Recensioni per
L'istinto
di ghostmaker

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/01/19, ore 21:55
Cap. 1:

2^ classificata e vincitrice del Premio Giuria al contest "C'era una volta... un gatto" 

♦ Titolo: 4/5 → il titolo non è molto accattivante, ma è anche abbastanza sintetico che potrebbe incuriosire. Con una parola ti giochi tutto: un lettore potrebbe chiedersi di cosa parla oppure accantonarlo senza dargli una possibilità.
♦ Sinossi in 200 parole: 4/5 → non è male anche se l’ultima parte (“che a volte si comportano proprio come “animali”.) per quanto possa essere d’accordo con te, la trovo eccessiva in questo contesto: la sinossi è fatta per spiegare al lettore di cosa parla il libro, e magari convincerlo a leggerlo. Non usarla per dare giudizi morali o scagliarti contro qualcosa o qualcuno.
♦ Formattazione: 6/10
– Impaginazione: allineamento del testo → 2/2 punti;
– Impaginazione: rientranze margine sinistro → 0/2 punti: mancano i rientri sul margine sinistro;
– Corretto utilizzo di corsivo, grassetto, sottolineato → 0/2 punti: non ce ne sono;
– Impostazione interlinea e paragrafi → 2/2 punti;
– Corretto utilizzo dei simboli grafici (apici, virgolette, trattini) → 2/2 punti.
♦ Grammatica e ortografia: 10/10 → praticamente perfetta. Brava.
♦ Stile/lessico: 10/10 → ottimo per questo tipo di storia. Nella nota hai specificato l’uso delle ripetizioni e hai colto perfettamente lo scopo per cui erano generalmente usate. Ritmo cantilenante, molte ripetizioni, talvolta il dondolio mentre si raccontava una storia fanno parte della tradizione. Hanno scopo sia calmante che di facilitare la memorizzazione.
♦ Originalità: 3/5 → hai presente la storia della rana e dello scorpione? La tua storia me l’ha ricordata moltissimo, tuttavia, a differenza del protagonista di quella storia, il tuo può fare tesoro di quanto imparato e ottenere il suo lieto fine.
♦ Caratterizzazione dei personaggi: 6/10 → i personaggi non sono molto caratterizzati, anzi, direi che sono dei “tipi”, degli archetipi di “gatto” e “cane”, mentre il topo è il saggio della situazione che da una iniziale ingenuità, impara attraverso l’esperienza.
♦ Contestualizzazione: 8/10 
– attinenza al tema del contest → 4/4 punti;
– rating: → 2/2 punti; 
– genere: → 2/2 punti;
– avvertimento/nota: → 0/2 punti.
51*/65



“C’era una volta in una casa di montagna un piccolo topo che [...]” → metterei “in una casa di montagna” tra due virgole.

“Il piccolo topo non aveva mai conosciuto un gatto così, per educazione, aprì la piccola porta,” → ho un dubbio su quel “così”: non aveva mai conosciuto un “gatto di quel genere” oppure “non aveva mai conosciuto un gatto, e pertanto, per educazione, ...”. Nell’incertezza scelgo la seconda e quindi direi che serve una virgola in più,altrimenti preferirei un’espressione meno ambigua.


“Il piccolo topo poi tornò della piccola tana, chiuse la piccola porta, si sedette sulla piccola sedia e iniziò a mangiare lentamente il piccolo pezzo di formaggio che aveva sul piccolo tavolo quando qualcuno bussò alla piccola porta della piccola tana del piccolo topo.” → il piccolo topo è il soggetto della frase, quindi non è necessario ripetere, alla fine, che la piccola tana è del piccolo topo: sarebbe bastato dire “alla piccola porta della sua piccola tana”.

Recensore Master
23/12/18, ore 22:28
Cap. 1:

ciao,
devo dire che il tuo topino è stato il più furbo, in fondo è così che succede nelle favole, il buono vince sempre.
in realtà, come sottolinei tu, qui non si parla di istinto ma di prevaricazione che il gatto e il cane mascherano con la voglia di mangiare.
ho trovato un po' disturbante quel continuo ripetere piccolo, grosso e enorme ma è un'osservazione personale che nulla toglie alla comprensione del testo.
complimenti per la storia e buona fortuna per il contest. buon tutto kiss kiss <3 - aggiungo buone feste

Recensore Master
21/11/18, ore 17:57
Cap. 1:

Ciao, sono Evelyn e anch'io partecipo al contest di Nuel2.
La tua storia, proprio nella sua semplicità, mi è piaciuta molto. Non manca la giusta morale, che può essere benissimo rapportata agli esseri umani, e ho apprezzato tantissimo la voluta ripetizione di "piccolo, grosso, enorme". Come dici anche tu, è una sorta di nenia che ti ipnotizza e ti immerge nell'atmosfera da favola!
Buona fortuna per il contest!

Recensore Master
20/11/18, ore 16:58
Cap. 1:

Ciao, sono summer_moon :)
Prima di tutto, buona fortuna per il contest😊 e chissenefrega se, allo stesso, siamo avversari/avversarie, ti auguro buona fortuna lo stesso😊
Oserei dire che, in questa tua favola, il topo - il quale all'inizio ha fatto la figura dell'ingenuo, poverello - è quello che se l'è cavata meglio😂 visto come, alla fine, l'ha messa in quel posto sia al cane, sia al gatto😂
Il grosso gatto disse: «Hai ragione piccolo topo e allora che ne dici di aprire la piccola porta così che anch’io possa mostrarti la bontà di cui parli?» (cit)
Meno male che il topo non è cascato nella trappola del gatto😂 dopotutto è vero, a volte essere troppo buoni fa più male che bene...
Questa tua storiella m'è veramente piaciuta x) alla prossima! xD
Saluti da summer_moon
(Recensione modificata il 20/11/2018 - 05:00 pm)

Recensore Master
19/11/18, ore 22:47
Cap. 1:

Ciao!
Qui si parla di gatti, e quando si parla di gatti ecco che le mie antenne si drizzano subito. E poi abbiamo una favola , nel perfetto stile di quelle che i nonni raccontano ai loro nipotini... ed è proprio vero che parte della magia delle fiabe risiede proprio nella ripetizione. Non per nulla, quando eravamo piccoli, dicevamo sempre ai nonni: ancora, ancora!
Qui abbiamo una bella lezione di vita: cos’è l’istinto? Una sorta di regola non scritta che guida la vita degli animali... esiste un istinto di sopravvivenza, un istinto di caccia per i predatori e uno di difesa per le prede, piccole o grandi. Per noi umani tutto passa (o dovrebbe passare) attraverso la mediazione della ragione, e proprio qui sta l’insegnamento del topo: è più costruttivo prendersi per il collo l’uno con l’altro o darsi una mano? Essere predatori solitari, e quindi soli, o condividere tranquillamente i propri pezzetti di formaggio?
È sicuramente vero che ad esser troppo buoni, come si suol dire, si finisce per diventare a nostra volta delle possibili prede. Ma è anche vero che la bontà non è scontata, è difficile: è qualcosa che si costruisce giorno per giorno rinunciando al mero istinto e, talvolta, superandolo.
Una bella fiaba, di quelle di una volta. Mi ha rallegrato in una sera pessima e piovosa, riportandomi ai tempi incantati dell’infanzia.