Recensioni per
Contagio - Nella profondità della tua anima
di Rota

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
15/02/20, ore 03:06

Wow, è davvero meravigliosa mi ha preso un sacco, hai descritto tutto davvero bene e la tua scelta dei poteri è davvero perfetta. Complimenti davvero, ho la sensazione che la rileggerò più e più volte ancora. Vorrei trovare le parole per descrivere quanto mi ha rapito... Ma forse non ci sono.... E può darsi che questa recensione non la vedrai mai, infondo sono in ritardo di un annetto, ma sentivo il bisogno di scriverla comunque perché questo capolavoro meritava una recensione positiva.
Scusa la lunghezza e la spiegazione confusa.

Recensore Veterano
15/09/19, ore 14:21

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:
Quest’ultimo titolo è anche quello più altisonante della raccolta, e quest’unica parola così importante e significativa dipinge nell’immaginario del lettore l’idea di un traguardo ormai raggiunto.



Caratterizzazione dei personaggi:
La storia si apre con un Sousuke tutto serio e concentrato che si prepara per questa prova ancora senza nome, e ricorda molto da vicino il suo atteggiamento pre-gara nel canon – quindi direi che è perfetto.

Soprattutto, però, mi piace che una volta terminati i preparativi il suo sguardo cerchi istintivamente lui, Makoto. Mi piace perché nonostante la sua “faccia da duro” anche Sousuke ha paure e insicurezze come tutti, e trovo molto bello e naturale che cerchi inconsciamente il supporto morale del proprio mate per farsi forza.

La serietà e la concentrazione che tanto lo contraddistinguono tornano a farla da padrone per tutta la durata della prova, durante la quale vediamo Sousuke impegnarsi al massimo delle sue possibilità sia per se stesso che per il suo compagno… forse perfino oltre le sue possibilità, perché alla fine ne rimane talmente debilitato da svenire o quasi; ma anche questo è perfettamente coerente con il Sousuke che ben conosciamo.

Anche Makoto resta fedele a se stesso, con quel sorriso che gli rivolge all’entrata nel campo e quando si precipita ad abbracciarlo non appena si rende conto che è finita, che ce l’hanno fatta davvero. Insieme.


E poi entra in scena Goro Sasabe. Ammetto che non ricordo molto di lui, ma ad ogni modo ho apprezzato tutta l’esuberanza e l’entusiasmo – a tratti anche eccessivi – che dimostra verso Makoto e Sousuke… e soprattutto verso la loro carriera futura.
Mi è anche piaciuto il ruolo che gli hai assegnato perché rispecchia per molti versi quello che ricopre nel canon, e credo che anche questo ti abbia aiutato a restare fedele alla sua caratterizzazione originale.

Molto appropriate anche le reazioni opposte di Sousuke e Makoto durante il suo monologo, con Sousuke che borbotta contrariato – in fondo lo sappiamo che è un tipo un po’ burbero – e Makoto che invece gli dà corda e tiene a freno il proprio compagno per evitare discussioni.

(E lanciandogli una frecciatina su ciò che realmente è importante dell’essere eroi, che non guasta mai.)

Nella riflessione successiva veniamo a scoprire che anche Sousuke, come Makoto, crede fermamente nell’importanza della professione dell’eroe… solo che, a differenza sua, è un tipo più “concreto”, se vogliamo. Ritorna infatti la sua insofferenza per tutta la questione delle interviste e dei pettegolezzi e di tutte le informazioni “inutili” – e spesso anche private – che circolano sugli eroi.

Makoto, come già sappiamo, invece è convinto che anche quella parte lì – interviste, apparizioni pubbliche e quant’altro – sia parte integrante della professione; anche questo lo sapevamo già avendo avuto modo di conoscere il suo pensiero per via diretta con le storie dal suo POV, e mi è piaciuto ritrovarlo anche qui attraverso gli occhi di Sousuke.

L’insinuazione di Goro sulle possibili nefaste conseguenze di Contagio distoglie Sousuke dai suoi pensieri, e giustamente: sa bene – come veniamo a scoprire poco dopo – che Makoto è terrorizzato dal suo stesso potere e dal danno che potrebbe arrecare con il più piccolo sbaglio, e sentirsi spiattellare questa verità in faccia così brutalmente a tradimento l’ha turbato non poco anche e soprattutto per la reazione di Makoto.

Lui, però, dopo una piccola esitazione iniziale continua a sorridere: mantiene salda la maschera dietro cui si nasconde da fin troppo tempo, impedendo al mondo di conoscerlo davvero – quella stessa maschera che indossava anche con Sousuke, e che è stata motivo di discussione nella scorsa storia.

Rimasti soli, si concedono di restare per un po’ semplicemente in silenzio: ormai tra loro non sono necessarie le parole, ed è bello pensare che siano talmente in sintonia da non sentire il bisogno di dire qualcosa a tutti i costi.

Riprendono a parlare solo dopo alcuni minuti, in tutta tranquillità, e come ci si aspetterebbe commentano ciò che ha detto loro Sasabe.
Makoto, probabilmente per ammorbidire Sousuke, cerca di guardare soltanto il lato positivo… ma a Sousuke quella sua ultima postilla proprio non è piaciuta.

Ho davvero adorato come ribadisca il concetto, perché si vede chiaramente come quella frase che in realtà ha colpito un punto debole di Makoto ha fatto forse più male a Sousuke: è sintomo concreto di quanto sia stretto il loro rapporto.

E, sì, magari Sousuke sarà un po’ troppo protettivo, a volte, ma in fin dei conti è il suo modo di esprimere il profondo amore che prova per il suo compagno, quindi – anche se è comprensibile che a lui dia fastidio, talvolta – è giusto che Makoto non calchi troppo la mano nel rimproverarlo.

Quei cinque minuti che passano insieme, da soli, sono di una tenerezza infinita: entrambi liberi finalmente non solo da occhi indiscreti che li osservano ma anche dallo stress per la prova ormai superata, si lasciano andare l’uno tra le braccia dell’altro.

Per cinque minuti si concedono di essere soltanto due ragazzi innamorati, senza preoccupazioni… o quasi.

Perché dopotutto il loro carattere non gli permette di staccare mai del tutto la spina, non vista la strada che intendono percorrere. Per questo trovo realistico che anche in questa piccola parentesi di intima tranquillità Makoto si senta attraversare dall’antica paura per il proprio potere, una paura mai quietata e di cui Sousuke è ben consapevole.

Con una paura del genere è verosimile che Makoto – nonostante fin da bambino non abbia desiderato altro – nutra ancora dei dubbi sulla professione di eroe, e trovo davvero molto dolce che Sousuke si dichiari disposto a rinunciare a tutto per lui, per la sua serenità. Sì, può sembrare una frase fatta – della serie “io morirei per te” – ma in quel “Sì, possiamo” ribadito con tanta serietà si legge chiaramente che non è così, e che Sousuke sarebbe davvero pronto a mandare tutti al diavolo – Sasabe in primis – e tornarsene con Makoto a vivere una vita da cittadino comune.

