[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]
Titolo:
Titolo molto criptico nella sua apparente semplicità, incuriosisce il lettore e lo spinge a leggere la storia per scoprire con precisione a che cosa si riferisca.
Caratterizzazione dei personaggi:
La storia si apre con un Makoto imbarazzato per essersi appisolato al tavolo, – e ci sta, anche se doveva essere davvero stremato per cedere al sonno – ma mi piace soprattutto la reazione-non-reazione di Haruka: come dici tu, Haruka è il suo migliore amico e non ha bisogno di un potere speciale per comprendere i suoi sentimenti e farsene carico, e dal momento che Makoto è evidentemente depresso per qualcosa Haruka lo capisce senza bisogno di parole.
Anche nella scenetta immediatamente successiva Haruka viene ben rappresentato, e Rin con lui: Rin che sbuffa e si lamenta con toni abbastanza accesi da essere sentiti dalla stanza accanto, e Haru che risponde con una frecciatina quasi mormorata come suo solito.
Tuttavia, grazie allo sguardo preoccupato di Makoto, deduciamo che nonostante si tratti di un bisticcio di poco conto è solo l’ultimo di una lunga serie.
Makoto rimane solo e triste seduto al tavolo, ed è naturale che cerchi qualche distrazione dai propri pensieri… e quale migliore distrazione di un servizio su una coppia di eroi?
Scopriamo quindi che l’ammirazione di Makoto per gli eroi non è diminuita con l’età, e scopriamo anche indirettamente che invece Sousuke sembra non condividere questa sua passione.
Quando Rin entra in scena lo fa col suo solito modo un po’ teatrale, con gesti seccati ed espressione corrucciata, e ovviamente Makoto – anche senza il proprio potere – capisce subito il suo stato d’animo e reagisce di conseguenza, cercando di consolarlo con un sorriso.
Mi piace che non abbia intavolato un qualche dialogo, sia perché – come abbiamo avuto modo di leggere tra le righe – non è certo la prima volta che lui e Haru discutono e quindi sarebbe stato solo un ripetere cose già dette, sia perché trovo molto più verosimile questa sua solidarietà silenziosa… e anche perché probabilmente Rin – col suo bel caratterino – lo avrebbe mandato al diavolo se gli avesse chiesto di parlare dei propri sentimenti.
Quando va a cercare Sousuke, lo trova seduto sul muretto a fissare il vuoto. È evidente che anche lui ha qualcosa che lo turba, e per questo non condivido l’enfasi che Makoto mette nel dirgli della torta: quel punto esclamativo mi fa immaginare il suo tono di un’allegria forzata che stona non poco sia con l’atmosfera generale che con la caratterizzazione di Makoto; avrei trovato più naturale un tono pacato, una semplice informazione detta magari con un sorriso che nasconde un invito implicito a seguirlo di nuovo in casa.
Invece mi piace come, alla non reazione di Sousuke, Makoto tenti un’altra volta senza però finire neppure la frase: è una situazione frustrante, quella, e anche con tutta la volontà di Makoto di far finta che vada tutto bene è verosimile che si arrenda all’evidenza, evitando di concludere una domanda cui avrebbe risposto soltanto il silenzio.
Come pure è naturale che si sforzi di non prestare attenzione alla litigata che inizia dentro casa, cercando per quanto possibile di non invadere la privacy dei suoi amici sia per rispetto sia perché – con o senza l’attivazione di Contagio – sta male per loro.
Quando cerca conforto da Sousuke, forse per reale bisogno o forse per cercare di instaurare un qualche dialogo visto il muro che il suo fidanzato sembra aver eretto, lui risponde freddamente che “non sono affari nostri”.
È brusco e sembra quasi insensibile, ma credo che corrisponda a ciò che effettivamente direbbe Sousuke in una situazione del genere. Non perché non gli importi, ovvio, ma perché è un tipo estremamente razionale e inoltre conosce Rin come le sue tasche, quindi sa bene che una qualsiasi intrusione da parte sua o di Makoto potrebbe solo far danno senza risolvere realmente nulla.
Anche Makoto lo capisce, ovviamente, ma nonostante questo non può fare a meno di star male per i problemi di Rin e Haruka… e anche per l’atmosfera pesante che c’è tra lui e Sousuke.
Sousuke che continua a rimanere in silenzio anche ad un nuovo fiacco tentativo di Makoto di riportarlo in casa, ma poi è lui stesso a parlare per primo. Lo trovo un atteggiamento forse irritante ma tutto sommato realistico, perché quel qualcosa che c’è nell’aria è evidentemente molto serio e ci sta che avesse bisogno dei suoi tempi per cominciare ad aprirsi.
