Recensioni per
Cercasi Sherlock, disperatamente!
di pattydcm
Ed eccomi giunta finalmente al capitolo finale, un capitolo dolce e amaro al tempo stesso. Felice, per questo finale molto Johnlock in cui finalmente i due decidono di fare il passo successivo (E definitivo, si spera), ma anche triste perché la fine di Mary è un qualcosa che non mi aspettavo. L'ennesima cosa inaspettata che ho trovato leggendo e ne sono felice, perché difficilmente mi stupisco di qualcosa nelle storie, ma tu sei talmente brava e capace che riesci a sorprendermi moltissimo. Dunque, non me lo aspettavo. Ma anche qui l'ho trovato purtroppo credibile, oltre che verosimile. Mary è una donna instabile che è stata strappata da una quotidianità e da un luogo che le dava sicurezza, sicurezza che non riesce più a trovare nel posto in cui adesso si trova. Mette davvero tanta tristezza, la sua solitudine ma anche il trovare conforto nelle visite di Sherlock del quale la Mary bambina si è invaghita. E mi figuro Sherlock che legge la lettera e scoppia a piangere perché, dopo tutto quello che ha fatto per tentare di salvarla, lei sceglie il suicidio. Il passaggio in cui parla della corda è quasi agghiacciante, lo ammetto. Ho provato un brivido leggendolo, oltre che un certo orrore. Diciamo che dal punto di vista emotivo il cuore è ballerino in questa storia. Balla moltissimo nell'assistere a questo pianto disperato di Sherlock, convinto d'aver fallito miseramente e di non essere riuscito a salvare Mary. Ma dall'altra parte mi rendo anche conto che assistere a quell'abbraccio è stato comunque bello. Abbraccio simile a quello di The Lying Detective, ma diverso in tante piccole e grandi cose. Primo fra tutti i ruoli invertiti, e questo John che questa volta è colui che consola e non colui che piange. Un John innamorato che ama prendersi cura di Sherlock, che lo strige e dà baci tra i capelli, ma che comunque ancora si fa dei problemi e tenta di trattenersi dal baciarlo ancora tra i ricci. Perché tra loro c'è ancora dell'irrisolto, un non detto molto importante. Capisco la scelta del loro silenzio, è contestualizzata a quanto accaduto e la trovo giusta per certi versi, ma come dicevo anche nei capitoli passati non trovo siano due persone in grado di star divise a lungo (sia da amici che da amanti dopo aver assaggiato come sarebbe fra di loro in quel senso). Qui il pretesto narrativo è la lettera di Mary che scatena in Sherlock determinati pensieri, ma avrebbe potuto essere qualsiasi cosa in effetti. |
Capitolo risolutivo, sotto diversi aspetti, tutti fra di loro. Il primo è che Sherlock si è svegliato e sta meglio e ora aspetta solo l'operazione alla gamba, fatto molto importante per la sua salute e del quale sono contenta. Il secondo riguarda invece Mary, sulla cui storia passata John si è detto deciso a indagare. Guardando i quaderni scritti dalla madre di Mary già intuisce qualcosa, ma è il dialogo a essere risolutivo. E lo è in due maniere, la prima è che chiarisce che cosa è successo a tutti quei morti, perché è Mary a dirlo con le sue parole. Cosa che ci fa capire che deve pagare per le persone che ha ucciso, ma che non pagherà per i trentacinque e passa morti gettati nella fossa, quindi la giustizia a cui Sherlock accennava è stata fatta e soprattutto ha dimostrato che Sherlock Holmes non è mai da sottovalutare. Anche se in punto di morte o strafatto. E questo è già un buon punto di svolta per il finale che, si intuisce anche dalla costruzione della trama, essere imminente. Il secondo riguarda Sherlock e John, e qui arriva la mossa inaspettata. Quello che non credevo sarebbe successo. Non in questo modo comunque. John si rende conto di come Sherlock ha preso il suo rifiuto. Il suo "finiamola qui, è stata colpa dell'alcool" e se ne rende conto perché capisce di essere lui la Johanna che si è approfittata di Sherlock, la donnaccia che l'ha usato solo per il sesso. Lo capisce e si sente quasi male mentre se ne rende conto e infatti lo sprona, io credo, a chiarirsi con Sherlock. Scena bellissima e molto sentita che prende tutta la parte finale. |