E anche Makoto lo capisce, perché si affretta subito a rassicurarlo: dopotutto quello di fare l’eroe è anche il suo sogno, e non intende rinunciarci né far rinunciare Sousuke.
Anche se è geniale la postilla del “Preferisco inseguire qualche ordinario e banalissimo ladruncolo di quartiere”… come a dire: sì, ok fare l’eroe, ma con moderazione.
È una precisazione tra il serio e il faceto che ha fatto sorridere anche me, e che trovo perfettamente coerente con la caratterizzazione di Makoto – che ancora una volta fa di tutto per distendere gli animi e sdrammatizzare.

E poi le parole perdono pian piano importanza, e Sousuke e Makoto si stringono in un abbraccio che li unisce nel fisico e nell’anima: i confini ormai sono così labili che si avvertono a malapena, e ciò che ne rimane è un unico essere con due cuori che battono all’unisono.

Perché anche se ormai sono eroi, prima di tutto rimangono esseri umani: forti all’esterno ma anche estremamente fragili, che cercano il supporto dell’altra metà per continuare a crederci e ad andare avanti… sicuri che qualunque cosa accada l’altro ci sarà sempre.

Dopotutto è una promessa.



Stile e trama:
Prima di cominciare, ti segnalo due errori che ho trovato nella storia:
Si illumina il suo volto, ancora di più – come se una scarica di Gettito lo abbia investito appieno. --> Avesse (congiuntivo imperfetto, non presente).
E come questa paura, questa sua insicurezza e questa sua ritrosia potesse combinarsi con la professione di eroe […] --> Potessero (il soggetto è plurale, ovvero “questa paura, questa sua insicurezza e questa sua ritrosia”).

Lo stile di questa storia è estremamente fluido e lineare, con un ritmo che varia al variare dei periodi e della loro tipologia – lunghi e brevi, descrittivi e introspettivi, dialoghi e pensieri – e mantiene sempre desta l’attenzione del lettore, riuscendo a coinvolgerlo dalla prima all’ultima riga.

La storia si apre con Sousuke seduto a prepararsi per qualcosa di cui ancora non siamo a conoscenza. In questa parte, mi è piaciuto come ti sei soffermata sui preparativi, sottolineando particolari solo apparentemente irrilevanti che invece contribuiscono ad accrescere la curiosità del lettore.

Mi è piaciuto anche l’accenno alle braccia meccaniche: è qualcosa di così rapido e sottile che si percepisce a stento, ma tanto basta a instillare il germoglio di un dubbio che verrà risolto solo più avanti.

Alla – apparente – calma serafica di Sousuke, si contrappone quindi una sorta di agitazione positiva che penetra sottopelle col proseguire della descrizione, un senso di attesa palpabile che una volta scoperto il primo mistero si collega direttamente al successivo e lascia ancora col fiato sospeso a chiedersi come andrà a finire.

Ho trovato l’intera scena della prova davvero molto coinvolgente e suggestiva, descrittiva quanto basta da farla vedere al lettore ma senza mai essere statica e – cosa che ho apprezzato moltissimo – con l’inserimento costante dei pensieri e delle emozioni di Sousuke tra le righe.
In questo contesto, anche le informazioni più “didascaliche” che vengono fornite (come ad esempio il funzionamento dei poteri di Makoto e Sousuke) non stonano minimamente, anzi: sono brevi ed incisive, e agevolano la comprensione del lettore senza però rallentare la lettura né disperdere il pathos creatosi.

L’inserimento di dettagli concreti e pragmatici – come i sensori di controllo e le sbarre di contenimento dietro cui rimane Makoto – aggiungono realismo alla descrizione, ma la cosa che più ho apprezzato è la rappresentazione del rapporto tra Sousuke e Makoto: è chiaro più che mai come entrambi siano complementari, indispensabili l’uno per l’altro, e l’unione dei loro poteri e delle loro menti è il vero punto di forza di questo paragrafo.


Nel paragrafo successivo troviamo Goro Sasabe che si congratula con Makoto e Sousuke “con quell’orgoglio tipico dell’allenatore puntiglioso che vede i propri pupilli raggiungere finalmente l’apice della fama e della professionalità”. Beh, direi che come similitudine è più che azzeccata, e ho apprezzato la strizzatina d’occhio al lettore con il riferimento al canon.

Mi è piaciuto molto anche lo smodato utilizzo dei punti esclamativi, che concludono ogni sua frase per sottolineare ancora meglio tutta l’enfasi e l’entusiasmo che mette in quelle parole. È eccessivo? Sì, un po’. Ma è anche perfettamente compatibile col personaggio, e inoltre aiuta non poco il lettore a immedesimarsi nell’irritazione di Sousuke – che cresce di secondo in secondo.

Ho apprezzato il modo in cui interagiscono i tre, con Goro che è eccitato come un bambino la mattina di Natale, Sousuke che probabilmente lo prenderebbe volentieri a pugni (o almeno gli darebbe un piccolo assaggio di Gettito) e Makoto che, come sempre, si mette in mezzo e cerca di fare da mediatore così che la situazione non degeneri.

Più di tutto, però, mi ha colpito la riflessione che traspare neppure tanto velatamente sulla concezione di “eroe”: da un lato ci sono quelli per cui “eroe” è sinonimo di “vip”, e che credono che l’unica cosa importante sia diventare i migliori per essere i più famosi e – di conseguenza – ricchi sfondati; dall’altro, ci sono i – chiamiamoli così – puristi come Sousuke, che ritiene l’eroe qualcuno il cui dovere è quello di essere al servizio della comunità – possibilmente restando nell’ombra e mantenendo la vita privata… privata, ecco.
E poi c’è Makoto. Lui e quelli che la pensano come lui, in questo quadro sono un po’ come “la via di mezzo”: coloro che credono fermamente nei valori gloriosi degli eroi, ma apprezzano anche la fama e la notorietà – e quindi accettano tutto ciò che ne consegue, interviste e gossip compresi.

L’accenno ad Haruka è stato una chicca davvero carina, e in più non è difficile immaginarselo come “la star del momento”, con quel suo talento innato – che nel canon aveva nel nuoto – che gli permette di brillare al di sopra di tutti gli altri e “surclassare” persino chi – come Makoto e Sousuke – ha trovato il proprio mate decisamente prima di lui.
Quella postilla sul suo mate “con gli occhiali e la risata rumorosa” chiude un po’ la sua sottotrama: si capisce che alla fine lui e Rin si sono lasciati e che ognuno ha proseguito per la propria strada, Haruka diventando un eroe e Rin… beh, Rin rimane un mistero, ma incrocio le dita e spero che anche lui abbia trovato il suo mate – o almeno la felicità.


