Recensioni per
Kimiboku
di meiousetsuna

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
02/07/19, ore 09:33
Cap. 1:

Ciao Setsy! Sono qui per rilasciare la prima recensione premio per contest del fluff. Devo dire che sbirciando sul tuo profilo la long fiction 'albione' mi aveva incuriosito molto, ma me la lascerò per una di queste sere in cui potrò divorarla in pace. Allora, il primo impatto con questa storia mi ha trasmesso sicuramente molta sorpresa, non mi aspettavo le introspezioni dei due personaggi strutturate come se fossero poesie. Mi è piaciuto il fatto che tu non ti sia data degli schemi rigidi (con le rime, con il numero di sillabe per verso...), perció a mio parere è tutto molto scorrevole (e nonostante non ti sia data delle regole ferree, comunque è tutto molto poetico lo stesso). Insomma, sei riuscita a dire quello che volevi dire in modo molto libero, restando peró sempre sul genere poetico (mi sono piaciute anche le rime che hai inserito ogni tanto). La parte di Sherlock l'ho trovata davvero molto dolce, e mi sono piaciute alcune frasi che hai inserito, erano molto forti ma molto belle (come quella finale 'se mi dimentichi, saró davvero morto). Lo stesso discorso vale per John, la parte dei baffi l' ho trovata geniale, e la frase finale pure molto d'impatto. Mi è piaciuta anche quella specie di corrispondenza che c'era tra i due pensieri, come la parte del caffè. Insomma, un ottimo lavoro, mi è piaciuta molto! A presto ^^
Edit: ho adorato anche il titolo, mi sono dimenticata di dirtelo all'inizio!
(Recensione modificata il 02/07/2019 - 09:34 am)

Recensore Veterano
13/12/18, ore 01:50
Cap. 1:

Sto piano piano recuperando le millemila storie che non sono ancora riuscita a leggere. Che bella questa, quanto dolore, però 😭😭😭 essere così lontani e separati, forse per sempre (John non sa che Sherlock tornerà da lui quando avrà distrutto ogni persona che minaccia alla vita di John) ma sentire comunque un legame ed un amore così forte che ti lega l'uno all'altro. Adoro questa cosa che non sapevo sul significato del titolo, davvero molto dolce e bello.
Aspetto del fluff, lo sai?
Un abbraccio 😘

Recensore Master
09/11/18, ore 20:19
Cap. 1:

Ciao, dunque, appena ho capito di quale genere era l'ultimo tuo lavoro, ho capito meglio alcune cose che mi hai detto qualche giorno fa sul provare a rendere i sentimenti in un testo. Sulle prime credevo ti riferissi al non saper scrivere una recensione così da rendere le emozioni provate, ma adesso mi rendo conto che stavi parlando di quest'altro progetto. Ho diverse cose da dire e spero di riuscire a esprimermi al meglio, per comodità dividerò la recensione prima parlando di impressioni più oggettive e poi della parte invece più emotiva e sentimentale.

Il primo parere è più che altro di carattere tecnico e sai che non sono solita indorare la pillola, anche perché so che non lo vuoi tu stessa, ma ci sono alcune cose che non credo d'aver capito bene e quindi preferisco fare una brevissima analisi per poi andare direttamente al punto. Ci troviamo di fronte a dei versi liberi, una maniera di scrivere poesie molto usata e che particolarmente apprezzo (Walt Whitman scriveva così ed è uno dei miei poeti preferiti, tanto per dire). Il vantaggio è che non hai una metrica che ti imprigiona, nessun obbligo di rime da far quadrare e in questo massima libertà. Ed è il grande vantaggio che ne deriva a scrivere poesie in questo modo e su questo non ho nulla da dire, perché è un ottimo modo secondo me per muovere i primi passi sulla poesia, pur senza lasciare del tutto la prosa e, infatti, se andassimo a spaccare il capello questa potrebbe essere considerata più una prosa che una poesia vera e propria. Almeno, per la maggior parte del testo potrebbe anche essere considerata una storia che sta a metà. Che prende caratteristiche sia dall'uno che dall'altro genere. Un primo passo in avanti rispetto al tuo solito, diciamo così. Ma, c'è un ma... E qui arriviamo al punto cruciale. Quella che non ho capito è stata la necessità di rimare, una frase con la successiva, in uno schema da rima baciata. E qui non ci sarebbe niente di male, se non fosse che il classico che schema: AABBCC viene interrotto subito dopo l'AA e non prosegue. C'è molta anarchia in questo perché lo fai in qualche occasione e sono anche andata indietro a controllare se c'era un qualche schema che avevi seguito, ma se c'è mi è completamente sfuggito (e nel caso me ne scuso). Diciamo che il problema è che stona un pochino con l'assenza totale di rime che c'è per la restante parte del testo. Messa così non ha molto senso, ecco. E te lo dico perché avevo fatto anch'io una cosa simile, poco tempo fa in una mia OS, mettendo la parte finale in rima e non c'entra assolutamente nulla con tutto il resto (anzi, mi sa proprio che lo correggerò). Quindi sappi che è un qualcosa sul quale ci sono passata anch'io, anche se si tratta di due cose completamente diverse. Però apprezzo davvero l'impegno che ci hai messo, e che si vede. Forse è vero quello che dicevi, dovresti affinare un pochino la capacità espressiva e soprattutto quella enfatica senza cadere nella retorica (e qui un pochino ne ho vista). Cosa difficilissima perché la retorica è tanto facile da usare che sembra quasi una tentazione... però ho ammirato tanto lo sforzo che hai fatto, perché è comunque un qualcosa di lontanissimo dal tuo stile solito e so quanta fatica tu faccia a uscire dalla tua routine e dai tuoi paletti. E soprattutto so quanto tu sia convinta di valere meno di quello che in realtà vali come autrice. So che di recente hai anche fatto più tentativi per superare i tuoi limiti e infatti in questo senso l'obiettivo qui l'hai completamente superato. E qui veniamo alla seconda parte.

