Recensioni per
Fire burning on snow
di Ily Briarroot

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/06/19, ore 19:54

Recensione premio del contest With or Without you -Con o senza di te- indetto da Emanuela.emy79 e valutato da missredlights sul forum di EFP

Alla fine del racconto mi sono ritrovata con gli occhi umidi e lucidi. Il modo in cui hai narrato la vicenda, i sentimenti che albergano in ogni singola parola mi hanno emozionata, mi hanno trasportata lì accanto a Vincenzo, a vederlo lottare, soffrire e infine morire.
Le speranze, poi, o l'attaccamento alla famiglia sono stati davvero un colpo. Le parole che hai usato sono state perfette per tutto, anche per descrivere le scene.
Ti faccio i miei più sentiti complimenti per questa storia.
A presto
Missredlights

Recensore Junior
26/01/19, ore 14:42

Recensione premio per il contest "Il Natale dei ricordi".

Ho scelto questa storia perché mi ha strappato davvero il cuore.
E' raro, anzi, rarissimo, che io abbia la voglia di recensire un'originale, ma ti giuro che mi hai lasciata davvero senza parole.
Questa storia è cruda, tremendamente. E terribilmente affascinante.
Il tuo stile è stato magnifico, hai delineato una situazione molto semplice, una situazione che avrebbe potuto vivere qualsiasi soldato di quel tempo. Mi piace molto l'utilizzo di periodi semplici, intervallati dai punti: una storia di questo tipo - spezzata - ricalca in maniera netta i sentimenti di un protagonista confuso, consumato dalla fame e dal freddo.
Non ho mai letto storie di guerra, forse perché sono una tipa tutta peace&love, eppure la realtà che hai scelto di rappresentare credo sia una delle più affascinanti, e l'hai trattata con una sottigliezza davvero molto accurata. Brava.
Inutile anche parlarne: i personaggi. Io di sto tizio so a malapena il nome, ed è stato come se lo conoscessi da sempre. Mi piace il suo modo d'illudersi celando il suo consapevole buonsenso, mi piacciono i ricordi della sua terra, la visione nostalgica della sua vita passata, in quel piccolo mondo rupestre lontano dalle armi che si porta strette in mano. E' un'immagine forte, un'immagine che reca in sé le fattezze di un uomo che non voleva combattere, diventare un assassino. Ancora una volta, la tua resa stilistica è stata in grado di delineare un carattere placido, attraverso una storia raccontata in punta di piedi.
L'angelo dagli occhi azzurri, una visione strana se vogliamo, che contrasta apertamente con l'idea cupa dell'inverno russo: una figura che reca calore, e quando leggi già t'immagini il camino che le illumina il volto pallido. Sembra reale, descritta a malapena, eppure con una presenza massiccia all'interno della storia. Mi è piaciuta molto, mi ha dato una speranza per qualche istante.
Morirò il 9 aprile 1943 nell'ospedale del campo di Tambov, il giorno prima in cui il mio fratellino compirà dieci anni. Te lo dico, con sta frase sei stata davvero spregevole :,(. Non so come ho fatto a trattenermi dal piangere - in fondo, sono pur sempre una persona sensibile. Per un istante, ho sperato di aver letto male.
Insomma, perchè mi è piaciuta questa storia? Perché è schifosamente vera. E' qualcosa che sarebbe potuto capitare a chiunque, è triste e reale. Sono rimasta davvero contenta di averla letta.
Complimenti,

_EverAfter_
 
(Recensione modificata il 26/01/2019 - 02:44 pm)

