Recensioni per
Your Traces on my Skin
di XShade_Shinra

Questa storia ha ottenuto 35 recensioni.
Positive : 35
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
17/09/19, ore 13:28

Eh, capisco benissimo cosa vuol dire mettere la parola fine a qualcosa che ti ha accompagnato a lungo, ma chissà, magari domani ti verrà in mente qualcosa di nuovo a cui dedicarti... o magari tornerai a scrivere di qualche nuovo episodio. Mi ha fatto molto piacere leggere questa fan fiction e sono contenta che i commenti siano stati un sostegno. Grazie ancora per aver condiviso la tua storia e alla prossima! :)

Recensore Veterano
08/09/19, ore 18:35
Cap. 4:

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:
Mi piace che questo titolo sia l’esatto specchio di quello della seconda storia perché il lettore capisce subito che i due capitoli sono legati a doppio filo; inoltre si intuisce anche il “ribaltamento” del punto di vista, altra cosa che ho apprezzato.



Caratterizzazione dei personaggi:
In questa quarta storia troviamo il punto di vista di Mito, e iniziamo subito con una considerazione che trovo molto adatta al personaggio, ovvero quella sui capelli rossi di Hanamichi che “attirano il malocchio”: il fatto che i capelli rossi portino sfortuna è strettamente legato alle credenze popolari anche in Italia (basti pensare a Rosso Malpelo), e trovo naturale che in un paese come il Giappone, molto attento culturalmente alle superstizioni, un ragazzo abbia pensieri simili.
Che poi, certo, Mito non crede davvero che siano i capelli rossi di Hanamichi a portargli sfortuna quanto piuttosto la sua innata capacità di cacciarsi nei guai, ma intanto… intanto ci pensa. Solo un po’.

Trovo verosimile anche che Mito, nella rissa, si sia avvicinato a Mitsui perché ha riconosciuto in lui il capobanda: Mito è il braccio destro di Hanamichi nell’Armata Sakuragi, e dato che Hanamichi è già impegnato in uno scontro con Tetsuo è quindi ovvio che sia lui a vedersela con il più alto in gerarchia della banda rivale.


Quando Mitsui lo colpisce, Mito inizialmente non si rende conto di cosa è successo… comprensibile, dato che ovviamente non riesce a vedere il segno col nome di Mitsui che gli è rimasto in viso. Tuttavia si rende subito conto dalle reazioni degli altri che qualcosa è successo, e non appena segue lo sguardo di Mitsui al suo pugno e vede il proprio nome scritto sulle sue nocche, finalmente capisce: Mitsui è il suo soulmate.

A questo punto, mi sarebbe piaciuto un po’ più di approfondimento sulla reazione di Mito a questa scoperta; sapere cosa ne pensa, se è sorpreso, felice, deluso, arrabbiato o magari un misto di tutto questo… invece si limita a prenderne atto, e l’attenzione del lettore viene subito distolta per proseguire con la trama.

Capisco che probabilmente il limite di parole ti ha condizionato, ma personalmente avrei preferito che fosse dato più spazio a questo momento anche magari a discapito di altre scene: dopotutto sappiamo che il Giappone è “il paese con la minor percentuale di anime gemelle accoppiate al mondo”, per citare il Mitsui della prima drabble, quindi la scoperta è ancora più eccezionale e secondo me la reazione di Mito meritava qualche riga in più.


Una volta ascoltata la storia di Mitsui da Kogure Mito finalmente capisce da dove arrivi tutta la sua rabbia, ma nonostante questo ribadisce che il suo comportamento è scorretto e non ci si può semplicemente passare sopra come se non fosse successo niente. È un pensiero naturale, questo, perché dopotutto tutti quanti hanno i loro problemi e i loro fantasmi del passato, ma questo non vuol dire che siano autorizzati a comportarsi come vogliono.

E tuttavia, alla fine, decide di “salvarlo”: avrebbe potuto trascinarlo nella fossa con sé, come dice lui stesso, ma mi piace che abbia scelto di aiutare anche lui insieme agli altri.
Questo non vuol dire che giustifichi il suo comportamento, certo, ma solo che sia convinto del fatto che Mitsui si è pentito e quindi meriti una seconda occasione… e credo che sia una scelta perfettamente in linea con la caratterizzazione di Mito.


Nel paragrafo successivo veniamo a scoprire che Mito crede che Mitsui lo stia tenendo lontano di proposito. Mi piace molto questa cosa, soprattutto dopo aver letto la versione dal punto di vista di Mitsui, perché scopriamo una volta di più come sia facile per le persone fraintendere il comportamento degli altri: Mito si dispiace che Mitsui lo saluti solo da lontano, Mitsui non osa avvicinarsi di più perché è convinto che sia Mito a non volerlo.

E poi c’è il discorso del nome: è interessante questa interpretazione del suo gesto, perché in effetti scopriamo che Mito era davvero irritato per il fatto di avere il nome di Mitsui tatuato sulla guancia, ma soltanto perché l’aveva interpretato come un segno di possessività, ed è ovvio, in quest’ottica, che un tipo orgoglioso come lui se ne sia risentito.

Soprattutto perché, al contrario di Mitsui, a lui non è mai importato poi questo granché del trovare l’anima gemella. Credo che questo sia molto verosimile e plausibile alla luce di ciò che Mito stesso ci racconta dei suoi genitori, e del fatto che in generale nella sua famiglia nessuno aveva trovato l’anima gemella.


E, tuttavia, vediamo che nonostante fino ad allora non ci avesse pensato adesso anche lui è incuriosito da Mitsui, proprio perché è il suo soulmate. Non lo vedo affatto come un atteggiamento contraddittorio, ma al contrario mi sembra normale: non l’aveva cercato, ok, ma ora che volente o nolente l’ha trovato è ovvio che voglia cercare di saperne di più… ed è anche ovvio che sfrutti la scusa di osservare gli allenamenti di Hanamichi per tenere d’occhio anche lui.


Parlando proprio di Hanamichi, la scelta di chiedere consiglio a lui è stata forse sciocca, a posteriori, ma dopotutto a chi altri avrebbe potuto chiedere se non al suo migliore amico?

Non condivido molto la scelta di includere anche Miyagi nelle sue confidenze, perché non è che avessero poi chissà quale rapporto di amicizia, ma in ogni caso sia Hanamichi che Miyagi, sono caratterizzati molto bene nella loro versione più infantile, – quella che li colpisce immancabilmente quando sono insieme – e per quanto possa capire l’irritazione di Mito capisco anche che le risatine e le prese in giro più o meno maliziose siano assolutamente normali in una situazione del genere. O almeno, normali per loro.

E alla fine è ovvio che Mito si esasperi al punto da zittirli entrambi sia fisicamente che a parole – “è la risoluzione dei problemi il vostro punto carente”… tanto di cappello per una frecciatina così azzeccata, Mito! – e se ne vada nonostante i loro spergiuri sul fare i seri.

Che poi forse, alla fine, qualche consiglio concreto gliel’avrebbero dato davvero… ma giustamente Mito non ha avuto la pazienza di sopportare chissà quanto altro tempo prima che si decidessero a smetterla di fare i bambinetti irritanti.


Ed ecco che, all’improvviso, entra in scena Rukawa. Lui e Mito probabilmente si sono scambiati poche parole in croce da quando si conoscono, tuttavia non mi è sembrato forzato da parte di nessuno dei due quel sedersi su una panchina a chiacchierare: è strano, sì, ma a volte capita di ritrovarsi quasi senza accorgersene a parlare a ruota libera con persone che si conoscono poco o con le quali comunque non si è molto amici.

