Recensioni per
You and Me, and the Devil makes three
di meiousetsuna

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
16/02/20, ore 10:52

Terza classificata al contest "L'enigma dell'Uroboro"


Stile: 9.5/10 
Molto, molto interessante. Nella tua storia si parla di perdizione, di dipendenza e di ossessione, eppure sono l’eleganza e la poesia a fare da padrone. Anche se per gusto personale avrei preferito maggiori rimandi crudi, la tua resa mi è comunque piaciuta moltissimo. Trovo questo stile poetico e delicato, ma al tempo stesso pregno di forza espressiva. Il tutto va per immagini, lasciando per assurdo la fisicità sullo sfondo, una scelta estremamente efficace per riflettere lo stato mentale della tua protagonista. Per tutta la lettura ho avuto infatti la costante sensazione di restare in bilico tra la realtà concreta e il frutto di un’allucinazione, proprio come Isabelle, che sembra presente a se stessa e al tempo stesso assente come non mai. Lo stile, quindi, si rivela l’abito su misura per la voce narrante, ne riflette la condizione emotiva e le dà voce con efficacia. L’effetto finale è quello di un bombardamento emotivo che lascia il lettore confuso, stordito e frastornato, preda di sensazioni contrastanti in cui piacere e dolore si fondono. Isabelle si nutre di un veleno che è male, anestetico e, a suo modo, persino una cura: tutti aspetti che lo stile riesce a mettere in risalto con incisività. 

  • Da lontano ― molto lontano, come ascoltando mentre si tiene la testa sott’acqua ― sembra la mia voce quella che geme di piacere e dolore, accompagnata da una tua risata bassa e spenta, e un gorgoglio sottilissimo di sangue, una sinfonia scritta macchiando uno spartito di gocce rosse e nere, una musica infernale. [L’uso del corsivo è efficacissimo, comunica la sorpresa di Isabelle con forza, rispecchiando proprio l’idea di una persona che ha soltanto degli attimi di lucidità e ha la sensazione di osservare se stessa dall’esterno— davvero d’effetto! La metafora seguente che descrive la fusione delle voci di Isabelle e Raphael come una sinfonia infernale è altrettanto riuscita, coinvolge più sensi in una sola volta, rimandando principalmente all’udito e al gusto di pari passo. La trovo molto evocativa, perché lo spartito macchiato di sangue è una bomba di significati: rimanda all’atto fisico in sé, al sangue che impasta la bocca di Raphael mentre morde Isabelle, al peccato di un Vampiro che macchia un Nephilim e — non meno importante — se stesso. 
    Questo stile dimostra la propria ricchezza espressiva dall’inizio alla fine della storia. In poche frasi condensa numerosi rimandi e significati, e ci riesce con maestria, nonostante la complessità di fondo. In alcuni casi questa ricchezza si rivela però una lama a doppio taglio. Ti riporto alcuni esempi: 

    un’esistenza che volteggia in bilico sull’orlo del precipizio della fine. [In questo caso la narrazione risulta appesantita, secondo me in bilico sull’orlo del precipizio/ in bilico sull’orlo della fine, ad esempio, sarebbe una scelta più pulita e immediata. 
    Non è Isabelle Lightwood, la cacciatrice, la sorellina di Alec, l’amica di Clary e Simon quella ragazza selvaggia che ti trascina contro un muro e geme mentre hai così fretta che le laceri i vestiti infilando le mani avide sotto il cappotto perché non puoi metterci un secondo di più, le strappi gli slip di pizzo nero e la prendi come un animale. [Qui invece servirebbe una pausa in più durante la lettura per prendere fiato, il periodo è lungo e complesso, quindi ti suggerisco di rivederlo. Potrei suggerirti 2/3 alternative che non andrebbero a intaccare il suo significato..
    Da lontano — molto lontano, come ascoltando mentre si tiene la testa sott’acqua — sembra la mia voce che geme[...]. [La similitudine nell’inciso è molto bella, la sua resa un po’ meno, perché ci perde in scorrevolezza. Ti suggerisco di rivederla.]
    In ogni caso si tratta di episodi isolati che non intaccano la bellezza complessiva di questo stile. A fine lettura mi sono sentita frastornata in prima persona, come se io stessa fossi caduta vittima di un veleno. Decisamente coinvolgente! 