Per questo, mi piace anche la sua – diciamo – “frase di apertura”, quella considerazione completamente fuori contesto sulla notte che segue un filo di pensieri che è soltanto suo. La sta prendendo larga, evidentemente, e va bene così.
La seconda frase invece (“Che non ci fosse un domani da rincorrere.”), che dovrebbe essere più esplicativa per far capire anche a Makoto cosa intendesse, non mi convince: la trovo troppo artificiosa in un discorso diretto, e ancor meno verosimile che sia pronunciata da un adolescente (o comunque da un ragazzo di circa vent’anni).
La discussione prosegue, gli animi si accendono e finalmente scopriamo il motivo – o almeno uno dei motivi – del malumore di Sousuke.
Mi ha piacevolmente sorpreso l’accusa di Sousuke a Makoto: tra i due ci si aspetterebbe che fosse Makoto quello più espansivo e sincero riguardo alle sue paure e ai suoi sentimenti… e invece veniamo a scoprire che è stato proprio lui a mettere su una maschera, a controllare il proprio potere perfino con il proprio mate per paura di lasciarsi andare completamente.
In questa discussione, sia i dialoghi che le varie reazioni dei personaggi sono molto naturali e realistici, e seppur in un contesto così diverso da quello a cui siamo abituati Makoto e Sousuke sono rimasti perfettamente fedeli a loro stessi.
Nel rendersi pienamente conto del turbamento e della frustrazione di Sousuke, Makoto si sente terribilmente in colpa: in fondo sa bene che ha ragione, e anche se non aveva mai avuto intenzione di ferirlo capisce che il suo atteggiamento non è stato affatto corretto nei confronti del suo mate.
E forse, ma solo forse, magari stava aspettando proprio questo: che Sousuke tirasse fuori per primo l’argomento e chiedesse una qualche spiegazione, da parte sua, così da “costringerlo” a raccogliere tutto il suo coraggio per fare quello che doveva essere fatto.
Della parte finale non c’è molto da dire se non che sono perfetti: due ragazzi innamorati, un po’ spaventati ma desiderosi di abbattere ogni barriera tra loro per arrivare a sentirsi davvero, fino in fondo.
È un’intimità più potente di quella fisica, che li tocca dritti al cuore e all’anima e che li ripaga dei loro sforzi dando loro una serenità e una sicurezza di sé come coppia mai provate prima: i problemi non sono finiti, lo sanno entrambi, ma questo è il primo passo per riuscire a risolverli tutti. Insieme.
Stile e trama:
Lo stile di questa storia è estremamente introspettivo, con pochi dialoghi ben mirati intervallati da lunghi flussi di coscienza che contribuiscono a rendere ancora più vivida l’atmosfera pesante che si respira.
La lettura, tuttavia, rimane sempre scorrevole grazie ad una sintassi varia e molto curata che alterna periodi di diversa lunghezza e diversa costituzione – periodi secchi, coordinate per asindeto, per congiunzione o subordinate varie.
La trama si dipana lentamente, scorrendo pigra tra una riga e l’altra dei pensieri di Makoto e lasciando il lettore sulle spine fin quasi alla fine, quando finalmente i nodi vengono al pettine e si chiariscono i vari perché sorti spontanei durante la storia – o almeno gran parte di essi.
È una tecnica che trovo molto interessante, questa, ma devo dire che personalmente ho fatto non poca fatica a seguire il filo del discorso ad una prima lettura: c’erano davvero troppe domande senza risposta, e tutti quei discorsi lasciati in sospeso – con quel non detto che viene dato per scontato ma scontato non è – alla lunga mi sono risultati più frustranti che intriganti.
Solo ad una prima lettura, comunque, perché già alla seconda – con la dovuta consapevolezza delle circostanze – ho potuto cogliere molte delle sfumature nascoste nel sottotesto, che mi hanno fatto apprezzare la storia molto di più.
Ma, in effetti, forse sarebbe meglio andare con ordine… quindi ripartiamo dall’inizio.
Il sipario si apre su Makoto che si risveglia da un pisolino fuori programma, e mi è piaciuto come si abbia quasi la sensazione di svegliarsi insieme a lui, aprendo gli occhi su un posto che inizialmente non si riesce a distinguere e prendendo coscienza pian piano di dove si è.
Si capisce fin da subito che c’è qualcosa che non va, anche se non si sa di preciso cosa, e nonostante l’ambientazione familiare e la presenza di Haruka l’atmosfera che percepiamo attraverso Makoto è come offuscata da una cappa di pesantezza.