Considerando poi che Mito in quel momento era – parole sue – “depresso e amareggiato” per il fallimento dell’incontro con Hanamichi e Miyagi, ci sta che si sia buttato a chiedere aiuto al suo improbabilissimo neo confidente.

(E probabilmente è per questo che non lo prende in giro per aver mancato il cestino… dubito che Rukawa sarebbe rimasto tranquillo a farsi insultare!)

Mi piace come Mito prenda il discorso alla larga, parlando prima della squadra e di cosa ne pensi Rukawa di Mitsui: quello di cui gli preme discutere è un argomento delicato e anche imbarazzante, per certi versi, quindi sarebbe strano arrivare direttamente al nocciolo della questione senza neppure un po’ di giri di parole.

E, parlando di giri di parole… ecco, onestamente quel “Secondo te, anche io avrei possibilità di vincere con Mitsui in squadra?” mi lascia piuttosto perplessa. Mi sembra una frase forzata e non da Mito, pur con tutte le attenuanti del caso. Insomma, considerando che ha preso il discorso alla larga proprio per introdurlo come si deve, mi sembra poco plausibile un’uscita del genere.
Comprensibile che, quindi, abbia mostrato a Rukawa il segno sul suo fianco per spiegare meglio il concetto che, solo con le parole, sarebbe stato piuttosto nebuloso.

La replica di Rukawa, per quanto bella e profonda, mi è parsa totalmente estranea sia al suo personaggio scorbutico e taciturno che in generale ad un adolescente medio. Sì, tu stessa poco dopo spieghi – tramite i suoi pensieri diretti, e ci torneremo poi – che in realtà “non sa nemmeno che cazzo sta dicendo” e vuole solo levarsi Mito di dosso e andarsene a dormire… ma la trovo poco plausibile anche come insieme di frasi “buttate lì”, perché proprio non ce lo vedo Rukawa a parlare così nemmeno per finta.

Di contro, è ovvio che Mito sia rimasto molto colpito da quelle parole, e che ci abbia riflettuto su accuratamente. Dopotutto stava cercando disperatamente un consiglio su cosa fare, quindi sarebbe stato sciocco da parte sua non approfittare di quell’improbabile perla di saggezza per cercare di far chiarezza nel proprio cuore.


Quando per caso Mito si ritrova a sentire le voci di Mitsui e Tetsuo e tira fuori le sue “doti da ninja” (sono morta dal ridere, sappilo) per origliare, devo dire che – nonostante la mossa decisamente poco etica – l’ho trovato molto realistico. Sì, è vero che tecnicamente non si dovrebbe fare ed è vero che probabilmente se avesse sorpreso Mitsui ad origliare la sua conversazione con Rukawa si sarebbe arrabbiato… ma dopotutto è un essere umano, e come tale ci sta benissimo che la curiosità abbia avuto la meglio sulla buona creanza.

Soprattutto una volta accortosi che il suo soulmate – quello a cui non riusciva a smettere di pensare e che gli stava dando notevoli grattacapi – stava proprio parlando di lui. Parliamoci chiaro: chi al suo posto avrebbe resistito? Io no, lo ammetto tranquillamente.

Una delle cose che maggiormente colpisce la sua attenzione – oltre al fatto che Mitsui si rivela essere molto più sensibile e onesto di quanto avesse dimostrato nel suo passato da teppista – è il fatto che Mitsui, proprio come lui, non ha mai avuto relazioni. È davvero tenero vedere come Mito si senta rincuorato da questo particolare: sì, a lui non importa del giudizio degli altri, lo sappiamo, ma anche i suoi amici dicevano che era “strano” per quello… e ora invece viene a scoprire che c’è qualcun altro che la pensa esattamente come lui, che come lui non è stato attratto da relazioni effimere o che semplicemente non aveva mai avuto interesse per nessuno, prima.

Probabilmente, è stata quella la molla che l’ha fatto scattare e che l’ha spinto a seguirlo perché non voleva aspettare l’indomani per quel chiarimento tanto atteso.

Ho adorato la faccia tosta con cui finge di averlo incontrato per caso… è così da Mito che me lo sono proprio vista davanti mentre se la ride sotto i baffi.

Come sospettava Mitsui – e noi con lui – la sua proposta di andare a bere qualcosa era un test, e direi che ci sta: avendo deciso di conoscerlo meglio, non è affatto strano che voglia anche sapere quali siano le sue priorità e i suoi principi… e se davvero è cambiato come dice.

E Mitsui è cambiato, eccome se è cambiato: quel suo discorso accorato e sincero lo convince finalmente di aver fatto bene a dargli questa seconda occasione, e soprattutto lo spinge a rivalutare il segno che porta impresso su di sé.
A quanto pare, era solo lui, Mito, a pensar male credendo che Mitsui lo ritenesse una sua proprietà mentre invece per Mitsui lui ha tutt’altro significato… e onestamente immagino che stavolta non gli sia affatto dispiaciuto di essersi sbagliato.

Alla luce di questo, è quasi ovvio che sia Mito a fare un passo – metaforico e fisico – verso Mitsui, tranquillizzandolo sul fatto che, no, non è vero che lo odia, anzi… in effetti, magari, potrebbe davvero esserci qualcosa, tra loro.
Lo fa in modo semplice e quasi impacciato, facendo sfiorare i loro dorsi, ed è davvero dolce l’improvviso timore che nasce dentro di lui, quel “sarà sufficiente? Lui mi capirà?” che si nasconde dietro la facciata di chi è perfettamente sicuro di sé e ha tutto sotto controllo.

E credo che il ragionamento finale di Mito sia assolutamente sensato: non avendo idea di come funzioni questa cosa delle anime gemelle non è strano chiedersi quale tipo di rapporto nascerà tra lui e Mitsui, se sarà per forza di tipo romantico oppure platonico… ma la cosa che mi piace è che, in ogni caso, non se ne fa un cruccio.

Dopotutto l’importante è essersi trovati, quello che succederà lo scopriranno strada facendo. Insieme.



Stile e trama:
Intanto ti segnalo un paio di piccoli refusi:
- Prima di «Anche tu», gli dissi […] devi andare a capo perché cambia il personaggio che parla.
- Ci sono due occasioni in cui ho trovato scritto “bÈ” al posto di “beh” (come l’hai scritto dalle altre parti) --> “bÈ almeno in quello io e Mitsui ci siamo trovati” e “BÈ, ti stai comportando bene in squadra”.

Lo stile di questa storia si avvicina moltissimo a quello della seconda, – il suo specchio virtuale – sia per la sintassi che per la costruzione narrativa.

Anche qui troviamo alternati periodi brevi e lunghi ricchi di coordinate per asindeto, anche se devo dire che c’è una netta prevalenza dei primi (costituiti da una o due frasi).

La lettura risulta sempre scorrevole, e ad un’introspezione più marcata si susseguono fasi narrative o di dialogo diretto, vivacizzando il ritmo per non renderlo monotono.


Come tu stessa hai ammesso nelle note, un capitolo del genere – in cui si raccontano pressappoco le stesse cose ma da un differente punto di vista – avrebbe rischiato di annoiare il lettore, e ho apprezzato che, per evitarlo, tu abbia “tagliato” il più possibile sulle scene già viste.

Il primo esempio che mi viene di farti è proprio all’inizio, con la rissa in palestra: nella seconda storia ti eri attardata a descrivere meglio tutto ciò che accadeva, qui invece glissi su tutti gli aspetti “secondari” per concentrarti direttamente sul nocciolo della questione, ovvero il pugno di Mitsui che porta alla scoperta del suo essere il soulmate di Mito.

