Recensioni per
Un cuore
di Smeralda Elesar

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/03/19, ore 12:47

Cara Makoto!
È un po’ che non capitavo sul tuo profilo e siccome sono amante del film (mea culpa, ancora non ho letto il libro) dei Miserabili, come potevo non fare una capatina e lasciarti due righe scritte? Anzitutto, volevo rassicurarti: nonostante l’immagine del cuore in mano che può sembrare macabra e su cui verte la storia e abbia il pranzo sullo stomaco, l’effetto non è affatto disgustoso o fastidioso. Trovo, piuttosto, che sia una metafora molto potente, una rielaborazione di cos’è la vita e cos’è la morte che mi fa pensare un po’ a un bel film di qualche anno fa, Al di là dei sogni. Anche lì si supponeva che l’inferno non fosse semplicemente un luogo dove i demoni con i forconi vengono a pungerci, ma un luogo dove continuavamo a rivivere i nostri momenti dolorosi. Da un punto di vista di trama e di coerenza, trovo tu abbia fatto un lavoro davvero ineccepibile. Javert tenta di uccidersi perché non ha saputo conciliare dovere e morale, lasciando andare Valjean in una debolezza che, agli occhi di Dio e del suo emissario perfettamente reso nella sua ieraticità, è proprio il motore che spinge l’intervento divino e una possibile salvezza dell’anima attraverso il perdono e la compassione, concetti cristiani spiegati con la semplicità propria delle parabole.
Il comportamento di Valjean e di Javert è IC. Il suicidio del poliziotto ha in sé una profonda tragicità e il fatto che lui, dopo, cerchi compassione nell’ex galeotto, è giustificato dall’orrifica visione del cuore sanguinante e marcescente tenuto tra le mani. Prima mi riferivo alla valenza metaforica di certe immagini. L’espressione “andò lì col cuore in mano” qui è resa in maniera letterale e sviscerata in ognuna delle sue accezioni con un richiamo anche vagamente riferibile a Oscar Wilde: non ho potuto fare a meno di notare una netta somiglianza tra il cuore pulsante e ferito (un cuore fisico, ma che qui funge anche rappresentazione dell’anima) e il ritratto che mostra la vera natura del bellissimo Dorian Gray, pur con le dovute eccezioni e differenze, ovviamente. Il momento più d’impatto non è il mancato suicidio e nemmeno la comparsa dell’angelo, che è quasi intuibile laddove non arriva lo schianto: si rintraccia, a mio parere, nel momento in cui Javert pensa di essere maledetto e ingannato dall’angelo e si ritrova col proprio cuore in mano, vivo e sanguinante, elemento che egli disconosce in toto probabilmente perché, nel suo intimo, l’ha riconosciuto fin dal primo istante. La shot ha comunque un finale sereno e salvifico particolarmente delicato che ho molto apprezzato. Concludo dicendo che non solo sei stata davvero, davvero brava, non solo la tua storia è ricca e sugosa di elementi e aspetti, ma anche che il rating rosso, volendo, potrebbe anche essere declinato ad arancione, almeno per il mio personale gusto. Quindi ancora tanti complimenti e grazie per avermi tenuto compagnia in questa rapida pausa!
Cara Makoto, perdonami se sono un po’ sparita in questi mesi; la storia è davvero bella e spero di poter ripassare a leggerti presto, prestissimo!
Un caro saluto,
Shilyss (per la serie “a volte ritornano”)