Sì, il post-Reinchenbach è molto frequentato, io stessa pur essendoci passata praticamente in pieno, non l'ho quasi mai usato se non in qualche rarissima occasione. Ma ho sempre evitato di metterci il John in questo particolare stato emotivo. E ammiro sempre gli autori che si mettono perché significa che è un tema che ha ancora qualcosa da dare nonostante le tantissime cose che sono state scritte su questo argomento nello specifico. Mi piace che ci abbia provato tu e dal punto di vista di sensazioni espresse e di trama è tutto perfetto. So quanto ti trovi a tuo agio nel fluff e nelle cose più romantiche, ma anche l'angst ti viene molto bene secondo me. Il tormento di John l'hai espresso davvero benissimo, in una maniera che arriva nitida. C'è anche una sorta di evoluzione del personaggio che prima si dispera per la morte di Sherlock e che ammette che la sua vita gli sembra finita, ma poi arriva a pensare che non si ucciderà perché non renderà vano il sacrificio di Sherlock. Io non ho mai condiviso troppo le teorie/storie che vogliono John suicida nel post Reichenbach, e infatti credo molto di più a quanto ho letto qui. A un John che capisce quello che è stato il sacrificio di Sherlock e che intende rispettarlo magari, perché no, anche trovando una nuova persona che gli riempia la vita. Nella serie è arrivato a Mary... ecco qui magari pensiamo a un futuro diverso. Come tutte le post Reinchenbach che ho letto è sì angst e ha sì dei toni molto amari, ma c'è anche sempre un velo di speranza. Perché noi lettori sappiamo già come è finita, sappiamo che Sherlock è vivo e sappiamo che John si riprenderà e che i due torneranno insieme. E infatti la poesia finisce proprio così, con l'idea che John s'è fatto che Sherlock gli darà un nuovo miracolo, un altro, l'ennesimo e che tornerà. Credo che una parte di lui non abbia mai creduto che Sherlock fosse morto davvero, ma che non l'abbia mai alimentata perché non voleva illudersi o pensare troppo a un futuro che, con ogni probabilità, non ci sarebbe mai stato. Tu fai finire la poesia con questi esatti sentimenti. C'è speranza per un futuro che sarà diverso. Resta addosso tutto il dolore che prova e che non se ne andrà nemmeno mai, ma c'è anche amore e tanti sentimenti positivi. Hai fatto lavoro davvero ottimo.

Ultimissima cosa che voglio far notare, dopodiché sparisco, è la struttura. Hai suddiviso la poesia in due parti come se fossero due giorni distinti, uno dopo l'altro e che si ripetono all'infinito. La struttura è sempre la stessa con questo: "Tu con me", con la sveglia nel letto vuoto e con il caffè. I giorni sono non specificati e vaghi in un periodo successivo alla morte di Sherlock. Sanno di giorni tutti uguali, di un mattino che ritorna con un letto vuoto. Ma sa anche di sogni che diventano la sua vera vita e della vita reale di tutti i giorni che è il vero incubo. Facile da interpretare, una vita senza Sherlock è un incubo e John Watson preferisce rifugiarsi nei sogni, anche se sa bene non esser veri. In questo hai dato un tono più malinconico che, ripeto, viene in parte smorzato dalla parte finale.

