Recensioni per
...dalle ceneri risorgerai
di pattydcm

Questa storia ha ottenuto 20 recensioni.
Positive : 20
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/03/19, ore 00:04
Cap. 18:

Il titolo della tua long mi aveva suggerito immediatamente un collegamento con l’altra tua “Fenix” proprio in senso strettamente semantico perché è noto che la fenice, il mitico “uccello di fuoco, secondo le credenze dei popoli antichi, risorgesse dalle sue ceneri, dopo la sua morte.
Avevo identificato l’animale in questione con Moriarty o con Sh.
Solo leggendo questo capitolo, ho avuto l’illuminazione giusta (spero) che riguarda sì una sorta di resurrezione, ma non quella di Moriarty o della sua perversa organizzazione ma di Greg.
Infatti, sin dalle prime righe, è un crescendo di fatti, per lui positivi, che si spostano e si riallineano, costituendo un nuovo e più chiaro quadro della sua vita.
Anche Greg è come se fosse uscito rinnovato dalla tempesta che ha spazzato via tutte le sue certezze, che ha cancellato i suoi percorsi abituali in cui sentirsi protetto, certo, ma, tutto sommato, in balia di relazioni piuttosto invasive.
Mi riferisco in particolare al suo matrimonio.
 Leggendo questo tuo capitolo conclusivo, ho potuto cogliere il quadro, molto convincente e privo di banalità, con cui hai rappresentato la fine verosimile di un rapporto tra coniugi e, soprattutto, l'evoluzione psicologica dei due personaggi coinvolti.

Ho trovato tutto molto convincente e proprio gratificante la presa di coscienza che fa di Greg un uomo finalmente libero da paure e da concessioni all'invadenza di chi ha sempre approfittato della sua disponibilità, come, appunto, Margaret.

Non è stato, secondo me, un lavoro narrativo semplice il tuo, in quanto tutto mi appare logico, accettabile, verosimile e, posso dire, sono davvero contenta per il nostro yarder.
È riuscito anche a gestire la sua grande disponibilità nei confronti dello sfortunato Leslie che è diventato, a mio avviso, quasi un elemento catalizzatore rispetto ai delicati equilibri tra Margaret, George, Lizzy e, ovviamente, se stesso. Greg ha riaffermato il suo ruolo di padre, sostenuto anche dall'affetto e dalla stima dei suoi figli.

Nella sua famiglia si può dire che sia stata fatta finalmente giustizia, nel senso di riconoscere ad ognuno le proprie responsabilità, i propri diritti ed i propri doveri. Lestrade é davvero uscito vincente dalle ceneri del suo matrimonio.
Chiarito e reso più “leggero” il suo rapporto con 
Molly, perennemente e disperatamente innamorata di Sh; anche Greg non si sente del tutto libero mentalmente per impegnarsi in un rapporto troppo coinvolgente, per il momento, quindi, come bene osservi tu, ” Non stanno insieme, ma…”.
Aria nuova pure nel rapporto con il suo lavoro: Lestrade riesce a guardare, ora, con obiettività a figure controverse come Sally e persino ad insistere per avere ciò che gli spetta, per esempio, le ferie.
Poi c'è il suo relazionarsi con Mycroft, che proietta intorno ombre che lo inquietano ed interferiscono con la sua, certamente non complicata, disposizione ad interagire con gli altri.
Grandioso ed inaspettato l’insolito ritratto che ci proponi di un “Mister Inghilterra” che ha momentaneamente abbandonato i suoi impeccabili completi sartoriali per mimetizzarsi, piuttosto goffamente direi, con dei jeans ed una giacca di pelle.
Immaginarmelo così, mi ha fatto quasi tenerezza, visto il ruolo “protettivo” che, per Holmes, ha la sua abituale “mise” da perfetto gentleman. Lo hai così colto quasi in un tentativo di avvicinarsi, anche dal punto di vista visivo, al modo di porsi più “stropicciato” di Greg, per cui prova, evidentemente, un’attrazione che appare coinvolgente, sia essa amichevole o no, ma comunque animata dal desiderio di non sentirsi più così tanto solo ed in cima, al comando delle vite degli altri.
Il tuo è un Mycroft sempre IC, che esprime un’umanità insospettata e caratterizzata da un’acuta sensibilità.
In generale, mi sono piaciuti molto i momenti in cui hai rappresentato i dialoghi tra lui e Greg perché hai saputo tradurre, con uno stile pulito ed aderente ai personaggi, l’accendersi di un desiderio di approfondire il piacere di stare insieme, senza interferenze drammatiche o inderogabili, per gustare un’affinità ed un loro essere complementari come modo di considerare la vita.
Significativa, e di una particolare efficacia, quell’ultima frase che condensa la sferzante scoperta di essere in grado di poter gestire, con rinnovata energia, la propria vita e che traduce visivamente questo concetto con il dilagare della luce dalla porta che si apre.
Bello, proprio.
Complimenti per l’impegno che hai dimostrato nel dare credibilità e spessore psicologico ai personaggi e densità realistica agli scenari. Brava.

