Recensioni per
Vita d'una schiava
di Mari Lace

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
02/10/18, ore 21:28

Carissima Mari Lace, 

Approdo anche qui da te per lo scambio. Ti confesso che mi ero già fatta intrigare da questa storia ancora diverso tempo fa, ma tra un problema e l’altro (nonché la solita mancanza cronica di tempo) l’idea di leggerla e commentarla come si deve è passata in secondo piano e poi sfumata. Sono stata molto felice di poterla recuperare e apprezzare ancora di più. Se di qualcosa mi spiaccio, è la mia scarsa familiarità con il fandom - come ti avevo accennato non conosco the Black Magician, ma la tua fanfic mi ha incuriosita al punto che vorrei recuperarlo. Me lo consigli?
Passando alla storia senz’altro indugio, il titolo è senz’altro ciò che ha catturato la mia attenzione ad un primo sguardo. Si presta bene, è attinente al testo e mette immediatamente l’enfasi sul fatto che il fulcro della narrazione è un’esperienza di vita (e di morte)… o per meglio dire, questa frazione dell’esistenza di Rasha in cui irrompe, brusco, violento e accompagnato dalla disperazione, l’animo in rivolta di Akkarin. Se si può chiamare vita solo ciò che sfugge all’asservimento — e nel caso della tua protagonista è evidente che questo condizionamento sia ormai così radicato da velare la sua prospettiva e renderle quasi incomprensibile la resistenza dell’ultimo arrivato — allora è indubbio che Rasha abbia <i>vissuto</i>. Insomma, nel complesso ho davvero apprezzato la tua scelta di evocare tutto ciò attraverso un titolo all’apparenza tanto semplice.
Il tuo stile è scorrevole e si legge che è un piacere, mi ha accompagnata da una scena all’altra in tutta scioltezza. Hai saputo illustrare bene la dura realtà della schiavitù e la caratterizzazione dei personaggi, prima fra tutti Rasha, cosa affatto scontata: sarebbe stato facile lasciarla scivolare nell’apatia completa, mentre invece la tua protagonista conserva emozioni e sentimenti che non sono stati completamente annientati dalla schiavitù. Ecco, se posso permettermi un’osservazione… mi sarebbe piaciuto moltissimo vedere quel bacio che ha significato la differenza per lei. Penso che avrebbe aggiunto spessore non solo al decesso di Rasha, ma anche ad Akkarin. In ogni caso credo tu te la sia gestita senza problemi <3 quindi non prendere questa mia come una critica. In definitiva questa shot si riconferma come un lavoro lodevole e toccante, e sono felicissima di averla potuta leggere!

A rileggerci presto! °*^ *°

Kei

Recensore Master
24/09/18, ore 14:05

Ciao carissima, ero convinta di averti gia recensito in merito, ma invece no, ed eccomi qui allora per lo scambio libero...
Inutile dirti che adoro Akkarin e trovo deprecabile il modo in cui la canavan ha trattato il peraonaggio, per non parlare della sua morte, che credo sia stato l’unico evento di un libro a farmi piangere, letteralmente.
Venendo alla tua bellissima storia, ho trovato che tu abbia toccato un tema che nei libro non viene quasi mai menzionato: il passato doloroso e travagliato di Akkarin, e lo hai fatto in una maniera splendida intensa, ma anche poetica, quasi aulica.
Si percepiscono distintamente i pensieri e le emozioni sia di Akkarin, che di Rasha, soprattutto di Rasha. Che si innamora dello schiavo straniero, ma non trova la forza o il coraggip di ribellarsi al suo padrine Dakova. Insomma tra loro non c’è stato un lieto fine, ma nemmeno qualcosa che possa definirsi un contatto. Nonostante Akkarin poi ammetta di averla smata molto e questo è molto triste per un uomo come lui che nella vita ne ha sofferte parecchie di cose...
Ecco tutta la trafila per dirti che hai reso magnificamente ogni cosa e hai sicuramente mantenuto Akkarin molto IC.
Complimenti è stata una poacevolissima lettura, e chissa che tu non voglia scrivere ancora di Akkarin e Sonea...
A prestissimo!
Ladyhawke83

