Buongiorno Mogliettina mia!
Finalmente riesco a trovarmi del tempo per dedicarmi alla mia recensione senza nessuno che mi possa interrompere, quindi posso decisamente delirare quanto voglio e urlare al mondo cosa questa storia mi ha trasmesso, cosa Gilbert mi ha trasmesso, perché con questa seconda persona singolare presente (che sempre io amerò e sempre apprezzerò, specie quando viene usata nelle giuste storie e in modo tanto delicato e lieve).
C'è una cosa che voglio dire, prima di tutto.
L'amore, l'amore di Gilbert, come lo mostri tu è totalitario, immenso. Così tanto che pur ammettendo che la vita prima di Anna significava respirare, vivere, esistere. Ora significa tutto il contrario, ma quella vita dove tutto era stabile, dove non era difficile respirare ed esistere, non ha lo stesso valore di una vita vissuta senza Anna... e questo concetto? Quanto è bello? Quando è romantico, soave, dolce, immenso?
Una visione dell'amore, vera. Dove si prende atto che amare qualcuno non si sceglie, si fa e basta, con i suoi pro e i suoi contro. Con le sue cose belle e le sue cose brutte.
Non si accetta l'amore, si vive. E' come una malattia, no? E forse è proprio questo quello che tu hai cercato di insinuare nel lettore, nelle primissime parti della storia.
Un Gilbert che soffre, che sta male, ma che di fronte ad un solo sorriso di Anna ritrova la vita, ritrova la gioia; lui... un insetto incastrato tra le ragnatele di Anna... e lei non ne sa niente.
Adoro.
Splendida anima dei boschi, splendido folletto con rosse lentiggini da mangiare, da mordicchiare.
Ti ricordi ancora il tempo in cui - milioni di morti fa - a te era proibito toccarla.
Sfiorarla, agguantarla, baciarla.
Sei avido, ora puoi farlo, ora puoi fare anche altro, eppure tu vorresti di più.
Di più, di più, ancora di più.
Meraviglia come un attimo prima ci parli di come lui fosse perduto, dietro di lei, come l'abbia salvata da cavaliere quale è, con una distanza di cuori che ora invece non esiste più che anzi ora, lo rende bramoso. La vuole. E' avido e vuole di più, sempre di più. Non ne ha mai abbastanza di Anna, Gilbert e non ha nemmeno paura di questo. Lui ha accettato di amarla, con i suoi pro e contro, con le sue gioie e i suoi dolori...
Con questa negazione che lei invece palesa, e che gli fa male a lui... ma è uguale, che ci può fare se prova cose così forti?
E la storia che Anna racconta è un po' questo: il soffrire per amore e infine lasciarsi andare e spegnere il cuore. lei la chiama libertà, Gilbert la chiama MORTE. Perché di morte si tratta, si tratta di spegnere ogni sentimento, si tratta di apatia e indifferenza... e Gilbert lo sa che per essere felice non puoi farlo se non provi niente... e gli fa rabbia sapere che Anna forse questo non lo ha capito. Che Anna non ha capito quanto a lui piaccia soffrire, se significa vivere. E lo fa per lei (cioè... ma un uomo così, a me, mai eh?).
E Gilbert è davvero assuefatto da lei; ogni pensiero è un colpo, un nuovo livello di intimità che purtroppo fa parte solo dei suoi pensieri, delle sue fantasie. Questa frase:
Del suo corpo premuto contro il tuo, dei suoi capelli rossi sparsi a macchia sul tuo petto. Avere Anna, averla tutta fino a spaccarti l’anima per fare spazio a lei, a lei soltanto, anche uccidendo te stesso.
un peccaminoso Gilbert che immagina troppo ma che davanti agli occhi di lei, così innocenti, si pente di averlo fatto e la tempesta si calma, nella testa.
E Anna in realtà non è come la ragazz dai capelli neri di cui racconta. Difatti lei è fatta di colori diversi, per questo è tutto diverso e lei e Gilbert condividono lo stesso pensiero. L'amore è bello, ma è dolore che si può sopportare, e viceversa equesto concetto è meravigliosamente vero. Cavolo se lo è. Meraviglioso come loro, sofferti, consapevoli, ma come una molla si allontanano e si avvicinano.
Li amo... li amo tantissimo, scritti così, dalle tue mani...