Recensore Master
14/03/19, ore 00:28
Cap. 17:

Avvincente il modo con cui ricrei l’atmosfera davvero allucinata del Diogenes, il cui silenzio “assordante” costituisce un elemento scatenante di un flusso quasi ininterrotto di pensieri, in un Greg che, in un posto per lui così assurdo, si perde in un sommario bilancio di ciò che lo assedia con un carico notevole di preoccupazione e disagio.
E tu bene rappresenti lo scorrere impetuoso di ciò che s’accavalla nella sua mente. Prima di tutto c’è la figura, divenuta inquietante, di Mycroft anche a causa di una frase particolare di Anthea (“…Sono stata gelosa di te…”) e di uno strano ed insistente modo di guardarlo che gli ha messo molti dubbi. poi c’è la corrente impetuosa che costituisce il carico di pensieri non rassicuranti che riguarda la sua famiglia che va da quello che è successo alla figlia per arrivare alle incertezze di Greg sulla sua sessualità, passando per il comportamento a dir poco ambiguo di Margaret.
E c’è pure Molly, che non lo lascia indifferente.
Bella la raccomandazione della voce della coscienza che ha il timbro di quella di John che gli raccomanda di “ricompattarsi”, come se, riordinare una vita, fosse solamente un fatto di riallineare militarmente delle file di bravi soldati.
A questo punto fai abilmente comparire il cameriere che lo introduce da Mycroft.
Ed è un dialogo davvero intenso quello che tu fai scorrere tra i due, in cui assistiamo al nascere di una certa nuova confidenza che sembra aver incrinato la muraglia protettiva di ghiaccio di Mycroft. È una bella immagine, a questo proposito, vederlo con espressioni inusuali di confidenza e di partecipazione nei confronti di ciò che gli racconta Greg. Per esempio appaiono dei sorrisi “tirati”, alcuni più umanamente tristi, un vago rossore sulle guance. Un “iceman” decisamente più gradevole e più accessibile alla condivisione emotiva di certe situazioni davvero difficili, come, ad esempio, le difficoltà di Sh o i diabolici piani di Moriarty progettati per infangare, attraverso George, anche il padre. Nel racconto che Holmes fa del passato di Sh, avvertiamo affiorare chiaramente il forte affetto che lui prova per il fratello minore, che si esprime in una costante tensione a proteggerlo anche da se stesso e dai suoi dèmoni.
Il capitolo si chiude con un tenero senso di calore, come se potessimo anche noi essere consolati dalla stretta sincera di Greg che smuove in Mycroft qualcosa di sconosciuto ma molto piacevole.
Brava, anche questa volta.

Recensore Master
12/03/19, ore 23:37
Cap. 16:

Prosegui nella caratterizzazione di Margaret, che rivela, via via che si procede nella lettura della tua long, dei lati oscuri davvero inquietanti. Ora Greg si accorge che l’ex moglie è una persona omofoba, e questo suo aspetto fa letteralmente cadere le braccia anche a noi lettori, vista la personalità accogliente di Greg e la sua apertura verso gli altri, frutto di un sano buon senso: perciò ci si chiede veramente come un uomo del genere abbia potuto innamorarsi di una donna così, dagli orizzonti ristretti e cupi.
Sono le domande che tormentano il povero yarder, che tu ritrai nel pieno di una tempesta esistenziale veramente devastante, in quanto egli si trova a dover riconsiderare, con attenzione ed obiettività, tutte le persone a lui care e non solo. A cominciare, appunto, da Margaret per poi passare attraverso i figli e ritrovarsi, persino, a chiedersi che tipo di rapporto sia stato ed è quello che lo coinvolge con Sh. Su tutto il panorama, poi, si staglia l’ombra terribile di Moriarty.
A tutto ciò, tu aggiungi degli altri interrogativi riguardanti il comportamento decisamente particolare che Mycroft ha nei suoi confronti, che tu sembri indirizzare verso una sfumata Mystrade ma, per ora, non c’è nulla di chiaro.
E, sinceramente, questa tua scelta non mi dispiace perché credo sia interessante percorrere delle strade che non siano scontate: è molto verosimile che una persona tutto sommato sola, con enormi responsabilità professionali ed un quadro familiare decisamente disastroso, com’è appunto il maggiore dei fratelli Holmes, possa avere il desiderio di trovare un po’ di calore e di sosta da se stesso in un contatto umano senza ulteriori sviluppi, probabilmente decisamente troppo coinvolgenti per lui.
Quindi mi è piaciuto quel tuo giocare “in punta di fioretto” quando scrivi di Greg e di Mycroft, ritratti in dialoghi dai contenuti davvero importanti perchè riguardano la vita di molte persone ed i pericoli mortali che il “Napoleone del crimine” accende sulla sua strada criminale.
A proposito di Mycroft, il presente capitolo scava ulteriormente sui rapporti tra lui e Sh, mettendone in luce un aspetto inconsueto e profondamente coinvolgente in quanto, come riferisce Anthea a Greg, l’ “unica manifestazione d’affetto” che l’ “iceman” esprime è “ l’amore che prova per il fratello”. Bello questo tuo puntualizzare ciò che lega due anime così contrapposte ma evidentemente legate in modo indissolubile.
Un’ultima osservazione che riguarda Anthea: anche per lei hai colorato il suo ritratto di altre tinte, operazione questa che ci ha permesso di averne un quadro quasi completo e decisamente interessante.