Ciao, approfitto dell'allerta neve e della giornata a casa per mettermi in pari finalmente con tutte le recensioni che ho lasciato indietro. E inizio da questo capitolo. Capitolo che ho trovato principalmente di passaggio, anche se non del tutto riempitivo, come sempre hai tante cose da dire anche a livello introspettivo e quello che sta succedendo ti dà la possibilità di approfondire di più John. John che si ritrova al cospetto di uno Sherlock in un letto d'ospedale. Lo hanno salvato ed è vivo, ma questo non migliora la situazione. Sherlock non sta bene è stato curato male da una donna che, non essendo medico, ha fatto quello che ha sempre visto fare dalla sua famiglia. Una donna oltretutto instabile e che non sa prendersi cura di un'altra persona. Naturalmente lei lo ha salvato e curato, ma lo ha anche gettato dentro a una fossa dove, se non fosse arrivato John, sarebbe certamente morto. Quindi sono felice che stia bene, ma mi rendo conto anche di quanto siano verosimili i problemi che gli hai dato da dover superare. Una gamba malridotta che potrebbe creargli seri problemi in futuro e troppa morfina in corpo che gliene causa altrettanti. Ma a suo tempo Sherlock supererà anche questo, lui è forte e poi può contare su John che gli sta sempre accanto. |
Qui torna l'affinità che c'è tra Sherlock e Mary e che si era intravista nei capitoli passati, il suo rivedersi in parte in lei, le storie diverse ma simili per un padre che era un assassino e una famiglia che non è stata in grado di amarlo come meritava. Sherlock si ritrova in Mary, ma ancora ci sfugge la portata dei delitti del padre, di cui qui abbiamo uno scorcio più importante. Qui Sherlock non è più un bambino, ma un ventenne che ha già fatto le sue prime esperienze con la droga ma il padre la prende per il verso peggiore. E invece che pensare di aiutarlo a uscirne, lo caccia di casa e gli dà della puttana. Qui torna un pensiero fatto qualche capitolo fa, su cui Moriarty cara e rincara la dose più volte, mai sazio di far del male. Il motivo per cui il gesto di John tanto lo ha colpito, è perché gli ha ricordato questo momento. Il momento in cui il padre lo ha definito in quel modo, dandogli della puttana e già mettendo in conto come avrebbe fatto a procurarsi la droga senza i suoi soldi. Un pensiero orrendo detto da un padre, ma non è questo ad avermi colpita quanto Mycroft. Il suo essersene rimasto zitto, pur ascoltando ogni parola, è stato quasi troppo da sopportare. Io capisco la tua decisione di ritrarre dei padri come questo, alla fine è una scelta come un'altra, ma non sono d'accordo del tutto con la passività di Mycroft che sì, è un uomo fondamentalmente passivo, sarà razionale fin che vuoi, ma non ce lo vedo a non dir nulla davanti a tutto questo. A non difendere Sherlock dalla violenza verbale di un uomo che, per altro, si è già macchiato di tanti crimini. Diciamo che è molto lontano dall'immagine che ho io di lui, ma è anche vero che la mia è un'idea come un'altra e tu hai fatto bene a seguire le tue ovviamente. Di sicuro quel pezzo ci aiuta a capire meglio il trauma di Sherlock e perché questo sia venuto fuori proprio adesso, spiega il Moriarty che fatica ad andarsene e che qui invece sembra riuscire a sparire, sconfitto dalla voce della madre che, di nuovo, salva Sherlock. Dico "di nuovo" perché anche nell'altra storia era lei ad aver salvato Sherlock, in un certo senso. Qui è accaduto più o meno la stessa cosa, solo in maniera più compressa, il che mi porta a notare quanto siano simili le due storie tra di loro. |
Per questa recensione inizierò con l'analizzare tutta la parte finale, che racchiude quello che tutti quanti temevamo e che è purtroppo successo. Si era capito che la Mary cattiva avrebbe finito col liberarsi di Sherlock in questo modo, che ripeto: è l'unico che conosce e quindi è quello che ritiene essere giusto. Ammiro tanto la differenza di caratterizzazione che hai dato alle diverse personalità, la Mary bambina ovvero la più debole e che non riesce a contrastare la volontà dell'altra, ottiene comunque una vittoria nel dare a Sherlock una coperta. Un pensiero molto innocente, quasi ingenuo e che fa tenerezza. Sono sempre molto colpita dalla precisione con cui delinei il suo carattere, in questo senso credo che il mestiere che fai ti abbia