    Titolo: 3.5/5 
    Il significato del titolo si riallaccia ai pensieri di Isabelle su se stessa e Raphael, lo trovo pertinente e a suo modo anche interessante. A primo impatto, però, devo dire che non mi ha fatta impazzire; sarà la lunghezza, sarà la presenza di “devil” che trovo spesso usato e stra-usato senza criterio nei titoli, giusto “tanto per”, ma non mi convince del tutto. Una volta letta la tua storia l’ho comunque apprezzato di più perché qui è evidente che un collegamento con la trama c’è — un legame sbagliato e distruttivo —, eppure sono dell’idea che un rimando alla colonna sonora “Go to sleep little baby” scelta da te sarebbe stato più rappresentativo, visto che Isabelle vive proprio in bilico tra coscienza e incoscienza mentre si assuefa al veleno. 
     


    IC: 15/15 
    Hai scelto di dare una tua interpretazione personale alle ragioni che spingono Raphael verso Isabelle, mentre quest’ultima ce la mostri in vesti completamente diverse rispetto a quelle cui ci ha abituato il Canon. Con queste premesse non era semplice mantenere IC nessuno dei due, ma tu ci sei riuscita perfettamente. Mi hanno convinta tutti e due allo stesso modo. Isabelle e Raphael sono spinti l’una tra le braccia dell’altro per un bisogno sbagliato che non ha definizione, non ho visto solo Isabelle assuefatta a Raphael, ma anche Raphael assuefatto a Isabelle — o meglio, al bisogno di dominarla, una realtà a cui hai saputo dare voce con efficacia. “Non ho paura che tu mi uccida, perderesti il tuo giocattolo [...] ti compiace troppo vedermi ballare sul palmo della tua mano.” è la chiave per capire questo Raphael, penso si commenti da sola. Mi è piaciuta la tua interpretazione al riguardo, la trovo una motivazione convincente in grado di giustificare e spiegare l’attaccamento del Vampiro per una Shadowhunter. Il Raphael che ci mostri sembra privo di pietà, un egoista diavolo tentatore, eppure Isabelle pensa “forse non sei crudele fino in fondo”, un’idea che sulle sue labbra può risultare non attendibile perché lei non è lucida in sua presenza e non ha con lui un rapporto sano, ma che io condivido. Nella mia personale visione, infatti, Raphael non è crudele in senso assoluto, bensì semplicemente vittima dei propri istinti di Vampiro. In questa storia percepisco la sua fragilità tanto quanto quella di Isabelle, nonostante lui sembri il “dominatore” dei due, perché anche Raphael ha i propri mostri da esorcizzare, anche Raphael ha bisogno di spegnere la mente e annegare in qualcuno, come se solo nel dolore altrui potesse sentirsi vivo. La sua resa non solo mi è sembrata convincente, ma anche molto più ricca di quanto un’interpretazione letterale del testo lasci trapelare. Anche Isabelle è ben analizzata e approfondita. I suoi pensieri sono contraddittori e confusi, vuole e non vuole sentirsi persa, non sa dare nome a questo bisogno sbagliato che la spinge a consumare e a farsi consumare fisicamente (e mentalmente) da Raphael, dice “sono io che devo essere fermata, spero che qualcuno lo faccia e temo che ci riesca”. Vive in un limbo in cui si è auto-imprigionata, in una condizione di estrema vulnerabilità: è lontana dalla Isabelle forte e decisa del Canon, ma questa sua condizione emotiva è giustificata alla perfezione dall’influenza negativa esercitata su di lei da Raphael, veleno e (non) cura, che annienta ogni sua certezza. “Sto seguendo la via più facile, quella del sonno della ragione pur di non riconoscere questo lato fragile che non credevo mi abitasse”, ammette a se stessa e al lettore. Isabelle si annulla completamente, sia al veleno concreto che le inietta Raphael che a quello metaforico rappresentato da Raphael stesso. Per quanto mi dispiaccia vederla così vulnerabile apprezzo l’accuratezza e il realismo della sua introspezione. 