Recensore Master
09/03/19, ore 23:33
Cap. 15:

Una vera e propria forza della natura il tuo Greg che tu fai agire nella tua storia. È un personaggio che davvero sto apprezzando tanto e, come ti ho già ripetuto, stai riuscendo anche a mantenerne le caratteristiche IC, aggiungendo degli arricchimenti ed approfondimenti che ci restituiscono di lui una figura a tutto tondo, di cui abbiamo conosciuto anche i dubbi più nascosti. Qui mi riferisco all’effetto destabilizzante che le accuse di Margaret, rispetto al suo rapporto di collaborazione con Sh, hanno provocato nel suo intimo.
Ed eccolo arrivare, trafelato e già “su di giri” a casa di Leslie, accolto dall’inossidabile Anthea.
La scena tra lui ed il ragazzo è davvero toccante e raccontata con una profondità di motivazioni lontane mille miglia da banalità e cose già sentite o lette.
Complimenti sinceri per il tuo saper leggere nell’animo umano con uno sguardo rispettoso delle fragilità e delle caratteristiche personali; questa tua evidente capacità l’esprimi attraverso le parole e gli atteggiamenti di Greg che dimostra, attraverso la sua accogliente comprensione delle difficoltà altrui, anche se è coinvolto il figlio.
Infatti, addirittura, porta Leslie in salvo da George, nonostante i dubbi sull’orientamento sessuale del figlio.
“…voce di una relazione tra il consulente e il figlio dell’ispettore col quale collabora…”: ci sono dei momenti, nella tua long, che hanno lo stesso effetto improvvisamente abbagliante di un lampo al magnesio.
Qui è ovvio che la cattiveria e la vergognosa pressione che vengono esercitate su un ragazzo non possono avere altro volto che quello ghignante di Moriarty che, pur di conseguire i suoi scopi di delirio criminale, non esita a sacrificare alla sua logica perversa anche persone certamente non meritevoli di essere usate in maniera tanto rivoltante.
Geniale, dunque, questo tuo particolare criminoso, anche se non dovesse avere la firma del “Napoleone del crimine”, non lo so perché non ho letto i capitoli seguenti, comunque è un collegamento veramente avvincente.
Molto interessanti anche le considerazioni che Greg fa su Anthea, “condite” da una certa, sottile ma efficace, ironia (“…non addestrano di certo principesse abili nel ricamo…”) riguardante gli aspetti più inquietanti della cosiddetta “segretaria” di Mycroft, che, in realtà, è qualcosa di molto più temibile.
Di una certa intensità l’ultima scena, in cui Lestrade accompagna Leslie fuori da casa, verso un rifugio sicuro, che si conclude con l’amara riflessione dello yarder sullo sfortunato ragazzo che non ha la consolazione e la rassicurante certezza che la sua casa sia un posto in cui proteggersi dal male del mondo. E si sa che le situazioni simili a quella di Leslie sono, purtroppo numerose e ben reali.
Brava.
(Recensione modificata il 10/03/2019 - 12:27 am)

Recensore Master
09/03/19, ore 17:08
Cap. 14:

Certo che, andando avanti con la long ed arricchendo i personaggi, soprattutto quelli "nuovi", come la famiglia di Greg, la connotazione che vai precisando, rispetto a Margaret, è veramente singolare.
Emerge evidente, in questo capitolo, il contrasto tra la sua probabile falsità nei riguardi di ciò che ha vissuto con l'ormai ex marito ed il comportamento immediato e meno opportunista di Greg.
Hai saputo dare, infatti, alla scena della camera da letto, la giusta carica di dubbio, anche di fastidio nei confronti di quella donna che appare così ambigua nelle sue espressioni.
Ed è lo stesso disagio che sta provando lo yarder, che tu ci fai condividere con lui, nei confronti di una persona, Margaret, che, secondo me, non ha la dignità di evitare il ridicolo o il patetico.
Comunque la scena l'hai costruita con efficacia perché fai emergere tutta l'umanità di Greg che sembra lasciarsi andare al bisogno di sentire quel calore che ha sempre desiderato. Ma, anche alla luce del ritrovato rapporto con i figli, gli hai infuso una nuova energia, una nuova determinazione che lo fanno prendere le distanze dalla ex moglie. E, quello che mi è piaciuto, é l'intervento, in lui, della ragione e del buon senso che gli fanno comunque mantenere un atteggiamento civile e collaborativo anche di fronte a chi non si sta certamente comportando bene.

Si può certo affermare che hai reso evidente, in Greg, il progressivo effetto benefico che il sentirsi padre in modo, anche molto laborioso, di fronte a problemi che scavano a fondo nelle sue incertezze, come il punto interrogativo sull’omosessualità di George, gli conferisce una forza ed una determinazione nel cercare di salvare i rapporti necessari nella sua famiglia.
Certo che, come ho scritto più sopra, mi ha sconcertato non poco, per esempio, il tentativo di Margaret di sedurre l’ex marito pur nella consapevolezza che i figli erano nelle stanze adiacenti e non si tratta certo di neonati inconsapevoli di ciò che accade a pochi passi da loro. Non saprei inquadrare precisamente questo atteggiamento, secondo me riprovevole, però penso che, attraverso il comportamento della donna, tu abbia inteso rappresentare le infinite variabili che determinate situazioni, in cui campeggiano i sensi di colpa, possono creare nelle persone. E penso proprio che tu “vada a nozze” con questi interrogativi, vista la tua particolarità professionale.
Ecco questo è l’immagine che mi ha colpito maggiormente in questo capitolo, ma i punti di forza sono vari, per esempio l’evoluzione nel rapporto tra Greg e Molly, sicuramente elemento di “allarme” nella sicurezza di Margaret di avere in pugno l’ex marito, il dialogo tra Lestrade ed il figlio, sempre più apertamente ispirato, umanamente e professionalmente, dal fascino di Sh.
Un’osservazione: efficaci le incursioni che la voce della coscienza fa nella mente e nel cuore di Greg, assumendo il modo di esprimersi di John, che diventa un vero e proprio punto di riferimento d’equilibrio nei pensieri dello yarder, quando si tratta, se non erro, di relazioni con donne. Piacevolissimo.
In effetti Greg ammira Watson, forse anche per l’aver saputo conquistarsi un posto speciale accanto a Sh…
Lettura sicuramente di qualità.