Insomma, sono felice che tu ti sia messa a sperimentare e spero deciderai di rifarlo in futuro.
Koa

Recensore Junior
09/11/18, ore 19:00
Cap. 1:

Mi hai lasciata senza fiato. Le ho dovute rileggere più volte, perché la prima è la seconda le ho bevute, più che leggerle. Volevo vedere, volevo sentire, dovevo assimilare tutte quelle emozioni, quei pensieri strazianti...
Meravigliose❤️

Recensore Veterano
09/11/18, ore 16:10
Cap. 1:

Ma patata ciaooooooo! Cosa mi hai creato??? La belesssa e la commozione T_T!!!! Devo ancora recuperare la tua long (shame on me) ma il tempo mi è avverso grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr, questa perlina piccina però me la sono goduta subito. Bravissima, è dolce e struggente, il doppio punto di vista stringe il cuore.
Brava, non che avessi alcun dubbio ovviamente.
Ti abbraccio Chia.

Recensore Master
08/11/18, ore 10:13
Cap. 1:

Buongiorno carissima^^
Io piango.... T_T Assolutamente ff realistica e struggente. Mi ha fatto davvero male questa ff, scritta benissimo, ma mi hai strappato il cuore e l'hai buttato nella spazzatura (poca poesia per me oggi).
Comunque adoro come scrivi, sempre sempre. Il titolo è davvero una perla! Meraviglioso!
Baci baci baci
Béa

Recensore Master
08/11/18, ore 00:52
Cap. 1:

Sono un po’ disordinata stasera nel procedere con i miei impegni di leggere e lasciare qualche osservazione.
Stavo completando la recensione alla tua “ The London…” quando, in una piccola pausa di “riflessione”, sono tornata nella pagina principale della sezione, dove sono elencate, via via, le ff pubblicate. E m’imbatto nel tuo nome e, appunto, in “Kimiboku”.
Questo lo definisci il tuo primo tentativo di poesia, dunque l’ho letta subito con interesse, anche perché il genere in questione mi piace molto.
Sono d’accordo con te che il post Reichenbach è un periodo molto frequentato” da voi Autori, ma è pienamente condivisibile la vostra scelta perché, nel panorama complessivo dello Sherlock dei Mofftiss, è una situazione che non ha avuto una particolare attenzione da parte degli ideatori della Serie in questione. Quindi è rimasto il vuoto che ci ha lasciato la mancanza d’informazioni sul modo con cui Watson, nei due anni successivi al “volo” dal Bart’s, ha affrontato il lutto.
Non solo, non sappiamo alcunchè neppure sulla vita “in esilio” che Holmes ha condotto lontano da Londra e da John, a parte alcuni flash in TEH.
Infatti, alla fine della seconda Stagione, in TRF, lasciamo John, impietrito di fronte alla muta lapide nera, visione indimenticabile, mentre Sh lo osserva e l’ascolta di nascosto, celato alla sua vista. Lo ritroviamo nella terza Stagione fidanzato e, secondo me, inaridito dal dolore e carico di una rabbia terribile contro il redivivo.
Per cui nel fandom si è tentato e, nella maggior parte delle storie riguardanti il post Reichenbach, direi, con ottimi risultati, di colmare ciò che i Mofftiss hanno volutamente tenuto in ombra. “Volutamente” perché sono convinta che non si sia certo trattato di una dimenticanza.
Innanzitutto trovo efficace la struttura del tuo testo che, specularmente, ci riporta i pensieri, i desideri ed i rimpianti dei due protagonisti, l’uno immerso nel dolore della perdita, l’altro costretto ad una tragica finzione e lontano da tutto e da tutti. Entrambi, sicuramente, soffocati dal rammarico di non aver saputo, o voluto, esprimere, quand’erano ancora in tempo, ciò che provavano l’uno per l’altro.
Sono due facce della stesa medaglia le parti di questa poesia, toccanti e meravigliosamente IC.
Sì, perché, la prima, quella in cui è Sh ad esprimere la sua solitudine e la sua paura di essere dimenticato da John, cosa che provocherebbe, questa volta per davvero, la sua morte, è espressa con frasi più veloci e più scarne rispetto all’altra. Parole più sfuggenti, immagini che scivolano dalla vista (“…eco…vento…guscio vuoto…aria…sabbia…nebbia pallida…”ecc…) e bene rappresentano l’essenza stessa di Sh, così difficile da rendere concreta, originale e quasi impossibile da inquadrare in una definizione precisa.
Nella seconda parte, in cui si agitano i pensieri cupi di John, c’è tutta la sua palpabile, generosa umanità, fatta di quotidianità e di sentimenti ben definiti nella loro essenzialità e forza (“…mi aggrappo…odio…amore…” ecc…). E, nella sua cocciuta devozione all’uomo che gli ha restituito un motivo per vivere, continua a sperare in un miracolo.
Mi è piaciuta molto questa tua poesia, perché hai espresso in modo efficace un periodo di tempo sospeso nel vuoto e nella solitudine. Li hai costruiti con credibilità i pensieri di Sh e John, lontani l’uno dall’altro ed ignari del cammino che gli si sta prospettando. Brava, sempre brava a par parlare il cuore.