Pesantezza che viene acuita dalla discussione di Haru e Rin, dall’assenza di Sousuke e in generale dal fatto che Makoto si ritrova da solo nella stanza con l’unica compagnia dei resti della cena e del borbottio della TV.
Nelle sue riflessioni si capisce che c’è stata una festicciola, – intima, ma comunque una festa – e a questo proposito ho un dubbio che non sono riuscita a chiarire anche dopo diverse riletture: ma di preciso cosa stavano festeggiando? Avevo ipotizzato che fosse per festeggiare la partenza imminente, ma dato che nessuno sembra realmente felice di questo nuovo viaggio non sono sicura di aver capito bene.
Scopriamo poi che alla TV stanno dando un programma sugli eroi, e questo mi è piaciuto: non solo serve alla trama per dare il “la” alle riflessioni di Makoto, ma aggiunge anche un tocco di realismo al mondo che hai costruito.
Mi è piaciuto anche il modo in cui si susseguono i pensieri di Makoto mentre in televisione scorrono le immagini degli eroi: non c’è un vero e proprio filo conduttore, sembra più che altro un flusso di coscienza in cui la mente salta da una riflessione all’altra senza preavviso o quasi. Stilisticamente parlando, lo ammetto, appesantisce un po’ la lettura, ma l’ho molto apprezzato comunque perché rende perfettamente l’idea di ciò che deve essere passato per la testa di Makoto mentre guardava quel programma.
Inoltre mi è piaciuto il collegamento sottinteso alla prima drabble, quando per la prima volta Makoto – sempre guardando un programma sui supereroi – decide cosa vorrà fare da grande.
L’arrivo di Rin lo distoglie dai suoi pensieri, un artificio semplice ma efficace per riprendere il filo della trama. Tanto più che anche in quanto a tempistiche ci siamo, perché è realistico che Makoto sia rimasto perso in se stesso abbastanza a lungo da permettere a Rin di finire di lavare stoviglie/discutere con Haruka.
Ho notato che in questa storia hai dato molta importanza all’ambiente, aggiungendo all’interno del racconto numerosi dettagli che contribuiscono a dipingere un quadro ben preciso nella mente del lettore.
Tuttavia, se ad esempio il piccolo excursus su ciò che avevano mangiato a cena è stato leggero e ben amalgamato al contesto, – con il successivo accenno alla torta che poi verrà ripreso in più di un’occasione – la descrizione che apre il paragrafo in cui Makoto esce a cercare Sousuke l’ho trovata un po’ forzata: oltre a non aggiungere nulla né alla trama né all’introspezione dei personaggi, è un periodo piuttosto lungo che rallenta notevolmente il ritmo della lettura.
Personalmente, avrei apprezzato maggiormente un periodo più breve con solo le informazioni più importanti, o in alternativa più periodi di diversa lunghezza che avrebbero mantenuto dinamico l’andamento della narrazione.
Anche Sousuke, come Makoto, sembra essere preoccupato per qualcosa di cui non siamo a conoscenza; anzi, più che preoccupato sembra quasi arrabbiato, come se lui e Makoto avessero litigato prima dell’inizio della storia. Il che in effetti spiegherebbe sia perché – quando Makoto si è appisolato – l’ha lasciato da solo e se ne è uscito a fissare il vuoto, sia perché adesso gli risponda a monosillabi o quasi.
Anche qui, però, sono solo ipotesi: non abbiamo indizi concreti che ci possano svelare questo mistero, anche perché Makoto si limita a prendere atto del suo comportamento scontroso senza nessun accenno a quella che potrebbe esserne la causa, come se neppure lui lo sapesse con certezza… e questo non mi convince. Insomma, se il mio ragazzo si comportasse in modo così scontroso senza una ragione apparente quantomeno gli chiederei una spiegazione, e se invece Makoto già lo sa… perché non lo fa capire anche al lettore?
Questo è uno di quei punti di cui ti parlavo, in cui il mistero smette di essere affascinante e diventa frustrante perché questo mio dubbio è destinato a rimanere senza risposta.
Dall’interno della casa si cominciano a sentire delle urla, e se da un lato è strano immaginarsi Haruka che urla sappiamo bene che anche lui ne è capace, quando particolarmente stressato o arrabbiato. Inoltre sappiamo tramite Makoto che lui e Rin sono ai ferri corti, e quindi è verosimile che – di nuovo soli – abbiano ripreso a discutere, stavolta senza freni inibitori.