aiutata tantissimo, perché c'è una precisione rigorosa e quasi scientifica nella sua caratterizzazione. Aiutata certamente dall'ottima narrazione, dalle immagini che ci offri alcune delle quali sono molto cinematografiche. Come quella finale che vede Sherlock caduto in una fossa piena di neve dove sono stati seppelliti, negli anni, tanti cadaveri e che adesso ospita lui ancora vivo (ma per poco si presume). E poi lo stacco su Mary che si erige su di lui, in tutta la sua altezza e imponenza fisica e poi più nulla se non il rumore della portiera che si chiude, e che segna un po' la fine di tutte le sue speranze. Speranze ormai vane di riuscire a convincere la Mary bambina ad aiutarlo. Sherlock lo sa che è impossibile che ci riesca, ma ci spera perché i sentimenti positivi sono l'ultima cosa che gli è rimasta ed è importante che si aggrappi a cose come la speranza se spera di riuscire a sopravvivere. In tutto questo si infila sempre Moriarty, che continua imperterrito a occupare la mente sfinita di Sherlock. Un Moriarty che non demorde e, anzi, qui sembra riuscire ad affondare il colpo finale. L'idea che Sherlock si sia lasciato andare per via della rottura con John, della delusione d'amore che ha ricevuto, è probabilmente veritiera. Se con John fosse andata diversamente, lui non si sarebbe di sicuro buttato in mezzo alla tormenta. Quindi in questo senso Moriarty incassa il colpo perché Sherlock rimane colpito da quel pensiero, così come da quello successivo e che è altrettanto importante, in cui Moriarty fa capire a Sherlock quello che tutti noi sappiamo ormai dall'inizio ovvero che John è scappato per paura. Perché quel "ti amo" era davvero troppo e non sapeva come gestirlo. Perché non pensa di valere abbastanza per poter ricevere amore da un uomo come Sherlock Holmes. Io ci ho sempre creduto in questo, nel fatto che entrambi abbiano una bassa considerazione di se stessi, anche Sherlock ce l'ha a mio avviso, specie per quel che riguarda la sfera emotiva e i rapporti con gli altri. John invece ne fa un problema davvero enorme, come di concepisce la sua esistenza stessa e qui arrivo alla parte iniziale. Perché c'è un passaggio che è di una razionalità talmente alta, che sfiora il cinismo. E in questo Mycroft non mostra alcuna empatia, dice a John senza farsi troppi problemi che lui ora come ora è un problema per Sherlock, ma non si limita a quello, anzi rincara la dose e gli fa capire che lo comprende perché prima o poi avrebbe rovinato tutto e che forse lo avrebbe persino tradito. Ma qui dà un po' la colpa a Sherlock e al suo carattere, non soltanto a John. Mycroft è molto duro e ingiusto nei confronti di suo fratello per prima cosa e poi anche nel rapporto che c'è tra Sherlock e John, del quale non capisce le sfaccettature. Lui non considera i sentimenti di John, la paura e la scarsa autostima, lui guarda più a un lato pratico, forse più superficiale ovvero che Sherlock è una sciagura e prima o poi John avrebbe finito col tradirlo. Io non lo credo perché non credo che John possa mai tradire Sherlock, il loro legame è troppo forte per questo e soprattutto John non guarderebbe mai nessun altro oltre a Sherlock. E non lo dico perché non credo che le cose non potrebbero rovinarsi o perché sono convinta che non avrebbero mai problemi, ma perché so che li supererebbero nonostante i problemi e le differenze. Io credo molto in questo e credo nella fedeltà di John, lui è un soldato e questo pur non essendolo più condiziona anche la sua idea di fiducia. Anche di questo sono pienamente convinta, il che mi porta a discordare con quanto detto da Mycroft. Ma apprezzo invece la tempra di John, al momento è troppo preoccupato per pensare a cosa ne sarà in un futuro. Adesso deve solo riportarlo a casa e nient'altro. Pensiero che nasce non soltanto da un uomo che vuole salvarne un altro che è amico o collega, ma da quello di una persona che ama e che mette il bene dell'altro davanti a tutto. |
Ciao, non potevo stare lontana a lungo da questa storia. Per i miei gusti ho fatto passare fin troppo tempo tra una recensione e l'altra, lo confesso. Quindi vedrò di recuperare tutti quelli che mi restano il più in fretta che posso (anche perché sono già andata avanti a leggerla oggi pomeriggio). |