Recensore Master
26/08/18, ore 21:10

Ciao 😊,
Saputo che avevi scritto una OS sul mio libro preferito in assoluto, non potevo non passare a leggere e devo dire che la storia mi è piaciuta parecchio. Soprattutto per il fatto che parlava del mio personaggio preferito. Il viaggio di Akkarin a Sachaka non ci viene mostrato nel dettaglio dall'autrice ma solo tramite un racconto che il mago dice a Sonea, e quindi mi ha fatto piacere leggere qualcosa a riguardo.
Molto ben descritti I pensieri contrastanti che prova Rasha. Ha vissuto per molti anni da schiava e si è abituata a quella vita quindi non capisce il comportamento ostile di Akkarin che invece è sempre stato un uomo libero. La sua vicinanza le fa provare, per la prima volta, disappunto per le scelte del suo padrone e questo la spaventa perché è stata abituata al fatto che sia un onore essere lo schiavo di un mago. Il percorso che hai descritto nel corso dei mesi di schiavitù è stato davvero commovente. Rasha è cambiata grazie ad Akkarin senza rendersene nemmeno conto, anche se alla fine, come sappiamo, Dakota l'ha uccisa prendendole tutta l'energia vitale. Sappiamo che questo suo sacrificio ha dato la forza ad Akkarin di vincere lo scontro e fuggire ma allo stesso tempo lei resterà sempre nel suo cuore e lo ha segnato per il resto della sua vita.
"Grazie, per avermi fatta sentire speciale." (Cit)
Questa frase conclusiva è perfetta per la fine della tua OS. Mette davvero molta tristezza la morte della povera Rasha ma sappiamo che a Sachaka il destino di uno schiavo non è per nulla facile e Akkarin lo ha sperimentato sulla sua pelle.
Ho trovato lo stile narrativo fluido e coinvolgente e mi è piaciuto molto come hai caratterizzato Rasha e la sua introspezione. Hai reso talmente bene questo personaggio e il suo rapporto con Akkarin che avrei voluto leggere qualcosa di più sul loro amore e mi è quasi dispiaciuto quando sono arrivata alla fine. Complimenti, davvero e grazie di avermi riportato con questa tua bellissima storia nel mondo creato dalla Canavan 😍.
Alla prossima,
Baci
Shanley