    Sviluppo del tema: 5/5 
    Se associo questa storia al simbolo dell’Uroboro, “stallo” ed “eterno ritorno” sono le parole chiave che mi vengono subito in mente. Il concetto d’inevitabile dipendenza malsana verso qualcuno non sarà una scelta originalissima, ma ne premio la resa convincente. Isabelle è totalmente assuefatta a Raphael, in una relazione fisica che nessuno dei due sa definire, di cui, per citarti, lei dice “siamo qualcosa insieme. Magari nemici, ma non indifferenti, certo non amanti [...]”, e in questo sei stata brava a rendere quel senso d’inesprimibile e irrisolvibile. Isabelle si interroga su cosa siano lei e Raphael e non trova risposte, vive in una prigione mentale in cui non c’è via d’uscita e che al tempo stesso segna un cambiamento improvviso nella sua vita: da ragazza combattiva, da ancora pronta a dare agli altri la forza nei momenti difficili, da Nephilim nemica dei Vampiri appare ora soltanto vulnerabile, spaesata, assuefatta a un Vampiro. Hai scelto dunque di presentare due condizioni espresse dal simbolo, entrambe negative, una scelta decisamente adatta per la trama che hai ideato. 



    Gradimento personale: 9.5/10 
    La storia mi è piaciuta parecchio. Per quanto mi dispiaccia vedere Isabelle in queste condizioni di vulnerabilità e annullamento completo, ho apprezzato tanto il realismo con cui hai trattato il tutto, lo stile evocativo e l’introspezione accurata. In questo caso la presenza di un dialogo tra i personaggi — che di solito preferisco — avrebbe spezzato la magia di questa atmosfera sospesa e delirante. Il silenzio è d’obbligo, il silenzio dilata le sensazioni e i pensieri, accresce nel lettore quella sensazione di star spiando di sfuggita qualcosa di segreto che soltanto i personaggi hanno il diritto di vivere in fondo. Perché Isabelle in prima persona brama quei momenti con Rapahel e al tempo stesso odia bramarli,  se ne vergogna, vorrebbe dimenticarli e al tempo stesso riviverli all’infinito. Per una rara volta apprezzo dunque una storia muta, incentrata interamente su un flusso introspettivo. Senza contare che un singolo discorso diretto c’è, ed è Raphael a pronunciare queste parole: ‘Tranquilla, tranquilla, posati su una pietra e riposa’, un rimando splendido non solo alla colonna sonora da te scelta per la storia, ma anche una battuta estremamente incisiva, in grado di riflettere l’ascendente malsano del Vampiro su Isabelle. Mi è rimasta impressa in modo particolare proprio perché è l’unica voce concreta in tutta la storia, capace di racchiudere in sé l’idea di abbandono dei sensi e totale perdita di controllo. Mi complimento con te per la scelta di “Go to sleep little baby”, non la conoscevo, ma l’ho ascoltata e il suo mood generale mi è sembrato perfetto per la trama. In Isabelle e Raphael ci sono rabbia e dolore durante un indelicato amplesso, la melodia al contrario suggerisce un’apparente tranquillità e delicatezza che contribuisce a rendere la sua (e la tua) storia solo più inquietante: questo effetto distorto rende bene l’idea di come si stiano sentendo Isabelle e Raphael. Per gusto personale amo sempre i contrasti di questo tipo, in un film horror una ninna nanna innocente, ad esempio, mi angoscia molto più di un urlo. Ottima scelta!



    Totale: 42/45 

Recensore Master
16/08/19, ore 11:33

Ciao cara, qui ho deciso di lasciarti la seconda recensione premio che ti spetta. Visto che sono amante della Rizzy e che l'episodio da cui hai preso spunto mi piace tantissimo, mi sono precipitata a leggere questa piccola OS. E che devo dire? Hai sottolineato benissimo l'aspetto più dark, oserei dire anche perverso, di questo rapporto umana/vampiro, che nella serie non è sottolineato più di tanto. Motivo per cui questa storia mi ha colpito così tanto che la metto tra i preferiti <3.
A presto.