“…e a breve sarebbe stata trasferita in una struttura protetta…”: in questa situazione quante possibilità, anche nella vita reale, sono andate bruciate per la lentezza degli ingranaggi che stritolano le persone… Per me è una delle frasi più significative di questo capitolo perché sei stata in grado, progressivamente e per la strada giusta fatta di introspezione e di verosimiglianza, di portarci da un concetto di Mary come di un mostro terribile alla sua identità di donna diventata così perché cresciuta su un terreno sbagliato, fatto di violenza e di sopraffazione. |
Ciao, credo che questo sia l'ultimo capitolo che posso recensire per oggi, ma ci ritornerò sopra prestissimo, questo è sicuro. Quello che intanto sto notando è che i giorni continuano a passare, ma John è sempre più fiaccato dalla situazione. Sta iniziando a sentire il peso non solo di quello che ha fatto a Sherlock, ma anche del non riuscire a ritrovarlo. C'è l'ansia di non sapere cosa può essergli successo e il non avere idea di come potrà fare per ritrovarlo. Perché la situazione meteorologica è orribile e non accenna a migliorare, anzi se possibile può persino peggiorare. E lui sente di non riuscire a fare niente. E quindi si addormenta, anche se non vorrebbe dormire e soprattutto sogna. Rivive il momento che ha preceduto il loro fare l'amore, ma qui le cose vanno diversamente. Nel momento cruciale si palesa una donna nei suoi sogni, credo non rappresenti nessuno nello specifico ma c'è ed è sufficiente a farlo svegliare. Lui lo descrive come un incubo al preoccupato Lestrade e infatti lo è, perché è terribile rivivere un qualcosa che poi è andato a finire in quel modo. E soprattutto è terribile il fatto che abbia finito col sognare una donna, di nuovo mi sa di senso di colpa. Ma che lo abbandoni così presto è praticamente impossibile (e di sicuro non prima che abbia parlato con Sherlock). Ad ogni modo, in tutto questo arriva Mycroft. Che il più delle volte a John sembra una sciagura, e infatti non ce lo voleva, ma che qui invece sembra una manna dal cielo. Questa volta Mycroft non è acido e scostante, ma va immediatamente al cuore del problema e comprende che l'unica possibilità che ha di trovare il fratello è fare in modo che il dottore ragioni. E in questo l'ho trovato molto positivo, dice poche parole ma essenziali perché John capisca quello che deve fare. |
Che sarebbe successo qualcosa di grave con Sherlock lo si era intuito fin da quando hai introdotto la descrizione di Mary al negozio, e lo hai fatto magistralmente con poche parole e lasciandoci intuire che fosse lei fin dalla descrizione fisica. E infatti è così che è stato. Perché Mary si rende conto di quella che è la vera identità di Sherlock e infatti non la prende benissimo. Ma procediamo con ordine. |
Sono riuscita a leggere subito anche questo e sono felice d'averlo fatto perché succedono diverse cose interessanti, prima fra tutti il ritrovamento dell'auto. C'è una primissima parte quasi riassuntiva, in cui non ti preoccupi di farci seguire passo dopo passo la maniera in cui John, Greg e i poliziotti sono arrivati a quel punto. Ci mostri soltanto il fatto avvenuto ovvero John e Greg in piedi davanti a un dirupo che guardano l'auto schiantata. Il resto lo accenni, ma non è importante. In realtà, per quanto possa sembrare una scena molto triste, è un punto di svolta per la trama che riguarda John. Perché non soltanto è riuscito a ricostruire la prima parte dell'esperienza di Sherlock in quel posto, ma ha capito che cosa gli è successo ovvero uno stupido e banale incidente. La cosa più importante è l'aver compreso che è vivo, deduzione alla quale arriva in maniera brillante e seguendo certamente quello che è il metodo di Sherlock. E che, soprattutto, arriva dopo una fase di rassegnazione e dramma vero e proprio. Mi è piaciuta quella scena, sottolinea anche il lato positivo di John (quello che finora non si è visto del tutto). Fino adesso, John è stato capace solo di ammettere d'aver sbagliato, il che non è cosa da poco ma è soltanto una parte del suo essere. In realtà qui ne comprendiamo il coraggio, la determinazione nel voler