Fin dalle prime righe di questa storia mi sono ritrovata all'interno del quadro che ti ho regalato e mi ha emozionata tantissimo pensare che questo mio regalo sia stato così di ispirazione per te, un po' ci speravo, ma addirittura una storia subito ambientata in quello scenario... è come se fosse stata un regalo soltanto per me!
Immaginare Elijah seduto ad attendere Tristan, proprio in quello scenario da sogno, e poi Tristan che arriva come una visione, luminoso, risplendente al sole e con gli occhi del colore del cielo... mamma mia, il mio quadretto è diventato una poesia con questa tua storia, questo gioiello di Natale! Ed è meraviglioso che la casa dove si sono ritrovati dopo che Tristan ha salvato Elijah dall'inferno, dove si sono detti per la prima volta "ti amo" adesso sia diventata la loro, che Tristan l'abbia acquistata per donarla al suo Sire. Non più solo un luogo di riposo e di pace temporanei, ma la loro vera casa, una casa dove abitare insieme come una coppia "normale".
E ho voluto lasciare in fondo la cosa che più mi ha colpita, commossa e intenerita. Tristan che, appena arrivato, comincia a fare strane domande a Elijah, riguardo al suo amico Olivier (non avendo ancora visto Legacies mi viene la curiosità, somiglia davvero a Tristan?). E' una cosa così tenera che il Lord della Strix, di solito così sicuro, arrogante, spavaldo, si riempia di insicurezze e dubbi davanti al suo Sire, pensi addirittura di non piacergli abbastanza, che Elijah potrebbe preferirgli un altro che, magari, somiglia a lui! E' un tratto così tenero e umano di Tristan e ha quasi dell'incredibile anche contando tutto il tempo che hanno passato insieme, le volte in cui si sono salvati l'un l'altro, le esperienze che li hanno separati e poi sempre riuniti. Eppure a Tristan basta vedere un vampiro biondo che gli somiglia per temere che Elijah potrebbe preferirlo a lui (e quanto mi ha intenerita il suo modo di chiedere "Ti piace?" "Chi?" "La casa"... quando in realtà voleva chiedere se gli piaceva Olivier...).
E la risposta di Elijah è perfetta, una risposta completa, con tutto il corpo, l'amore, le braccia, le mani che lo afferrano, Elijah che non si vergogna più dei suoi sentimenti e che non teme più di dimostrarli e nemmeno di esprimerli a voce (finora era stato questo che lo frenava, dimostrava il suo amore per Tristan con il sesso, ma non con le parole). Qui dice una frase meravigliosa, incantevole, talmente perfetta per loro che non posso nemmeno commentarla, perché tu hai scritto tutto quello che c'era da dire.
"«Olivier. È… uno qualsiasi. Come ti salta in mente che io possa confrontarlo con te? Tu sei… Sì, insomma, sei diverso da tutti. Sei come me. Siamo musica della stessa partitura, una vibrazione dello stesso colore. E io non ho mai provato nulla di simile. Sei mio. Sono tuo. Tutto il resto è fuori, ma noi siamo…»"
Queste parole sono da sole il manifesto della Trilijah. Gli altri sono fuori, gli altri non sono importanti, non possono nemmeno lontanamente competere con ciò che sono loro due, l'uno per l'altro. Loro sono diversi da tutto ma uguali e complementari (bellissimo il paragone con la musica e i colori), si appartengono da sempre e per sempre e, nonostante le difficoltà, nessun altro può competere con loro e con il loro amore.
Sono speciali insieme, ma in genere eravamo noi a dirlo... questa volta è stato lo stesso Elijah ad ammetterlo! E non è incredibile che il tuo Elijah abbia fatto lo stesso "salto di livello" che ha fatto il mio, sebbene venendo da storie e headcanon diversi? Il tuo Elijah, come il mio, non ha più paura di dire ciò che prova per Tristan e di affermare l'unicità del loro amore e del loro legame.
Un'altra prova che i nostri mondi si compenetrano sempre e si arricchiscono, tanto che a volte mi perdo e non ricordo nemmeno più se qualcosa fa parte di una mia o una tua storia... perché sono tutte parte di un unico, meraviglioso, incantato mondo.
Ancora auguri di buon anno, un anno pieno di sogni e storie incantevoli come questa!
A presto!
Abby |