Non mi è ben chiaro invece il discorso successivo, quello che fa Makoto a proposito del suo potere dicendo che non potrebbe usare Contagio con qualcuno di diverso da Sousuke perché sarebbe contro la legge. Però anche prima, con Goro, Sousuke sostiene che ha usato “una punta di Contagio” per richiamare la sua attenzione dopo la postilla acida di Sousuke (quando in buona sostanza lo accusa di sfruttarli per far carriera).

In generale, mi sembrerebbe poco verosimile che il proprio potere debba essere limitato a prescindere all’utilizzo sul proprio mate, da un lato perché sarebbe un lavoro immenso da monitorare per chi si occupa di mantenere l’ordine e far rispettare la legge, dall’altro perché sicuramente esistono molte persone che non hanno mai incontrato il proprio mate o che magari l’hanno perso, e mi sembrerebbe assurdo che la società non permetta loro di utilizzare in nessun modo il proprio potere.

Quindi magari Makoto si riferiva solo al Livello Cinque? Questo – secondo me – avrebbe molto più senso: è il massimo livello raggiungibile, e in quest’ottica è quasi doveroso limitare questo potere a chi è in grado di sopportarlo e proteggere le altre persone dai probabili danni che avrebbe su di loro.


Una volta uscito di scena Goro, finalmente ci si può rilassare. Di nuovo, tornano le descrizioni dell’ambiente, e mi ha fatto sorridere la precisazione del numero degli armadietti di Makoto e Sousuke. Non so perché, ma è un dettaglio apparentemente superfluo che invece ci sta proprio bene, aiuta a entrare in quella stanza insieme ai ragazzi e a immergersi ancora di più nella storia.
Inoltre, forse sono io che leggo troppo tra le righe – anche quello che in realtà non c’è scritto – ma l’aver utilizzato numeri a tre cifre mi è sembrato un modo indiretto per far capire al lettore quanto grande sia l’accademia e, di conseguenza, quante centinaia di studenti la frequentino. È così o sono io che mi faccio troppi viaggi mentali?

Sousuke rompe il silenzio con i suoi ingranaggi, vero, ma è Makoto il primo a parlare… e all’improvviso la storia passa a raccontare il suo POV.
È un pezzo molto breve, vero, ma – come ti ho detto anche nell’altra storia – se il narratore è soggettivo e il POV è di Sousuke è un errore cambiarlo così all’improvviso con quello di Makoto, tornare all’origine poche righe dopo e poi cambiare di nuovo per un po’ per ritornare in via definitiva a quello di Sousuke.
Sinceramente, credo che in questo modo si generi più che altro un po’ di confusione, perché ad una prima lettura non ci si rende conto che il soggetto sottinteso è stato momentaneamente cambiato e quindi alcuni passaggi non risultano chiari.

La scena successiva è così dolce che scioglie il cuore, e ho amato davvero tantissimo come tu sia riuscita ad amalgamare l’intimità fisica e mentale con quella data dai rispettivi poteri: Sousuke e Makoto sono uniti in ogni modo in cui due persone possano esserlo, praticamente in simbiosi, e il lettore avverte distintamente questo loro rapporto di reciproca appartenenza nonostante – di fatto – si stiano semplicemente scambiando un abbraccio e qualche bacio.

Mi è piaciuta anche la frase di Sousuke sul potere di fermare il tempo perché è un chiaro rimando alla scorsa storia (soprattutto con quel “davvero” che sembra riprendere un discorso lasciato in sospeso), quando era stata utilizzata sempre da lui ma in un contesto ben diverso.
Tuttavia sono ancora indecisa sulla sua “naturalezza”, diciamo: la scena a cui si riferisce è avvenuta ben tre anni prima e non ne stavano facendo il minimo cenno, quindi è un po’ forzato pensare che Sousuke l’abbia tirata fuori dal cilindro proprio al momento opportuno per questa strizzata d’occhio al lettore. D’altro canto, ho anche pensato che magari questo discorso sul potere di fermare il tempo fosse cominciato nella scena che abbiamo letto nella terza storia, ma magari non si fosse esaurito lì per saltare invece fuori di tanto in tanto come una specie di gioco tra Sousuke e Makoto.
In quest’ottica, avrebbe molto più senso.

Un particolare che mi ha incuriosito – e immagino che l’intento fosse proprio quello – è l’accenno di Makoto a quella fantomatica emergenza dell’anno precedente. Non dice altro, troncando di netto il pensiero perché evidentemente troppo doloroso, ma tanto basta per far scattare la molla: il collegamento con le braccia meccaniche di Sousuke è stato immediato.
E, sì, mi sarebbe piaciuto avere più dettagli su quella storia, – chi stavano combattendo? Erano soli o in gruppo? Come ha fatto Sousuke a ferirsi? – ma devo ammettere che la tua è stata un’ottima scelta dal punto di vista stilistico, scegliendo di lasciar trapelare solo quel tanto che basta per far intuire gli avvenimenti senza inserire ad esempio un flash-back esaustivo che avrebbe inevitabilmente interrotto l’atmosfera ovattata di quei cinque minuti di pace prima del turno di lavoro.

A proposito dei cinque minuti, mi ha fatto sorridere il modo con cui viene sottolineato che anche quella di ritagliarsi questo piccolo spicchio di intimità a prescindere dal luogo in cui si trovino è diventata prassi, per loro. Un modo per darsi la carica necessaria a fare del proprio meglio e – soprattutto – a sopportare tutto ciò che il destino vorrà porre loro di fronte, perché insieme possono fare qualunque cosa… o almeno possono provarci.

Dopotutto, ormai sono degli eroi.



Gradimento personale:
Nonostante la parte finale zuccherosa mi sia piaciuta moltissimo, ho apprezzato ancora di più il primo paragrafo: finora conoscevamo i poteri di Makoto e Sousuke prevalentemente per via teorica – soprattutto Gettito, mentre di Contagio avevamo visto anche qualcosa in più – ma la descrizione della prova li mostra concretamente in azione al massimo delle loro possibilità; e, in un superhero!AU, la comprensione di questi poteri è a dir poco fondamentale.







Valutazione generale della raccolta: Contagio – Nella profondità della tua anima

Titolo raccolta:
Mi è davvero piaciuto questo titolo dal sapore altisonante, perché pur non rivelando quasi nulla di primo acchito è abbastanza intrigante da stuzzicare la curiosità del lettore.

Invece, una volta conclusa la raccolta, lo si apprezza ancora di più per il collegamento a doppio filo che ha con la stessa: innanzitutto perché Contagio, il potere di Makoto, è messo in risalto nel titolo come nelle storie; secondo, perché la parte “nella profondità della tua anima” rivela ad un occhio attento un sottotesto davvero interessante, che fa esplicito riferimento alla possibilità di Makoto di condividere attraverso il proprio potere la sua stessa anima con Sousuke.



Sviluppo del soulmate!AU
In questa raccolta il soulmate!AU è stato gestito alla perfezione, sia per la naturalezza con cui è stato inserito che per l’importanza che è stato dato alle anime gemelle in generale e alla regola dei poteri in particolare.