Non so se è questo il caso oppure no, ma capita spesso che le persone si trattengano se ci sono ospiti per poi cominciare ad urlare quando sono nell’altra stanza o appena fuori dalla porta… come se le urla non potessero oltrepassare le pareti. È sciocco, razionalmente parlando, ma a livello inconscio sembra avere un senso e mi piace pensare che sia stato così anche per Haruka e Rin.
E poi, finalmente, arriviamo a scoprire il motivo di tutti questi litigi… o almeno in parte: l’accademia per Proto Eroi che Rin – per amore di Haruka – ha deciso di frequentare.
Qui, però, ho un altro dubbio che vorrei chiarire: dalla storia mi sembra di aver capito che Rin partirà da solo per questa accademia… quindi sta lasciando Haruka per renderlo “libero” e permettergli di trovare il suo Mate? È per questo che litigano? Oppure ho capito male io e in realtà ci vanno entrambi e discutono perché Rin non avrebbe voluto e lo fa solo per accontentare il suo ragazzo?
Ad ogni modo, scopriamo anche che Rin e Haruka non sono soulmate, ma “soltanto” una coppia. Ho apprezzato moltissimo questo particolare perché mette in scena un’eventualità che potrebbe benissimo verificarsi all’interno di questo AU: dopotutto il mondo è a dir poco immenso, e nonostante tutti abbiano un’anima gemella non è affatto scontato che tutti siano abbastanza fortunati da riuscire ad incontrarla.
Per questo mi piace anche l’accenno – oltre all’accademia per Proto Eroi – a queste fantomatiche agenzie che dovrebbero aiutare le persone a trovare il proprio mate: è esattamente il genere di attività che potrebbe prendere piede in un mondo dove si è consapevoli di avere la propria metà da qualche parte ma non si sa dove, e credo che aggiunga una notevole dose di realismo.
(Come il dubbio di Makoto su quanto effettivamente possano essere efficaci.)
Una curiosità: la frase che pronuncia Makoto (“anche gli eroi hanno dei limiti”) è una citazione reale – magari di qualche altro anime/manga – o appartiene solo a questo AU?
In ogni caso mi è piaciuta moltissimo, perché data la passione di Makoto per gli eroi e tutta l’attenzione che dedica da sempre a sapere ogni cosa possibile su di loro trovo molto azzeccato che arrivi anche a citarli, facendo proprie le loro parole per esprimere al meglio un pensiero.
Col proseguire della lettura, tra silenzi e mezze risposte secche, aumenta in Makoto e nel lettore di riflesso quest’inquietudine sconosciuta, un senso di oppressione che si fa sempre più soffocante e di cui si ignora la causa – seppur ancora per poco.
Poi la discussione degenera, i toni si scaldano e – come spesso succede – volano parole dure che in casi normali non sarebbero state neppure pensate. A questo proposito, trovo molto realistica l’accusa di Makoto sull’insensibilità di Sousuke (quel “ti piace sentire il tuo migliore amico urlare così”), perché non ha un vero fondamento logico ma è solo un qualcosa che Makoto usa come arma in risposta alle parole di Sousuke. Vuole ferirlo così come è stato ferito, e non è giusto, certo che no, ma è normale… è umano. Ed è perfetto così com’è.
Quando infine raggiungono il vero punto della questione, è come se nella mente del lettore si accendesse un faro in mezzo alla nebbia che l’aveva avvolto fino a quel momento: Sousuke è arrabbiato e frustrato perché il suo mate gli nasconde qualcosa. Non un segreto, quello no, ma qualcosa di più importante… il suo cuore.
Questa cosa mi è piaciuta moltissimo, come ti ho già accennato, ma adesso vorrei soffermarmi un momento sul fattore che dà il via a questa consapevolezza.
Infatti, Sousuke arriva a formulare questa “accusa” – chiamiamola così – dopo aver detto “Vorrei che tu non fossi costretto a fare qualcosa che non vuoi”.
Forse – probabilmente – sono io che ho capito male, ma sembra che quel “qualcosa” si riferisca alla loro partenza e quindi alla loro iscrizione all’accademia, e di conseguenza si evince che in realtà Makoto non ci vorrebbe andare… il che è piuttosto strano, data la sua immensa ammirazione per gli eroi e il suo sogno di bambino di diventare egli stesso un eroe “come quelli della TV”.
In tutto questo, un’importanza enorme ce l’hanno i poteri di entrambi: Contagio e Gettito hanno moltissimo spazio in questa scena sia per le loro reazioni immediate che per le loro conseguenze, e lo trovo estremamente appropriato. Dopotutto, se Sousuke e Makoto sono soulmate, lo devono proprio ai loro poteri, quindi sarebbe assurdo lasciarli da parte in un momento così cruciale.