Recensore Master
17/01/19, ore 14:45

Carissima wIly,

Ti ho chiesto privatamente se conoscessi Rigoni Stern e Fenoglio perché ciò che hai raccontato ricalca moltissimo quello che narra il primo in particolare per l’ambientazione identica e, marginalmente, il secondo. Ne “Il sergente nella neve”, Rigoni Stern ripercorreva la dolorosissima traversata dei soldati italiani dalla Russia all’Italia. Temi ricorrenti? Il camminare nella neve, spesso con la febbre, il delirio che coglie i soldati stremati dalla fatica, dal gelo e dalla paura, la marcia interminabile e il peso insostenibile delle armi, che è quasi una costante martellante per tutta la narrazione. Di tanto in tanto, Rigoni Stern (che ovviamente partecipò e sopravvisse per poi finire a lavorare al Catasto della sua città natale) racconta di come lui e soldati chiedessero ospitalità alle casupole russe che incontravano per via. E qui, veniva servito loro pane, liquore, tè. E lui rispondeva “spaziba” alle donne che incontrava, alle persone. Questa shot bellissima ha lo spirito di Rigoni Stern. Mancava solo spaziba. Oltre a essere scritta benissimo, ha quell’eco nostalgica che mi fa pensare a Faber e, in particolare, al disco Non al denaro, non all’amore né al cielo, ripreso pari passo dalla celebre raccolta poetica statunitense L’Antologia di Spoon River, che proprio nel periodo della prima metà del Novecento venne tradotta da Fernanda Pivano (allieva di Pavese e famosa esperta di letteratura statunitense). Nella fine della shot, quando Vincenzo racconta com’è morto e prende atto di questa sua condizione, c’è la stessa nostalgia e lo stesso spirito del Poeta che ascolta gli spiriti ormai svuotati da ogni rancore e forse solo nostalgici e vagamente malinconici, come insegna Dante.

I più grandi narratori e poeti e cantori del XX secolo si sono chiesti o hanno sentito il bisogno di raccontare l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, che era qualcosa appartenente al loro vissuto. Quale può essere il valore aggiunto a raccontarla, oggi, noi che quella guerra l’abbiamo sentita raccontare solo distrattamente, ora che la memoria comincia, purtroppo, a mancare – io chiesi, a suo tempo, quando ne avevo la possibilità e spero di non dimenticare – adesso che le informazioni iniziano a scomparire? Il valore aggiunto è l’amore per un personaggio e per una storia. Ecco quello che c’è. La dolcezza di una vita spezzata anzitempo, il rimpianto per non aver potuto esistere, l’assenza di retorica che certo non apparteneva a un ragazzo semplice che viveva in campagna, l’amore vagheggiato, immaginato, che forse era solo l’illusione della febbre, forse invece era vero. È veramente meravigliosa e dolcissima, Ile, bravissima. Hai raccolto una storia di casa e l’hai resa reale in uno dei gesti più generosi che ci possano essere, dimostrando come l’amore sopravvive al tempo grazie al ricordo. Non solo il tutto era atrocemente plausibile e nel contesto della guerra, ma è stato raccontato in maniera esemplare. Va diritta tra i miei preferiti. ♥

P.S.
La fanciulla bionda dagli occhi grigi ♥ avrà detto sicuramente a Vincenzo spaziba, grazie, e lo avrà aspettato.
Grazie,
Shilyss

Recensore Master
04/01/19, ore 19:27

SECONDA CLASSIFICATA, CON UN TOTALE DI 42,15/45 
Fire burning on snow, di Ile_W 

Grammatica e Stile: 9,9/10 
“ma non conoscono neanche…” – “ma non conosco…” errore di concordanza singolare-plurale (probabilmente di distrazione) 
“il giorno prima in cui…” – “il giorno prima di quello in cui…” 
La grammatica è praticamente perfetta, per cui ho deciso di assegnarti un punteggio di 9,75 su 10 a questo parametro per i due minimi errori presenti. 
Lo stile invece… è assolutamente sublime, perfetto. In un certo senso questa storia mi ha ricordato una delle mie, per la tematica e l’ambientazione più o meno simili e soprattutto il modo in cui hai deciso di raccontare la vicenda: hai creato un perfetto equilibrio tra il mondo crudo e reale della guerra e quello onirico – accentuato anche dall’uso del corsivo – dei ricordi di casa e dell’incontro con la giovane russa (proprio questa parte della storia mi ha lasciato molto stranito fino a quando non sono arrivato al finale; te ne parlerò poi nella sezione apposita). La tua prosa è risultata molto poetica e incisiva, in grado di esprimere alla perfezione i sentimenti e gli stati d’animo del protagonista, nonostante la narrazione in prima persona che a volte può risultare controproducente. Anche il lessico è ottimamente dosato, molto semplice e per questo adatto al protagonista ma mai ripetitivo. Nessun dubbio sull’assegnarti il punteggio massimo. 
Pertanto, facendo una media approssimata, il punteggio finale è vicinissimo al massimo. 