A questo proposito, tuttavia, c’è una cosa che mi ero chiesta anche nell’altra storia ma che non avevo accennato per vedere se in questo capitolo mi avresti chiarito il dubbio. Il fatto è che non capisco come mai il marchio si sia rivelato solo al pugno di Mitsui e non a quelli che Mito gli aveva dato fino ad allora.
Mi sono detta che forse i capelli di Mitsui gli coprivano la faccia impedendo il contatto diretto con la pelle di Mito, ma onestamente è una spiegazione un po’ stiracchiata e non mi convince del tutto.
Ho anche ipotizzato che il marchio effettivamente fosse comparso ma Mito non lo aveva visto, – sempre per il discorso che la faccia di Mitsui è coperta dai capelli – ma sembra anche più improbabile.
Quindi lo chiedo a te: perché proprio con quel pugno e non prima? Che cosa mi è sfuggito?


Col proseguire della storia, si spiegano quelle azioni di Mito che attraverso gli occhi di Mitsui avevamo solo potuto interpretare in via ipotetica, e mi è molto piaciuto vedere come alcune di quelle ipotesi si siano rivelate esatte mentre altre erano completamente fuori strada. In fondo è esattamente quello che accade nella vita di tutti i giorni, dove non succede mai di indovinare sempre e comunque i pensieri e le intenzioni di chi ci sta di fronte, e proprio per questo ho apprezzato il realismo che ha portato nella tua storia.


E poi arriviamo alla prima delle due scene completamente “inedite” del capitolo, quella con Hanamichi e Miyagi.

Ne ho già parlato prima e quindi non mi dilungherò, ma ci tenevo a sottolineare che questo intermezzo comico, oltre a richiamare da vicino uno degli aspetti portanti del canon ed essere quindi molto realistico, è stato inserito con un ottimo criterio per quanto riguarda la narrazione: segue una parte quasi completamente introspettiva riuscendo ad alleggerire i toni del racconto, e ne precede un’altra che, pur essendo dialogata, mette in scena argomentazioni profonde e un po’ più pesanti.


La parte immediatamente successiva in cui Mito passa in rassegna i ragazzi a cui potrebbe chiedere consiglio e ipotizza le loro reazioni, invece, non mi ha fatto impazzire. È un’idea carina “graficamente”, se mi passi il termine, perché mi immagino i vari personaggi che compaiono nelle nuvolette e si comportano esattamente come ci si aspetterebbe da loro, tuttavia per scritto credo che non renda molto bene, risultando un elenco un po’ forzato.


L’incontro con Rukawa è totalmente inaspettato ma comunque verosimile, dato che quel ragazzo passa gran parte della sua giornata ad allenarsi, e mi piace anche che si siano ritrovati su una panchina a parlare quasi per caso, senza averlo minimamente programmato.

Del loro dialogo ti ho già abbondantemente parlato, qui mi voglio però soffermare su quei pensieri diretti di Rukawa che ci fanno capire come in realtà le sue sagge parole fossero solo una manciata di frasi a caso buttate lì solo per levarsi di torno Mito e andarsene a dormire.

La scenetta è divertente, e mi ha fatto sorridere leggere quelle righe immaginandomi la faccia scorbutica di Rukawa in sottofondo – magari con la grafica stilizzata dei momenti buffi dell’anime – mentre Mito rimuginava su quanto appena sentito, prendendolo sul serio.

Tuttavia, al di là del fanservice, narrativamente parlando è uno scivolone che non mi è piaciuto molto: tutta la storia è scritta in prima persona dal punto di vista esclusivo di Mito, e questa singola incursione nei pensieri diretti di un altro personaggio volta a giustificare il suo comportamento anomalo di poco prima è in contrasto con il resto del racconto.

Il fatto che tali pensieri siano stati introdotti dalla formula “non seppi mai che” non indora la pillola, a mio avviso, perché se tu, Mito/narratore, dici di non averlo mai saputo… allora come fai a raccontarmelo?

Sarebbe stato diverso con un narratore esterno e/o con un punto di vista misto, ma secondo me un narratore selettivo come quello utilizzato qui non dovrebbe raccontare al lettore nulla più di ciò che il protagonista vede, sente o presuppone, altrimenti l’immedesimazione in lui vacilla.


Passando alla scena successiva, di nuovo ho apprezzato che tu non abbia riproposto l’intero dialogo di Mitsui e Tetsuo ma solo la sua parte finale: da un lato hai evitato il rischio di annoiare il lettore riproponendo qualcosa di già noto, dall’altro è molto più verosimile così, con Mito che carpisce solo le frasi finali, piuttosto che se avesse ascoltato tutto il loro discorso neanche fosse rimasto appostato tutto il giorno ad aspettarli.

E, a proposito di appostamento… niente, non ce la faccio: Mito e le sue “doti da ninja”, che con passo felino si avvicina per origliare, mi fa ridere ogni volta che rileggo la scenetta perché io ce lo vedo Mito a comportarsi proprio così. Fantastico.


Nell’incontro fintamente casuale con Mitsui abbiamo finalmente quel tanto agognato chiarimento tra i due, e qui ho trovato coerente la scelta di riproporre per intero il loro dialogo, soprattutto perché è stato inframmezzato dall’introspezione di Mito e dalle spiegazioni che ancora ci mancavano per avere il quadro completo della situazione.

E poi, come chicca finale, troviamo a sorpresa un riferimento al titolo della raccolta trai pensieri di Mito. Mi è molto piaciuto questo particolare perché è stato un po’ come la chiusura di un cerchio, e – anche se tecnicamente non è il vero ultimo capitolo della raccolta perché ne hai aggiunti altri – l’ho trovata una conclusione davvero perfetta.



Gradimento personale:
Mito è stato ed è tuttora uno dei miei personaggi preferiti di Slam Dunk, forse il mio preferito in assoluto, e mi è piaciuto in generale il modo con cui hai saputo gestire la sua introspezione… ma in particolare ho adorato la scenetta con Hanamichi e Miyagi, perché sono tutti e tre perfettamente fedeli agli originali e – anche e soprattutto per questo – davvero divertenti.







Valutazione generale della raccolta: Your Traces on my Skin

Titolo raccolta:
Allora, devo dire che di base non sono una grande amante dei titoli in lingua straniera usata solo “per musicalità” (quindi senza un riferimento a citazioni o altro che ne giustificherebbero l’utilizzo), e avrei preferito l’italiano.

Comunque sia, a parte questo discorso generale, il titolo della raccolta mi è piaciuto davvero molto: salta subito agli occhi per il suo significato immediato, poetico e romantico, ma ha anche il valore aggiunto di essere perfettamente in linea con l’intera raccolta.

Infatti, queste “tracce” possono essere viste sia in chiave metaforica come i segni che qualcuno lascia su un’altra persona, sia in senso più concreto come i nomi che Mito e Mitsui si tatuano addosso l’un l’altro ad ogni tocco.



Sviluppo del soulmate!AU
L’elemento del soulmate!AU è ben inserito nella raccolta grazie ai numerosi particolari aggiunti nelle varie storie, che lo rendono naturale e realistico: un’appendice che si incastra perfettamente con il mondo di Slam Dunk senza nulla togliere al canon, ma anzi arricchendolo con qualcosa in più.

Ho apprezzato anche che non solo tutti fossero a conoscenza del significato dei marchi che compaiono improvvisamente su Mito e Mitsui, ma che tu abbia inserito anche il racconto di qualcun altro oltre a Mitsui che ha – quasi – conosciuto la sua anima gemella.