E il concetto di autunno? Un autunno infinito, sempre lo stesso, anche quando se ne desidera un altro... perché lì si sta bene e Gilbert c'è sempre, sempre e comunque e vuole essere l'autunno di Anna, per sempre, anche se sa che forse non potrà esserlo davvero.
E le fa promesse, e la abbraccia,e la rassicura, ma niente è certo e lui ha paura. ma la desidera anche, e la desidera sempre di più... e queste montagne russe di emozioni sono qualcosa che, nel mio petto, creano calore e gelo senza poterlo controllare.
Mi sento come Gilbert, appesa tra i desideri e il cuore... è tutto così forte che mi domando come tu faccia, ogni volta, a riuscirci...
“Cosa mi stai dicendo, Gilbert?”
“Ti sto dicendo che ti voglio sposare, Anna, e che ti amo. Ti prego guardami e dimmi che mi sposi, stringimi e dimmi che mi ami, dimmi che anche tu non desideri altro che questo. Abbracciami e saremo già sposati, cercami e mi troverai già qui. Bacia il mio mento, non ti chiedo le labbra, oppure, se così preferisci, bacia il punto della mia gola contro cui stai respirando e io diventerò tuo marito. Oppure sorridi e basta. Stendi la tua bocca sulla mia pelle e io ti chiamerò moglie fino al mio ultimo respiro.”
Un piccolo capriccio, l'unico che abbia mai palesato così forte, forse. E poi di nuovo si rassegna e aspetta. Gilbert aspetta e forse è la cosa che gli riesce meglio al mondo, con calma ma anche con smania di sapere, ma aspetta. Aspetta Anna, sempre, anche per sempre... che meraviglia.
Poi arrivano le farfalle.
Le iconiche farfalle nello stomaco, che sono la chiara rappresentazione dell'amore.
Sono belle, sono leggere, svolazzano ma fanno un male cane, no? Ti pieghi quando le senti, perché le vuoi, non vuoi che se ne vadano ma allo stesso tempo fanno malissimo.
Come hai espresso bene questo concetto, come lo hai descritto? Anche se non le sento da un po', invece ora le ho avvertite. Le sento dentro, come Anna, e per chi conosce questa sensaizone le accetta e basta.
Per chi è la prima volta che le sente, fa paura.
E lui è disposto a prendersele, quelle farfalle... ad annullare l'amore di Anna solo perché non vuole che soffra. Come se la bilancia dell'amore, tra loro, pesasse dal suo lato la sofferenza totale che lui può sopportare sulle spalle, e la totale felicità che lei merita, di cui lui non la priverebbe mai.
Va bene così, come dice. Va bene, può vivere così a vita, basta che Anna stia bene, e sia lei la parte felice, la parte spensierata, di quell'amore...
Il passato è una bugia: Gilbert Blythe non è mai esistito senza Anna Shirley.
E cito questa frase, alla fine, perché ritorna questo: meglio una vita di sofferenza e di farfalle che ti divorano lo stomaco, piuttosto che una vita a respirare, senza dolore, ma senza uno scopo.
Questo concetto è meraviglio, espresso al limite del dolore e del sentimento. Hai portato Gilbert all'ultimo stadio: l'accettazione di essere l'unico consapevole di quello che sta succedendo, e l'unico in grado di accettarlo e di portarsi quel peso addosso.
Non ho parole per descrivere come tu li renda ogni volta. Come tu riesca a entrare così tanto in loro, in Gilbert soprattutto, e come tu riesca a muoverlo come se fosse tuo da sempre. Come se fosse nato dalla tua testa.
E Anna, bella e inarrivabile persino al lettore. Persino a me... mi rimane impressa l'immagine di questa ragazza con le lentiggini che se la tocco si frantuma.
Una vera e forte poesia decadente, in tutto questo.
Moglie, sei un portento, una garanzia, un continuo farmi innamorare di te, delle tue parole, e del tuo modo così sottile e delicato di raccontare qualcosa di così difficile, come un amore tanto sofferto.
Grazie per i ringraziamenti finali, come sempre... non so cosa dire, mi commuovo ogni volta e spero che aprano presto la sezione. Il mondo ha bisogno di loro, di te, e dei tuoi scritti.
(che delirio di recensione XD)
Ti adoro tantissimo,
Miry |