Mi è piaciuto moltissimo come sei riuscita a descrivere la loro interazione, il fatto che reagiscano l’uno all’altro istintivamente, senza possibilità di frenarsi, perché dà proprio l’idea dell’ineluttabilità del Fato. Qualcosa di imprescindibile, deciso “a monte” da qualcosa o qualcuno più potente di loro e a cui nessuno può dire di no.
Dopo l’ultima stoccata di Sousuke – “Le tue sono solo parole, Makoto. Sei ancora così nonostante tutto.” – Makoto resta in silenzio e si ritrova a riflettere seriamente su di sé, e su di loro. Lo trovo molto realistico, data l’importanza del momento e la profondità di quanto sta per accadere, ma forse questa pausa dura un po’ troppo: Makoto passa in rassegna prima i problemi legati all’aver scoperto il proprio mate durante l’adolescenza, poi l’età ideale per trovarne uno, poi fa un cenno all’educazione ricevuta sul Legame e infine arriva al discorso che due mate registrati sono quasi obbligati a diventare eroi e, da lì, si ricongiunge al presente e alla partenza imminente.
Sono tutte informazioni che ho apprezzato molto sia perché interessanti sia perché aggiungono molte sfumature e parecchi punti di realismo a questo universo. Tuttavia, avrei preferito leggerle in un altro contesto e non come intermezzo all’interno di una discussione, perché – come ti dicevo – così ho avuto la sensazione che la pausa di Makoto sia durata davvero troppo a lungo, perdendo verosimiglianza.
Anche se, di contro, ho apprezzato la sorpresa di Sousuke che lascia intuire quanto quella pausa sia stata effettivamente più lunga del normale.
Subito dopo abbiamo una scena molto bella e suggestiva che mi ha davvero emozionato per la sua intensità… ma che è raccontata dal POV di Sousuke. E questo mi ha dato un po’ fastidio perché il narratore dell’intera storia è soggettivo ed ha Makoto come punto di riferimento, quindi questa improvvisa intrusione nei pensieri di Sousuke stona non poco col resto della narrazione.
Sarebbe stato diverso con un narratore onnisciente o con uno soggettivo che però racconta alternativamente più punti di vista differenti, ma avendo solo quest’unica eccezione funzionale alla trama non riesco a giustificarla.
Magari, dal momento che questa scena è davvero emozionante e sarebbe un peccato eliminarla, avrei preferito che fosse stata inserita con un qualche espediente grazie al quale Makoto – ad esempio tramite la connessione stabilita con Contagio – ha potuto leggere direttamente le emozioni di Sousuke: così facendo il lettore ne viene comunque a conoscenza, ma il mezzo di comunicazione resta sempre Makoto e quindi non ci sono contrasti con il narratore soggettivo.
Ho notato un piccolo errore di concordanza/distrazione, quindi te lo riporto qui così da poterlo correggere: Soffici, come le carezze che le mani rese ruvide da Gettito di Sousuke diede al suo viso, e come i capelli di Makoto su cui appoggiò la propria fronte. --> Per come è messa la frase, sono “le mani (di Sousuke)” il soggetto sia di “dare” che di “appoggiare”, non Sousuke stesso (come logicamente dovrebbe essere).
Anche qui il punto di vista è quello di Sousuke, per poi tornare bruscamente ad essere quello di Makoto nella frase successiva.
In ogni caso, POV a parte, ho apprezzato davvero moltissimo questa parte finale: Makoto e Sousuke si avvicinano e arrivano a comprendersi ad un livello mai sperimentato prima, e tutta questa intima emozione traspare tra le righe avvolgendo anche il lettore, rendendolo partecipe di un’atmosfera sempre ovattata e forse pesante, ma di una pesantezza buona. Calda e confortevole, come quella di un piumone sotto cui rintanarsi quando viene il freddo dell’inverno.
Mi sarebbe piaciuto che il motivo della ritrosia di Makoto alla partenza fosse stato reso noto anche al lettore, ma tutto sommato va bene anche così.
In fondo è una cosa estremamente personale, ed è giusto che rimanga tra loro e loro soltanto.
Gradimento personale:
Sicuramente la parte che ho preferito è quella del chiarimento, diciamo così, tra Sousuke e Makoto: quando Makoto abbassa tutte le sue difese e, finalmente, consente al proprio mate di poterlo sentire davvero, fin dentro l’anima.
So che l’ho già detto, ma è una scena che mi ha emozionato davvero moltissimo e mi ha fatto percepire chiaramente tutta l’intensità del legame che lega Sousuke e Makoto.
A presto!
rhys89 |