Recensioni per
Umanità
di Signorina Anarchia

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/10/18, ore 21:51
Cap. 1:

Ciao!

Eccomi qui a proseguire il mio giro di recensioni ^^

La tua drabble non mi dispiace, anche perché il personaggio e il momento mi intrigano molto. Ammetto però che in questa circostanza mi piace immaginare un Regulus i cui pensieri sono governati dall'effetto della pozione che ha bevuto per recuperare il medaglione, e qui non sono riuscita a percepire a fondo la cosa.
Comunque, mi è piaciuto molto il fatto che rivolga i suoi pensieri a Kreacher, anche se forse non mi sarebbe dispiaciuto se avesse pensato anche a Sirius, un qualcosa come 'sarebbe fiero di me' (non so, ho sempre immaginato che la sua scelta fosse stata in parte influenzata dall'esempio del fratello).

Mi è piaciuto molto come hai strutturato la storia, comunque: tengo particolarmente alle vesti 'grafiche' di un testo, in particolare quando si tratta di drabble, perché piccoli dettagli come centrare un testo o scrivere una frase in corsivo possono essere fondamentali nel generare un impatto emotivo nel lettore.
Quindi bravissima per aver curato questo aspetto!

Isidar [cloe]

Recensore Master
18/10/18, ore 13:09
Cap. 1:

Valutazione del contest Sfida alle 100 parole – V edizione

Grammatica: 9.5/10
Ottima!, c’è solo una piccola svista:
“io...io fra tanti...”: -0.50; manca lo spazio tra i puntini di sospensione e la parola che segue, in questo caso il secondo “io”.

Stile e lessico: 7/10
Lo stile della tua storia è particolare: la terza persona narrante e il passato sembrano veicolare una sorta di discorso indiretto libero, questo sia perché il punto di vista del narratore si identifica con quello del personaggio sia perché la narrazione in sé è soprattutto un concentrato di riflessioni e sensazioni – il protagonista più che agire, infatti, riflette. Questo tipo di scelta stilistica trovo si adatti molto bene a testi brevi come le drabble, crea empatia tra la storia e il lettore, che si ritrova a tu per tu con il personaggio. La sintassi è coerente all’impressione di discorso indiretto libero: è lineare, troviamo incasellate frasi nominali (“Pietà, forse.”, ad esempio), vi è la presenza di due domande dal sapore retorico e il ritmo scandito dal punto e a capo dà l’idea di pensieri che si susseguono l’uno dopo l’altro. La sensazione di avere dinanzi questo flusso si arresta a “io fra tanti...”, perché la conclusione che è visivamente separata dal resto del testo è anche il momento di distacco tra narratore e personaggio: il punto di vista diventa esterno, il narratore mette da parte le riflessioni e gli stati d’animo e svela al lettore un fatto – è una scelta vincente, a mio avviso, quella di concludere attraverso la lente del narratore esterno, perché dà uno scossone alla narrazione e avvolge la drabble in un limbo di ineluttabilità.
In relazione allo stile vi sono però due situazioni che, a mio parere, risultano meno efficaci, te le riporto:

    • • “Anche se è assurdo che proprio io...io fra tanti...”: questo è un pensiero del personaggio, messo in rilievo dal corsivo. Il problema è che appare slegato dal testo che lo precede e da quello che lo segue, è come se fosse un’espressione non coesa, che interrompe il ritmo della narrazione. Il motivo di questo “sbalzo” credo sia da rintracciare nella struttura stilistica che richiama il discorso indiretto libero: il lettore ha sin dall’inizio la sensazione di avere dinanzi il punto di vista del protagonista, quindi stranisce l’introduzione di un “pensiero diretto”. Il fatto che dal punto di vista sintattico la frase in questione sia dipendente dalla precedente (“Ora si sentiva quantomeno utile. A qualcuno. A qualcosa.”) collabora a rendere meno efficace il passaggio dalla terza persona alla prima e dal passato al presente, perché è come se d’improvviso venisse a mancare la coesione interna. Difatti, riscrivendo la frase in questione al passato e in terza persona si ottiene un periodo più che coerente: “Ora si sentiva quantomeno utile. A qualcuno. A qualcosa. // Anche se era assurdo che proprio lui… lui fra tanti...”. Immagino che la scelta di scriverla sottoforma di pensiero sia stata almeno in parte dovuta alla voglia di inserire il prompt, però è un inserimento poco coeso e quindi meno efficace rispetto ad altri punti del testo.
    • • “Aveva fatto promettere a Kreacher di non raccontarlo a nessuno. Ma tanto, non gli avrebbero creduto mai”: la frase in grassetto ricalca la sintassi e il lessico colloquiali e quindi non è coerente al testo, che fa sì uso di una sintassi lineare e di un registro linguistico semplice e quotidiano, ma non è mai colloquiale. A essere colloquiale dal punto di vista lessicale è l’espressione “Ma tanto”, mentre dal punto di vista sintattico è il ritmo della frase dovuto alla virgola dopo “tanto”, che riproducendo l’oralità fa una pausa a quell’altezza dividendo la frase in due tempi – dal punto di vista grammaticale, quella virgola è inesatta, perché separa la congiunzione coordinante “ma” dalla frase che introduce (“non gli avrebbero creduto mai”), ma non ti ho riportato l’appunto in grammatica perché ho pensato che la tua fosse stata una scelta stilistica. Per quanto riguarda “non gli avrebbero creduto mai”, invece, concludere un testo con il condizionale passato non è consigliabile, perché implica un evento potenziale e quindi non certo (come se la storia si concludesse con un’ipotetica); nel tuo caso c’è poi quel “mai” che chiude la drabble a sottolineare un concetto opposto al condizionale passato, ossia una certezza – nel complesso, trovo sia un’espressione poco efficace.
Passando al lessico, il registro linguistico è legato alla quotidianità, non eccede e non vuole stupire, ma al tempo stesso non è né banale né ripetitivo, è anzi adatto allo stile che hai scelto per la drabble, l’ho trovato molto equilibrato e coerente. È anche grazie al lessico utilizzato che emerge il punto di vista del protagonista attraverso la narrazione in terza persona. Gli unici termini che ho trovato meno coerenti al registro scelto sono stati l’espressione “ma tanto” già commentata e “putrescenti”, che non è né inesatto né utilizzato in maniera impropria (assolutamente!), ma appartiene a un registro linguistico più ricercato e quindi diverso dalla veste lessicale del testo. A parte questi due momenti, comunque, ribadisco l’ottimo uso lessicale e la sua omogeneità!