Recensore Master
23/08/18, ore 18:59

Ciao!
Allora per prima ho scelto di leggere questa: l'avevo già inserita nella lista di quelle da recensire appena ho letto la citazione, ma soprattutto appena ho capito che si parlava di Akkarin non ho resistito.
Io ho odiato la fine del libro! Ancora di più ho odiato la seconda trilogia, ma questo è un altro discorso. Avrei tanto voluto sapere molto di più su questo personaggio, e ancora di più avrei voluto una fine più felice per lui, una che gli desse qualcosa di bello dopo aver dato tutto al suo paese, dopo tutte le sue sofferenze. E poi ho sempre voluto sapere cosa avrebbe fatto: sarebbe rimasto con Sonea? Era vero amore? In che modo si sarebbero ritagliati la loro vita all'interno della corporazione? Come sarebbe stato Akkarin con il figlio? Accidenti, se ho domande rimaste sospese :'(
Qui, però, lui non è il protagonista principale, e questo mi ha sorpreso non poco. Non ricordavo il nome della schiava di cui si innamora (se lo hai inventato tu, sappi che mi piace moltissimo e che lo trovo perfetto per una sachakana, sei riuscita a farlo fluire nella storia, come se fosse uno dei nomi dell'opera originalee), ma ciò che più mi ha colpito è stata la tua capacità di sfruttare il racconto che Akkarin confessa a Sonea per dare vita e corpo a Rasha, la protagonista.
Mi piace l'elisione usata nel titolo, perché dona un tono più informale, posso dire rustico? Mi piace perché si unisce molto bene al contesto povero e difficile in cui è ambientata la storia ed è coerente con Rasha, una contadina divenuta schiava. Il titolo in sé è semplice ma efficace, lo potrei quasi definire di struttura classica; e mi piace proprio per questo. Ci fa capire che la one-shot riassumerà o comunque racconterà diversi momenti salienti della vita di questo personaggio, magari mostrandocene, come è successo, anche la fine tragica.
Grammaticalmente, forse per la primissima volta in una tua storia, ho trovato dei refusi:
Fu su quelle, che si concentrò mentre l’energia prendeva a fluire fuori dal suo corpo -> io toglierei la virgola, perché è una relativa oggettiva, ovvero il "che" ha funzione di complemento oggetto.
Se fosse voluto ancora scappare -> se avesse voluto
Passando allo stile, ho apprezzato molto il POV di Rasha: fa vedere ciò che è successo ad Akkarin da un nuovo punto di vista, permettendoti di indagare di più l'introspezione della schiava, e più in generale di mostrare al lettore le emozioni, quella venerazione e quell'onore che provano nel servire il loro padrone e che nella storia originale vengono mostrati solo dal punto di vista di uomini liberi. Sei stata davvero brava con l'introspezione, l'hai gestita davvero bene, così come con il POV, anche se sul finale di concedi un fuori campo, usando per un attimo il narratore onnisciente al fine di mostrare anche la morte della schiava; devo dirti che non mi è dispiaciuto, perché visto che non usi il punto di vista di un altro personaggio il POV non risulta salterino. Mi piace come la telecamera esce fuori da Rasha e "allarga" l'inquadratura, quasi abbandonasse il corpo ormai privo di vita.
Il complimento più grande va alla coerenza con la storia originale, sotto più aspetti: sia quello della trama che quello dei personaggi. Ma prima di tutto un commento va ai dialoghi, che hanno saputo esprimere molto bene le personalità dei due personaggi: le mezze frasi di Akkarin, il modo che ha di riflettere sulle cose parlando; mi è piaciuto in particolare la conversazione tra i due Ichani, perché nella storia originale Akkarin riporta i loro pensieri in un racconto indiretto, dicendo che Dakova lo chiamava "mago addomesticato" e che suo fratello Kariko gli aveva suggerito di ucciderlo, ma tu qui sfrutti tutto ciò per mostrarcelo in prima persona, con dialoghi diretti, e questo non puoi sapere quanto mi sia piaciuto, sei stata davvero brava; e poi ci sono le parole di Rasha, le sue premure, che caratterizzano il modo in cui è cresciuta ed enfatizzano, insieme alla sua introspezione, le differenze tra lei e il mago.
Hai prestato molta attenzione ai dettagli, ai riferimenti, tanto che alla fine della lettura io ho pensato di aver letto un vero missing-moment tratto direttamente dalla trama originale. Davvero complimenti!
L'unico difetto della trama, e quindi della narrazione, è che alcuni passaggi mi sono apparsi troppo veloci, come per esempio la decisione di dire solo all'ultimo che Akkarin e Rasha si sono scambiati un bacio. Sarebbe stata una scena importante da mostrare per far seguire meglio al lettore l'evoluzione del loro rapporto; forse avrei tirato, per gusti personali, fuori un po' più di struggente amore impossibile. Qui si intuisce, ma rimane un po' in secondo piano, evidenzi di più la mente della schiava in quanto tale e racconti solo brevemente, come scatti di vita, le varie scene che compongono gli anni passati. La loro relazione osteggiata l'avrei voluta più vedere che narrata.
Riguardo alla caratterizzazione ho trovato perfettamente IC Akkarin, anzi ti dico di più: mi ha fatto impressione come tu sia riuscita a riportarlo fedelmente in questa storia. Non c'era solo la sua personalità - lui che non riesce ad entrare nell'ottica della schiavitù, le sue convinzioni che crollano, il suo tentare la fuga, il suo piegarsi ma non spezzarsi e il suo tentativo disperato di volere salva la vita della donna amata, pregandola e supplicandola - c'erano i dettagli, le movenze, i suoi atteggiamenti, ovvero i suoi momenti in cui sta in silenzio o parla per enigmi, il suo perdersi in sguardi riflessivi, c'era la pacatezza con cui si esprime, l'ardore che nasconde dietro la sua freddezza, il panico con cui guarda alla donna che ama mentre muore.
Dakova e Kariko sono stati realistici anche loro, esattamente come li ho conosciuti (Dakova in maniera indiretta) nel libro: sprezzanti ed entrambi spietati; il primo sicuro di sé e orgoglioso di aver catturato un mago della Corporazione, il suo modo di torturare i due amanti con la sua posizione, la crudeltà nell'impedire loro di toccarsi, costringere Akkarin a vedere come Rasha striscia sempre verso di lui, farlo assistere mentre la possiede; e Kariko con i suoi più più letali, diretti, la mente più lucida ma la stessa cattiveria addosso.
E infine abbiamo Rasha, personaggio da scoprire. Qui posso lodare la tua caratterizzazione e il modo in cui hai saputo entrare nella mentalità di questo personaggio privato della libertà. Rasha non capisce la ribellione di Akkarin, eppure standogli accanto la sua mente inizia a rigettare certe credenze, come il fatto che è un onore servire il padrone. Sono dubbi che si insinuano, ma solo a protezione del suo amato; perché quando si tratta di adempiere al suo compito, Rasha è tra i primi a correre. E mi piace questa differenza di comportamento, perché esalta di più l'amore verso Akkarin che verso se stessa. Rasha dimostra di avere una certa mentalità, dopotutto è difficile fare il lavaggio del cervello a chi è nato e cresciuto in un certo tipo di società, ma anche di essere intelligente e forte. E in questo vedo affinità con il personaggio di Sonea, affinità che non solo un errore, anzi: io credo/temo che Akkarin vedesse molto della donna amata prima in Sonea, solo senza tutte quelle fragilità che aveva Rasha.
Davvero complimenti per questa one-shot, non sai quanto piacere mi ha fatto leggere e approfondire insieme a te questa parte della storia.
A presto!