Trama, Originalità e Caratterizzazione dei personaggi 9/10 
Per quanto riguarda la trama non ho rilevato alcuna incongruenza, anche perché la stessa è comunque abbastanza semplice; in un certo senso, il fatto che quella narrata sia una storia vera ha penalizzato un po’ l’originalità, che non è data neppure dal modo in cui associ le descrizioni (ad esempio la neve) alla situazione del protagonista e a ciò che gli succederà alla fine della storia. Parlando però del finale, è stato davvero un colpo al cuore, fortissimo e inaspettato: in un certo senso non riesco a commentarlo, da quanto mi ha lasciato senza parole… soprattutto per il modo in cui l’hai raccontato, che l’ha reso davvero d’impatto. 
Passando ai personaggi, sono essenzialmente due. Vincenzo, il protagonista, è molto ben delineato dall’introspezione, attraverso la quale non ci comunichi solo i suoi pensieri e i suoi sentimenti in quegli istanti, ma ciò che lo caratterizza come persona: le profonde radici che lo legano alla terra e alla famiglia, la semplicità sia della vita che dell’animo e l’espressione diretta dei sentimenti, senza interferenze. In questo modo sei riuscita a rendere giustizia a una persona vera, che continua a esserlo nonostante sia riportata su carta. Il flusso dei pensieri segue un ordine non propriamente logico, ma più “umano”: da una parola in una frase, infatti, ricrei la frase successiva, che magari non ha nulla a che vedere con la precedente. E in una storia come questa è certamente un pregio, che pone l’attenzione su ciò che la guerra provoca al singolo, e non sui suoi effetti generali. 
La giovane russa, invece, è un personaggio molto particolare: non brilla certo per originalità, perché rappresenta il topos dell’inafferrabile speranza nel futuro, ma dal mio punto di vista è perfetta così. La sua descrizione è molto sentita, soggettiva, tanto che la conseguenza del loro primo incontro e il loro dialogo così “intimo” (parlo soprattutto del fatto che si capiscono con gli occhi nonostante si conoscano appena e dei piccoli gesti con cui parlano e lentamente si avvicinano) paiono davvero naturali, quasi inevitabili, come la morte che poi colpirà a Tambov. 
Questa è una storia raccontata per non dimenticare una persona importante, e per questo ancora più intensa, e non nego che tutte le emozioni trasmesse dal modo in cui l’hai raccontata mi sono davvero arrivate, nonostante appunto la mancanza di una vera originalità a livello “letterario”. 
Assegno 9/10. 

Attinenza al contesto storico e ai contenuti del bando: 10/10 (5+5) 
Non ho nulla da dire, entrambe le richieste sono state rispettate alla perfezione. Rileggendo la domanda che mi avevi fatto al momento dell’iscrizione ora ne ho capito il senso e, che dire, la tua idea è stata semplicemente perfetta. Giustamente tu e la tua famiglia non saprete mai tutta la verità, solo il tragico epilogo, ma questo racconto, un misto tra ciò che realmente è accaduto e ciò che sarebbe potuto accadere, è stato molto vero, sia dal punto di vista storico che da quello emotivo. 

Pathos e Atmosfera: 4/5 
L’atmosfera della tua storia, dove la neve è simbolo di morte e dolore, è forte già dall’introduzione e si accentua con l’inizio dell’introspezione; il contrasto tra l’interno della piccola casa e l’esterno è decisamente degno di nota, infatti a valorizzare questo aspetto è stata soprattutto la tua abilità nelle descrizioni degli ambienti. Quello che forse manca, rispetto alle altre storie, è proprio il pathos, la tensione, che tuttavia non sarebbe stata completamente adatta a una storia simbolica come questa. 

Titolo e Introduzione: 4,25/5 
Parlando del titolo, devo dire che è la parte dell’intera storia che mi ha convinto meno, sia per la lingua utilizzata, che stona con il contesto, che per il suo significato. È vero, il fuoco ardente sulla neve potrebbe essere un’immagine intrigante e iconica per rappresentare il soldato sulla neve che ancora vive, ma in un certo senso per il modo in cui è inserita perde un po’ d’incisività risultando quasi neutro; assegno 3,5 punti su 5. L’introduzione, invece, è scelta è perfettamente per quanto riguarda le frasi prese dal testo, per cui ad essa assegno il punteggio pieno. La media dei due punteggi risulta così 4,25 su 5. 

Gradimento personale: 5/5 
Credo che questa sia la storia che, nell’intero contest, mi ha colpito di più dal punto di vista emotivo; fin dalle prime righe era chiaro che l’avevi scritta veramente con il cuore, e anche senza leggere le note ho ritrovato la tua grande vicinanza alla vicenda narrata. Inoltre, amo molto queste storie ricche di contrasti tra la dura realtà e una felicità effimera, entrambe unite dai dolorosi ricordi di ciò che si ha lasciato alle spalle. Non posso che assegnare il punteggio pieno. 