Inoltre mi è piaciuto anche l’accenno al fatto che la percentuale di ritrovamento delle anime gemelle in Giappone è molto bassa, e di conseguenza ci sono molte persone sposate con qualcuno che non è la loro anima gemella: è il caso dei genitori di Mito, e infatti lui fino all’incontro con Mitsui non era particolarmente interessato all’argomento.

Oltre al concetto in sé di anima gemella, che è essenziale in tutte e quattro le storie, mi è inoltre piaciuto che sia stata proprio la regola da te scelta ad avere un’enorme importanza.

In tutte e quattro le storie, infatti, non soltanto viene citato il marchio che compare solo al contatto con l’anima gemella, ma ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo della trama: nella prima è il motivo per cui Mitsui decide di diventare un teppista; nella seconda è il motivo per cui si interrompe la rissa e ovviamente anche il mezzo con cui Mito e Mitsui scoprono di essere anime gemelle; nella terza invece viene sfruttato da Mito per giocare il suo scherzo a Mitsui; nella quarta si riprende il tema della rissa ma viene anche ampliato il concetto, rivelando cosa aveva pensato Mito sull’essere “marchiato” da Mitsui.

Oltre a questo ci sono numerosi altri particolari – uno tra tutti: Mito che sposta il proprio marchio prima dove nessuno possa vederlo e poi sul dorso della mano, dove è ben visibile – che hanno fatto sentire la presenza costante di questo elemento anche quando rimaneva solo in sottofondo.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
08/09/19, ore 18:34

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Un titolo davvero molto dolce nella sua semplicità, si adatta perfettamente alla storia sia in linea generale – rispecchiando il rapporto di Mitsui e Mito fatto di vicinanza molto più spirituale che fisica – che nello specifico la scena con cui la storia si conclude.



Caratterizzazione dei personaggi:
Dalle parole di Mitsui sappiamo che lui e Mito, dopo quel primo appuntamento (si può chiamare così, vero?) raccontato sul finale della seconda storia, hanno continuato a frequentarsi senza fretta, dandosi il tempo di conoscersi meglio.

Mi piace questa cosa, soprattutto per quanto riguarda Mitsui: ha detto chiaramente che avrebbe voluto fare le cose con calma e procedere a piccoli passi per non rischiare di rovinare tutto, quindi questo atteggiamento rimane coerente con i suoi propositi.

Senza contare che non aveva mai avuto una relazione con nessuno, prima, quindi oltre alla paura di andare troppo di fretta c’è anche da considerare tutta la questione dell’impaccio dato dall’inesperienza.

Molto significativo, a tal proposito, il citare quel “goffo abbraccio” che Mito e Mitsui si concedono di tanto in tanto, passando un braccio dietro la schiena dell’altro: oltre ad essere molto tenera come immagine, rende benissimo la situazione del loro rapporto.


Onestamente non ricordo se anche nel canon l’Armata Sakuragi faceva regolarmente il viaggio in treno con la squadra per poi fare il tifo, ma credo di sì. Ad ogni modo, in questo contesto – con la combinazione dell’amicizia per Hanamichi e di quel nuovo rapporto tra Mito e Mitsui – è assolutamente verosimile.

Come pure verosimile è che Mitsui, non vedendoli, non solo si preoccupa e chiede delucidazioni ad Hanamichi, ma saputo che Mito è malato si propone di andare a trovarlo subito dopo la partita.


Invece è Mito che, di nuovo, lo precede. Trovo davvero molto dolce che nonostante la febbre si sia sforzato di andare comunque a fare il tifo appositamente per lui – come dice esplicitamente – perché è uno di quei gesti “da coppia” che loro raramente si concedono, ma che comunque non risultano affatto forzati dato il legame che stanno instaurando. Un legame che, ormai, va ben oltre il semplice nome che hanno tatuato sulla pelle.

Mi piace anche che, dopo quel primo momento “sentimentale”, diciamo, Mito stemperi di nuovo tutto con una battuta (quel “come minimo” ribattuto in risposta alla proposta di Mitsui di riaccompagnarlo a casa): è come se, nonostante il gesto spontaneo, si sentisse ancora un po’ a disagio nell’aver dichiarato apertamente di essere lì per Mitsui e volesse in qualche modo distogliere la sua attenzione e riportare l’atmosfera su un piano che gli è più congeniale.

Per questo inizialmente mi aveva colto di sorpresa il bacio che stampa a Mitsui sulla guancia: non che fosse questa gran cosa, – dopotutto lo sappiamo che sono più che amici e quindi ci sta – ma così all’improvviso sembrava una cosa fin troppo sdolcinata, per uno come Mito.

E infatti anche Mitsui viene preso in contropiede, imbarazzato e confuso nonostante gli abbia fatto evidentemente piacere quello slancio di affetto… fino a quando non ha capito – e io con lui – il vero motivo che si celava dietro quel bacio inaspettato.

Questo dispetto giocoso dal sapore infantile mi ha fatto sorridere e rivalutare tutta la scena sotto una nuova luce, perché ora sì che riconosco il Mito di sempre!

E poi vogliamo dimenticarci delle due bald… comari? Assolutamente no, anche perché Hanamichi e Miyagi sono a dir poco perfetti nella loro breve apparizione, sia per quello che dicono che per come lo dicono, tra sghignazzamenti e prese in giro: oltre ad essere divertenti – e a farci capire quel particolare del nome tatuato sulla guancia che era sfuggito a Mitsui – contribuiscono non poco all’immedesimazione del lettore, rendendo questa scena e la flash in generale assolutamente realistica e verosimile.



Stile e trama:
Innanzitutto, prima di dimenticarmene, ti segnalo un piccolo refuso:
[…] stringerci la mano e, ramente […] --> raramente.


Lo stile di questa flash è fluido e lineare, molto introspettivo ma senza risultare mai pesante.

La sintassi aiuta, in questo senso, sia con un’alternanza di periodi brevi e lunghi che con l’utilizzo, soprattutto in questi ultimi, delle coordinate per asindeto che mantengono sempre un immediato livello di comprensione.


La parte iniziale si ricollega direttamente al finale della scorsa storia, raccontandoci come sono proseguite le cose tra Mito e Mitsui dopo quella primissima uscita insieme senza però scadere nell’effetto del riassunto didattico: le informazioni sono inserite all’interno di un piccolo flusso di coscienza che ci aiuta a riprendere le fila del discorso, ma che nel complesso risulta naturale e niente affatto forzato.


Da un punto di vista tecnico anche qui, come nella scorsa storia, ci sono espressioni un po’ troppo ricercate che stonano con un narratore in prima persona (soprattutto un narratore adolescente), ma si tratta giusto di un paio di casi isolati che nel complesso potrebbero tranquillamente passare inosservati e quindi non disturbano la lettura.

Un altro piccolo appunto più o meno tecnico: non condivido l’uso delle virgolette nella frase […] ma Sakuragi mi “tranquillizzò” […].
Messa così, sembra quasi una battuta o un’uscita sarcastica (come se Hanamichi in realtà avesse fatto tutt’altro), invece il tono generale non è scherzoso ma serio e Mitsui è effettivamente stato tranquillizzato da quelle parole che gli hanno chiarito il perché Mito non stesse facendo il viaggio con la squadra come al solito.
Forse volevi sottintendere che Mitsui non si è veramente tranquillizzato ma è passato da una preoccupazione all’altra, sapendo che Mito è malato? Non so, non mi è molto chiaro.


Tornando alla trama, mi è molto piaciuta la scena che hai scelto di raccontare come punto focale della flash: un momento molto significativo nella sua apparente banalità, che sottolinea come un rapporto – soprattutto uno agli inizi come quello di Mito e Mitsui – sia costituito da tanti piccoli gesti, tutti egualmente importanti.