Recensore Master
08/03/19, ore 10:41
Cap. 13:

Indubbiamente Greg è, per te, e concordo pienamente, un personaggio che ha molte potenzialità espressive e che senti veramente vicino.
Infatti rimango sempre più piacevolmente sorpresa da come lo gestisci, cogliendone ogni sfumatura, ogni gesto ed atteggiamento. Ed è un Lestrade, il tuo, che si alimenta di una continua tensione IC, perché ce ne riporti le caratteristiche con cui l'abbiamo visto nelle Stagioni BBC.
Lo ritroviamo, all'inizio di questo capitolo, "attonito, di fronte al cadavere del sicario incaricato di ucciderlo. E, come di consueto, esprimi attraverso gesti ed espressioni, il passaggio tumultuoso dei pensieri e delle emozioni, solo che, questa volta, nell'obitorio, è il suo silenzio a parlarci di lui e delle sue angosce.
In questa scena, poni al centro una Molly sicura ed efficiente nel suo lavoro così triste, ma da lei svolto con coscienza e rispetto per chi non può più chiedere aiuto.

Ho trovato molto interessante il passaggio in cui, tra lei e Greg, c'è una specie d'involontario gioco degli equivoci: lo yarder ammette che il killer era pronto per lui e crede di cogliere il disagio e la preoccupazione di Molly rivolti all' "ingombrante" Sh ma, poi, nel trascolorare delle espressioni della donna, egli coglie che quell'interesse, in realtà, è per lui.

Così fai accendere un momento consolatorio in cui, in un succedersi di carezze e di mani che parlano senza bisogno di parole, Greg trova una boccata d'ossigeno nell'atmosfera soffocante dei suoi pensieri.

La seconda parte del capitolo è un altro esempio di come tu sappia gestire, con credibilità e senza cadute nell'ovvio e nel banale, il dialogo tra due personaggi che devono comunicare su qualche argomento fondamentale per loro e per lo svolgimento delle vicende che stai raccontando.
È un po' come fossero le varie figure della tua ff che, attraverso il loro relazionarsi, ci narrino ciò che sta accadendo e questa la trovo una tua interessante prerogativa.

Stavolta, Greg si confronta con il figlio e con un fatto che gli pone di nuovo di fronte, in modo più vivo, uno dei suoi pensieri più insistenti e cioè il dubbio sull'orientamento sessuale di George, faccenda che va a "rovistare" anche nei suoi ricordi e nelle sue più inespresse paure.

Come sai ben fare tu, nel dialogo tra i due si snoda una vicenda interessante per noi ma "forte" per Greg che, però, ritrai in una confortante e liberatoria accettazione di una realtà che potrebbe rivelarsi scomoda ma sicuramente da rispettare.
Brava.

Recensore Master
07/03/19, ore 15:26
Cap. 12:

Mi è piaciuto molto quel collegamento tra il presente ed il passato che trascorre nella mente di Greg. Infatti, dopo una descrizione accurata della desolante sciatteria della stanza d'albergo in cui lui si appresta a ricevere visite, spera non Anthea, richiami, per associazione, i suoi pensieri ed i suoi ricordi che, però, sanno di sole e di pulito.
Suggestivo, in effetti, il passaggio dallo squallore presente all'immagine ariosa della madre che si occupava di togliere polvere ed ombre dalla casa.

Ecco, di questo ha bisogno Greg, di chiarezza, di pulizia nella sua vita, di far sparire il buio nascosto negli angoli.
Ora, come bene esprimi attraverso i suoi pensieri, in lui ci sono preoccupazione, angoscia, rabbia e, perché no, paura. Si, perché Greg sarà pure un uomo integro e tutto d'un pezzo, ma l'umanità non prescinde da aspetti più fragili, che rendono tutto più vero.

Altra immagine molto efficace per esprimere lo stato d'animo dello yarder è quella del fuoco di cui si sente preda che tu corredi con quell'espressivo ed inquietante mucchietto di cenere disperso dal vento. Un fermo immagine che mi é piaciuto molto.
Ed i ricordi fluiscono nella mente di Lestrade o, meglio, fluiscono le sensazioni e le emozioni ad essi legati, così la figura del padre, praticamente assente nella sua vita, lascia una scia d'incompiuto, di dubbi che faticano a trovare una risposta, per esempio, riguardo all'opportunità di darsi tanto da fare per poi trovarsi con le mani vuote di affetti e di obiettivi da raggiungere per andare avanti.