La scelta di una superhero!AU è stata davvero azzeccata per poterlo sfruttare appieno, devo dire, ed è subito chiaro senza bisogno di spiegazioni che tutti sono consapevoli non soltanto della presenza dei poteri, ma anche del fatto che ciascuno ha – da qualche parte del mondo – il proprio “mate”.

Ultimo ma non ultimo, ho davvero adorato tutti i numerosissimi particolari che hai inserito non solo riguardo ai poteri di Makoto e Sousuke, ma anche ai poteri in generale e al modo in cui la società si è organizzata per riuscire a gestirli.

E poi c’è l’accenno a coppie formate da non-mate, la scarsa possibilità di carriera per una coppia di mate registrata, le scuole per eroi, le agenzie per trovare il proprio mate… insomma, ci sono tanti, tantissimi dettagli che rendono il mondo che hai costruito talmente realistico da essere vivo e pulsante.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 14:18

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo molto criptico nella sua apparente semplicità, incuriosisce il lettore e lo spinge a leggere la storia per scoprire con precisione a che cosa si riferisca.



Caratterizzazione dei personaggi:
La storia si apre con un Makoto imbarazzato per essersi appisolato al tavolo, – e ci sta, anche se doveva essere davvero stremato per cedere al sonno – ma mi piace soprattutto la reazione-non-reazione di Haruka: come dici tu, Haruka è il suo migliore amico e non ha bisogno di un potere speciale per comprendere i suoi sentimenti e farsene carico, e dal momento che Makoto è evidentemente depresso per qualcosa Haruka lo capisce senza bisogno di parole.

Anche nella scenetta immediatamente successiva Haruka viene ben rappresentato, e Rin con lui: Rin che sbuffa e si lamenta con toni abbastanza accesi da essere sentiti dalla stanza accanto, e Haru che risponde con una frecciatina quasi mormorata come suo solito.

Tuttavia, grazie allo sguardo preoccupato di Makoto, deduciamo che nonostante si tratti di un bisticcio di poco conto è solo l’ultimo di una lunga serie.

Makoto rimane solo e triste seduto al tavolo, ed è naturale che cerchi qualche distrazione dai propri pensieri… e quale migliore distrazione di un servizio su una coppia di eroi?

Scopriamo quindi che l’ammirazione di Makoto per gli eroi non è diminuita con l’età, e scopriamo anche indirettamente che invece Sousuke sembra non condividere questa sua passione.

Quando Rin entra in scena lo fa col suo solito modo un po’ teatrale, con gesti seccati ed espressione corrucciata, e ovviamente Makoto – anche senza il proprio potere – capisce subito il suo stato d’animo e reagisce di conseguenza, cercando di consolarlo con un sorriso.

Mi piace che non abbia intavolato un qualche dialogo, sia perché – come abbiamo avuto modo di leggere tra le righe – non è certo la prima volta che lui e Haru discutono e quindi sarebbe stato solo un ripetere cose già dette, sia perché trovo molto più verosimile questa sua solidarietà silenziosa… e anche perché probabilmente Rin – col suo bel caratterino – lo avrebbe mandato al diavolo se gli avesse chiesto di parlare dei propri sentimenti.


Quando va a cercare Sousuke, lo trova seduto sul muretto a fissare il vuoto. È evidente che anche lui ha qualcosa che lo turba, e per questo non condivido l’enfasi che Makoto mette nel dirgli della torta: quel punto esclamativo mi fa immaginare il suo tono di un’allegria forzata che stona non poco sia con l’atmosfera generale che con la caratterizzazione di Makoto; avrei trovato più naturale un tono pacato, una semplice informazione detta magari con un sorriso che nasconde un invito implicito a seguirlo di nuovo in casa.

Invece mi piace come, alla non reazione di Sousuke, Makoto tenti un’altra volta senza però finire neppure la frase: è una situazione frustrante, quella, e anche con tutta la volontà di Makoto di far finta che vada tutto bene è verosimile che si arrenda all’evidenza, evitando di concludere una domanda cui avrebbe risposto soltanto il silenzio.

Come pure è naturale che si sforzi di non prestare attenzione alla litigata che inizia dentro casa, cercando per quanto possibile di non invadere la privacy dei suoi amici sia per rispetto sia perché – con o senza l’attivazione di Contagio – sta male per loro.

Quando cerca conforto da Sousuke, forse per reale bisogno o forse per cercare di instaurare un qualche dialogo visto il muro che il suo fidanzato sembra aver eretto, lui risponde freddamente che “non sono affari nostri”.

È brusco e sembra quasi insensibile, ma credo che corrisponda a ciò che effettivamente direbbe Sousuke in una situazione del genere. Non perché non gli importi, ovvio, ma perché è un tipo estremamente razionale e inoltre conosce Rin come le sue tasche, quindi sa bene che una qualsiasi intrusione da parte sua o di Makoto potrebbe solo far danno senza risolvere realmente nulla.

Anche Makoto lo capisce, ovviamente, ma nonostante questo non può fare a meno di star male per i problemi di Rin e Haruka… e anche per l’atmosfera pesante che c’è tra lui e Sousuke.

Sousuke che continua a rimanere in silenzio anche ad un nuovo fiacco tentativo di Makoto di riportarlo in casa, ma poi è lui stesso a parlare per primo. Lo trovo un atteggiamento forse irritante ma tutto sommato realistico, perché quel qualcosa che c’è nell’aria è evidentemente molto serio e ci sta che avesse bisogno dei suoi tempi per cominciare ad aprirsi.

Per questo, mi piace anche la sua – diciamo – “frase di apertura”, quella considerazione completamente fuori contesto sulla notte che segue un filo di pensieri che è soltanto suo. La sta prendendo larga, evidentemente, e va bene così.

La seconda frase invece (“Che non ci fosse un domani da rincorrere.”), che dovrebbe essere più esplicativa per far capire anche a Makoto cosa intendesse, non mi convince: la trovo troppo artificiosa in un discorso diretto, e ancor meno verosimile che sia pronunciata da un adolescente (o comunque da un ragazzo di circa vent’anni).

La discussione prosegue, gli animi si accendono e finalmente scopriamo il motivo – o almeno uno dei motivi – del malumore di Sousuke.

Mi ha piacevolmente sorpreso l’accusa di Sousuke a Makoto: tra i due ci si aspetterebbe che fosse Makoto quello più espansivo e sincero riguardo alle sue paure e ai suoi sentimenti… e invece veniamo a scoprire che è stato proprio lui a mettere su una maschera, a controllare il proprio potere perfino con il proprio mate per paura di lasciarsi andare completamente.

In questa discussione, sia i dialoghi che le varie reazioni dei personaggi sono molto naturali e realistici, e seppur in un contesto così diverso da quello a cui siamo abituati Makoto e Sousuke sono rimasti perfettamente fedeli a loro stessi.