salvare i propri amici (e qui si limita a definirlo in questo modo, ma noi sappiamo che c'è di più) o commilitoni che siano, e soprattutto l'intelligenza. John non è uno stupido, e questo lo sa anche Sherlock. Un idiota non avrebbe mai attirato l'attenzione di un uomo come Sherlock Holmes, di sicuro non l'avrebbe fatto innamorare. E qui veniamo alla seconda parte. In cui finalmente Sherlock inizia a parlare di quello che gli è successo con John. Un "parlare" relativo dato che per il momento parla da solo, e tutto succede nel suo palazzo mentale, ma è comunque uno spiegare. Si sente ferito e questo è chiaro, anche dalla presenza di Moriarty che sta prendendo il sopravvento sulle altre "voci" di Sherlock. Credo che abbia inconsciamente scelto lui perché Moriarty sa essere spietato e una parte di lui è arrabbiata con John. Il suo essere ferito per quanto successo è perfettamente nella norma e credo che gli impedisca di fare ragionamenti lucidi. Mi riferisco alla parte in cui teme che i commilitoni di John fossero d'accordo con lui per aiutarlo a portarselo a letto, basta un minimo di logica per sapere che non è così e che John non lo farebbe mai. E ne basterebbe altrettanta per rendersi conto che in realtà John è spaventato da quello che è successo. Ma per ora Sherlock è troppo deluso e troppo arrabbiato da quello che è successo per capire cos'è successo veramente tra di loro. Mi auguro comunque che prima o poi se ne renderà conto, ora ci sono anche tanti fattori esterni da tenere in considerazione e che lo giustificano. Primo fra tutti l'avere una gamba rotta e l'essere sotto morfina, da ex drogato (che non è una cosa da poco), ma poi anche l'aver a che fare con una donna come Mary. Provo a immaginare quello che potrebbe provare a iniziare dalla tensione, che non dev'essere da poco. Insomma, quello che pensa Sherlock per quanto illogico è perfettamente sensato e collocato nel contesto ed è questa la cosa più importante secondo me. |
Ciao, finalmente riesco a mettermi a leggere un altro capitolo della tua storia, spero di riuscire ad andare un po' più veloce nei capitoli che verranno e soprattutto perché sta diventando sempre più interessante. E non mi riferisco soltanto a Mary o alla situazione particolare che c'è tra John e Sherlock, ma anche alla caratterizzazione che stai dando ai personaggi. Credo di aver capito che è una tua cifra stilistica, il discostarti in maniera importante dalla serie e creare un passato completamente inventato da te e che non ha origini nella serie stessa. Così com'è stato per l'altra storia, anche in questa Sherlock ha un passato difficile. La figura paterna è quella che sta al centro di tutto e che, in parte, accomuna le storie di Mary e di Sherlock. Il padre di Sherlock è un assassino e lui non si tira indietro dal dire che lo odia ancora adesso, mentre per Mary la questione è più complicata ed è senz'altro difficile da comprendere per via dei suoi disturbi psichiatrici, quindi su di lei ancora non mi pronuncio. Quel che sembra chiaro è che ha un legame con gli omicidi, ma non credo che sia tutto così scontato e che l'assassina sia lei. Ma per ora preferisco non aggiungere altro su questo. Sono invece particolarmente colpita, dicevo, dalla storia di Sherlock. Forse perché mi aspettavo che seguissi il canone, e quindi la serie, credevo avresti calcato la mano su altri aspetti di Sherlock come il non aver mai avuto una relazione, l'esser stato da solo, eccetera e invece si torna su un padre omicida e una madre anaffettiva. Il passato non ci è molto chiaro, ma lo possiamo intuire attraverso l'incubo che apre il capitolo e che sulle prime non mi era chiaro. Credevo fosse un sogno legato a Mary, e invece è un ricordo che torna fuori, aiutato certamente dalla morfina. Non so bene cosa dire a questo proposito, ma mi viene da ipotizzare che certi ricordi stiano tornando non soltanto per colpa della droga, ma anche per via di Mary e delle deduzioni che Sherlock sta facendo da quando è arrivato. Ma questa è più che altro una mia teoria e non ci giurerei che sia esatta, anzi. |
Arrivo a questo penultimo capitolo e già mi ritrovo vicino a Watson, durante la sua visita al manicomio giudiziario.