E fai emergere, in tutto il fluire di pensieri, inaspettata ma nitida, la figura di Sh, e Greg si accorge che il consulting costituisce una parte importante della sua vita, volente o nolente.
Molto forte e ben ideato l'incontro/scontro con Mycroft, in cui l'accavallarsi delle parole forniscono un esempio davvero efficace di un dialogo difficile e denso di significati: geniale quel tuo arrivare a trovare, come soluzione ai grossi problemi di Greg, l'opportunità che Sh fosse morto quando il padre aveva, appunto, pensato alla sua eliminazione. È come se tu avessi rappresentato impeccabilmente una tragica partita a scacchi in cui tutti perdono e l'unico a vincere, per ora, sembra Moriarty.

Come in precedenza, il tuo Greg continua ad essere quasi gigantesco nella sua umanità, priva di strategie o di lati oscuri. In lui tutto si esprime alla luce del sole, mi sembra uno di quei ritratti michelangioleschi che sembrano voler uscire prepotentemente dal Giudizio universale, con i gesti di stizza, la manifestazione della paura, l'espressione dello sdegno, spettatore un sempre più coinvolto Mycroft.

Mycroft che fai parlare a con parole rassicuranti, quasi terapeutiche rispetto alle mille incertezze di un uomo com’è Lestrade, che si lascia coinvolgere dalle situazioni senza risparmio, senza protezioni per se stesso.
A parte la brutta notizia della morte, comunque non inattesa, di Jadescu, il capitolo si chiude con la coinvolgente scena dell’impetuoso abbraccio con cui Greg cerca di trasmettere a Mycroft una prima risposta al suo, sicuramente mascherato, bisogno di sentirsi accolto, almeno per un attimo.
Un capitolo impegnativo, scritto con partecipazione ed ottimi risultati.

Recensore Master
06/03/19, ore 00:06
Cap. 11:

Indirettamente, questo capitolo è dominato dalla presenza ingombrante e minacciosa di Moriarty.
È attraverso le parole del sedicente agente Jordan che esce prepotentemente la gigantesca potenza criminale con cui il “Napoleone del crimine”, mi piace chiamarlo così, riesce a far arrivare dovunque i suoi tentacoli.
L’infiltrato che ora giace in un letto d’ospedale, evidentemente “punito2 dagli uomini di Mycroft, comunque accende nella mente di Greg un altro atroce dubbio sul fatto che, di killer assoldati per ucciderlo, è facile non ce ne sia soltanto uno.
Quello che ho trovato interessante qui è anche la tridimensionalità che dai ad Andrej, spietato omicida professionista ma anche uomo non insensibile alla rassicurante umanità di tranquille ed accoglienti relazioni. Infatti gli fai candidamente ammettere che Lestrade l’ ha colpito per il suo essere un uomo affidabile ed onesto (“…Volevo ritagliarmi un pezzo di normalità con te…”). E questo fa di te una buona osservatrice di persone: sono d’accordo con te che la cattiveria o la bontà, facce della stessa medaglia umana, non siano mai assolute ma che sfumino in caratteristiche altre rispetto all’impostazione principale che appare più evidente. Brevemente: uno non è mai del tutto “cattivo” o “buono”, esistono nell’animo umano delle sfaccettature che rendono difficoltosa la definizione delle varie personalità.
Sempre a proposito di Andrej, lascio una veloce osservazione: bella l’immagine delle sue lacrime che s’intravvedono nei suoi occhi mentre saluta Greg: lacrime, come dici tu, che sono destinate a non cadere, a non lasciare spazio ad un ravvedimento perché, ormai, il ruolo di assassino è quello che egli si ritrova addosso come una seconda pelle da cui è impossibile liberarsi.
Per lui, essere un sicario, è una professione come un’altra in cui, però, gli errori si pagano con la vita.
Mi ha stupito la scena tra Greg e Sally, con quell’abbraccio al confine con l’attrazione fisica. Ma è chiaro che hai voluto così esprimere, con forza, lo stato d’animo, ai limiti della disperazione, di Lestrade che sente il bisogno di non sentirsi solo, schiacciato da mille responsabilità e consapevole del rischio gravissimo che sta correndo. Responsabilità di padre, di amico, di poliziotto dedito alla difesa della giustizia…Troppe cose che concorrono a caricarlo di un peso enorme e questo tu l’hai espresso perfettamente nell’istante con Donovan.
Anche il presente, un capitolo denso di tensione che si esprime nello stile serrato, nello scambio di battute tra due uomini così diversi come Greg ed Andrej e nell’approccio sconcertante con Sally.
Una lettura davvero coinvolgente.

Recensore Master
05/03/19, ore 16:23
Cap. 10:

Un capitolo impegnativo rispetto ad altri perché gestire Mycroft e le sue emozioni non è certamente una cosa semplice, visto il livello d’intelligenza di cui è dotato, sicuramente è il marchio Holmes, ed il fratello che si ritrova.
Emergono chiaramente tre elementi fondamentali, secondo me.
Il primo è l’indiscutibile amore fraterno che lega Mycroft a Sh, sfortunato erede di un padre criminale e violento.
“…Se lo avessi protetto quando era il momento di farlo…”: infatti nell’inaspettata confidenza, che Greg riceve da un Holmes insolitamente loquace ed addolorato, insolitamente perché non mascherato dal consueto, arrogante distacco di “Mister Inghilterra”, emerge uno scenario di tristi trascorsi che hanno portato Moriarty ad avere in pugno la vita, non solo di Sh e delle persone che lo circondano, ma anche l’onorabilità ed il potere espresso da Mycroft.
Una confessione difficile, anche perché esternata da un personaggio complicato, Mycroft, appunto, da far esprimere senza svilire o annacquare la sua essenza di indubbio spessore, nonostante le apparenze devianti. E tu sei riuscita.
Qui ci presenti un uomo che esprime un composto ma profondo dolore e che cerca in Lestrade un aiuto ed un conforto che sicuramente gli risultano più rassicuranti di quelli che possono essere forniti dall’efficienza e dalla devozione indiscutibili di Anthea.
Di fianco a lui, poni un Greg sensibile che concretizza, nel suo atteggiamento, un grande calore umano ed un interesse al di sopra di qualsiasi opportunità di sfruttare il potente Holmes che mostra un estremo bisogno di essere ascoltato e supportato.
Trovo molto IC tutto questo, come un naturale sviluppo delle potenzialità espressive e relazionali che i personaggi, che tu fai qui interloquire, mostrano nelle stagioni BBC.
Il secondo elemento fondamentale in questo capitolo è la corrente empatica ed umanamente positiva che si è instaurata tra Mister Inghilterra e Lestrade.
Il tuo splendido Greg non si mostra certo intimidito dall’apparato di potere e di superiorità sociale ed intellettiva di cui si circonda Holmes, dall’ “auto grande che custodisce un piccolo salotto al suo interno” all’ iniziale “sguardo duro” ed all’ “aria strafottente” con cui lo accoglie l’ “iceman”.
Infatti Lestrade ha colto delle crepe nel muro di altezzosità con cui Mycroft si è presentato a lui le prime volte, nei loro incontri occasionali o “forzati” dalla solita, onnipresente Anthea ed ha capito che quell’uomo, che appare così distante e potente, in realtà ha anche lui una sensibilità, un cuore e pure una simpatia per lui. Mycroft apprezza sicuramente Greg, in quanto, per esempio, gli fai esprimere una certa preoccupazione per il fatto che lo yarder, purtroppo, è sotto tiro per la sua vicinanza a Sh.
Il terzo elemento, secondo me, che è degno di nota, è il potere davvero temibile e ramificato che, indubbiamente, rende connotabile Moriarty come il “Napoleone del crimine”. Ci riporti qui, con lucida precisione, la sua follia geniale e mortale per chi si trova ad attirare, in qualche modo, la sua criminale attenzione. Mycroft si rende “appetibile” ai suoi occhi per il potere di cui è in possesso, Sh per la sua speculare personalità, lo sente simile a lui, e per la sua intelligenza che può competere con la propria astuzia diabolica.
Un bel capitolo, brava.

Recensore Master
03/03/19, ore 01:00
Cap. 9:

Mi piacciono sempre le scene in cui Greg si trova con i figli e deve davvero fare il padre, cioè comunicare con loro in modo da non urtare la loro sensibilità però facendo in modo di rispondere, in modo esauriente e credibile, alle loro domande, ai loro dubbi.

Il personaggio di George l'hai immaginato davvero con connotazioni interessanti, inaspettate, perché "lanci" nell'orbita di Sh anche lui, a testimonianza del fatto che la personalità del consulting é veramente magnetica.
Greg non si arrovella in mille dissertazioni: per lui, ciò che prova il figlio per Holmes, quel suo nominarlo di continuo con devota ammirazione, è a rischio omosessualità, però si sforza di trovare delle strade alternative per non vedere in cattiva luce ogni possibile "deviazione" dalla strada della cosiddetta "normalità".
Così, a tal proposito, mi é piaciuta molto la tua citazione, che hai regalato a Greg, del concetto dell' "etero flessibilità" che condivido pienamente perché il fascino che hanno determinate persone non é certamente incasellabile le in rigide schematizzazioni di genere. Tenta, il povero Greg, di non apparire troppo banale con George ma sarebbe più semplice e rilassante per lui " più semplicemente parlare di donne". Bello questo punto in cui scivola fuori l'umanità disarmante ed affettuosa dello yarder con cui tu illumini molte scene.
In questo capitolo emerge, sempre più consistente, a mio avviso, il progressivo equilibrio che Lestrade trova nella sua famiglia, che sembra aumentare collegato al pericolo di essere ucciso dai sicari di Moriarty, che si va facendo via via più reale.

Persino Margaret pare aver perso la consueta asprezza nei suoi confronti e Greg si ritrova ancora innamorato di lei, nonostante tutto.
Chiudi, però, il capitolo con un’immagine che raffredda tutto il calore della tenerezza che Greg ha ricevuto dalla compagnia di George e di Lizzy e dalla speranza che l’ex moglie non abbia più un atteggiamento ostile nei suoi confronti. Infatti, lascia i ragazzi da Margaret e si avvia verso casa sua. Le ultime parole che si leggono sono, infatti, “…killer assoldato per ucciderlo…”.
Inquietanti, davvero.