Recensore Veterano
31/05/19, ore 14:07

... Te l'avevo detto che sarebbe passato un tempo infinito prima della nuova recensione premio! Ma sono stata impegnata, e in realtà sono ancora impegnata ma il tempo sta scadendo quindi ho deciso di darmi una mossa. Ma basta parlare di me, non sono qui per questo.
Ammetto che la prima volta che ho questa fanfic ho fatto fatica a piazzarla- conosco i personaggi, certo, e conosco la serie, ma quanto ho letto era così lontano dai libri che lì per lì mi ha scossa, senza sapere cosa provare. Distante non solo per lo stile, di cui ti faccio i complimenti poiché è qualcosa che trascina molto il lettore nel vortice della pazzia, chiamiamola così, di Isabelle, ma che è tutta altra cosa rispetto a quello dei romanzi, ma anche per quanto avviene. Infatti, da quel che ricordo, molte delle cose più scabrose rimangono sepolte nell'ombra, se non si parla delle confrontazioni finali, e non avendo mai visto Isabelle&Raphael interagire non avrei mai pensato di vederli in questa situazione.
Ma questa è un'altra delle tue caratteristiche: prendere dei pezzi del canon e approfondirli in un tuo particolare modo- qualcosa che io, che cerco di stare vicina al canon, non mi permetterei mai. Non intendere, adesso, che tu devi cambiare il modo di scrivere perché il mio è migliore, o cavolate del genere, perché a una seconda lettura viene fuori tutta la bellezza di questo approccio. Una Isabelle, in una situazione così lontana da quanto siamo abituati, che ragiona in modo perfettamente IC, non solo rispetto al romanzo ma a questo piccolo sottomondo da te creato; un punto scuro della storia originale illuminato e tinto di nuove sfumature, che attira proprio per la sua inconsuetudine e originalità; e, sopratutto, la verosimiglianza che pervade tutto il racconto. Non della vicenda di per sé (è un urban fantasy, dopotutto!), ma il modo in cui Isabelle ragiona sulla sua situazione e sulla sua attrazione. Ho trovato il titolo, e la spiegazione collegata ad esso, un perfetto riassunto: una presunta innocenza, magari anche desiderata razionalmente, che è ormai irraggiungibile. E, nonostante qualche frase mi sia apparsa un po' ripetitiva, è di questo che narra la coscienza di Isabelle, e in modo realistico come già detto. Non era un argomento facile, ma l'hai sviscerato per bene, specie alla fine con il pensiero ai suoi compagni di caccia e nel momento in cui Raphael la prende- una preda che ama il gioco della caccia e che non vuole sfuggire, una situazione così insolita che non può fare a meno di lasciarti col fiato sospeso durante la lettura.
Beh, è venuto fuori un papiro, ma non credo sia un problema! Speriamo di ribeccarci in giro,
Claire

Recensore Master
08/05/19, ore 20:08

Prima Recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"