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Ciao, ero convinta che la risoluzione del piccolo mistero che riguardava il litigio si sarebbe lasciata aspettare, ma invece già ci sveli le origini di tutto in questo corposo quinto capitolo. Avevo intuito che il litigio fosse di natura sentimentale, cioè c'entrava il rapporto tra Sherlock e John di natura romantica e questo era ovvio perché Sherlock non se ne sarebbe andato via in quel modo per una cosa da meno che l'essere ferito. Ma non pensavo che loro due fossero già a questo punto, ero sicura che la lite fosse scaturita dal fatto che Sherlock si sia sentito rifiutato prima che con John succedesse qualcosa. E invece non è così. Loro hanno già fatto l'amore e tu lo fai succedere, sfruttando quello che ormai si può definire un cliché, ovvero il sesso da ubriachi. Io non la amo molto ipotesi di come "prima volta" perché è vero che l'alcool toglie i freni inibitori, ma è anche vero che trovo molto più soddisfacente una prima volta pensata e ragionata per bene o comunque desiderata, ma in maniera lucida. Ma questa è comunque una questione di gusti personali e tu hai fatto benissimo a scriverla così, se era così che l'avevi pensata. Di sicuro c'è stata ed è stata intensa e altrettanto sicuramente Sherlock e John hanno avuto reazioni diverse. Mi ha fatto molta impressione la descrizione che John fa di Sherlock ovvero come di un qualcuno di molto sereno e in pace con se stesso, una persona che ha raggiunto un obiettivo al quale teneva tantissimo ovvero stare con la persona di cui era innamorata. Ecco, forse per come concepisco io Sherlock ritengo il periodo tra la prima e la seconda stagione troppo prematuro per un innamoramento forte come questo, ma anche questa è una teoria così come altre e ci può stare tutta. Ciò che mi è piaciuto di Sherlock è il fatto che proprio lui, razionale e deduttivo, non abbia intuito quello che invece era lo stato d'animo agitato di un John che al contrario, sicuro e sereno, non lo era per niente. Forse per via dei sentimenti che lo annebbiavano o magari perché voleva non vedere, ma fatto sta si ha la sensazione che gli crolli il mondo addosso. La reazione di John è, come dicevo, opposta a quella di Sherlock. Lui si pente amaramente di quello che hanno fatto e quindi lo rifiuta e gli dice che è stato un errore da ubriachi e che non contava niente. Tutte cose che John non prova e che scatenano nel John presente, ovvero in quello che racconta, disperazione e senso di colpa. No mi sento di essere del tutto felice per il suo stato d'animo, cioè non mi sento di dire che se lo meritava e questo perché John è un uomo davvero molto fragile e gioire sarebbe come sparare sulla croce rossa. Di certo tutto quello che di lui si è visto rientra nel discorso che facevi riguardo all'autostima, non crede che Sherlock lo possa amare o probabilmente è spaventato da un possibile rapporto serio, magari si è convinto che non riuscirà a farlo funzionare. Qualunque sia la ragione per me questa è una delle eventualità, non la sola possibile, ma si tratta di una prospettiva credibile e in linea con il personaggio. O di sicuro di quella che è la tua idea in proposito. |
Davvero coinvolgente l'impressione che rimane nel guardare, con gli occhi della mente, la scena del ritrovamento di Sh, ai limiti dell'assideramento, che John avvolge immediatamente con il suo calore e la forza del sentimento che, ora più che mai, si staglia nettamente nel suo cuore.
E che grande significato hai saputo condensare nel gesto premuroso di Mycroft che aggiunge il suo cappotto sul corpo freddo del fratello... |
Per quanto John in questa storia non abbia esordito con un ruolo amabile e degno della sua umanità, almeno quella vista nelle prime due, ormai mitiche, Stagioni, in questi ultimi capitoli, lo fai, progressivamente, riconquistare uno spessore amabile, rassicurante, sensibile. |