Concludendo, la media dei pro e contro esposti mi ha ha convinta ad assegnare 7/10 in questo parametro. Stile e lessico sono molto buoni, e in tutta onestà credo tu abbia la capacità di entrare in empatia con i tuoi personaggi, lo dimostra la struttura stilistica!, quindi ti faccio i miei complimenti anche per questo oltre che per i pregi descritti (difatti il punteggio resta alto malgrado le situazioni che mi sono parse un po’ meno efficaci).

Titolo: 2.5/5
Il titolo scelto, “Umanità”, è di certo coerente alla riflessione che il protagonista della storia conduce su se stesso – quella “goccia di umanità” che lo ha spronato ad agire, a scegliere di tradire Voldemort e tutto ciò che rappresenta. Da questo punto di vista, quindi, sei stata brava perché è un titolo che richiama il contenuto della storia. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 2.5/5 è che il titolo è davvero molto generico (“umanità” è di per sé una parola adattabile a vari contesti), che non riesce ad anticipare né il genere né l’atmosfera della drabble, e che pertanto non è in grado di caratterizzare la tua storia – un titolo generico, per sua natura, è adattabile a storie anche diverse tra loro. Questo è un vero peccato, perché rischia di non attirare lettori potenzialmente interessati al tema della tua drabble, perché la tematica non traspare dal titolo. La prima versione del titolo era in inglese, riconosco che l’inglese aveva il pregio di renderlo più musicale e per questo forse più attrattivo; anche in lingua straniera, però, aveva il carattere della genericità (questa sulla versione inglese è solo una mia riflessione, non ha inciso sulla valutazione!). Mi è dispiaciuto assegnare questo punteggio, ma per i motivi detti trovo che il titolo penalizzi un po’ la storia – seppure, lo ribadisco, a fine lettura risulti chiaro il nesso titolo-testo.

