Ciao, era già da un po' di tempo che volevo leggere questa storia e infatti era parecchio che l'avevo inserita nell'elenco di quello che ho da recuperare. Ma non trovavo mai un momento per farlo, da quando ho smesso di leggere prima di dormire è diventato un problema recuperare vecchie storie che ho lasciato indietro. Ma comunque... ora l'ho letta e sono felice d'averlo fatto. Non so assolutamente come avessi fatto a perdermela prima...
Come prima cosa devo dirti che, per quanto io ami la fantascienza, le storie in cui uno dei due tra John e Sherlock è un robot o un cyborg non mi fanno impazzire. Però quello che hai scritto l'ho apprezzato moltissimo e soprattutto per il contesto che hai creato. John si vede pochissimo e delle sue interazioni con Sherlock ne sappiamo in altrettanta misura, la sua è più una comparsa e questo pur essendo ciò attorno cui ruota l'intera faccenda, ovvero un regalo donato a un bambino solo. Ragion per cui ciò che mi ha affascinata di più è, contrariamente a quanto succede di solito nelle Johnlock, sicuramente il contesto familiare che hai ritratto attorno a Sherlock. Questo piccolo bambino molto curioso e molto solo, oltre che annoiato mi ha davvero colpita. Il piccolo Sherlock di cui ci parli è lo stesso che mi immagino io, ovvero un bambino tanto intelligente, molto curioso e capace di assimilare concetti a una rapidità disarmante, con la passione per la scienza e i pirati che però non ha nessuno con cui condividere le proprie passioni. Mycroft non conta, non più ormai. Forse è stato più presente in passato, ma adesso lui sembra già essere proiettato al futuro, pensa alla carriera e a ciò che desidera dalla vita, parla di politica e sembra disinteressarsi completamente al fratellino minore. Un Mycroft distratto col fratello, ma non cattivo. Direi forse un po' superficiale e che per questo calza a pennello con il Mycroft che conosciamo. Attento forse più alla parte pratica che a quella umana, quasi incapace di costruire col fratello un rapporto sano e solido, oltre che di comprenderlo per davvero (il Mycroft della serie sbaglia anche in questo). Oltre a Mycroft c'è lo zio Rudi, che in tutto questo è il personaggio che spicca in maniera maggiore ed è senz'altro tra i più positivi. Vuoi perché lo si è soltanto sentito nominare e perché nelle fanfiction è una rarità, ma ho apprezzato il fatto che tu l'abbia reso così importante. Rudy sembra essere il solo a capire le esigenze del piccolo Sherlock, l'unico a comprendere fino a che punto il suo nipotino si senta solo. Gli porta libri di pirati, che sa amare, parla per lui come farebbero due bucanieri veri e propri e sembra essere proprio il preferito di Sherlock in famiglia. Ma soprattutto è lui a portargli W.A.T.S.O.N ovvero l'equivalente di un compagno di giochi, solo che in formato robotico. Watson sembra unire le due cose che Sherlock ama di più in assoluto ovvero la scienza è qualcuno con cui condividere. Questo Sherlock, bullizzato e rifiutato dai propri compagni, sembra avere un disperato bisogno di interagire con qualcun altro, insomma vuole avere un amico con cui condividere ciò che sa, ma anche i giochi pirateschi che desidera fare. Quello che scopre e che impara giorno dopo giorno. Non sappiamo che tipo di rapporto costruiranno lui e John, perché questo è soltanto l'inizio di tutto, ma quel che è certo è che sarà speciale.
In tutto questo, come dicevo, c'è un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Da Mycroft di cui ho già parlato, a Sherlock, sino ai genitori che sono più che altro delle comparse e sembrano avere un ruolo minore nella faccenda. Ma che comunque ci sono e fanno da perfetto contorno.
Hai fatto un lavoro sicuramente particolare, perché di storie incentrate esclusivamente su loro da bambini se ne vedono davvero molto poche. In più qui c'è il fattore fantascientifico, che è ancora più una rarità. Questo aspetto l'hai tenuto più in secondo piano, hai preferito raccontarci della famiglia Holmes e di quanto sia distratta nei confronti del figlio minore e io per tutte le ragioni di cui ho già parlato, ho apprezzato moltissimo.
Alla prossima.
Koa |