Non sappiamo nello specifico di quale partita stiamo parlando, ma onestamente preferisco così: in questo modo la storia si colloca in un momento indefinito del canon senza doversi per forza incastrare con tutte le altre informazioni e lasciandoci invece la possibilità di goderci il momento senza altri pensieri.


Il dialogo tra Mito e Mitsui, quando Mito lo raggiunge con tanto di mascherina per “non fare l’untore in giro”, è davvero tenero e ben costruito: con poche battute sei riuscita a ricreare chiaramente la scena nella mente del lettore, che si ritrova bel bello negli spogliatoi a spiare i due “piccioncini” esattamente come il resto della squadra.


Squadra che, giustamente, reagisce con totale naturalezza a quello scambio di saluti: c’è Akagi indispettito perché sembra voler dire “questo non è il momento di distrarsi, c’è la partita!”, Rukawa che è scocciato perché… beh, è Rukawa, lui è sempre scocciato per qualcosa. In particolare credo che, più che per la scenetta in sé, sia infastidito dalla reazione di Hanamichi e Miyagi.

E tra loro e Mitsui, si viene a creare un siparietto comico davvero divertente e spontaneo, che fa sorridere il lettore e aggiunge quel “qualcosa in più” ad una storia già di per sé davvero carina.

Anche se, in effetti, il tocco finale si ha con Mito e il suo sorriso nascosto dietro la mascherina, consapevole di aver lasciato il “segno del rossetto” sulla guancia del suo soulmate, dove rimarrà in bella vista per tutta la partita.

Ha ragione Mitsui, come si fa a non adorarlo?



Gradimento personale:
Devo dire che questa è la storia che preferisco, romantica e divertente nella sua apparente semplicità: uno spaccato di vita quotidiana che riassume perfettamente sia il rapporto sempre più stretto tra Mito e Mitsui, sia il legame di complicità presente tra i ragazzi della squadra.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
08/09/19, ore 18:32
Cap. 2:

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Questo titolo centra quello che è il nucleo pulsante attorno a cui ruota tutta la storia: lascia presagire un incontro importante – decisivo, direi – senza però svelare null’altro, incuriosendo il lettore.



Caratterizzazione dei personaggi:
A inizio storia troviamo la scena della rissa presente anche nell’anime, e Mitsui rimane fedele a se stesso sia in ciò che fa – che in questa prima parte non è stato alterato dal canon – sia, soprattutto, nei suoi pensieri: sono tutti coerenti e verosimili sia con la situazione che con il personaggio, da quando riflette che quella doveva essere una vendetta “semplice e veloce” contro Miyagi a quando si dice sarcastico che “avrei dovuto leggere l’oroscopo prima di uscire di casa”.

Lo stesso vale per Mito che, come nel canon, continua a menare Mitsui incurante delle sue ferite. In effetti lui ad un certo punto si sarebbe pure fermato, intimando a Mitsui di andarsene e lasciare in pace quelli della squadra, ma in una storia raccontata dal punto di vista di Mitsui questo è un dettaglio opinabile: non si sarebbe mai tirato indietro facendo la figura del vigliacco, quindi è logico pensare che una cosa del genere non l’abbia neppure presa in considerazione.


Anche nel momento della scoperta Mitsui reagisce esattamente come ci si aspetterebbe da lui, con quel ghigno soddisfatto per aver messo a segno un colpo che svanisce dal viso per lasciare il posto ad un’espressione di scioccata sorpresa. E come dargli torto? Si è dannato l’anima per cercare l’anima gemella, è stato coinvolto in chissà quante risse proprio per avere uno straccio di occasione di incontrarla… e se la trova davanti adesso, quando non solo non la stava cercando ma era in assoluto il suo ultimo pensiero.

Piccola nota di merito per Hanamichi e Tetsuo, che nonostante la brevissima apparizione aggiungono un tocco di colore e realismo al contesto.


Mi è piaciuto come, in questa tua versione, Mito sfrutti a proprio vantaggio quel Legame appena scoperto per togliere Hanamichi e tutta la squadra dai guai: è un ragazzo molto intelligente ed è ben consapevole di avere tra le mani la scusa perfetta (come dici tu, chi potrebbe dubitare delle parole di un soulmate geloso?), quindi sarebbe sciocco da parte sua non utilizzarla.

Nonostante questo, però, Mitsui sa che è solo una recita, e che Mito in realtà ce l’ha con lui – sarebbe strano il contrario – e quindi è ovvio che abbia paura: ha aspettato tanto per trovare il proprio soulmate per poter avere qualcuno accanto che riempisse il vuoto del suo cuore, e adesso che c’è finalmente riuscito crede di averlo già perso per colpa – tanto per cambiare – della sua testa calda.


Dal canto suo, Mito non fa assolutamente niente per rassicurarlo: si limita a spostare il simbolo del loro legame dove nessuno possa vederlo e smette persino di rivolgergli la parola. O almeno, così la vede Mitsui.

Interessante questo particolare, perché vediamo attraverso gli occhi di Mitsui che Mito risponde sempre ai suoi saluti, sì, ma solo per educazione; vediamo che viene regolarmente agli allenamenti della squadra, ma solo per vedere Hanamichi.
È una sfumatura che la narrazione in prima persona può e deve dare a questi fattori inserendo l’interpretazione soggettiva del protagonista, ma al lettore resta comunque una punta di dubbio: e se non fosse davvero così?

Ad ogni modo, ho trovato verosimile anche che Mitsui si sia soffermato per un momento a prendere in considerazione l’idea di farsi aiutare da Hanamichi: è il migliore amico di Mito e un suo compagno di squadra, quindi sarebbe logico, in un momento magari di sconforto, pensare di potersi affidare a lui per superare quel muro che Mito ha innalzato tra loro… anche se ho apprezzato la decisione con cui alla fine Mitsui respinge questo pensiero, perché trovo molto più coerente con il suo personaggio il discorso “mio soulmate, mia responsabilità”.


La scena successiva con Tetsuo è strutturata molto bene, e il passaggio dalla prima parte che ricalca il canon a quella completamente inventata non si nota affatto grazie soprattutto alla caratterizzazione dei due personaggi, che rimane sempre adeguata al contesto e soprattutto completamente IC.

Sì, sicuramente li vediamo impegnati in discorsi più seri e profondi del consueto, ma dopotutto la serietà non è affatto estranea a Slam Dunk: basti pensare all’incidente di Mitsui.

Per questo, e per quell’atmosfera strana e complice al contempo che si è creata in questo incontro tra due amici che non si vedevano da molto, trovo i loro discorsi e le loro confidenze sui reciproci soulmate verosimili e per nulla forzati. Anzi, proprio per quella sua aria da duro Tetsuo è molto naturale in questo frangente, perché già in altri momenti si era visto come in realtà sotto quella maschera di freddezza tenesse ai suoi amici (un po’ come la stessa “Armata Sakuragi”, Hanamichi compreso) e mi piace come cerchi a modo suo di stare accanto a Mitsui, spronandolo a buttarsi con Mito per non cadere nel rimpianto di non averci provato.

E poi, ovviamente, non potevano mancare le battute e le prese in giro che contraddistinguono la loro amicizia: anche queste piccole cose hanno contribuito non poco a dare un’ottima caratterizzazione ai due personaggi.
Soprattutto, ho apprezzato che Tetsuo, dopo aver detto a Mitsui quello che aveva bisogno di sentirsi dire, semplicemente gli ha augurato buona fortuna e se n’è andato. Così, senza saluti svenevoli o improbabili promesse di rivedersi ancora che sarebbero suonate vuote e false: probabilmente quello era davvero un addio, dato che ormai Mitsui aveva cambiato vita, ma in fondo andava bene così. Per entrambi.