Nel rendersi pienamente conto del turbamento e della frustrazione di Sousuke, Makoto si sente terribilmente in colpa: in fondo sa bene che ha ragione, e anche se non aveva mai avuto intenzione di ferirlo capisce che il suo atteggiamento non è stato affatto corretto nei confronti del suo mate.

E forse, ma solo forse, magari stava aspettando proprio questo: che Sousuke tirasse fuori per primo l’argomento e chiedesse una qualche spiegazione, da parte sua, così da “costringerlo” a raccogliere tutto il suo coraggio per fare quello che doveva essere fatto.

Della parte finale non c’è molto da dire se non che sono perfetti: due ragazzi innamorati, un po’ spaventati ma desiderosi di abbattere ogni barriera tra loro per arrivare a sentirsi davvero, fino in fondo.

È un’intimità più potente di quella fisica, che li tocca dritti al cuore e all’anima e che li ripaga dei loro sforzi dando loro una serenità e una sicurezza di sé come coppia mai provate prima: i problemi non sono finiti, lo sanno entrambi, ma questo è il primo passo per riuscire a risolverli tutti. Insieme.



Stile e trama:
Lo stile di questa storia è estremamente introspettivo, con pochi dialoghi ben mirati intervallati da lunghi flussi di coscienza che contribuiscono a rendere ancora più vivida l’atmosfera pesante che si respira.

La lettura, tuttavia, rimane sempre scorrevole grazie ad una sintassi varia e molto curata che alterna periodi di diversa lunghezza e diversa costituzione – periodi secchi, coordinate per asindeto, per congiunzione o subordinate varie.


La trama si dipana lentamente, scorrendo pigra tra una riga e l’altra dei pensieri di Makoto e lasciando il lettore sulle spine fin quasi alla fine, quando finalmente i nodi vengono al pettine e si chiariscono i vari perché sorti spontanei durante la storia – o almeno gran parte di essi.

È una tecnica che trovo molto interessante, questa, ma devo dire che personalmente ho fatto non poca fatica a seguire il filo del discorso ad una prima lettura: c’erano davvero troppe domande senza risposta, e tutti quei discorsi lasciati in sospeso – con quel non detto che viene dato per scontato ma scontato non è – alla lunga mi sono risultati più frustranti che intriganti.

Solo ad una prima lettura, comunque, perché già alla seconda – con la dovuta consapevolezza delle circostanze – ho potuto cogliere molte delle sfumature nascoste nel sottotesto, che mi hanno fatto apprezzare la storia molto di più.


Ma, in effetti, forse sarebbe meglio andare con ordine… quindi ripartiamo dall’inizio.


Il sipario si apre su Makoto che si risveglia da un pisolino fuori programma, e mi è piaciuto come si abbia quasi la sensazione di svegliarsi insieme a lui, aprendo gli occhi su un posto che inizialmente non si riesce a distinguere e prendendo coscienza pian piano di dove si è.

Si capisce fin da subito che c’è qualcosa che non va, anche se non si sa di preciso cosa, e nonostante l’ambientazione familiare e la presenza di Haruka l’atmosfera che percepiamo attraverso Makoto è come offuscata da una cappa di pesantezza.

Pesantezza che viene acuita dalla discussione di Haru e Rin, dall’assenza di Sousuke e in generale dal fatto che Makoto si ritrova da solo nella stanza con l’unica compagnia dei resti della cena e del borbottio della TV.

Nelle sue riflessioni si capisce che c’è stata una festicciola, – intima, ma comunque una festa – e a questo proposito ho un dubbio che non sono riuscita a chiarire anche dopo diverse riletture: ma di preciso cosa stavano festeggiando? Avevo ipotizzato che fosse per festeggiare la partenza imminente, ma dato che nessuno sembra realmente felice di questo nuovo viaggio non sono sicura di aver capito bene.

Scopriamo poi che alla TV stanno dando un programma sugli eroi, e questo mi è piaciuto: non solo serve alla trama per dare il “la” alle riflessioni di Makoto, ma aggiunge anche un tocco di realismo al mondo che hai costruito.

Mi è piaciuto anche il modo in cui si susseguono i pensieri di Makoto mentre in televisione scorrono le immagini degli eroi: non c’è un vero e proprio filo conduttore, sembra più che altro un flusso di coscienza in cui la mente salta da una riflessione all’altra senza preavviso o quasi. Stilisticamente parlando, lo ammetto, appesantisce un po’ la lettura, ma l’ho molto apprezzato comunque perché rende perfettamente l’idea di ciò che deve essere passato per la testa di Makoto mentre guardava quel programma.

Inoltre mi è piaciuto il collegamento sottinteso alla prima drabble, quando per la prima volta Makoto – sempre guardando un programma sui supereroi – decide cosa vorrà fare da grande.

L’arrivo di Rin lo distoglie dai suoi pensieri, un artificio semplice ma efficace per riprendere il filo della trama. Tanto più che anche in quanto a tempistiche ci siamo, perché è realistico che Makoto sia rimasto perso in se stesso abbastanza a lungo da permettere a Rin di finire di lavare stoviglie/discutere con Haruka.


Ho notato che in questa storia hai dato molta importanza all’ambiente, aggiungendo all’interno del racconto numerosi dettagli che contribuiscono a dipingere un quadro ben preciso nella mente del lettore.

Tuttavia, se ad esempio il piccolo excursus su ciò che avevano mangiato a cena è stato leggero e ben amalgamato al contesto, – con il successivo accenno alla torta che poi verrà ripreso in più di un’occasione – la descrizione che apre il paragrafo in cui Makoto esce a cercare Sousuke l’ho trovata un po’ forzata: oltre a non aggiungere nulla né alla trama né all’introspezione dei personaggi, è un periodo piuttosto lungo che rallenta notevolmente il ritmo della lettura.

Personalmente, avrei apprezzato maggiormente un periodo più breve con solo le informazioni più importanti, o in alternativa più periodi di diversa lunghezza che avrebbero mantenuto dinamico l’andamento della narrazione.

Anche Sousuke, come Makoto, sembra essere preoccupato per qualcosa di cui non siamo a conoscenza; anzi, più che preoccupato sembra quasi arrabbiato, come se lui e Makoto avessero litigato prima dell’inizio della storia. Il che in effetti spiegherebbe sia perché – quando Makoto si è appisolato – l’ha lasciato da solo e se ne è uscito a fissare il vuoto, sia perché adesso gli risponda a monosillabi o quasi.

Anche qui, però, sono solo ipotesi: non abbiamo indizi concreti che ci possano svelare questo mistero, anche perché Makoto si limita a prendere atto del suo comportamento scontroso senza nessun accenno a quella che potrebbe esserne la causa, come se neppure lui lo sapesse con certezza… e questo non mi convince. Insomma, se il mio ragazzo si comportasse in modo così scontroso senza una ragione apparente quantomeno gli chiederei una spiegazione, e se invece Makoto già lo sa… perché non lo fa capire anche al lettore?
Questo è uno di quei punti di cui ti parlavo, in cui il mistero smette di essere affascinante e diventa frustrante perché questo mio dubbio è destinato a rimanere senza risposta.