Recensore Master
21/08/18, ore 14:37

Ciao tesoro. Eccomi qui, commossa tantissimo, a recensire questa bellissima storia.
Sono molto emozionata perché è stata un colpo al cuore inaspettato, sono davvero senza parole perché è una storia ricca di sentimenti, emozioni intense e discordanti, pensieri che rispecchiano una realtà che purtroppo bisogna ancora definire attuale.
Proverò ad andare con ordine ma è difficile con tutte queste sensazioni forti, wow, sono ancora scossa. 

Ti ringrazio di avermi spiegato il contesto, mi ha agevolato nella lettura e mi ha aiutato ad entrare subito nel racconto senza lasciarmi respirare per un solo secondo. 
Il personaggio di Rasha è difficilissimo e tu lo hai gestito in maniera ottima, è ciò che più mi ha colpito e che mi ha sconvolto, perché hai riportato esattamente quelli che sono i veri pensieri di una schiava, di una vera mente soggiogata e non hai mai dato delle sbavature e non c'è mai stato un pensiero contraddittorio, nella sua mente completamente legata a Dakova lei è risultata coerente e lineare. 
Forse un attimo, forse un momento, le sembra di voler pensare qualcosa di diverso, di provare qualcosa di nuovo, ma lo uccide lei stessa e si crocifigge per quello, ed anche qua hai donato quelli che sono i moti più naturali e animali della nostra psiche, il cervello che tenta di ribellarsi a qualcosa di imposto ma che poi sceglie di essere sconfitto pur di vivere quella che considera una specie di ‘pace’. 
C’è sudditanza, lavaggio del cervello, addomesticamento. 
Lei è una schiava nel vero e proprio senso della parola, lei è schiava non solo nel corpo ma nei pensieri, nell’anima e nelle intenzioni. 
Dakova non l’ama e lei neppure crede che lui potrebbe e nemmeno lo spera, compie il suo dovere e basta e l’attegiamento del mago non è dettato dalla gelosia, dal desiderio di rabbia e vendetta perché qualcuno si è innamorato della sua amata. Anche qua, tu hai ripreso quello che è il vero e proprio senso del termine possesso e lo hai donato a noi nella sua forma più perversa. Toccare Rasha era toccare un oggetto di suo proprietà, toccare un oggetto di sua proprietà significava mettere in discussione il suo potere. 
Ruota tutto intorno a questo, in quei pensieri che Rasha, in un antro della sua mente, sa che sono crudeli ma che poi definisce semplicemente fredda logica. 
Il mago ribelle lo ho adorato. Lui ci tiene davvero a Rasha, lui forse può essersi alla fine piegato ma solo su stesso e perché non crede di avere più un valore ma per lei no, per lei mai. Anche dopo tempo, anche dopo quello che sembra il suo periodo di addomesticamento, lui le chiede di fuggire e di andarsene via, di correre lontano e magari di farlo con lui. 
La scena in cui lui non si lascia toccare mi ha uccisa.
Davvero bellissima e toccante, sei stata bravissima.