Utilizzo del prompt: 5/10
Il tuo prompt era “Io fra tanti”, un vero e proprio concetto cui ispirarsi e non semplice da gestire. È sicuramente presente nella storia, dato che lo hai inserito “fisicamente”, tuttavia non risulta essere il filo conduttore della drabble, ma uno dei vari elementi inseriti. Filo conduttore è più la riflessione che il protagonista conduce su se stesso in rapporto al sentimento di umanità (che infatti ricorre anche nel titolo), che non quella sull’essere o sul percepirsi solo un “io fra tanti”. Per questo motivo, anche se mi è dispiaciuto, non ho potuto assegnare più di 5/10 in questo parametro. Il motivo per cui il punteggio non è inferiore a quello assegnato è che, malgrado non risulti essere il filo conduttore, il prompt è stato comunque inserito ed essendo stato pronunciato dal protagonista collabora ad arricchirne la caratterizzazione – quel “io fra tanti” pronunciato da Regulus permette infatti di rintracciare in lui un barlume di insicurezza e di sorpresa nell’essersi scoperto all’altezza di contrastare Voldemort. Devo dire che la tua intuizione sull’utilizzo del prompt è stata veramente ottima!, probabilmente se avessi avuto più parole a disposizione avresti potuto approfondire tanto questo aspetto, che purtroppo nello spazio della drabble resta sullo sfondo. Concludendo, quindi, ho optato per una media che desse pari peso a pro e contro ed ecco il motivo del 5/10. Spero di essere riuscita a spiegarti le mie perplessità.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 9/10
Protagonista indiscusso della tua storia è naturalmente Regulus, ma prima di approfondire la resa della sua caratterizzazione, mi soffermo rapidamente sull’altro personaggio presente: Kreacher. L’elfo domestico è presente solo indirettamente, filtrato dal punto di vista del protagonista, tuttavia la sua caratterizzazione è vivida e coerente alla controparte cartacea: il fatto che sia scosso dalla paura e che nonostante tutto resti accanto al suo padroncino è IC e riesce a sottintendere anche quell’affetto quasi esclusivo che Kreacher mostra di nutrire nei confronti del secondogenito dei Black. Un ottimo lavoro!
Arrivando al protagonista, Regulus è un personaggio che mi intriga tantissimo, di conseguenza leggerne la tua interpretazione così IC e introspettiva è stato un piacere. Le riflessioni di Regulus, infatti, restituiscono una caratterizzazione molto precisa del personaggio e verosimilmente vicina al Regulus dei libri: narri di un ragazzo che vive gli ultimi istanti di vita, trascinato via da creature orribili, un ragazzo che si è riscoperto coraggioso e “umano”; di conseguenza, la pietà che prova nei confronti di se stesso e di Kreacher e quel senso di inutilità percepito sino ad allora sono verosimili e associabili alla controparte cartacea. Regulus era giovanissimo quando è diventato un Mangiamorte ed era anche il Black su sui pendevano tutte le aspettative della famiglia, così palesemente delusa dalla condotta del primogenito, quindi risulta credibile l’idea che lui possa aver agito quasi per insicurezza, per adeguarsi ai desideri altrui prima ancora che ai propri, senza capire sul serio cosa stesse scegliendo. Dopotutto, quando lo capisce sappiamo che sceglie di tradire malgrado le conseguenze – e il fatto che nella tua storia rintracci il coraggio di tradire in “una goccia di umanità diluita dentro litri di sangue puro” è un’immagine bellissima e di grande impatto emotivo, oltre che estremamente caratterizzante per il personaggio. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 9/10 è legato alla frase conclusiva del racconto, dove scrivi che se anche Kreacher avesse confessato l’accaduto nessuno gli avrebbe creduto: a sfuggire è una sfumatura, perché non è chiaro se il fatto di non credere a Kreacher sia legato al fatto che la parola di un elfo valesse poco oppure sia legato a quel “io fra tanti” e quindi al fatto che Regulus sottostimi se stesso e creda che nessuno potrà mai crederlo all’altezza di una simile impresa. Data la caratterizzazione che ne fai, io sono portata a credere che tu abbia inteso quella frase nella seconda accezione detta (quindi legata a Regulus), ma avendo rintracciato il dubbio ho reputato giusto applicare una piccolissima penalità, che è comunque minima perché sei stata davvero bravissima in questo parametro!

Totale: 33/45

Recensore Master
11/10/18, ore 18:22
Cap. 1:

Ciao!
Siccome partecipo anche io al contest, sto cercando di passare a dare un'occhiata alle storie degli altri partecipanti.
Non era facile, secondo me, parlare di Regulus in sole 100 parole: lui è un personaggio estremamente complesso, di cui però in realtà sappiamo molto poco (lo conosciamo solo attraverso le parole degli altri, e non abbiamo idea di che cosa lo abbia spinti davvero ad entrare nei ranghi dei Mangiamorte e poi ad allontanarsene).
Scegliere di descrivere un momento così preciso e cruciale credo sia stata una mossa saggia, perché si tratta proprio del momento più significativo della sua vita.
Quello che mi ha sempre colpito della storia di Regulus è proprio il fatto che lui abbia sacrificato tutto pur sapendo che il suo gesto avrebbe forse aiutato, ma non sarebbe stato risolutivo, e soprattutto che lo abbia fatto bel silenzio più assoluto, senza che nessuno potesse riconosce il valore del suo sacrificio.
Tu hai reso bene tutto questo, soprattutto con l'accenno a Kreacher. Mi è piaciuto molto questa tua rappresentazione della pietà come elemento prettamente umano, pietà che va a toccare anche chi, apparentemente, sembra più lontano da questo sentimento.
In bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
08/10/18, ore 16:16
Cap. 1:

Ciao!
Molto, molto bella!
So quanto è difficile creare una Drabble, ogni parola sembra sbagliata e deve essere pesata con precisione.
Comunque penso che tu abbia raggiunto l'intento. Si prova tanta tristezza per quel povero ragazzo morto per proteggere il mondo, forse il primo a scontrarsi con il Signore Oscuro. Spesso si dimentica quanto coraggio abbia dimostrato il piccolo della famiglia Black. Ma anche Kreacher deve aver fatto un bel sacrificio a restare fermo, a non fare niente, mentre il suo padrone moriva lentamente. Deve essere stata la tortura peggiore di tutta la sua vita.
Grazie per avercelo ricordato. Bel lavoro, alla prossima!