Infine, troviamo di nuovo Mito.
È davvero tenera tutta l’emozione che si avverte in Mitsui per quell’incontro inaspettato, e mi piace anche il suo iniziale impaccio: lo trovo molto verosimile, in quella circostanza.

Mito invece ci appare molto sicuro di sé, come sempre: è lui ad attirare l’attenzione di Mitsui, ed è lui che non solo – contrariamente al solito – inizia una conversazione, ma poi gli propone anche di passare del tempo insieme.

Trovo questo atteggiamento molto verosimile, e non solo perché Mito di per sé è un personaggio dal carattere forte e sicuro ma anche perché di fatto è lui ad essere dalla parte della ragione, nei confronti di Mitsui, ed è sempre lui che ha dettato le regole per il tempo e il momento che gli sembrava indicato per quell’incontro (sì, è stato fortuito, ma Mito poteva tranquillamente lasciarlo andar via senza fermarlo se non avesse voluto parlargli).

Mi piace anche la sua piccola provocazione sul “bere qualcosa insieme”. Probabilmente, almeno secondo me, gli sarebbe andato bene anche se Mitsui avesse accettato e si fosse limitato a una singola birra, giusto per compagnia, ma credo anche io che fosse una specie di “test del carattere” per vedere come avrebbe reagito.

E Mitsui, quel test, lo supera a pieni voti: dopo che Anzai gli ha concesso quella seconda occasione in cui non sperava più, Mitsui non farebbe mai nulla per deluderlo e rischiare così di rovinare tutto un’altra volta; a questo, ovviamente, si aggiunge il fatto di voler dimostrare a Mito stesso di essere cambiato, di non essere più il piantagrane che ha conosciuto in quelle circostanze così spiacevoli e di meritare – magari – un’occasione.

Comunque Mitsui, vedendo uno spiraglio, non vuole lasciarsi scappare l’opportunità di stare un po’ con Mito, e giustamente gli propone di andare a mangiare qualcosa, anziché a bere. Mi è piaciuta, questa cosa, perché sarebbe stato strano se fosse rimasto semplicemente a subire passivamente le decisioni di Mito senza proporre nulla.


Il discorso di chiarimento che fanno su quella famosa rissa, poi, l’ho trovato davvero ben fatto: si sente che Mito è pentito per averlo tenuto lontano e che probabilmente, anche lui, vorrebbe stare accanto al suo soulmate, nonostante quello che ha fatto… anche se non ci è dato sapere chi o che cosa lo abbiano aiutato a calmarsi abbastanza da arrivare a questa conclusione.

La replica di Mitsui è forse un po’ teatrale, ma non in senso negativo: è un tono che si avverte talvolta anche nel canon nei momenti più significativi, quindi ho apprezzato che in quello che per lui è forse il momento più importante della sua vita si sia lasciato andare a una confessione così appassionata. Anche perché Mitsui è un personaggio molto orgoglioso – fin troppo, forse, dato tutti i guai che l’orgoglio gli ha fatto passare – ed è ovvio che non avrebbe accettato di essere perdonato non per qualche suo merito, ma solo per quel Legame che lo unisce a Mito senza che nessuno dei due abbia avuto voce in capitolo.

Nota di merito per il modo genuino che ha di paragonare questa cosa con Mito al basket: sappiamo bene che per Mitsui il trovare l’anima gemella aveva – e ha tuttora – la stessa importanza data al basket, e anche se potrebbe sembrare un po’ strano a un occhio esterno io invece trovo assolutamente da lui tirare in ballo il suo incidente al ginocchio per cercare di spiegarsi meglio. Per tentare di far capire a Mito quanto conta per lui, e che non vuole rischiare di rovinare – di nuovo – un sogno solo per l’eccessiva fretta che ha di vederlo realizzato.

E Mito, che in fondo ha già preso la sua decisione, reagisce a tanta formalità – addirittura un inchino! – con uno sbuffo divertito e una battuta che stemperano subito la tensione e sciolgono quel fantomatico muro di ghiaccio che Mitsui avvertiva tra loro.

Gesti semplici ma carichi di significato; in fondo Mito non è mai stato un tipo di molte parole, preferisce dimostrare ciò che pensa con i fatti… che siano i pugni dati per difendere un amico, o un leggero sfiorarsi dei dorsi per imprimere il nome di Mitsui dove sarebbe stato ben visibile a tutti.

E per farlo sentire, finalmente, accettato.



Stile e trama:
In questa storia uno stile fluido e pulito alterna momenti di introspezione ad altri – prevalentemente quelli che già conosciamo dal canon – di puro racconto, quasi riassuntivo. Il tutto inframmezzato da alcuni dialoghi talvolta brevi e talvolta più corposi, ma sempre e comunque adeguati sia al contesto che al personaggio che li pronuncia.

Parlando proprio dei dialoghi – ma vale anche per alcuni pensieri diretti di Mitsui – devo dire che ho molto apprezzato il vocabolario utilizzato, parolacce comprese: come tu stessa sottolinei nelle note, in Slam Dunk i personaggi sono parecchio sboccati, quindi sarebbe stato strano se improvvisamente fossero diventati tutti “politicamente corretti”.
Di contro, mi è piaciuto che questi “tocchi di colore”, mettiamola così, siano stati pochi e ben mirati: va bene il realismo, ma c’era il concreto rischio di esagerare rendendoli degli scaricatori di porto… cosa che tu non hai assolutamente fatto, sapendo centrare perfettamente il giusto mezzo, quindi va benissimo così.

Per quanto riguarda il lessico generale, invece, ho trovato talvolta espressioni o singole parole che risultano un po’ in contrasto con l’utilizzo di Mitsui come narratore in prima persona: cose come “braccato dalla rabbia”, “l’idea mi annichiliva”, “il sorriso si ottenebrò”, “la mia geremiade” (termine che tra l’altro non conoscevo, quindi grazie per avermi fatto imparare qualcosa di nuovo) e altre non sono certamente scorrette di per sé né usate in modo erroneo, tuttavia le trovo estranee a quello che è il vocabolario di un adolescente comune come Mitsui. Nulla di che, certo, ma con queste incursioni “sopra le righe” la narrazione in prima persona risulta un po’ forzata e l’immedesimazione del lettore vacilla.


La varietà di stile si ritrova anche nella sintassi, costituita da un’alternanza di periodi brevi ad altri più lunghi costituiti perlopiù da coordinate per asindeto. La costruzione per asindeto permette di mantenere il livello di comprensione sempre immediato, e il rischio di eccessivo rallentamento della lettura – o della sua monotonia – è scongiurato grazie alle differenti tipologie di discorso – diretto e indiretto – a cui si alterna.

Il ritmo complessivo, quindi, è variegato e piacevole, mantenendo l’attenzione del lettore ben salda lungo tutta la storia nonostante – rispetto alle altre – sia piuttosto lunga.


Parlando della trama, mi è piaciuto molto sia l’incipit che catapulta il lettore direttamente nel centro dell’azione, sia l’espediente di riallacciarsi a qualcosa di già noto per introdurre il legame tra Mito e Mitsui: quella rissa che effettivamente c’è stata è già qualcosa di concreto e reale, per il lettore, e hai saputo cucirci sopra le tue modifiche in modo tale che non risultassero fastidiose, tutt’altro, mantenendo ben vivo il realismo del racconto.

Esattamente come mi è piaciuto – ma te l’ho già detto – lo stratagemma che escogita Mito per togliere dai guai non solo Hanamichi e la squadra, ma anche lo stesso Mitsui: è perfettamente coerente con il canon, e al contempo aggiunge alcune caratteristiche fondamentali del soulmate!AU che vanno poi a costruire la trama della tua storia.