Dall’interno della casa si cominciano a sentire delle urla, e se da un lato è strano immaginarsi Haruka che urla sappiamo bene che anche lui ne è capace, quando particolarmente stressato o arrabbiato. Inoltre sappiamo tramite Makoto che lui e Rin sono ai ferri corti, e quindi è verosimile che – di nuovo soli – abbiano ripreso a discutere, stavolta senza freni inibitori.

Non so se è questo il caso oppure no, ma capita spesso che le persone si trattengano se ci sono ospiti per poi cominciare ad urlare quando sono nell’altra stanza o appena fuori dalla porta… come se le urla non potessero oltrepassare le pareti. È sciocco, razionalmente parlando, ma a livello inconscio sembra avere un senso e mi piace pensare che sia stato così anche per Haruka e Rin.

E poi, finalmente, arriviamo a scoprire il motivo di tutti questi litigi… o almeno in parte: l’accademia per Proto Eroi che Rin – per amore di Haruka – ha deciso di frequentare.

Qui, però, ho un altro dubbio che vorrei chiarire: dalla storia mi sembra di aver capito che Rin partirà da solo per questa accademia… quindi sta lasciando Haruka per renderlo “libero” e permettergli di trovare il suo Mate? È per questo che litigano? Oppure ho capito male io e in realtà ci vanno entrambi e discutono perché Rin non avrebbe voluto e lo fa solo per accontentare il suo ragazzo?

Ad ogni modo, scopriamo anche che Rin e Haruka non sono soulmate, ma “soltanto” una coppia. Ho apprezzato moltissimo questo particolare perché mette in scena un’eventualità che potrebbe benissimo verificarsi all’interno di questo AU: dopotutto il mondo è a dir poco immenso, e nonostante tutti abbiano un’anima gemella non è affatto scontato che tutti siano abbastanza fortunati da riuscire ad incontrarla.

Per questo mi piace anche l’accenno – oltre all’accademia per Proto Eroi – a queste fantomatiche agenzie che dovrebbero aiutare le persone a trovare il proprio mate: è esattamente il genere di attività che potrebbe prendere piede in un mondo dove si è consapevoli di avere la propria metà da qualche parte ma non si sa dove, e credo che aggiunga una notevole dose di realismo.

(Come il dubbio di Makoto su quanto effettivamente possano essere efficaci.)


Una curiosità: la frase che pronuncia Makoto (“anche gli eroi hanno dei limiti”) è una citazione reale – magari di qualche altro anime/manga – o appartiene solo a questo AU?
In ogni caso mi è piaciuta moltissimo, perché data la passione di Makoto per gli eroi e tutta l’attenzione che dedica da sempre a sapere ogni cosa possibile su di loro trovo molto azzeccato che arrivi anche a citarli, facendo proprie le loro parole per esprimere al meglio un pensiero.

Col proseguire della lettura, tra silenzi e mezze risposte secche, aumenta in Makoto e nel lettore di riflesso quest’inquietudine sconosciuta, un senso di oppressione che si fa sempre più soffocante e di cui si ignora la causa – seppur ancora per poco.

Poi la discussione degenera, i toni si scaldano e – come spesso succede – volano parole dure che in casi normali non sarebbero state neppure pensate. A questo proposito, trovo molto realistica l’accusa di Makoto sull’insensibilità di Sousuke (quel “ti piace sentire il tuo migliore amico urlare così”), perché non ha un vero fondamento logico ma è solo un qualcosa che Makoto usa come arma in risposta alle parole di Sousuke. Vuole ferirlo così come è stato ferito, e non è giusto, certo che no, ma è normale… è umano. Ed è perfetto così com’è.

Quando infine raggiungono il vero punto della questione, è come se nella mente del lettore si accendesse un faro in mezzo alla nebbia che l’aveva avvolto fino a quel momento: Sousuke è arrabbiato e frustrato perché il suo mate gli nasconde qualcosa. Non un segreto, quello no, ma qualcosa di più importante… il suo cuore.

Questa cosa mi è piaciuta moltissimo, come ti ho già accennato, ma adesso vorrei soffermarmi un momento sul fattore che dà il via a questa consapevolezza.

Infatti, Sousuke arriva a formulare questa “accusa” – chiamiamola così – dopo aver detto “Vorrei che tu non fossi costretto a fare qualcosa che non vuoi”.
Forse – probabilmente – sono io che ho capito male, ma sembra che quel “qualcosa” si riferisca alla loro partenza e quindi alla loro iscrizione all’accademia, e di conseguenza si evince che in realtà Makoto non ci vorrebbe andare… il che è piuttosto strano, data la sua immensa ammirazione per gli eroi e il suo sogno di bambino di diventare egli stesso un eroe “come quelli della TV”.

In tutto questo, un’importanza enorme ce l’hanno i poteri di entrambi: Contagio e Gettito hanno moltissimo spazio in questa scena sia per le loro reazioni immediate che per le loro conseguenze, e lo trovo estremamente appropriato. Dopotutto, se Sousuke e Makoto sono soulmate, lo devono proprio ai loro poteri, quindi sarebbe assurdo lasciarli da parte in un momento così cruciale.

Mi è piaciuto moltissimo come sei riuscita a descrivere la loro interazione, il fatto che reagiscano l’uno all’altro istintivamente, senza possibilità di frenarsi, perché dà proprio l’idea dell’ineluttabilità del Fato. Qualcosa di imprescindibile, deciso “a monte” da qualcosa o qualcuno più potente di loro e a cui nessuno può dire di no.

Dopo l’ultima stoccata di Sousuke – “Le tue sono solo parole, Makoto. Sei ancora così nonostante tutto.” – Makoto resta in silenzio e si ritrova a riflettere seriamente su di sé, e su di loro. Lo trovo molto realistico, data l’importanza del momento e la profondità di quanto sta per accadere, ma forse questa pausa dura un po’ troppo: Makoto passa in rassegna prima i problemi legati all’aver scoperto il proprio mate durante l’adolescenza, poi l’età ideale per trovarne uno, poi fa un cenno all’educazione ricevuta sul Legame e infine arriva al discorso che due mate registrati sono quasi obbligati a diventare eroi e, da lì, si ricongiunge al presente e alla partenza imminente.
Sono tutte informazioni che ho apprezzato molto sia perché interessanti sia perché aggiungono molte sfumature e parecchi punti di realismo a questo universo. Tuttavia, avrei preferito leggerle in un altro contesto e non come intermezzo all’interno di una discussione, perché – come ti dicevo – così ho avuto la sensazione che la pausa di Makoto sia durata davvero troppo a lungo, perdendo verosimiglianza.
Anche se, di contro, ho apprezzato la sorpresa di Sousuke che lascia intuire quanto quella pausa sia stata effettivamente più lunga del normale.