Ciao!
Mi dispiace per la lunghissima attesa, ma finalmente sono qui.
In effetti ho letto questa os una settimana fa senza avere la possibilità di poterla recensire con un po' d'attenzione.
Devo dire che la prima cosa che ho pensato è stata che sicuramente questa è una di quelle os che è meglio leggere se si conosce la materia prima, serve più di un'infarinatura. Questo perché è essenzialmente introspettiva, e come è giusto che sia di conseguenza piena di riferimenti a fatti e dettagli e sfumature che un lettore esterno come me può solo cercare di carpire al meglio, ma che non può comprendere al meglio. Risulta quindi difficile fluire appieno nella storia.
Quello che segue, quindi, sono pensieri e sensazioni del tutto personali, che questa storia mi ha dato e un sunto di ciò che ho provato e mi è piaciuto.
Ovviamente testo perfetto dal punto di vista grammaticale, non ho trovato errori. Inoltre sei sempre piena di metafore e similitudini da inserire nelle tue storie, le quali rendono l'introspezione dei personaggi soprattutto densa, carica di emozione.
In questo caso, mi è piaciuto il modo contorto in cui Isabelle vede Raphael. Per quel che ricordo, lei è un personaggio duro all'apparenza ma fragile, che comunque affronta la vita e gli ostacoli di petto, sempre con grinta, forte e combattiva. A suo modo, ha sempre mostrato sicurezza. Una sicurezza che qui svanisce non solo fisicamente ma anche al livello psichico. I suoi pensieri si continuano a contraddire e allo stesso tempo seguono un filo logico e preciso: la sua incapacità di combattere.
Isabelle è persa nel suo dolore, la ferita, la perdita l'hanno debilitata. Inoltre in lei stanno combattendo due diverse nature coesistenti: quella abnegante di nephelim e quella vitale di umana. Se la sua forza prima riusciva a sopprimere la seconda, o comunque a tenerla a bada, adesso che tutte le sue difese vengono prosciugate, che sembra aver perso quel magico potere con cui affrontava la vita, la parte umana e fragile prende il sopravvento.
In questo gioca un ruolo importante Raphael: vampiro che con il suo veleno la salva e la uccide allo stesso tempo. Un vampiro che nella sua mente è un angelo e un demone allo stesso tempo, e che attraverso vari ragionamenti acquista anche lui una sfaccettatura umana e più complessa che va al di là del bianco e nero, quando lei si chiede se anche lui è succube della sua natura.
Da parte di entrambi si percepisce un bisogno e una lotta: lei vorrebbe fuggire, ritrovare se stessa, ma torna sempre da lui, ha bisogno della sua nefandezza e del suo torbido cuore che non batte per poter far battere il suo ancora un altro po'; lui che le da un placebo mentre la tortura, resistendo all'impulso di ucciderla pur di prolungare quella vittoria, della dominazione su di lei. E in tutto questo, la parola amore non vien mai voglia di pronunciarla, perché si sente molto forte la mancanza di una vera condivisione.
Soprattutto mi è piaciuto il passaggio in cui lei prova che nessuno vuole condividere il dolore di qualcun altro, di certo non Raphael, il quale non arriva mai a lenirlo o a dividerlo con lei, ma si limita ad anestetizzarlo, restando comunque al di fuori di esso, non lo tocca; e questa mancanza di condivisione segna anche la mancanza di una vera intimità tra i due.

‘Tranquilla, tranquilla, posati su una pietra e riposa’. -> In questa frase io ho percepito un'incapacità di trovare la pace anche del riposo, come se la protagonista possa solo abbandonarsi nell'oblio, fermarsi a riprendere fiato, ma sempre a contatto perenne con la durezza e i dolore della vita (posati su una pietra). La pietra in questo caso è simbolo di quell'anestetico che lei si concede, di quella droga che le inietta con il suo morso il vampiro.

come ascoltando mentre si tiene la testa sott’acqua -> questa frase te la segnalo per un semplice fatto di fluidità. Leggendo mi è parsa perdere il ritmo della narrazione, forse potresti strutturarla in maniera differente (ma è solo un consiglio spassionato).
Ma ciò che più amato, e per la quale ti ringrazio visto che non la conoscevo, è la canzone che fa da sottofondo alla storia ma è anche una sua chiave di lettura, quasi che testo e brano vadano di pari passo.
Soprattutto il pezzo in cui dice che che né il miele né la pietra né lo zucchero, come a dire che il buono né la forza si conservano, che tutto va affogato in una bottiglia, in un placebo. Anche il fatto che c'è questo cammino di perdizione in mezzo ai campi, come Isabelle che allontana i suoi amici e suo fratello, tradisce il loro amore e la loro fiducia, smarrendo il cammino, macchiandolo di sangue e di sentimenti sperduti e negativi. E il sacrificio sull'altare della sua innocenza, dei suoi valori, della, il prezzo da pagare per un po' di anestetico. E ovviamente acquista senso anche il titolo della canzone, analogia perfetta per i due personaggi, i quali riescono a darsi solo cattiveria e ferocia. Infine, mi piace il contrasto/affinità che si crea tra la malinconia della musica e il momento "passionale" feroce che loro consumano che si oppone al flusso calmo, malinconico, lento e introspettivo dei pensieri di Isabelle, e quindi della os.
Concludo con il farti i miei complimenti e con lo scusarmi se non posso scendere maggiormente nei particolari della storia. Comunque mi è piaciuta.
A presto!