Sono molto wildiana sulla questione: l'arte, e in questo caso la letteratura, non devono necessariamente portare con sé un messaggio di ammaestramento morale. E tu infatti non hai cercato di dire cos'è giusto o cos’è sbagliato – anche se in questo caso credo che la differenza sia ben netta ed evidente – tu hai denunciato, graffiante e fiera, uno dei problemi peggiori che riguardano noi donne.
Trovo che il femminismo di quest’ultima generazione tenda a dimenticarsi in maniera quasi allarmante di tematiche come questa, concentrandosi su problemi di gravità sicuramente minore. E la tua storia è importante.
È importante perché inizialmente ci porti ad empatizzare con Andile. Complimenti a riguardo: rendere atmosfere inquietanti e soprattutto spaventare, quando si scrive, è una sfida non semplice – te lo dice una fan sfegatata di King – e tu sei riuscita nel tuo intento. L’entrata di Dayo mi ha senz’altro messo i brividi.
Ma quando la donna ha iniziato a narrare le sue sventure, ecco che i ruoli si sono invertiti: si è subito capito chi in realtà fosse il carnefice e chi la vittima. Le ferree convinzioni di Andile, per quanto snervanti, sono un’impronta tangibile di una mentalità davvero difficile da sradicare, egli stesso, infatti, alla fine della narrazione non prova segni di rimorso. Dolore, sì, ma non rimorso.
Di una crudele ironia sono invece intinte le frasi: “Bastò questo a farlo esplodere. Come osava una misera donna opporsi? Aveva definito i saggi degli esseri, quasi non li riconoscesse come uomini. Non meritava nulla.”
“Come aveva potuto essere così crudele?”
Ciò che è più inquietante di tutta la storia non sono le presenze demoniache, quanto più la cieca convinzione dell’uomo di essere nel giusto. Quando i suoi compagni vengono trattati alla stregua di bestie, ecco che lui prova fastidio – ma quando le donne non vengono viste come esseri umani? La crudeltà di Dayo, di nuovo, è visto come qualcosa di innovativo, quando invece la sua vendetta nasce da un’altra pratica crudele inflitta a delle povere bambine.
E niente, cosa c’è da dire, se non che sicuramente leggerò qualcos’altro di tuo?
Scusa il ritardo nel recensire, ma questi sono giorni pieni.
Ancora i miei complimenti.
Alla prossima! |