Mi è davvero molto piaciuta questa storia e questo poteva essere il solo e giusto finale, perché Rasha non si sarebbe mai ribellata e perché il suo destino lo aveva scelto lei stessa nonostante le tante possibilità che si erano create intorno a lei e che lei non ha mai voluto vedere. 
In fondo divenire ciechi è perdere tutti i propri sensi, soprattutto quello della ragione. Pur di non impazzire.

Meravigliosa! Non ho nulla da segnalarti e voglio dirti che sei stata davvero bravissima con l’introspezione, hai fatto un ottimo lavoro! Lo stile l’ho trovato ancora più curato e ciò è bellissimo.
Complimenti come sempre :) 
A presto tesoro :)
 

Recensore Master
16/08/18, ore 16:28

Ciao Mari! ^^

Interrompo la lettura dell’altra storia per dedicarmi a questa: mi attiravano il titolo e la tematica perché l’assenza di una libertà personale, vera o presunta che sia, apre profondi squarci all’introspezione dei personaggi. Cosa che qui fai tu in maniera davvero eccellente.
Rasha è un personaggio femminile che è stato letteralmente soggiogato e assoggettato al volere di Dakova. Sa che le cose per lei potrebbero andare in maniera differente, ma non solo ha accettato completamente il suo destino, che è quello di donarsi interamente al suo signore, ma non desidera riscattarsi in alcun modo, in un misto di paura, logica e rassegnazione. La presenza di Akkarin turba l’apparente quiete. Non sono sicura che sia stato davvero addomesticato. Credo che non sia appartenuto mai a Dakova, solo non ha avuto la forza – e la voglia - per liberarsi, e non escludo che il perfido mago (ma questo potrebbe essere nient’altro che un mio volo pindarico) abbia volutamente messo i due giovani innamorati uno accanto all’altra per tenerli vincolati a sé. Perché? Perché sapeva che Akkarin non era una minaccia e che Rasha era sua, in ogni caso. Per sentirsi potente. Il triangolo che si viene così a formare e che non è tale perché solo i due schiavi sono legati da un sentimento d’amore – mai espresso apertamente ma assolutamente visibile – culmina nella confessione che Rasha fa al lettore rievocando un bacio dato in un’alba. L’immagine che si crea è quella di un amore che nasce, di due cuore che, senza neanche saperlo, sono liberi. Il finale che hai scelto di dare a questa one shot è tragico, ma dolce. Non è facile staccarsi così dai personaggi, ma credo che non potesse esserci altro modo per concludere questo racconto. Ci tengo a dirti che ho molto apprezzato anche la scena, cruda e ingiusta e straziante, ma proprio per questo perfettamente adatta al contesto, di Rasha costretta ad assolvere ai desideri di Dakova. Suscitano nel lettore le emozioni giuste. Una lode particolare voglio farla allo stile che permea questo scritto. Sembra davvero un racconto fiabesco da Mille e una notte. Molto bello, sei stata davvero bravissima Mari, **
Un carissimo saluto,
una commossa
Shilyss