storia.
Inzilbêth è una donna che aveva creduto nel suo rapporto improbabile con un uomo molto diverso da lei, basato su un amore che non è riuscito a colmare le distanze di carattere, e di visione del mondo, che i due hanno sempre avuto. Delusa, e piena di rancore.
È una donna che affronta una gravidanza e un parto del tutto sola, sia fisicamente, perché il marito è lontano, che spiritualmente, perché sa di non volere avere più accanto il padre di suo figlio… non c’è da stupirsi se cade in depressione, se arriva a definire l’uomo che ha amato “senza fede e senza cuore”, se arriva a non voler nemmeno dare un nome a suo figlio, dal quale si tiene a distanza chiamandolo “rumorosa creatura” e ordinando al marito di portarselo via.
È un ritratto verosimile, dal mio punto di vista. E ti dico la verità, non mi sento neanche di giudicarla, Inzilbêth (nemmeno lui, in verità, ma in situazioni del genere la donna è più debole, perché regge il carico maggiore, e quindi è su di lei che rivolgo le mie preferenze).

Ho divagato di nuovo, accidenti. Ok, mi fermo. Non dico altro.
Ti rinnovo i miei più sinceri complimenti. Il tuo stile è perfetto per questo tipo di storie, e la quantità di cose che riesci a comunicare con poche parole è impressionante. Ogni singola frase è incisiva. Ogni paragrafo si fa ricordare.

Concludo con un gigantesco grazie… e con l’augurio di buone meritate ferie!
Los

PS piccolo:
una storia su Númenor tra le preferite… solo tu potevi riuscirci!

PS grande:
con queste drabble, hai involontariamente richiamato alla mia mente un tema che mi è molto caro (quanto, se non di più, di quell’altro di cui abbiamo parlato spesso). In due parole: davanti a una donna che chiama “mostro” suo figlio, che lo definisce una “rumorosa creatura indegna di nome”, che decide di separarsene (temporaneamente o definitivamente) si è spesso portati a dare un giudizio pesante, inorridito persino. E questo è del tutto comprensibile. Quello che è meno comprensibile è perché più di rado, invece, si considerino le situazioni nella loro complessità (in primis il fatto che spesso la madre è sola – nonostante tutti quelli che le si affollano attorno armati di consigli – ad affrontare il più grande cambiamento della sua vita) e perché quasi mai si prenda in considerazione il carico emotivo, e di aspettative – e, diciamolo, di pretese – che viene addossato sulla donna quando si tratta del rapporto che “deve” avere con il piccolo nuovo nato.
(Oh, non è che stia giustificando chi abbandona i figli, sto dicendo che non è tutto così semplice: dai la colpa alla donna e via, coscienza pulita – e questa l’ho detta per chi dovesse leggere oltre a te, perché tu mi conosci).
E con questo fuori tema assoluto, che però ho voluto aggiungere per farti capire a che profondità sono arrivate le tue parole (ma che è venuto fuori, temo, pasticciato e noioso (e con un abuso smisurato di parentesi)), ho finito davvero.
Un abbraccio forte.
L
(Recensione modificata il 20/07/2018 - 05:11 pm)