Recensore Master
12/12/18, ore 12:06

Ciao!
Okay, devo cercare di scrivere una recensione sensata, perchè questa storia è troppo bella e mi ha commossa ed emozionata tanto che ho paura di non trovare le parole giuste. Il contesto della Seconda Guerra Mondiale è uno di quei contesti in cui amo ambientare e leggere storie, probabilmente per la vena angst che per forza di cose la storia deve prendere. La tua non è da meno, c'è tanto angst e l'introspezione che hai fatto del soldato è splendida. Mi è piaciuto molto il paragone iniziale che hai fatto con la neve: Dapprima ne parli come qualcosa di candido e bello, poi però diventa sinonimo di morte, poiché di freddo, in quelle condizioni, si può anche morire. Il protagonista non può fare a meno di chiedersi perché si trovi lì, non può che convivere con la paura di morire ogni giorno, e tutto quello che vorrebbe è ritornare a casa dalla sua famiglia. A essere congelata poi è anche la sua anima, eppure in mezzo a tutto questo gelo e distruzione, è in grado di trovare qualcosa, anzi qualcuno, che riesce a scaldarlo. Mi è piaciuto tantissimo l'incontro con questa donna, la sua descrizione e il fatto che lui la chiami "angelo". Alla fine non è stato niente di che, soltanto un bacio, eppure ciò è riuscito a farlo sentire vivo. E' una cosa romantica pensare che di lei non sapesse nulla, neanche il nome, e che magari più avanti si sarebbero rincontrati. Ma purtroppo questo non succede, e qui arriva la parte che più mi ha spezzato il cuore, ovvero la morte del soldato. Se ne va con i rimpianti, quello di non aver visto la sua famiglia, quello di non poter sposare quella donna e poi beh... inutile dire che la parte in cui parli del fratello che tanti anni dopo scopre il motivo della sua morte... beh, è stato forte!
Se poi penso che questa storia è basata su una persona che è esistita veramente, wow... direi che tutto si amplifica.
Spero di non essere stata sconclusionata, io ho apprezzato davvero molto questa tua storia :)


~ Nao

Recensore Junior
19/11/18, ore 12:42

Parto da subito facendo i miei più sinceri complimenti, questa è una storia che farà strada senza dubbio nel contest. È una storia commovente sin dal fatto che essa sia tratta da una storia vera. La prima persona riesce a rendere efficacemente i pensieri del soldato, senza neppure immaginare che sia morto. Questo momento amaro rende la storia ancora più struggente, ma nella morte rimane ancora una cosa: il ricordo. Ancora complimenti per questo racconto ben scritto e ben indirizzato al cuore del lettore.

Recensore Master
19/11/18, ore 00:24

Ciao!
Sono Yonoi e anch’io partecipo al contest "Sosta verso casa". Bella, bellissima questa storia. Commovente, perché questo ragazzo ci conduce nei suoi pensieri semplici, senza pretese ma anche così pieni di vita, di voglia di vivere. Un povero soldato che si ritrova a vagare per le steppe della Russia, un povero contadino che non sa leggere né scrivere ma ha un animo pieno di sentimento, di affetto per la famiglia lontana, di amore da offrire. Nel suo peregrinare, riceve un dono: l’incontro con la giovane russa. che lo ospita temporaneamente nella sua casa. E quel breve incontro diventerà, nel suo cuore, un altro sogno... quello di sposarla, di vivere per sempre assieme a quella ragazza. E invece questo sogno non potrà mai realizzarsi... il soldato sarà condannato a morire solo, di stenti e di febbre, e solo dopo molti, moltissimi anni i suoi familiari, il fratello piccino verranno a sapere della sua fine. Un’ombra di tristezza rimarrà sempre negli occhi di suo fratello, ormai diventato nonno (e questo punto mi ha commosso in modo particolare: sarà perché io ho sempre adorato mio nonno). Complimenti quindi per questa storia così suggestiva e commovente... sapere che si tratta di una storia vera aggiunge al tuo scritto un ulteriore valore. Unico neo (se posso permettermi), il titolo in inglese: la storia è ambientata in Russia al tempo dell’ultima guerra, il protagonista è italiano...
In ogni caso, un’ottima prova. A presto e in bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
18/11/18, ore 20:47

Buona sera.
Complimenti! Un racconto bellissimo e toccante.
Farà strada anche questo, ne sono sicuro.
Scritto bene... ma non solo; fa ben leva sui sentimenti.
Insomma, un lavoro degno di nota.
^^
Buona serata :)