Recensore Master
01/03/19, ore 15:54
Cap. 8:

“…Chi diavolo sarà…”: il capitolo si apre con il dilemma di Greg relativo alla “talpa” che potrebbe spiarlo a Scotland Yard. Ovviamente tra le persone possibili, da ipotizzare come complici di Moriarty, una è sicuramente Sally, con il suo atteggiamento ultimamente un po’ troppo “appiccicaticcio”, non coerente con il suo consueto modo di essere; l’altro è Anderson e poi ci potrebbe essere anche il suo superiore ma è evidente che la sua inquietudine non trova confini in un numero così ristretto di persone perché Lestrade sa benissimo che “il Napoleone del crimine” ha occhi ed orecchie dappertutto.
In più, come metti bene in evidenza, a tormentarlo c’è anche la sua incertezza ad accettare l’aiuto di Sh, in quanto la situazione gli evoca le insinuazioni della ex moglie e la considerazione che, in effetti, potrebbe esserne danneggiata la sua identità di detective.
Tutto sommato, Greg è un buon uomo, pratico ed immediato, che non vede ombre a servirsi di una collaborazione sicuramente valida, che indubbiamente ha risolto molti casi difficili.
Efficace è il paragone che metti in risalto tra i due consulting per cui, grazie al ragionamento di Lestrade, possiamo davvero vedere come speculari le due personalità uniche di Sh e di Moriarty: mi è piaciuto molto, infatti, il paragone tra i casi, quelli da risolvere e quelli, criminogeni, da organizzare. Un punto di vista che avevo un po’ accantonato ma che, ora, tu mi presenti con chiarezza.
Rientra in scena Molly e fai apparire abbastanza labile, nella mente di Greg, il confine tra l’opportunità di avere informazioni utili ed il fatto che, tutto sommato, la ragazza non gli dispiace.
Grandioso il ritratto dello yarder, impacciato in un completo che odora di naftalina…
Molto interessante il dialogo che costruisci tra i due, ed emerge anche qui un collegamento tra Sh e Moriarty, consistente nella loro continua sfida ai cosiddetti “normali”, in cui essi si servono della loro intelligenza decisamente fuori del comune.
Il capitolo si chiude con un improvviso abbraccio con cui Molly saluta Greg, e la tenerezza che lei sa trasmettergli non gli dispiace…
Questa situazione mi ricorda la situazione dei due in “Hasta…” in cui essi erano una coppia e, tutto sommato, non stonavano, anche se l’interesse del lettore, a proposito di quella long, era tutta accentrata nell’espressione coinvolgente della Johnlock.
Evidentemente Greg e Molly è un pairing che ti appassiona, e che ti offre molte potenzialità narrative, anche se, nelle Note iniziali a “Dalle ceneri…” hai chiarito, se non erro, che non ci sarà alcuna “coppia” conclamata.

Recensore Veterano
01/03/19, ore 12:09
Cap. 16:

Ciao!!! Fino ad ora sono stata una lettrice silenziosa...ma devo senza meno recensire!!!!
Allora il tuo racconto è fantastico scritto secondo gli occhi di Greg, Mycroft, Anthea, Gerorge mi piacciono tutti un sacco come li rappresenti in questa storia.... sappi che l'algido Mycroft io lo adoro e spero che Greg e lui si possano mettere insieme li trovo fantastici loro due come coppia.
A presto per il tuo prossimo capitolo non vedo l'ora di leggerlo...

Recensore Master
28/02/19, ore 18:21
Cap. 7:

Mi piace il modo con cui rappresenti Greg alle prese con varie situazioni e tu sai sempre illuminare ciò che accade dentro di lui. In pratica il
capitolo inizia con due approcci di cui è oggetto. Uno é di Sally, l'altro di Jordan. Chiaro è che il dialogo con l'ex moglie gli ha aperto nuove strade in cui i dubbi dilagano in qualsiasi senso. Comunque a proposito di Sally la situazione appare chiara: un'evidente tentativo di trasformare il rapporto di lavoro in qualcosa di diverso, ma è una situazione che Greg percepisce come morbosa e poco onesta, visto il carattere particolare della donna, di sicuro non molto affidabile dal punto di vista umano.
Una prospettiva diversa, invece, dai all'avvicinarsi del giovane poliziotto, immagine sulla quale pesano le insinuazioni avanzate da Margaret all'ex marito sulla possibilità di una componente omosessuale nei suoi rapporti con Sh. È una situazione cui dai un ottimo supporto per quanto riguarda l'aspetto introspettivo del tuo raccontare ma, già si sa, che il tuo sguardo è particolarmente capace di scandagliare, e dunque di rendere più verosimiglianti, casi e situazioni umane a prima vista apparentemente senza complicazioni o aspetti insospettati.
La serata non è ancora finita per Lestrade perché ora è la volta di Mycroft, preceduto dall'efficientissima Anthea.
E l'impatto su di lui delle terribili rivelazioni sul suo coinvolgimento nella lotta mortale tra Sh e Moriarty, lo rappresenti molto efficacemente, con quel calice mandato in frantumi e quella scheggia estratta energicamente dalla mano con uno strappo. Hai reso così efficacemente la rabbia di Greg ed il suo sconcerto.
Con le parole di Mycroft sei riuscita ad evocare da un altro punto di vista, quello appunto di chi sta vicino a Sh, il clima teso di TRF, con le agghiaccianti immagini dell'appostamento dei vari cecchini che avevano avuto l'ordine di "bruciare" il cuore del consulting, colpendo le persone a lui più care.
Questa volta assistiamo a tutto ciò attraverso lo sguardo di Greg, che comincia ad accorgersi che Mycroft è solo apparentemente l' "iceman" perché nasconde un atteggiamento di solidarietà e di protezione nei confronti suoi e della sua famiglia.
Complimenti per la cura con cui rendi credibili dialoghi e situazioni.
Sai indubbiamente cogliere anche le semplici sfumature nelle espressioni del viso come, per esempio, in quello scorrere rapido e quasi invisibile sul volto di Mycroft: grazie alla tua puntuale attenzione nel raccontare, ci metti in grado di immaginare veramente lo sfumare delle sue labbra verso un fugace sorriso, destinato poi ad essere spento.
(Recensione modificata il 28/02/2019 - 06:27 pm)