Un’altra cosa che personalmente adoro è il raccontare qualcosa di noto aggiungendoci però tutta quella parte introspettiva che nel canon manca: esattamente come hai fatto tu sia in questo primo paragrafo che – in misura minore – più avanti nell’incontro con Tetsuo.


Dopo un piccolo time-skip – abbastanza da rendere partecipe il lettore del tempo passato, ma non così tanto da risultare inverosimile o destabilizzante – ritroviamo Mitsui sempre alle prese con i suoi dubbi e le sue paturnie a proposito di Mito e del loro Legame.

E qui, di nuovo, si parte da qualcosa di già noto – la visita all’ospedale e l’incontro con Tetsuo – per poi passare morbidamente a qualcosa di completamente nuovo, come l’ampliamento del dialogo tra Mitsui e Tetsuo.

Questa parte l’ho apprezzata particolarmente, perché nonostante in questa storia tutti siano a conoscenza di cosa sia un soulmate, nessuno di quelli che abbiamo incontrato finora ha mai avuto a che farci in prima persona.

Tetsuo è una scelta intelligente, da questo punto di vista, perché è un personaggio che è stato molto importante per Mitsui – e nella storia, soprattutto nella parte della rissa – ma di cui non si sa poi questo granché: sfruttare lui per aggiungere un ulteriore aneddoto sui soulmate, oltre che bello dal punto di vista narrativo per la complicità che si crea con Mitsui, evita di dover modificare il passato di personaggi più conosciuti, andando magari incontro a possibili incongruenze.

La storia del duro che soffre per amore è forse un po’ un cliché, ma io personalmente adoro i cliché e non mi è affatto dispiaciuto il racconto di Tetsuo. Soprattutto perché l’ho trovato verosimile: ci può tranquillamente stare che uno come lui, così abituato a far casino e a mettersi nei guai, quella notte fosse talmente ubriaco da non ricordare nulla del poliziotto che l’ha arrestato… anche perché non era certo una novità.
Il fatto che il poliziotto sia sparito chiedendo addirittura il trasferimento solo perché spaventato dall’idea di avere per soulmate un teppista, invece, non mi convince molto… ma va bene lo stesso, perché non è un dato “certo” ma solo la speculazione di Mitsui e Tetsuo, e se loro hanno dato quest’interpretazione al suo comportamento non ho nessun diritto di non prenderla per buona – che la pensi come loro oppure no.

C’è però un appunto che voglio farti a proposito di questa scena: dal momento che la storia di Tetsuo è, oltre a quella di Mitsui, l’unica testimonianza di soulmate che abbiamo nella tua raccolta, forse avrei preferito che la sua anima gemella fosse stata una donna.
Ovviamente ci sta che fosse un uomo, ci mancherebbe, ma proprio perché non si parla di altre relazioni tra soulmate mi sembra un po’ forzato che, per l’appunto, l’unico ad averlo quasi conosciuto abbia avuto come Mitsui un uomo, per soulmate. Statisticamente parlando, è poco probabile – anche se possibile.
Senza contare che, personalmente, avrei trovato significativo associare una relazione slash ad una het dando loro la medesima importanza, ma questo è un appunto esclusivamente soggettivo che quindi lascia il tempo che trova.

Detto questo, mi è piaciuto come hai utilizzato questo incontro per aiutare Mitsui a chiarire i propri dubbi: si svolge tutto in modo molto naturale e realistico, e nonostante la conversazione con Tetsuo sia davvero “illuminante”, per Mitsui, non viene presentata come una lezione didascalica che potrebbe apparire forzata.


L’incontro finale con Mito coglie di sorpresa il lettore tanto quanto Mitsui, e questa è una cosa che ho molto apprezzato: tutto il discorso con Tetsuo aveva portato Mitsui a darsi una scossa e promettere che avrebbe fatto di tutto per non sprecare l’occasione che la vita gli aveva dato facendogli incontrare il suo soulmate, e adesso ci stavamo giusto chiedendo se e come avrebbe trovato il coraggio di mantenere questo suo proposito… e invece niente, Mito lo precede.

È uno sviluppo che mi ha davvero colpito, nella sua semplicità, perché raramente nella vita le cose vanno precisamente come si è programmato e trovo molto realistico che Mitsui, convinto di avere ancora tempo per prepararsi psicologicamente a quell’incontro così importante, si sia invece ritrovato davanti a Mito così all’improvviso e – dal suo punto di vista – senza nessun motivo.

Senza contare che immaginarsi un ragazzone grande e grosso come Mitsui così impacciato di fronte a quell’incontro inatteso fa una tenerezza immensa… e detto tra noi, penso che neppure Mito sia rimasto indifferente.


Di questa parte finale, ho apprezzato soprattutto il realismo con cui è strutturata. Insomma, nonostante siano soulmate Mito e Mitsui non si conoscono per nulla, e qualcosa di subito romantico – dopo i dovuti chiarimenti iniziali – sarebbe stato senz’altro dolce e tenero, ma anche troppo affrettato. Mi piace invece questa loro esitazione, questo non sapere di preciso come comportarsi perché, di fatto, questo discorso dell’anima gemella è un qualcosa di così grande da non poter mai essere compreso pienamente, forse.

E allora, giustamente, la scelta migliore è ripartire da zero. Piccoli, cauti passi da compiere l’uno affianco all’altro, vicini abbastanza da sentire il reciproco calore ma non tanto da farsi ombra a vicenda.

Andare avanti, nonostante tutto, e percorrere insieme quella strada sconosciuta per scoprire dove mai li condurrà.



Gradimento personale:
Ci sono molte cose che mi sono piaciute di questa storia, ma dovendo sceglierne una direi sicuramente l’incontro finale tra Mito e Mitsui, proprio per il realismo e la cura con cui hai saputo strutturarlo.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
08/09/19, ore 18:31
Cap. 1:

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Un titolo apparentemente semplice ma dalle molte sfaccettature, racchiude al suo interno sia l’atteggiamento da bullo ribelle che Mitsui aveva messo su e che allontanava – o tentava di allontanare tutti – che il senso letterale della ritrosia al contatto fisico tipica della cultura giapponese.



Caratterizzazione dei personaggi:
In questa storia troviamo Mitsui in uno dei suoi momenti più bui, – forse il più buio in assoluto – e la sua caratterizzazione rende ben chiaro quanto profondo sia il suo turbamento.

Qui, Mitsui ha appena dovuto rinunciare a un sogno per colpa di un proprio errore che gli ha causato l’infortunio al ginocchio, ed è naturale trovarlo “con il cuore vuoto” perché il basket, per lui, era ben più di una semplice passione.

Trovo plausibile, inoltre, che proprio per questo decida di impegnarsi molto di più nella ricerca del soulmate, sia pure a modo suo: adesso si sente terribilmente solo, senza più il suo basket, ed è naturale che ricerchi qualcosa o – in questo caso – qualcuno che possa di nuovo farlo sentire completo.

Inoltre, e qui concludo, mi piace molto l’interpretazione secondo cui Mitsui è diventato il teppista che abbiamo conosciuto non soltanto per sfogare la frustrazione di non poter più giocare, ma anche per uno scopo ultimo che però non si concede di confidare a nessuno, forse per non apparire “debole”: dà al personaggio un’ulteriore profondità che, a mio modesto parere, lo rende ancora più interessante.



Stile e trama:
Uno stile semplice e lineare, unisce una buona introspezione a quelle spiegazioni necessarie al lettore che arrivano dai pensieri diretti del nostro protagonista, rivelando sia ciò che è successo sia come lui si sia sentito a riguardo.