Subito dopo abbiamo una scena molto bella e suggestiva che mi ha davvero emozionato per la sua intensità… ma che è raccontata dal POV di Sousuke. E questo mi ha dato un po’ fastidio perché il narratore dell’intera storia è soggettivo ed ha Makoto come punto di riferimento, quindi questa improvvisa intrusione nei pensieri di Sousuke stona non poco col resto della narrazione.
Sarebbe stato diverso con un narratore onnisciente o con uno soggettivo che però racconta alternativamente più punti di vista differenti, ma avendo solo quest’unica eccezione funzionale alla trama non riesco a giustificarla.

Magari, dal momento che questa scena è davvero emozionante e sarebbe un peccato eliminarla, avrei preferito che fosse stata inserita con un qualche espediente grazie al quale Makoto – ad esempio tramite la connessione stabilita con Contagio – ha potuto leggere direttamente le emozioni di Sousuke: così facendo il lettore ne viene comunque a conoscenza, ma il mezzo di comunicazione resta sempre Makoto e quindi non ci sono contrasti con il narratore soggettivo.

Ho notato un piccolo errore di concordanza/distrazione, quindi te lo riporto qui così da poterlo correggere: Soffici, come le carezze che le mani rese ruvide da Gettito di Sousuke diede al suo viso, e come i capelli di Makoto su cui appoggiò la propria fronte. --> Per come è messa la frase, sono “le mani (di Sousuke)” il soggetto sia di “dare” che di “appoggiare”, non Sousuke stesso (come logicamente dovrebbe essere).

Anche qui il punto di vista è quello di Sousuke, per poi tornare bruscamente ad essere quello di Makoto nella frase successiva.

In ogni caso, POV a parte, ho apprezzato davvero moltissimo questa parte finale: Makoto e Sousuke si avvicinano e arrivano a comprendersi ad un livello mai sperimentato prima, e tutta questa intima emozione traspare tra le righe avvolgendo anche il lettore, rendendolo partecipe di un’atmosfera sempre ovattata e forse pesante, ma di una pesantezza buona. Calda e confortevole, come quella di un piumone sotto cui rintanarsi quando viene il freddo dell’inverno.

Mi sarebbe piaciuto che il motivo della ritrosia di Makoto alla partenza fosse stato reso noto anche al lettore, ma tutto sommato va bene anche così.

In fondo è una cosa estremamente personale, ed è giusto che rimanga tra loro e loro soltanto.



Gradimento personale:
Sicuramente la parte che ho preferito è quella del chiarimento, diciamo così, tra Sousuke e Makoto: quando Makoto abbassa tutte le sue difese e, finalmente, consente al proprio mate di poterlo sentire davvero, fin dentro l’anima.
So che l’ho già detto, ma è una scena che mi ha emozionato davvero moltissimo e mi ha fatto percepire chiaramente tutta l’intensità del legame che lega Sousuke e Makoto.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 14:15

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo semplice ma esemplificativo, rende chiaro fin da subito quello che sarà il cuore pulsante della storia, il fulcro attorno a cui ruota tutta la trama.



Caratterizzazione dei personaggi:
Questa storia predilige lo sviluppo della trama a quello dei personaggi, ma il protagonista è comunque ben delineato.

È un adolescente Makoto, in questa storia, quindi verosimilmente lo vediamo ad una festa – una a cui partecipano tutte le scuole del distretto – insieme ai suoi amici.

Mi è piaciuto l’accenno ad Haruka, che solo tra tutti sembra essersi accorto che Makoto ha qualcosa che non va: non dice nulla, – non ne ha il tempo – ma dopotutto Haruka non ha mai avuto bisogno di parole per essere estremamente espressivo.

Forse fin troppo, in effetti, perché guardando la sua espressione preoccupata Makoto si preoccupa di riflesso ancora di più – vuoi per il suo potere, vuoi per il loro legame – e corre via in cerca di un po’ di tranquillità.

È un po’ strano vedere Makoto, sempre così pacato, agitarsi tanto, ma è proprio questo a rendere ancora più lampante l’eccezionalità della situazione e quindi l’ho trovata una reazione decisamente coerente.

Ho anche apprezzato il piccolo accenno sottinteso alla sua innata premura, perché nonostante tutto il casino che sente nella testa una parte di lui si sofferma a pensare che probabilmente sta trasmettendo agli altri la sua paura, dal momento che molti si fanno in disparte per lasciarlo passare. Può sembrare banale e magari sono solo io che leggo troppo tra le righe, ma quando una persona è terrorizzata come Makoto dice di essere tende ad agire per istinto, e il suo istinto lo porta a pensare anche agli altri e non solo a se stesso – poco, certo, ma comunque ci pensa. Non è da tutti.

La paura che prova è qualcosa di così presente da potersi quasi toccare con mano, e secondo me è più che giustificata: Makoto è solo un ragazzo, dopotutto, e sentirsi questa cosa strana addosso di punto in bianco, come se il suo corpo non rispondesse più ai suoi comandi, manderebbe in crisi anche molti adulti.

Ultimo ma non ultimo, abbiamo un minuscolo accenno a Sousuke, anche lui perfettamente in linea con il suo personaggio del canon.

Come Makoto, anche Sousuke è evidentemente agitato e impaurito, ma nonostante questo rimane abbastanza lucido da capire che la situazione rischia di sfuggirgli di mano, e prima di rischiare di far del male a quel ragazzo che ancora non conosce sfoga il proprio potere sulla terra.



Stile e trama:
Prima di cominciare ti segnalo un piccolo refuso: […] dopo la solita tazza di late quella mattina […] --> Latte.

Lo stile di questa flash è completamente privo di dialoghi, – o anche solo pensieri diretti – ma in compenso alterna alla marcata introspezione una trama molto dinamica e ricca di azioni.

La sintassi è pulita e ben curata, tuttavia l’utilizzo prevalente della coordinazione per asindeto, – e in generale l’abbondanza delle virgole – che nella prima parte ben si adatta a quella piccola introduzione, nella seconda (dalla fuga di Makoto in poi) ha comportato un rallentamento del ritmo della lettura che stona nella sua contrapposizione all’accelerare invece del ritmo narrativo.


Riguardo alla trama, mi è piaciuta l’introduzione generale sul soulmate!AU e sul discorso dei poteri nell’adolescenza che – dopo una breve panoramica – restringe il campo su Makoto per concentrare l’attenzione su di lui.

Ho trovato le informazioni così inserite ben equilibrate con il resto del racconto, che spiegano al lettore qualcosa in più sull’AU scelto ma non come informazioni fini a se stesse bensì con il preciso scopo di arrivare a far comprendere lo stato d’animo attuale del protagonista.

Anche l’accenno ai soppressori, messo lì tra le righe come un qualcosa di naturale ed assodato, a parer mio aiuta a consolidare l’immedesimazione del lettore in questo nuovo contesto.