Recensore Master
27/02/19, ore 22:50
Cap. 6:

Un capitolo molto ben costruito incentrato sulle dinamiche tra padre e figli. Dinamiche rese ancora più impegnative da affrontare per la presenza di una separazione non ancora del tutto compiuta e risolta.
Ben caratterizzate le figure di George e Lizzy, ognuno con il loro carico di problemi e di desideri.
A rispondere alle loro insicurezze e domande, anche apparentemente banali come quelle del ragazzo che mostra grande ammirazione per Sh, Greg offre il suo affetto di padre e la sua disponibilità a risolvere tutto con la carica della sua umanità imperfetta.
Come fai capire tu, egli soppesa le parole che i figli gli rivolgono e cerca di leggervi intenzioni o motivazioni nascoste. Interessante quando proietta il suo disagio inconscio, nei confronti del consulting, sul figlio, caricando di mille dubbi l'atteggiamento che George ha verso Holmes. Le paure ed i dubbi del padre proiettano la loro ombra sui comportamenti del figlio, mettendo in discussione, dentro di lui, tutto ciò che riguarda il ragazzo, perfino la sua sessualità.
Sì perché il fascino di Sh é troppo penetrante e coinvolgente: o lo si ama o lo si odia, ed anche sull'odio, e qui mi viene in mente Moriarty, ho delle serie perplessità.
Dunque qui trovo un Greg affettuoso, preoccupato, pronto ad accogliere tra le braccia la sua Lizzy per ascoltare i suoi sfoghi ed a cogliere l’entusiasmo di George per il suo lavoro. E qui inserisci efficacemente lo sguardo del padre che cerca nel figlio il futuro di se stesso, della sua professione così difficile ma tanto amata.
La fine del capitolo ci riporta all’atmosfera tesa di TGG, con la sequela di situazioni al limite della strage.
Qui, purtroppo, salta per aria un palazzo, non casualmente, perché tra le vittime c’è anche la segretaria della signora Jackson.
Dunque un filo collega i fatti sanguinosi di cui si sta occupando Scotland Yard ed arrivare a Moriarty sta diventando sempre più necessario.
Un’osservazione veloce: mi piace questo Greg che evita la comunicazione con Sh e cerca di “fare da solo”, perché dimostra caparbietà, voglia di andare avanti con le sue forze.

Recensore Master
26/02/19, ore 16:10
Cap. 5:

Già il fatto stesso di delineare con lucidità ed estrema precisione il quadro del crimine perpetrato in casa Jackson, lo trovo ammirevole, perché, qui da te, nulla è lasciato al caso.
La posizione dei corpi, la traiettoria dei proiettili, l’aspetto delle ferite mortali, le macchie di sangue che testimoniano la tragedia, tutto è stato da te considerato con uno sguardo preciso, sgombro da banalità o tentazioni “splatter” che ne avrebbero diminuito la credibilità.
Molto riuscita quella compartecipazione silenziosa che Greg fa di fronte all’orrore della scena del crimine, perché vi getta una luce di umanità ed attenua l’aspetto misterioso del fatto. Morti che hanno, comunque, agli occhi di Lestrade, un loro “perché”, in quanto attingono, al di là della loro assurdità, all’infinita fonte del dolore umano.
Molto dettagliata l’analisi, sempre silenziosa, in cui lui s’incammina mentalmente, disturbato dall’atteggiamento decisamente rivelatore di stupidità ed arroganza di Anderson e di Donovan. Tutto piacevolmente IC, purtroppo, anche l’idiozia e la supponenza dei due collaboratori del nostro yarder.
Comunque una frase di Donovan apre una crepa nel muro di sicurezze relative alla sua collaborazione con Sh, perché, giustamente, che John parli sul suo blog di casi che sono stati affidati a Scotland Yard, non è proprio legittimo.
Mi piace questo tuo sviscerare delle situazioni che avevano ormai lo “status” di lette e rilette, immutabili nel tempo, come la collaborazione tra Sh e Lestrade. Tu ci fai rileggere il tutto sotto una luce diversa, logica, perfettamente ammissibile dal punto di vista della professionalità e dell’etica in campo lavorativo. Greg è istintivo, tutto cuore, dall’umanità accogliente senza riserve ma, qualcosa in tutto ciò, lo sta portando a riflettere ed a rivedere il suo modo di comportarsi con la coppia di Baker Street.
Intanto fai emergere, dal passato dei Jackson, un ritratto della donna piuttosto difforme da quello solare che sembra connotare le foto di famiglia.
Particolarmente riuscito il confronto tra Lestrade e la segretaria, sicuramente chiave necessaria per accedere a molte zone oscure del lavoro della madre di Rosaline che, agli occhi stupiti di Greg, sembra dismettere i panni di vittima per indossare quelli di predatore.
Una chiavetta usb che contiene rivelazioni importanti, ecco come si chiude il capitolo che hai gestito con la consueta lucidità e credibilità.
Come di consueto il tuo stile di scrittura è agile, quasi giornalistico nella chiarezza delle immagini e dei dati che ci trasmetti con le tue parole.
Una storia davvero interessante, che merita di essere seguita.

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