Ho trovato interessante la suddivisione della drabble, con questa maxi parte centrale preceduta e seguita da periodi secchi; sembra quasi che l’intera storia sia racchiusa nell’intervallo tra due “gong”, dando al tutto un senso di circolarità decisamente piacevole.

Tuttavia, non mi entusiasma che quasi il novanta percento della storia (letteralmente, visto che parliamo di 87 parole su 103) sia costituito da due soli periodi: è bello che si veda il distacco tra inizio e fine non solo graficamente ma anche sintatticamente attraverso periodi più lunghi e ritmo più lento, questo sì, ma così per me è un po’ troppo; soprattutto perché i due periodi sono costituiti quasi esclusivamente da coordinate per asindeto, e alla lunga il ritmo della lettura diventa un po’ monotono.


Parlando invece della trama, mi piace – come ti dicevo – come hai mescolato informazioni sulle emozioni di Mitsui a quelle più “tecniche”, diciamo, facendo una veloce panoramica più che altro introspettiva sull’incidente di cui il lettore è già a conoscenza dal canon per passare poi a parlare di qualcosa tutto nuovo: il soulmate!AU.

Ho trovato molto realistico il suo inserimento nel contesto, soprattutto per quell’accenno al fatto che il Giappone è “la nazione con la minor percentuale di anime gemelle accoppiate al mondo”: è indubbio che gli usi e costumi del Giappone penalizzino notevolmente il contatto fisico, soprattutto tra estranei, e trovo verosimile che Mitsui sia portato a prendere in considerazione questo “problema” nel momento in cui decide di dedicarsi anima e corpo alla ricerca del suo soulmate.

Sì, è vero che probabilmente ci sarebbero stati metodi meno “drastici” per poter portare avanti la sua ricerca… ma d’altra parte è vero anche che Mitsui aveva appena subito un lutto – sia pur di un sogno e non di una persona – e quindi ci sta che “tra rabbia, tristezza e depressione” non sia riuscito a ragionare lucidamente, finendo per intraprendere una cattiva strada.



Gradimento personale:
Di questa storia ho apprezzato particolarmente il modo arguto con cui hai introdotto l’elemento del soulmate!AU, rendendolo un’ulteriore e naturale sfaccettatura di quello che – fatta questa piccola grande eccezione – rimane l’universo canon di Slam Dunk.



A presto!
rhys89

Recensore Master
07/09/19, ore 08:56

Oh, mia cara, è stato un piacere! Questa storia mi ha dato dei bellissimi momenti in cui ho sorriso nonostante tutto, mi hai fatto scoprire questa coppia poco quotata ma tanto tanto bella!
Sono contenta che tu abbia condiviso questa splendida avventura con noi, grazie di tutto!

Recensore Veterano
05/09/19, ore 13:28
Cap. 13:

Eh, quando uno come Mitsui si mette in testa qualcosa, chi lo schioda più?
Capitolo breve ma conciso: in "mille parole" sei riuscita a costruire una bella proposta di convivenza, che arriva come un fulmine a ciel sereno per Yohei... e io che invece pensavo avesse capito cosa capitava tra due anni! XD
Grazie per aver condiviso e - ache se un po' spiace che metterai la parola fine - attendo di leggere l'ultimo capitolo!

Recensore Master
01/09/19, ore 14:10
Cap. 13:

Eeeee BOOM!
Proposta da infarto, quella di Hisashi! Come rifiutare?
Dolcissimi, dolcissimi, dolcissimi!
Mi spiace che il prossimo capitolo sia l'ultimo ma devo dire che ci sta benissimo, hai mantenuto un bel ritmo per tutta la storia.
Ma Tetsuooo sta bene? (faccio come i fan di Stephen King che gli chiedono come se la cavano i suoi personaggi ahahahah)
E per inciso, adoro sia i nikuman sia i panini all'uovo, che a quel che so vanno per la maggiore anche negli USA.
Grazie per aver condiviso, alla prossima!

Recensore Veterano
27/08/19, ore 14:16

Immaginavo che non si sarebbero lasciati scappare l'occasione di passare la notte insieme, ma ringraziamo Rukawa che, col suo egoismo e la voglia di farsi Hanamichi, ha permesso che ciò accadesse. D'altra parte, è una fortuna che Mito non abbia la devozione che ha Mitsui nei confronti dell'allenatore Anzai... fosse stato per quest'ultimo, probabilmente non avrebbero consumato. Bel capitolo e alla prossima!!

Recensore Master
24/08/19, ore 10:27

Wiiiii era quello che mi ci voleva, un bel capitolo porno per alleviare un fastidiosissimo sabato mattina al lavoro!
Veramente, veramente bello, apprezzo molto anche la RuHanaRu (ormai questa coppia è praticamente canon, ci sta).
Grazie per aver condiviso, alla prossima!

Recensore Master
11/08/19, ore 17:43

Ok, letta tutta di seguito. Complimenti, mi piace questa cosa dei soulmate. La scrittura è scorrevole e molto accattivante. Grazie.

Recensore Veterano
16/07/19, ore 09:17

Lo ammetto: ho una memoria molto virtuale, che appena spegni, si resetta, quindi, se non l'avessi scritto, non avrei mai saputo che quella definizione fosse un mio suggerimento! XD Beh, non può farmi che piacere che tu l'abbia trovata talmente calzante da inserirla nella fan fiction.
Ad ogni modo, è stato bello aver regalto un'altra opportunità a Testuo. Per un attimo ho temuto che si sarebbero separati una seconda volta e soprattutto lei non avrebbe nemmeno mai saputo di averlo reincontrato. E i dubbi, legittimissimi... non si può certo aspettare in eterno, per cui è normale che magari uno si costruisca una vita con qualcuno che non lo è, ma poi cosa fa se incontra il suo soulmate? Da questo punto, Mito e Mitsui sono stati fortunati essendo decisamente giovani...
Bel capitolo, apprezzata anche la parte hot... e non vediamo l'ora della serata al love motel! XD

Recensore Master
12/07/19, ore 16:37

Come sempre dolcissimi Mito e Mitsui, bella la scena erotica e tenerissimi i dubbi che sorgono in entrambi.
Sono felice che sia arrivata una gioia anche per Tetsuo, quell'uomo fa tanto il duro ma ha un gran cuore di burro.
Valeva la pena aspettare!
Grazie per aver condiviso, alla prossima!

Recensore Veterano
18/06/19, ore 14:00

Bella la scena iniziale, in cui gli amici li perculano un po'! E ci sta, considerando che han praticamente reso ufficiale la loro relazione fin dal primo minuto. Mi ha invece sorpreso vedere Mito così impaziente di approfondire la relazione, quando invece Mitsui aveva prima di tutto ben altre idee sulla serata, ovvero quella di dichiararsi a tutti gli effetti, mettendo bene in chiaro quali fossero i suoi sentimenti. Poi, vabbè, si lascia andare anche lui, ed è normale! Certo che farlo a casa, con in genitori nell'altra stanza è abbastanza strano! Ad ogni modo, bel capitolo, ed ora, come tutti gli altri, mi tocca attendere! Alla prossima!

Recensore Veterano
18/06/19, ore 13:38
Cap. 9:

Oh, finalmente questo tanto sospirato bacio è arrivato! E, per una volta, quello che è rimasto sostanzialmente senza parole è Mito! Bello come hai descritto le preoccupazioni e, contemporaneamente, il sollievo provato da Mitsui, per qualcosa che sa di liberatorio, del "basta, o la va o la spacca", anche se è qualcosa che ha fatto senza pensarci davvero. Buona e alla prossima!

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