Ciao Jultine!
Sono incappata nella tua storia ed ero indecisa se leggere o meno perché in genere preferisco avere almeno un paio di capitoli a disposizione, così posso farmi un'idea più chiara e capire se il racconto possa piacermi o meno, ma comincio a pensare di sbagliare con questo tipo di approccio.
Mi piace sinceramente tanto come scrivi.
E' un capitolo soltanto, poche righe alla fin fine, ma il personaggio di Roman ne esce fuori con una prepotenza sbalorditiva: oscilla tra la rabbia, senso di ingiustizia, senso di impotenza. Tra una vita che non si è scelto e una vita che arriva persino a toccare nei pressi di una tomba appena scavata, ma che non può concedersi di avere.
Per quanto le sue parole nel dialogo con Roman lascino trapelare una attenta osservatrice, in realtà Anita, per contro, mi sembra distante, c'è fisicamente ma è impalbabile e quasi astratta, e così incarna perfettamente quelle possibilità che Roman deve negarsi ora come ora: e questo mi piace. E' ovvio che non potrà esserlo per l'intera storia ma qui l'ho trovata perfetta esattamente così.
Ho molto apprezzato anche come hai descritto Molgrad: fango, terra, grigio, monti aguzzi. Tutto sembra non lasciare spazio a nessuna speranza di felicità, di una esistenza semplice, di una possibilità.
E' una città arida e dura, mangiata dalla guerra, specchio delle prospettive che ora come ora Roman riesce a vedere per il suo futuro.
Insomma, ti faccio i complimenti. Aggiungo che potrebbe tranquillamente essere una ben riuscita one-shot.
Aspetto aggiornamenti,
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