Lo scenario del festival è molto sfruttato nelle storie ambientate in Giappone dati i suoi molteplici possibili utilizzi, ma mi è piaciuto che qui si parli di un festival particolare che riunisce tutte le scuole del distretto.

Mi è piaciuto perché oltre ad essere verosimile è funzionale alla trama in più modi: più scuole vuol dire più persone, – davvero tante, tante persone – e una folla del genere può creare disagi sia per Contagio, con tutti quei sentimenti diversi e accalcati l’uno sull’altro, sia per il suo essere semplicemente “folla” e quindi opprimente. E poi, ovviamente, è un pretesto semplice ma efficace per far trovare i due soulmate nello stesso posto.


La “fuga” di Makoto è davvero ben strutturata, e il lettore è partecipe in prima persona della sua paura e della sua confusione ed è portato – come lui – a chiedersi cosa mai stia capitando.

E poi, finalmente, avviene il primo incontro. Anche questo l’ho molto apprezzato per il realismo che riesce ad esprimere nella sua semplicità: Makoto sente qualcosa di diverso e alza gli occhi, ma non appena vede Sousuke registra semplicemente un ragazzo sconosciuto con la divisa di un’altra scuola.

È solo in seconda battuta che entra in scena Contagio, che gli permette di capire chi sia davvero la persona che ha appena incontrato, e probabilmente anche l’altro ha riconosciuto lui… o almeno così si potrebbe ipotizzare dalla sua reazione non appena ha incrociato gli occhi di Makoto. Non si può ovviamente saperlo con certezza per via del narratore soggettivo, ma è una cosa che mi piace perché così anche il lettore, esattamente come Makoto, rimane col dubbio di aver interpretato bene oppure no determinati segnali.

Invece non mi convince particolarmente lo specificare che il potere di Sousuke è “Gettito”, proprio perché per via del narratore soggettivo trovo strano che Makoto sappia già per istinto quale sia la natura di quel potere.

Ho ipotizzato che i vari poteri in questo mondo fossero limitati e tutti ne fossero a conoscenza, oppure che qualcuno gli avesse rivelato quale sarebbe stato il potere del suo mate che si sarebbe adattato perfettamente al suo “Contagio”… ma dal momento che non abbiamo nessun indizio a riguardo rimane qualcosa di nebuloso, e personalmente avrei preferito lasciare inalterata tutta la descrizione della scena eliminando però il termine specifico “Gettito”.

Tornando a noi, tutto questo primo incontro avviene in una manciata di secondi a dir poco cruciali, e ho trovato le reazioni istintive dei due ragazzi davvero ben delineate e realistiche. Anche Sousuke, i cui pensieri ci sono preclusi, è estremamente espressivo e attraverso gli occhi di Makoto possiamo quasi toccare con mano quanto questo incontro lo abbia sconvolto fisicamente e mentalmente.



Gradimento personale:
Forse la cosa che più ho apprezzato in questa storia è stata il finale, molto suggestivo con questa singola crepa che si apre sul terreno al tocco delle dita di Sousuke.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 14:13

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Questo titolo, sia con il “livello uno” che con “nascita” rende perfettamente l’idea di un principio, del fatto che questa sia la prima storia di una raccolta e che qui si gettino le basi per tutto ciò che verrà dopo.



Caratterizzazione dei personaggi:
Il Makoto di questa drabble è soltanto un bambino, quindi la sua caratterizzazione è stata giustamente adattata di conseguenza nonostante si vedano comunque alcune delle peculiarità del ragazzo che conosciamo.

Ad esempio, l’ho notato nel suo stare tranquillo mentre è “stretto con fin troppo amore” tra le braccia di quella che immagino sia la madre senza minimamente dar cenno di un qualche fastidio, come invece fanno spesso i bambini quando i genitori li “strapazzano” un po’ troppo.

E, a tal proposito, quel “fin troppo amore” è perfetto anche per tratteggiare la madre, rendendo immediatamente chiaro – grazie anche all’esclamazione con cui si apre la drabble – che si tratta di una donna espansiva e molto affettuosa.

Del padre invece non si sa nulla a parte la sua immensa ammirazione per gli eroi della televisione… ed è proprio questa la cosa importante, quella su cui si focalizza tutta la storia.

Infatti vediamo come Makoto, dapprima disinteressato, non appena vede la reazione del padre prende la decisione di diventare, da grande, un eroe proprio come quelli della tv. E, sì, c’è di mezzo anche il discorso del suo potere che viene appena accennato, ma più che altro ho notato una fortissima empatia unita al desiderio comune a tutti i bimbi di ricevere l’approvazione dei genitori, il che lo rende un personaggio ben caratterizzato e molto realistico.



Stile e trama:
Lo stile di questa drabble è introspettivo ma mai pesante, leggero e fluido grazie all’alternanza di periodi brevi e lunghi, costituiti perlopiù da coordinate per asindeto che consentono sempre un’immediata comprensione.

Anche i dialoghi, pochi e ben curati sia dal punto stilistico che per la verosimiglianza con chi li pronuncia, sono inseriti in modo da dare un bel ritmo alla storia: in apertura, al centro e in chiusura.

Sempre per quanto riguarda i dialoghi, mi è piaciuto che siano tutte frasi brevi – i tipici commenti che si potrebbero fare guardando la TV – e che siano tutte pronunciate da persone diverse: la storia si apre con un’esclamazione della madre che dà il via alla trama, al centro troviamo il commento del padre che è la diretta causa di un’importante svolta che si conclude nell’ultimissima riga con la decisione di Makoto.

Mi è piaciuto anche come hai introdotto la presenza dei supereroi in questo soulmate!AU senza essere didascalica ma attraverso una scenetta di vita quotidiana, lasciando al lettore il compito di tirare le fila del discorso e riunire i vari indizi – come quello dell’eroe e del suo mate che si salutano – per capire come è stato strutturato questo “nuovo” mondo.

Infine, anche il potere di Makoto è stato inserito molto bene, secondo me, con quel piccolissimo accenno sul finale. Trattandosi Makoto di un bambino è verosimile pensare che i suoi poteri fossero ancora molto acerbi, quindi trovo adeguato che anche all’interno della storia abbiano avuto solo uno spazio marginale – ma senza comunque esserne esclusi.



Gradimento personale:
Mi è molto piaciuta la scenetta rappresentata, ma in particolar modo di questa storia ho apprezzato la struttura dei tre discorsi diretti e il ritmo che danno alla lettura.



A presto!
rhys89

Nuovo recensore
17/01/19, ore 07:20

Quindi il potere di Makoto è leggere le anime delle persone 😍, non vedo l'ora di leggere il continuo see you next story

Nuovo recensore
16/01/19, ore 15:01

Oddiooooooo voglio il continuo aspetto con ansia, se ti interessa puoi leggere anche le mie fanfiction sulla soumako. A presto